di Elena Maria Manzini da Roma
Carissimi lettori Rosa Shokking,
ieri vi anticipavo un incontro con Viggo Mortensen. Infatti, non solo ha calcato il tappeto rosso del Festival romano due volte, per presentare il film in concorso “Good” e il film fuori concorso “Appaloosa” diretto dall’amico Ed Harris, ma è stato anche invitato a tenere una conferenza per il pubblico nella quale ha dato prova di essere un uomo affascinante e veramente poliedrico.
“Good” narra di un professore universitario tedesco che in pieno nazismo, dopo aver scritto un libro sostenendo la scelta dell’eutanasia, viene convocato dal Reich e premiato con una folgorante carriera. La sua decisione di allinearsi lo porta ad allontanarsi dalla famiglia per risposarsi con una perfetta donna ariana e a rinnegare la sua grande amicizia con un ex commilitone ebreo. Il film, potenzialmente interessante perché mostra il punto di vista di coloro che per la tranquillità del quieto vivere hanno preferito non condannare la follia che li circondava, tarda a decollare, anche a causa dalla recitazione un po’ troppo “introspettiva” del nostro amato Viggo.
Viggo Mortensen è comunque un attore solido con alle spalle molti anni di gavetta, spesso anche di lusso, che e’ stato portato alle luci della ribalta prima per il ruolo di Aragorn ne “Il Signore degli Anelli” e poi come attore prescelto da David Cronenberg come protagonista dei suoi ultimi due lavori.
Essendo una fan a dir poco maniacale del “Signore degli Anelli” ho partecipato con emozione alla conferenza nella quale, partendo dal commento di alcune scene delle sue interpretazioni meglio riuscite, ha risposto a domande sulla sua carriera e sulle sue attività collaterali. Grazie a queste due ore passate in sua compagnia (certo, c’erano anche altre 200 persone, ma chi le notava…) ho constatato che oltre ad essere un vero gentiluomo, ha infatti ringraziato tutti della nostra presenza in perfetto italiano, parla correntemente diverse lingue straniere fra cui il danese e lo spagnolo, e ho scoperto che ancor prima di girare il mondo in lungo e in largo per la sua carriera cinematografica, ha vissuto in diversi paesi europei e latinomaricani al seguito del padre diplomatico. Pur avendo sottolineato che per un attore ogni metodo è giusto “basta che funzioni”, ha confermato che per prepararsi per un ruolo spesso impiega qualche mese cercando di “scoprire” cosa possa essere successo al proprio personaggio prima di pagina 1 del copione. A questo fine è solito intraprendere totalizzanti viaggi mentali e fisici, ha infatti raccontato che prima di girare l’ultimo film di Cronenberg “La promessa dell’assassino” ha trascorso diverse settimane in un paesino della Russia da dove avrebbe potuto provenire il suo personaggio. Ha inoltre confessato di avere un forte interesse per la regia e di avere già acquistato i diritti di un libro dal quale vorrebbe trarre un film. In più, possiede una casa editrice attraverso la quale sponsorizza soprattutto giovani scrittori di nicchia, dipinge quadri, compone musica (alcuni brani al pianoforte della colonna sonora del film “Good” sono suoi) e ha ammesso essere vera la voce che lo vuole discendente di Buffalo Bill…
Un solo commento mi viene spontaneo: WOW!
P.S. Solo pochi minuti fa’ sono stati annunciati i premi della critica ai film in concorso. Le mie congratulazioni a Donatella Finocchiaro vincitrice come migliore attrice per la sua interpretazione di una donna a capo di una cellula del crimine organizzato nei “Galantuomini” di Edoardo Winspeare. Il film non mi ha entusiasmato, ma lei è veramente bravissima.
venerdì 31 ottobre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
Festival Internazionale del Film di Roma. I miei film preferiti.
di Elena Maria Manzini da Roma
Carissimi lettori Rosa Shokking,
sono stata silente per un po’ di tempo e me ne scuso, ma aspettavo l’occasione giusta per farmi viva. E quale migliore opportunità del Festival Internazionale del Film di Roma? Purtoppo non ho potuto rimanere a Roma per più di qualche giorno e sono anche stata rallentata negli spostamenti da una discreta quantità di pioggia, ma da vera paladina del buon cinema non mi sono lasciata scoraggiare dal poco tempo e dal lago di fronte all’Auditorium!
Tra i film che ho visto tre in particolare mi hanno veramente colpito.
Il primo e’ “Lol“, scritto e diretto dalla regista Lisa Azuelos. Il film meravigliosamente interpretato da un gruppo di adolescenti e da Sophie Marceau, questa volta nel ruolo di mamma, narra di una ragazza travolta dai primi amori, le prime canne, la scuola e gli amici, insomma dall’adolescenza. Gli attori sono bravissimi qualsiasi sia la loro età, ma brillano senza dubbio le due protagoniste madre e figlia, guidate in modo discreto da una donna che ha scelto di prendere sputo dal proprio trascorso perchè ha capito, e si vede, che le storie di vita vera spesso sono le più interessanti. Mentre guardavo il film presentato nella sezione “Alice nelle città” alla presenza di un paio di classi della scuola superiore che si divertivano e partecipavano con passione identificandosi con le vicende narrate sullo schermo, mi chiedevo: ma perchè in Italia non riusciamo a fare film del genere e ci incistiamo con la banalità, finta provocatrice, di Federico Moccia e con i suoi casting su internet…? Lascio a voi l’ardua sentenza.
Dalla Francia sono passata alla Danimarca per il film “When a man comes home” del regista Thomas Vinterberg, uno degli adepti della filosofia cinematografica nordeuropea Dogma che si ripromette di narrare la verità, tutta la verità e niente altro che la verità. Un famoso cantate lirico torna nella città natale e gli viene preparata una grande festa presso l’hotel più sfarzoso. Il protagonista, un giovane aiuto cuoco balbuziente, ma talmente bello che mi ha fatto venire la voglia di partire all’istante per la Danimarca, nello stesso giorno scopre che il proprio padre è ancora vivo e che Maria, il suo primo amore, e’ tornata in città. Il film e’ una commedia narrata con un ritmo dolce, spiccano personaggi delineati e molto divertenti, come il team di chef e il direttore dell’hotel, che regalano allo spettatore momenti di pura ilarità.
Fra tutti i film che ho visto devo dire che il più bello e’ stato senza dubbio “Easy Virtue” diretto da Stephan Elliot, già regista del capolavoro “Priscilla, la regina del deserto.”. Anni ’30, Larita, spregiudicata pilota di auto da corsa e americana, la bellissima Jessica Biel, sposa in seconde nozze il giovane rampollo di un’aristocratica famiglia inglese e viene portata a casa per essere presentata ufficialmente ai famigliari. Lo scontro di culture e di caratteri fra Larita e la padrona di casa interpretata da una fenomenale Kristin Scott Thomas, da’ vita ad un’atavica battaglia suocera-nuora combattuta con frasi argute, cattiverie e accidentali assassinii di cani…Spero proprio per voi che lo distribuiscano in Italia in prima possibile!
In chiosa, una curiosità: il Ministero delle Pari Opportunità ha preparato presso il festival uno stand all’interno del quale si poteva sperimentare un interessante percorso sensoriale che rappresentava l’inferno, il purgatorio e il paradiso della percezione della donna da parte del cinema. Infatti, percorrendo un accidentato corridoio buio sono stata bombardata da famose battute tratte da capolavori cinematografici. Ve ne cito una per ogni sezione: Inferno “Ma come fa a descrivere così bene una donna?”. “Penso ad un uomo, e tolgo autorevolezza e affidabilità” (Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato); Purgatorio: “Ma tesoro amerai anche il mio cervello?”. “Una cosa per volta” (Priscilla Lane e Cary Grant in Arsenico e vecchi merletti); Paradiso “Sei la madre, la sorella, l’amante, l’amica, l’angelo, il diavolo, la terra, la casa…” (Marcello Mastroianni ne La dolce vita).
Vi rimando a domani per sapere del mio incontro, non proprio privato, con Viggo Mortensen.
Carissimi lettori Rosa Shokking,
sono stata silente per un po’ di tempo e me ne scuso, ma aspettavo l’occasione giusta per farmi viva. E quale migliore opportunità del Festival Internazionale del Film di Roma? Purtoppo non ho potuto rimanere a Roma per più di qualche giorno e sono anche stata rallentata negli spostamenti da una discreta quantità di pioggia, ma da vera paladina del buon cinema non mi sono lasciata scoraggiare dal poco tempo e dal lago di fronte all’Auditorium!
Tra i film che ho visto tre in particolare mi hanno veramente colpito.
Il primo e’ “Lol“, scritto e diretto dalla regista Lisa Azuelos. Il film meravigliosamente interpretato da un gruppo di adolescenti e da Sophie Marceau, questa volta nel ruolo di mamma, narra di una ragazza travolta dai primi amori, le prime canne, la scuola e gli amici, insomma dall’adolescenza. Gli attori sono bravissimi qualsiasi sia la loro età, ma brillano senza dubbio le due protagoniste madre e figlia, guidate in modo discreto da una donna che ha scelto di prendere sputo dal proprio trascorso perchè ha capito, e si vede, che le storie di vita vera spesso sono le più interessanti. Mentre guardavo il film presentato nella sezione “Alice nelle città” alla presenza di un paio di classi della scuola superiore che si divertivano e partecipavano con passione identificandosi con le vicende narrate sullo schermo, mi chiedevo: ma perchè in Italia non riusciamo a fare film del genere e ci incistiamo con la banalità, finta provocatrice, di Federico Moccia e con i suoi casting su internet…? Lascio a voi l’ardua sentenza.
Dalla Francia sono passata alla Danimarca per il film “When a man comes home” del regista Thomas Vinterberg, uno degli adepti della filosofia cinematografica nordeuropea Dogma che si ripromette di narrare la verità, tutta la verità e niente altro che la verità. Un famoso cantate lirico torna nella città natale e gli viene preparata una grande festa presso l’hotel più sfarzoso. Il protagonista, un giovane aiuto cuoco balbuziente, ma talmente bello che mi ha fatto venire la voglia di partire all’istante per la Danimarca, nello stesso giorno scopre che il proprio padre è ancora vivo e che Maria, il suo primo amore, e’ tornata in città. Il film e’ una commedia narrata con un ritmo dolce, spiccano personaggi delineati e molto divertenti, come il team di chef e il direttore dell’hotel, che regalano allo spettatore momenti di pura ilarità.
Fra tutti i film che ho visto devo dire che il più bello e’ stato senza dubbio “Easy Virtue” diretto da Stephan Elliot, già regista del capolavoro “Priscilla, la regina del deserto.”. Anni ’30, Larita, spregiudicata pilota di auto da corsa e americana, la bellissima Jessica Biel, sposa in seconde nozze il giovane rampollo di un’aristocratica famiglia inglese e viene portata a casa per essere presentata ufficialmente ai famigliari. Lo scontro di culture e di caratteri fra Larita e la padrona di casa interpretata da una fenomenale Kristin Scott Thomas, da’ vita ad un’atavica battaglia suocera-nuora combattuta con frasi argute, cattiverie e accidentali assassinii di cani…Spero proprio per voi che lo distribuiscano in Italia in prima possibile!
In chiosa, una curiosità: il Ministero delle Pari Opportunità ha preparato presso il festival uno stand all’interno del quale si poteva sperimentare un interessante percorso sensoriale che rappresentava l’inferno, il purgatorio e il paradiso della percezione della donna da parte del cinema. Infatti, percorrendo un accidentato corridoio buio sono stata bombardata da famose battute tratte da capolavori cinematografici. Ve ne cito una per ogni sezione: Inferno “Ma come fa a descrivere così bene una donna?”. “Penso ad un uomo, e tolgo autorevolezza e affidabilità” (Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato); Purgatorio: “Ma tesoro amerai anche il mio cervello?”. “Una cosa per volta” (Priscilla Lane e Cary Grant in Arsenico e vecchi merletti); Paradiso “Sei la madre, la sorella, l’amante, l’amica, l’angelo, il diavolo, la terra, la casa…” (Marcello Mastroianni ne La dolce vita).
Vi rimando a domani per sapere del mio incontro, non proprio privato, con Viggo Mortensen.
Etichette:
Easy Virtue,
Elena Maria Manzini,
festival cinema Roma,
Lol,
Vinterberg
martedì 7 ottobre 2008
7 ottobre 2006- 7 ottobre 2008: per non dimenticare Anna Politkovskaja
di Virginia Fiume, da Milano
Sono passati due anni dall'omicidio di Anna Politkovskaja. 24 mesi da quando il volto di una donna dai capelli grigi che quest'anno avrebbe compiuto 50 anni è entrato per qualche ora nelle case del mondo.
Una giornalista scomoda per Vladimir Putin, una giornalista scomoda per le oligarchie russe del genocidio in Cecenia. Una donna che ai conflitti del Caucaso, regione che probabilmente i più non saprebbero nemmeno collocare su un atlante, ha dedicato energie, coraggio e fiumi di inchiostro. Sulle pagine del quotidiano russo di ispirazione liberale Novaja Gazeta aveva pubblicato reportage in cui condannava il bassissimo livello di rispetto dei diritti umani in Russia e in Cecenia. Nelle pagine dei suoi libri aveva racchiuso parole che ora risuonano ancora più forti.
« Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci. »
L'hanno trovata dilaniata da misteriosi, ma forse nemmeno troppo misteriosi, proiettili nell'ascensore di casa sua.
Morta. Come gli altri 217 giornalisti che sono stati uccisi in Russia tra il 1992 e il 2007.
Morta, come il giornalista italiano, corrispondente di Radio Radicale, Antonio Russo, ucciso nei pressi di Tbilisi, in Georgia, il 14 ottobre del 2000. Anche lui troppo interessato alle faccende dell'esercito russo in Cecenia.
Nel 2006 poco più di mille persone si radunarono ai funerali di Anna Politkvskaja, nessun politico russo, nessun rappresentante dell'Unione Europea, se non l'eurodeputato radicale Marco Pannella.
Domani a Milano e a Roma l'associazione Annaviva ha organizzato due manifestazioni silenziose, a Campo de' Fiori a Roma e in Piazza della Scala a Milano, alle 20.30.
I partecipanti sono invitati a intervenire portando con sè una candela. Per non dimenticare.
Per un approfondimento sulla situazione nel Caucaso:
http://www.caucaso.org/
L'incontro che si è svolto un anno fa, a Milano, in occasione del primo anniversario dell'omicidio di Anna Politkovskaja
Sono passati due anni dall'omicidio di Anna Politkovskaja. 24 mesi da quando il volto di una donna dai capelli grigi che quest'anno avrebbe compiuto 50 anni è entrato per qualche ora nelle case del mondo.
Una giornalista scomoda per Vladimir Putin, una giornalista scomoda per le oligarchie russe del genocidio in Cecenia. Una donna che ai conflitti del Caucaso, regione che probabilmente i più non saprebbero nemmeno collocare su un atlante, ha dedicato energie, coraggio e fiumi di inchiostro. Sulle pagine del quotidiano russo di ispirazione liberale Novaja Gazeta aveva pubblicato reportage in cui condannava il bassissimo livello di rispetto dei diritti umani in Russia e in Cecenia. Nelle pagine dei suoi libri aveva racchiuso parole che ora risuonano ancora più forti.
« Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci. »
L'hanno trovata dilaniata da misteriosi, ma forse nemmeno troppo misteriosi, proiettili nell'ascensore di casa sua.
Morta. Come gli altri 217 giornalisti che sono stati uccisi in Russia tra il 1992 e il 2007.
Morta, come il giornalista italiano, corrispondente di Radio Radicale, Antonio Russo, ucciso nei pressi di Tbilisi, in Georgia, il 14 ottobre del 2000. Anche lui troppo interessato alle faccende dell'esercito russo in Cecenia.
Nel 2006 poco più di mille persone si radunarono ai funerali di Anna Politkvskaja, nessun politico russo, nessun rappresentante dell'Unione Europea, se non l'eurodeputato radicale Marco Pannella.
Domani a Milano e a Roma l'associazione Annaviva ha organizzato due manifestazioni silenziose, a Campo de' Fiori a Roma e in Piazza della Scala a Milano, alle 20.30.
I partecipanti sono invitati a intervenire portando con sè una candela. Per non dimenticare.
Per un approfondimento sulla situazione nel Caucaso:
http://www.caucaso.org/
L'incontro che si è svolto un anno fa, a Milano, in occasione del primo anniversario dell'omicidio di Anna Politkovskaja
Etichette:
anna politkovskaja,
cecenia,
giornalismo,
informazione,
russia
Iscriviti a:
Post (Atom)