lunedì 24 dicembre 2007

Buone feste

La redazione di Mondo Rosa Shokking vi augura buone feste.

L'appuntamento per la ripresa "regolare" delle pubblicazioni è il 7 gennaio 2008.

Nel frattempo potete dilettarvi con il numero 7 di MRS

www.mondorosashokking.com

sabato 22 dicembre 2007

Percorsi di pace oltre i muri che crollano

di Claudia Clerici, da Milano

21/12/2007 ore 00.00: la zona Schengen si allarga a 24 Paesi, permettendo la libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea anche in Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia e Malta.

Indubbiamente si tratta di un “fatto storico”, essendosi aperta quella che un tempo tracciava la frontiera della Guerra Fredda, ma ritengo sia necessario andare oltre le cerimonie di facciata.

Gli studi sulla globalizzazione sottolineano, infatti, come uno dei rischi insiti in questo fenomeno complesso e multidimesionale sia la chiusura in un’identità immutabile, che rischia di far perdere la relazionalità con i propri simili a vantaggio della sola sopravvivenza fisica e di una sicurezza per sé… e non si tratta di enunciazioni teoriche, poiché la cronaca dà spesso amare testimonianze di razzismo.

Il crollo delle frontiere non elimina, quindi, il problema della sicurezza, ma il fatto che richiami una certa attenzione mediatica è utile per aiutare a inquadrarlo non solo in termini militari e strategici, cogliendo come si tratti soprattutto di una questione antropologica di percezione di se stessi e del diverso. Ciò dovrebbe permettere di riscoprire identità e relazionalità come caratteristiche fondanti del proprio essere nel mondo, che chiede sempre più che ogni persona riconosca il suo essere un cittadino globale tra le molte identità che si è chiamati a vivere.

Reali itinerari di convivenza non potranno derivare solo da nuove conquiste del diritto internazionale e dell’organizzazione politica, ma chiameranno necessariamente in causa ogni individuo come cittadino responsabile e consapevole dell’imprescindibilità di far propria la differenza di cui l’altro è portatore. Per questo è fondamentale educare le nuove generazioni a prendere personalmente parte ai processi di cambiamento e a esprimere fiducia in tutte quelle azioni comuni che sanno trascendere le barriere confessionali e le frontiere geografiche. L’alterità, infatti, non è qualcosa di definibile a partire dall’appartenenza etnica o culturale, ma abbraccia ogni persona e necessita di un lungo percorso che permetta di scoprire nel dialogo lo strumento principale per diffondere una nuova cultura di pace attiva e operante a partire dalla vita quotidiana.

Per chi volesse approfondire:

Bauman Z., Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Bari, Editori Laterza, 2002.

Centro Psicopedagogico per la Pace e la Gestione dei Conflitti, Io non vinco. Tu non perdi. Un kit per promuovere l’educazione alla pace e la gestione dei conflitti tra i ragazzi, Roma, Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus, 2004.

Dal Lago A., Non persone: l’esclusione dei migranti in una società globale, Milano, Feltrinelli, 1998.

http://web.tiscali.it/edupax/teorie/dirittodiffe_ins.htm

http://peaceed.org/what/whatbr.htm

mercoledì 19 dicembre 2007

Moratoria contro la pena di morte, l’ Onu dice sì

di Giusi Binetti

Con 104 voti favorevoli, 54 contrari e 29 astenuti l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la moratoria contro la pena di morte.

Questa risoluzione, di “portata storica” seconda le dichiarazioni del Ministro degli Esteri D’Alema, che rappresentava il nostro governo all’Assemblea, corona un sogno e una battaglia durata 13 anni e ci si augura che preluda all’abolizione della pena di morte.

In pratica, con questa risoluzione, le Nazioni Unite invitano gli stati membri a sospendere le esecuzioni capitali e possibilmente a limitare il numero dei reati per i quali tale pena è prevista. In sostanza si sottolinea l’urgenza del rispetto e della tutela dei diritti civili di tutti i condannati.

L’Italia ha certamente il merito di aver fortemente voluto ed a lungo lottato affinché tale moratoria fosse approvata, nell’iter lunghissimo e difficoltoso che ha portato questa proposta dall’Unione Europea fino alle Nazioni Unite, raccogliendo via via consensi dai vari Paesi fino ad arrivare addirittura a superare la soglia “psicologica” dei cento voti a favore.

Leggiamo insieme qualche frase presa dal testo della richiesta di moratoria:

“ Considerando che l’uso della pena di morte mina la dignità umana e convinti del fatto che una moratoria contro la pena di morte contribuisca al miglioramento ed al progressivo sviluppo dei rapporti umani; che non esiste alcuna prova decisiva che dimostri il valore deterrente della pena di morte; che qualunque fallimento o errore giudiziario nell’applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile…. “

Queste parole, che fanno da premessa alla richiesta di moratoria, bastano da sole a spiegare la forza semplice e disarmante impiegata in una delle battaglie per il rispetto dei diritti civili.

Oggi questa battaglia è vinta, ma il cammino appare senza fine. Perché non basta indignarsi, ma serve muoversi e lottare.

Nei giornali di oggi troveremo inevitabilmente (e come sempre accade) tanti “padri” di questa iniziativa di indubbio successo e prestigio, etico e politico, ma, anche se non lo leggeremo, noi sappiamo che la madre è una, e si chiama Emma Bonino, e il padre è noto, e si chiama Marco Pannella.

martedì 18 dicembre 2007

GIORNATA NAZIONALE DEI MIGRANTI

Oggi è la Giornata Internazionale dei Migranti. La prima volta è stata festeggiata dieci anni fa, nel 1997.
La data del 18 dicembre è stata scelta perchè è il giorno della ratifica da parte delle Nazioni Unite della "Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie". L'istituzione della giornata "ufficiale" è del 2000.

Una giornata dedicata ai diritti umani e civili di tutte quelle persone che si spostano da una parte all'altra del mondo, alla ricerca di un lavoro.
La Convenzione delle Nazioni Unite entrata in vigore il 1° luglio del 2003 stabilisce le regole base di tutela dei migranti. Per evitare che un'esperienza già difficile come quella di una migrazione, si possa trasformare in qualcosa di ancora più difficile.

http://www.december18.net/web/general/page.php?pageID=268&menuID=65&lang=IT&seclang=0


LA CONVENZIONE: http://www.december18.net/web/general/page.php?pageID=214&menuID=36&lang=IT

domenica 16 dicembre 2007

14-16 dicembre: Prima festa regionale dell'altraeconomia a Roma

di Virginia Fiume


Si conclude oggi a Roma la prima festa regionale dell'Altraeconomia.

Alle 22.00 chiuderanno i battenti gli oltre 60 stand che in questi tre giorni, da venerdì a oggi, hanno ospitato produttori agricoli, imprese e organizzazioni che si occupano di agricoltura biologica, commercio equo e solidale, finanza etica.
Ma anche di riciclo, energie rinnovabili, turismo responsabile e software libero.

Questo il programma dell'iniziativa, che ha visto e sta vedendo partecipare esperti a vario titolo e ieri Yunus in persona. Il "banchiere dei poveri", l'uomo che per primo ha ipotizzato di dare accesso al credito alle persone non abbienti dei paesi del terzo mondo. Convinto del fatto che se messi nelle adeguate condizioni tutti possono divenire imprenditori di se stessi. (http://www.tdf.it/Italy/recensioni/Banchiere%20ita.htm)

Chi non può recarsi a Roma di persona (Campo Boario, largo Dino Frisullo-ex Mattatoio di Testaccio) può leggersi i materiali presenti sul Sito AltraEconomia. (www.altraeconomia.org)

L'approccio che ha il commercio equosolidale all'economia può essere discutibile da un punto di vista economico, ma sicuramente eventi come questa fiera offrono uno sguardo in più sul mondo e su realtà che a noi sembrano anche incomprensibili.

E poi si sa, a Natale sono tutti più buoni!

giovedì 13 dicembre 2007

Dopo YouTube, arriva GodTube...

di Francesca Gabetti

Internet non finisce mai di stupire.
Se i fedeli scompaiono dai banchi delle chiese per, tra l'altro, passare ore davanti al computer, perché non approfittare di questa nuova tendenza per "evangelizzare" il web?

3 milioni di utenti al mese cliccano su quella che, secondo gli internauti "ecclesiastici" è una delle reti sociali pú forti al mondo: GodTube.

Alle spalle dell'iniziativa le potentissime chiese evangeliche Usa, che hanno fiutato il business dei video su Internet ed hanno costruito attorno a GodTube una vera e propria - martellante -campagna per coloro che vogliono far parte della "nuova generazione di cristiani".

I video, peró, sono da shock: bambini che recitano salmi, visioni o montaggi di presunti miracoli, apparizioni di luci divine o esorcismi contro Satana. O ancora, vendita di Bibbie in edizioni speciali, libri piú o meno autorizzati, contatti con il paranormale.
Ovvero, l'esatto opposto di ció che la chiesa normalmente osteggia: mercificazione pura de piú piccoli e di eventi sovrannaturali, al servizio di... GodMoney.

Perché, pazzescamente, la censura, su GodTube, interviene solamente se si cerca di trasmettere video di altre religioni che non siano quella cristiana...

Visitare anche www.mychurch.org

mercoledì 12 dicembre 2007

Foto di guerra e videofonini di pace



di Bruno Bonsignore, da Milano

Sono andato a trovare Oriana Fallaci l’ultimo pomeriggio della sua visita a Milano.

L’hanno accolta degnamente in una dozzina di sale piene di lei. Grandi schermi col suo volto che domina le dissolvenze, filmati di trasmissioni televisive, teche tappezzate di ritagli di giornali e riviste, vetrinette coi suoi libri tradotti e decine di lettere personali dei potenti del mondo. Ho letto le risposte che le hanno spedito cercando di immaginare cosa lei avesse scritto, e ho ascoltato le domande dirette e indagatrici che sapeva scagliare senza imbarazzo. A Indira Gandhi chiede se non ci fosse un inutile orgoglio nel rifiutare gli aiuti del mondo intero per la sua India sconvolta dalla carestia, a Robert Kennedy se non avesse un preciso progetto di dinasty della sua famiglia per governare gli Stati Uniti, e poi la vedo nella tenda di Gheddafi accusarlo di avere liquidato centinaia di giovani dissidenti e, seduta davanti a Khomeini, si toglie il chador e lo accusa di tirannìa...

Oriana ci ha documentato con le sue parole anche i drammi più terribili risparmiandoci spesso l’atrocità gratuita delle immagini. Come quella del generale Loan capo della polizia sudvietnamita che prima di uccidere il prigioniero vietcong con un colpo di pistola alla testa fa schierare i reporter con le cineprese pronte a girare. Sì, la guerra è anche questo. E alla Fallaci che più tardi lo accusa di crudeltà Nguyen Loan risponde “ Madame! io crudele…? Che dice? Può un uomo che ama le rose essere un uomo crudele?”.

Penso alla ragazzina travolta qualche giorno fa da un mezzo pubblico e i suoi compagni di scuola che riprendono la scena col loro videofonino, pronta per YouTube. E questo non è guerra. E’ il buio dell’indifferenza dalla quale Oriana Fallaci ha cercato di richiamarci urlando fino al suo ultimo respiro

lunedì 10 dicembre 2007

Ministro Gentiloni, ha ancora senso il canone Rai?

di Francesco G. Vicario

Riflessione sacrosanta quella di Pierluigi Battista comparsa nei commenti del Corriere di stamane: che senso ha, oramai, la resistenza di una gabella annuale (da sommarsi alla marea di contributi fiscali) che incombe sul cittadino italiano, finalizzata al finanziamento della Radiotelevisione Italiana? Possiamo ancora parlare di servizio pubblico radiotelevisivo in un periodo di assoluta contaminazione pubblicitaria, anche nei palinsesti Rai, in cui è il mercato degli spot a dettare le regole della programmazione?
Il Ministro Gentiloni recentemente interrogato sul punto, ha risposto picche: il canone rimane.Non foss'altro per rimarcare ancora una volta la presenza di una televisione di Stato che però, ad avviso di molti, più che un onore è solo un onere che appesantisce le tasce degli italiani.
Anche se questi italiani decidessero di boicottare completamente l'offerta televisiva pubblica: oggi è materialmente possibile, anche grazie alla diffusione di massa della tv satellitare.

Battista evidenzia un paragone geniale: è come se chi decidesse di volare esclusivamente low cost venisse costretto a pagare una soprattassa per sostenere il bilancio della (moribonda) compagnia di bandiera: i consumatori insorgerebbero. I sostenitori della "statalità" dura e pura, sostengono ancora oggi che il servizio pubblico sia in grado di offrire imparzialità, completezza e qualità in informazione ed intrattenimento. Ma l'attento telespettatore conosce la debolezza di questa verità ecumenica: la storia della prima e della seconda repubblica, da ultimo e non certo per gravità il caso Raiset, ha dimostrato e dimostra costantemente il peso soggiogante con il quale la politica ( quella gretta, del quartierino) ha oppresso il tubo catodico, con la tattica della censura, dell'oscuramento e della clandestinizzazione. Politica poi regolarmente battuta dalla coscienza civile che mal sopporta il sequestro delle libertà: è successo, qualcuno lo ricorderà, con Mina incinta di un Pani sposato e separato nel 1962, quando la Rai decide di tenere lontana la Tigre accusata di scandalo a cielo aperto; tornerà qualche anno dopo come mattatrice di Studio Uno, vincendo politica, moralismi e buoni costumi, trionfalmente trascinata dal suo pubblico: 20 milioni di telespettatori incollati allo spettacolo del sabato sera.
E' successo e succede a Marco Pannella, che in 40 anni di battaglie referendarie e digiuni nonviolenti ha dimostrato più e più volte di rappresentare la maggioranza schiacciante del paese, al di là del male partitocratico, scagliandosi tenacemente contro una Rai -Tv incapace di incardinarsi sui binari della legalità e della democrazia.

E' vero, la Rai ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita culturale italiana del dopoguerra e ha mantenuto un certo equilibrio fino alla fine degli anni 70, quando l'avvento della tv commerciale puntò tutto sull'esosità dei cachet, con cui Berlusconi aggredì lo status quo del mercato radiotelevisivo (offrendo per esempio nel 1979 un contratto da seicento milioni all'anno a Mike Bongiorno che fino a quel momento ne guadagnava ventisei). Cultura Plutocratica? Forza del mercato, direi più propriamente. E in un' ottica di libero mercato un soggetto avantaggiato da un aiuto di stato dovrebbe avere vita breve.

domenica 9 dicembre 2007

Triennale – Il nuovo museo del Design

di Giusi Binetti


Giovedì 6 dicembre, vigilia della festa di Sant’Ambrogio, Milano si è fatta un regalo tra i piu’ attesi e graditi: il museo del Design.

Se ne parlava da anni e da quel lontano 1933, anno della realizzazione del Palazzo della Triennale ad opera dell’ architetto Giovanni Muzio, che trasferiva da Monza la prima Biennale delle Arti Decorative inaugurata dieci anni prima, dopo 74 anni finalmente si compie l’opera.

Il Design non è nato in Italia nel Novecento, ma ai tempi dell’antica Roma, come insieme di processi creativi di oggetti e manufatti che testimoniano, interpretano e, spesso, preconizzano i comportamenti quotidiani dei consumatori attraverso l’uso e l’abitudine all’uso degli stessi.

Sembrerebbe una contraddizione il creare un museo di testimonianze che appaiono effimere perché nate in un momento preciso a interpretazione di istanze legate in modo imprescindibile ai bisogni e agli stili di vita frutto di un determinato momento storico.

Invece, poiché tali oggetti hanno a loro volta influenzato in modo irreversibile i gusti ed i comportamenti successivi, ecco che era indispensabile dare testimonianza del valore assoluto che tali manufatti hanno rappresentato via via negli anni.

E la sfida di un museo come quello del Design sarà quella di suggellare con le giuste scelte espositive il successo di determinati oggetti, ma anche, e soprattutto, di riconoscere nel nuovo e nell’inedito, a livello quasi di prototipo, il seme della genialità interpretativa della tendenza, il prefigurarsi in nuce di risposte a bisogni abitativi e di utilizzo futuri.

Un museo in movimento, quindi, capace di testimoniare il valore della creatività, frutto del lavoro intellettuale e culturale, ma anche il valore intrinseco della realizzazione, artigianale o industriale, che si cela in ciascuno degli oggetti che ci circondano.

E quindi etico : per coloro che lo visiteranno sarà stimolo creativo e insieme riflessivo perchè riporterà all' "homo faber".

giovedì 6 dicembre 2007

Pari Opportunitá e TV spagnola

Di Francesca Gabetti

Il Governo Spagnolo delle Pari Opportunitá ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria tv, radio e stampa per l'uguaglianza sociale e lavorativa tra uomini e donne.

La strada da percorrere é ancora lunga, certo, ma ammettere un problema di tale portata in tv, nero su bianco, davanti a milioni di telespettatori, non é giá forse molto piú di quanto si osi in altri paesi?(Senza fare riferimenti...)

La campagna, tra l'altro, é oggettivamente ben riuscita: frasi d'impatto, immagini eloquenti.
Guardatela e, se vi va, diffondetela.
Parlarne aiuta a sperare che possa davvero cambiare qualcosa, non solo in Spagna.

domenica 2 dicembre 2007

Donne e Lavoro: Madame Lisbona

di Virginia Fiume da Milano

Emma Bonino e Barbara Pollastrini, rispettivamente ministre per le Politiche Europee e per le Pari Opportunità, hanno unito le forze, in modo pragmatico: occorrono misure d'urto per l'Italia in generale, ma soprattutto per le donne.
Nel 200o il Consiglio Europeo a Lisbona aveva definito la "Strategia di Lisbona": una serie di obiettivi, di tipo economico, da perseguire entro il 2010 per "modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l'esclusione sociale".
Come? Attraverso riforme economiche e la modernizzazione dei sistemi previdenziali.
Attraverso obiettivi concordati e verificati di anno in anno che permettano a tutti i paesi europei di muoversi nella stessa direzione.

Tra gli obiettivi la crescita del tasso di occupazione.
Oggi è in media del 61 %, si vorrebbe nel 2010 portarlo al 70%.
E' necessario, ed era stato deciso a Lisbona, l'incremento del tasso di occupazione delle donne, che in media è del 51%. Si punta a portarlo al 60%. Non si tratta di un vanesio rigurgito femminista, ma di un'esigenza strettamente economica: un paese con più partecipazione economica e più partecipazione politica userebbe tutto il suo potenziale e non camminerebbe solo sulla gamba degli uomini. Almeno, questo è quello che accade in Italia, dove il tasso di occupazione femminile è ancora del 47,3 %, vale a dire che in Italia ci sono 6.000.000 di donne inattive.
La Lombardia è perfettamente in linea con la strategia di Lisbona, con il suo 60% di donne occupate. Ma è tragica la situazione del sud, con percentuali intorno al 26%.
Non si tratta solo di una questione culturale, ma anche di legalità, infrastrutture e rete pubblica.
Elementi che sono stati presi in considerazione dalle due Ministre, insieme a Damiano, ministro del lavoro e Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, nel preparare la nota aggiuntiva "Donne e Lisbona", con cui per la prima volta il Governo impegna l'Italia per i prossimi 3 anni con un piano straordinario, per arrivare preparati alla scadenza del 2010. La nota è stata presentata durante la relazione annuale sulla strategia di Lisbona e impone al Governo un cambio di passo, per non restare indietro all'appuntamento di verifica del 2010.

Incentivi per le imprese che assumono donne, soprattutto nel sud Italia, azioni per tirare fuori il lavoro nero, riduzione della pressione fiscale per le donne che lavorano. Qualcosa era già stato fatto nella Legge Finanziaria del 2006, qualcosa potrà essere fatto quest'anno. La certezza delle due ministre è che occorra comunque un piano straordinario da un punto di vista economico.

"Una persona che ha un lavoro sicuro, minimamente riconosciuto, può affrontare anche i momenti più aspri in una condizione diversa. E questo vale ancora di più per una donna" ha affermato la Minsitra Pollastrini in un'intervista sulla Nota Aggiuntiva. E ha aggiunto che il suo modello di ispirazione è "la crescita moderna di Gordon Brown, Zapatero, Clinton, un modello che unisce economia, democrazia e che considera le donne una chance di cambiamento".


Il 2010 non è lontano. L'Italia del lavoro per le donne è una giungla difficile. Si spera che due donne in gamba come Emma Bonino e Barbara Pollastrini possano continuare a unire le forze per un risultato che potrebbe determinare il posizionamento dell'Italia nei nuovi assetti europei.

Se il cielo ha due metà sarà il caso di imparare a usarle entrambe.





Approfondimenti:

la strategia di Lisbona:


giovedì 29 novembre 2007

Sviluppo Umano, classifiche e clima

di Francesca Gabetti


E' stato appena pubblicato il nuovo Informe dell PNUD, il programma delle Nazioni Unite che studia lo Sviluppo Umano, definito come "Il processo grazie al quale una societá contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini, attraverso l'incremento di quei beni che permettono di soddisfare le necessitá fondamentali e complementari, e della creazione di un contesto nel quale si rispettino i diritti umani altrui."

La Spagna scala 6 posti e, rispetto alla precedente edizione, supera per la prima volta l'Italia, piazzandosi al 13º posto per la qualitá di vita. Le variabili considerate sono, tra l'altro, speranza di vita, alfabetizazzione, soddisfazione personale e salario medio.

http://es.wikipedia.org/wiki/Índice_de_Desarrollo_Humano

In testa alla classifica si confermano rispettivamente Islanda, Norvegia ed Australia. La Svizzera è al 7º posto, la Francia al 10º, gli Stati Uniti al 12º e l'Italia scende a 20º, perdendo tre posizioni.Chiudono, in coda, Burkina Faso e Sierra Leone.

Lo studio evidenza anche come il cambio climatico si confermi effettivamente la prima preoccupazione in assoluto per il nostro pianeta e per il suo futuro: la contaminazione, infatti, è direttamente proporzionale al livello di sviluppo raggiunto e, piú i paesi crescono, piú ascendono le emissioni di Co2, piú grande è la minaccia per il nostro ecosistema...
E' la Cina, come tristemente noto, l'incognita piú allarmante.

mercoledì 28 novembre 2007

Ad Annapolis la conferenza di pace per il Medio Oriente

Lavorare insieme per il bene comune
di Giusi Binetti

Sta per prendere avvio ad Annapolis la conferenza di pace Israelo-Palestinese fortemente voluta dal Presidente americano George Bush che entro la fine del suo mandato – gennaio 2009 – spera di coronare il sogno, suo e di buona parte dell’umanità, di una pace vera e duratura fra i due popoli del Medio Oriente.

Sembra essersi manifestato quello che è certamente un prerequisito indispensabile: la volontà ferma e comune dei due leader delle controparti, di raggiungere questo obiettivo.

Sia il premier israeliano Olmert, sia il leader dell’ Anp Abu Mazen infatti condividono l’obiettivo comune di dare vita a due Stati sovrani per dare un volto nuovo a quelle terre martoriate dalla cui convivenza pacifica si delineerà il nuovo futuro del Medio Oriente.

Passo decisivo sarà la prima riunione della Commissione congiunta Israelo-Palestinese che avvierà le proprie attività il prossimo 12 dicembre.

I due leader avranno poi incontri settimanali per assicurare continuità e rigore al processo di pace.

Nessuna illusione su quanto tale processo non nasconda insidie e su quante difficoltà saranno di ostacolo: infatti in seno ad Hamas parlano già di “discorsi inutili” , mentre l’ Iran dichiara che “non cambierà la sua posizione”.

Ma un primo grande passo è rappresentato dal fatto di lavorare insieme, concretamente, per il bene comune ed i leader hanno espresso questa ferma volontà.

Una riflessione che ci riguarda. Ieri sera l’onorevole Casini – ospite di Giuliano Ferrara – ha fatto questa considerazione: visto che la situazione italiana è pressoché drammatica, perché non invocare un governo di larghe intese in cui i leader, incuranti dei voti (è una novità?), si impegnino nel perseguire obiettivi prioritari con la dedizione e l’operosità di chi si muove per il bene della collettività?

Strano, pensavamo fosse tra i doveri imprescindibili di chi abbiamo eletto, ma, pazienza, se cominciassero a farlo ci accontenteremmo ugualmente.

martedì 27 novembre 2007

Il coraggio di fare un film....

di Rossella Canevari
"E' un morto che cammina" a soli 25 anni: Amin, giovane regista afghano, giornalista di una televisione indipendente di Kabul, è venuto a milano per presentare il suo film ed è stato investito da una Fatwa.
Così la vita di Amin, i suoi studi all’Academy Art, il suo lavoro all’Ariana Television Network di Kabul, la sua militanza per i diritti umani e per la democrazia in Afghanistan si sono fermati a Milano. Bloccato fra il Centro di accoglienza di viale Fulvio Testi e la Mediateca di via della Moscova, Amin fa l’unica cosa che gli è rimasta da fare: scrivere il suo blog.

http://www.aminwahidi.blogspot.com/

La fatwa dei talebani è giunta per il progetto di un altro film «Keys to paradise». «Non l’ho ancora girato – spiega il ragazzo -, ma era tutto pronto, anche le location. Denunciava la follia dei suicidi talebani, in nome della religione islamica e l’ignoranza grazie alla quale si è sviluppato l’estremismo religioso. I talebani educano nelle madrasse del Pakistan piccoli bambini, instillando in loro assurdi pensieri superstiziosi. I kamikaze, infatti, sono convinti di agire con le bombe addosso senza essere visti, perché sono santi».
Amin da settimane non sa dove siano i suoi genitori, costretti a scappare da Kabul per le minacce di morte ricevute dai Talebani e da Milano pormette che il film lo girerà e che non rinuncerà a lottare per i suoi diritti, per i diritti del suo popolo e per la democrazia.
Forza Amin, il mondo rosa shokking è con te!

lunedì 26 novembre 2007

TV / Serata Celentano : l'ultima sfida del Molleggiato

Di Francesco G. Vicario

Come tradizione consolidata vuole, stasera andrà in onda su Raiuno l'atteso "one night show" firmato Adriano Celentano, già atteso come l'evento televisivo dell'autunno 2007.
Centomila euro circa il cachet concordato, diretta dall'auditorium Rai di Milano, qualche ospite già accreditato ( Carmen Consoli, Mogol, Laura Chiatti, Fazio nel ruolo di "spalla" e le incursioni di Cornacchione) ma sui monologhi del Molleggiato riservo assoluto. Probabilmente perché non li conosce nemmeno lui: l'improvvisazione, per il cantante, è il sale dell'intrattenimento. Da quando, durante quell'epico "Fantastico" del 1987, infarcì il tradizionale varietà nazional-popolare della televisione di Stato con pause, silenzi, appelli (memorabile quello contro la caccia con lo slogan "io sono figlio di una foca e non permetterò che mia madre pianga") e sfide ai telespettatori, come l'invito a spegnere i televisori per 10 minuti accolto da milioni di utenti.
Per arrivare poi al più recente Rockpolitik, anno 2005, che spronò il temerario direttore Del Noce ad autosospendersi per non rispondere delle provocazioni lanciate dal palco dello show. Ma è noto che simpatie e antipatie nel mercato televisivo non reggono il confronto con l'acquolina degli ascolti e Del Noce richiama a gran voce sia Celentano che Benigni ( che apparirà sul piccolo schermo il 29 Novembre).

Certo è, che con le (ultime) vicende Raiset, di materiale per uno spettacolo al vetriolo ce ne è parecchio.

domenica 25 novembre 2007

Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne

di Virginia Fiume da Milano



Nel 1981 a Bogotà, durante l'Incontro femminista latinoamericano dei Caraibi venne fissata la data del 25 novembre come "giornata mondiale contro la violenza sulle donne". In memoria delle sorelle Mirabal, compagne di dissidenti della Repubblica Domenicana al regime militare del dittatore Trujillo: le tre un giorno in cui stavano andando a trovare in carcere i loro compagni vennero intercettate da agenti dei servizi segreti e violentate e torturate, e infine uccise. Quel giorno era il 25 novembre 1960.

In Italia ieri si è tenuta una grande manifestazione a Roma. Una manifestazione cui hanno partecipato 100.000 donne, per attirare l'attenzione e gridare tutta la rabbia di una parte della popolazione, non solo italiana, ma anche mondiale, che vede le violenze, gli abusi e le molestie come prima causa di morte. Il 52 % della popolazione mondiale.
Sì, perchè essere donna può significare anche questo: morire per la violenza.
Per questo è stata organizzata una manifestazione per dire che la violenza da parte degli uomini "non è un problema strutturale, insito nelle relazione tra uomini e donne in un sistema patriarcale come il nostro", per dire che le donne "non ci stanno in un pacchetto violenza, vogliono cultura del rispetto".
Per chiedere al Governo di finanziare le Case delle Donne, i Centri Antiviolenza, la rete dei servizi sociali.
Nelle file delle manifestanti c'erano centinaia di donne musulmane e rom, perchè la violenza anche tra le file dei loro uomini si annida, e il caso di Hina, sgozzata dal suo stesso padre perchè troppo occidentale, è forse quello più impressionante. Senza pensare alle centinaia di migliaia di donne vittime dell'infibulazione, invisibile offesa alla dignità femminile.


anni '70 (archivio fotografico partito radicale)

Mancava qualcuno però tra le file delle manifestanti. Gli uomini.
Nonostante un acceso dibattito sui blog delle associazioni organizzatrici si è deciso di tenere fede all'idea iniziale, una manifestazione di sole donne per le donne.
Per riconoscere la propria autonomia e la propria indipendenza, per dire a tutti "ce la possiamo fare da sole", per non dare agli uomini l'"ennesima stampella. Se vogliono possono organizzare contro manifestazioni o una manifestazione in qualunque altro giorno dell'anno".
Una rabbia grande, che forse fa perdere di vista l'importanza di essere uniti senza colori bandiere e generi per il raggiungimento degli obiettivi. La stessa rabbia che ha accecato la minoranza di donne che hanno spinto Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna ad abbandonare il corteo.
O la Bindi e la Pollastrini a non intervenire sul palco. Tutte considerate, per diverse ragioni, "traditrici". Non compagne, non donne, non persone che ricoprono quei ruoli istituzionali che, forse, sono l'unica piccola possibilità di cambiamento politico.
Sicuramente un errore anche dal punto di vista culturale.

Io personalmente preferisco l'approccio della "lettera aperta alla piazza delle donne"pubblicata su Aprileonline da alcuni giovani degli anni '80, che si reputano figli della rivoluzione sessuale e del femminismo, e che dicono: "Siamo cresciuti nella convinzione che uomo e donna siano due entità complementari e che il cambiamento culturale necessario si possa produrre solo attraverso l'azione comune".

Insomma, dopo la cacciata delle traditrici viene da sperare che si possa continuare a credere nella forza dirompente delle azioni comuni. O che chi ci crede non perda la voglia di lottare per questo approccio mentre diventa grande.
Almeno le donne.


La lettera alla piazza delle donne dei giovani di Aprileonline
http://www.aprileonline.info/5212/lettera-aperta-alla-piazza-delle-donne


La risposta di Olivia Fiorilli "Perchè una manifestazione di donne per donne"
http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article1202


Il dibattito sul sito CONTROVIOLENZADONNE sull'opportunità o meno della partecipazione maschile
http://controviolenzadonne.freewordpress.it/2007/10/27/sommovimento-femminista/

sabato 24 novembre 2007

Manifestazione a Roma contro la violenza sulle donne

dal sito di La7


http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=6095&cat=cronaca




Migliaia di donne, più di centomila secondo i primi calcoli, hannno manifestato oggi a Roma contro la violenza che vede proprio le donne vittime della furia dei maschi. Abusi sessuali, soprusi, percosse che arrivano fino al tentativo di omicidio, si consumano spesso tra le mura domestiche o nell'ambito di amici e conoscenti. Un fenomeno che non risparmia l'occidente ricco e che si ritiene civilizzato, e che attraversa tutti gli strati sociali. In Italia si calcola che siano sette mlioni le donne vittime di violenze, secondo Human Rights il nostro paese è quinto in Europa per gli stupri Non sono mancati momenti di tensione, prima per lil tentativo di impedire la partecipazione dei maschi, poi per la contestazione a Stefania Prestigiacomoe alla responsabile femmiminile di Forza Italia Mara Carfagna. Contestate anche le ministre Livia Turco e Giovanna Melandri, costrette a lasciare il palco de la 7 che stava seguendo in diretta la manifestazione.

venerdì 23 novembre 2007

Che abiti...

Eccolo qui, purtroppo oggi ho poco tempo per commentare perchè sto per partire per Barcellona!!!L'articolo è carino ecco il link:
http://www.corriere.it/spettacoli/07_novembre_22/abiti_nella_storia_fa70d1bc-990c-11dc-831b-0003ba99c53b.shtml
Gea

giovedì 22 novembre 2007

Colloqui di potere

di Francesca Gabetti


Leggo sui quotidiani che il re Abdullah ha terminato il suo "tour europeo" con un gran "trionfo": è stato ricevuto perfino del Papa, in un colloquio privato di mezz'ora.

Incredibile è peró il fatto che in pochi si siano stupiti per questo "storico" incontro.

Quest'uomo saudí, che pochi giorni prima era stato accolto - chissá perchè - con tappeti rossi (e moltissime polemiche correlate) in Gran Bretagna, si è permesso di dichiarare, in un'intervista alla BBC, che i paesi occidentali non fanno abbastanza per combattere il terrorismo. Addirittura accusa in diretta i servizi segreti britannici di aver sottovalutato la "soffiata" saudí nei giorni immediatamenti precedenti agli attentati di Londra.

Quantomeno inverosimile. Ricordiamo al signor Abdillah che il suo paese, l'Arabia Saudita non è uno stato democratico.

Amnesty International è dovuta intervenire piú volte a proposito di torture e sospette esecuzioni. E' uno stato in cui alle donne è vietato guidare, che ha consentito la distruzione di vari edifici storici della Mecca in nome di principi islamici e che, volente o nolente, contribuisce a rimpinguare le milizie votate alla causa di Bin Laden, come dimostrano i passaporti degli arrestati dell'11 settembre.
Si sa perfettamente che gli USA hanno in piú occasioni finanziato l'Arabia Saudita per proteggere i propri interessi nel medio oriente.

Peró viene ricevuto con grandi onori dalla Regina Elisabetta, da Angela Merkel, da Napolitano e, ancora piú sorprendente, dal Papa. Il re Abdullah gli ha addirittura regalato un'arma, una spada intarsiata, e, come d'abitudine ha viaggiato a Roma con decine di inservienti e parecchie concubine. Il Papa non ha fatto una piega e gli ha aperto quegli stessi appartamenti vaticani chiusi in passato per molti altri leader.

Gli interessi economici che guidano personaggi e nazioni nelle loro decisioni sono evidenti, ma altro é, o dovrebbe essere, la coerenza con la condanna ai diritti umani... perchè a quanto pare valgono per alcuni, ma non per tutti.

Per maggiori info:
http://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_umani_in_Arabia_Saudita
http://es.wikipedia.org/wiki/Arabia_Saudita

mercoledì 21 novembre 2007

ANNISETTANTA Il decennio lungo del secolo breve

In mostra alla Triennale di Milano fino al 30 marzo 2008
di Giusi Binetti

La mostra, che è allestita con il contributo di personalità eccelse del mondo culturale italiano, si snoda in un percorso labirintico (che al piano superiore poteva essere reso più agevole), e accompagna il visitatore entro i diversi scenari – artistico, culturale, mediatico, politico - che hanno contraddistinto gli anni Settanta.
Ogni testimonianza, racchiusa in una stanza che concentra di volta in volta un insieme di emozioni, viene presentata al pubblico con impatti visivi, acustici ed anche olfattivi capaci di coinvolgere e permeare in una sorta di effetto tele-trasporto che proietta in un tempo – luogo caratteristico di quegli anni.

Un esempio per tutti il fenomeno Fiorucci. Grande amico di Andy Warhol rivoluzionò il luogo – negozio trasformandolo in un luogo – emozione, ricco di evocazioni, di suggestioni, di colori e di profumi capaci di proiettare il visitatore – anche non acquirente – in dimensioni lontane e sconosciute: era come fare il giro del mondo. E allora viaggiare era privilegio di pochi. Fu decisamente Fiorucci l’inventore del concept store e del marketing emozionale.

Per chi scrive, allora ventenne, il risultato della visita è un’esperienza emozionante che riporta in vita sensazioni, paure, vissuti che prepotentemente e inevitabilmente inducono a fare raffronti con l’epoca presente.
Dal confronto vincono gli anni Settanta perché - nonostante gli avvenimenti terribili legati agli estremismi politici, la nascita delle Brigate Rosse, l’omicidio Moro, le uccisioni dei giovanissimi attivisti politici - in quegli anni si respirava il vento del cambiamento, della ribellione alle convenzioni ed ai privilegi ipocriti, dell’innovazione e della sperimentazione in ogni forma e in ogni arte.

In quegli anni i giovani erano capaci di emozioni e capaci di sognare di costruire un futuro migliore. Resta l’amarezza di non essere riusciti a dare ai giovani di adesso la stessa speranza nel domani.

martedì 20 novembre 2007

Giornata mondiale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza- Stiamo attenti anche ai nostri bambini

di Claudia Clerici da Milano

Il 20 novembre del 1989 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, entrata in vigore il 2 settembre 1990. Si tratta di un documento che propone anche per i minori tutti quei diritti e libertà attribuiti agli adulti, ovvero i diritti civili, politici, sociali, economici e non ultimi quelli culturali.

La Convenzione rappresenta senza dubbio lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia ed è giuridicamente vincolante per gli Stati che la ratificano, cosa che L'Italia ha fatto il 27 maggio 1991 con la legge n. 176.

Per celebrare questa data il mondo dell’associazionismo organizza da anni iniziative di varia natura per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del nostro futuro, prestando attenzione soprattutto ai bambini costretti a vivere in condizioni di povertà estrema, che lavorano e trascorrono le loro giornate in scenari di guerra e conflitti.

È giusto che oggi (e spererei anche gli altri giorni dell’anno) si pensi a loro, ma credo si dovrebbe riflettere anche su quella grande massa di bambini che abita le nostre città.

Lungi da me il voler paragonare condizioni di vita diametralmente opposte, ma vorrei riflettere anche su un altro tipo di violenza che velatamente, ma sempre efficacemente, intacca alla radice la possibilità di vivere pienamente ciò che l’infanzia ha in sé.

Molto spesso, camminando per Milano, capita di vedere bambini vestiti di tutto punto che parlano come dei libri stampati e che probabilmente hanno un organizer o un’agenda elettronica personale dove segnare lezioni di piano, calcio, danza classica, karate e chi più ne ha più ne metta. Insomma tutto quanto i genitori ritengono possa contribuire a renderli adulti più sofisticati e interessanti, senza aver mai chiesto loro se magari non siano più interessati alle biglie.

Gruppi di piccoli Billy Elliot che nascondono i loro sogni tra le pagine dei libri di scuola e che magari preferirebbero passare un pomeriggio di noia. E se ai nostri occhi di adulti maratoneti questo potrebbe sembrare un’eresia, sicuramente potrebbe rivelarsi una risorsa: chissà mai che nasca l’occasione di vagabondare in qualche cortile di cemento e magari scoprire un quadratino di terra, fare una buca, trovare un lombrico, osservarne il movimento…

www.unicef.it


www.azzurro.it

http://www.admin.ch/ch/i/rs/0_107/

http://www.centroteatroattivo.it/centroteatroattivo/dizione.jsp?tab=courses&fld=id_course&id=167

lunedì 19 novembre 2007

Il mistero del Cavaliere ( che via via si sta svelando)

di Francesco G. Vicario

Si era pensato che la "strategia Berlusconi", come si era profilata negli ultimi mesi e che si basava sulla pluricommentata spallata al governo di centro-sinistra, fosse miseramente fallita nel corso dell'approvazione del testo della finanziaria 2008, passato al Senato la settimana scorsa; con susseguente sciupio di commenti sull'ipotetico eclissamento del Cavaliere, a favore di uno degli "eterni delfini" che lo circondano.

Ma ancora una volta, ci stupisce. Da qualla che per i più sarebbe accreditata come la fine di un'epoca, per lui è motivo e occasione di rinascita, di dimostrazione di una tempra e un'inventiva politica davvero fuori dal normale ( a prescindere dai giudizi di valore).
Piazza San Babila, una classica domenica invernale milanese; e l'annuncio: Il Partito del Popolo delle Libertà. Che cancella il marcio dei Parrucconi (detto da lui che si è fatto trapiantare un parrucchino, crea il caso- cabaret) e costruisce un nuovo contatto diretto tra la Piazza (giovane) e il Palazzo (ammuffito). Muffa che non risparmia anche i suoi fedelissimi colonnelli Bondi e Cicchitto, pregati di non presentarsi all'incontro tra il Rapper Silvio e il suo pubblico rinnovato e riscoperto.
Contatto diretto, insomma: una strategia che all'ex premier è sempre stata congeniale e spesso si è rivelata vincente.
Sconcerto e tensione tra gli alleati, impreparati al nuovo scossone. Ma lo seguiranno. Dopotutto per quanto arrogante e populista, Berlusconi è un leader. E nessuno di loro può dirsi tale.

domenica 18 novembre 2007

Pena di morte: una battaglia per la vita. E l'Italia c'è.

di Virginia Fiume da Milano

E' successo giovedì: il Terzo Comitato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per la moratoria universale della pena di morte.
Si tratta del Comitato per i Diritti Umani, che con 99 voti a favore, 52 contrari e una trentina di astenuti ha permesso un primo passo fondamentale sulla strada verso l'abolizione.
La Risoluzione per la moratoria verrà votata all'Assemblea Generale nel mese di dicembre.
Il risultato del Governo italiano è molto significativo, perchè l'azione di lobby transnazionale e di alleanze sul tema nel Palazzo di Vetro ha visto l'Italia come capofila. Il Governo ha iniziato a muovere i primi passi verso questo importante risultato a gennaio. Su stimolo del solito instancabile Marco Pannella, che con giorni e giorni di sciopero della fame e della sete aveva richiamato l'attenzione del mondo sull'esecuzione di Saddam Hussein. Se "Nessuno tocchi caino" allora "nessuno tocchi Saddam", il coronamento di 14 anni di battaglie radicali sul tema.
Il Presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro degli Esteri Massimo D'Alema avevano colto lo stimolo, rinfocolato dai Radicali con la Marcia di Pasqua e con l'occupazione nonviolenta della Rai per ricordare l'importanza fondamentale del sistema dell'informazione in un momento così delicato come la calendarizzazione della proposta di moratoria da parte delle Nazioni Unite.
Sono milioni le firme della società civile consegnate alle Nazioni Unite, non solo dai radicali di Nessuno tocchi Caino, ma anche dalla Comunità di Sant'Egidio, di impronta cattolica, per non parlare del lavoro di informazione di Amnesty International.
Ora non resta che aspettare dicembre, sperando che la Risoluzione venga definitivamente approvata.
"Moratoria" significa "sospensione" un primo passo necessario prima dell'abolizione. Un passo importante perchè permette ad ogni paese di responsabilizzarsi, senza che gli organismi internazionali intervengano nella sovranità nazionale.
Come dice il giornalista Stefano Folli nel suo articolo sul Sole 24 ore "L'abolizione, sia pure tendenziale, della pena di morte è un grande tema unificante su cui laici e cattolici si trovano d'accordo. Si dà l'idea che la politica estera possa essere in qualche misura anche questo: capacità di affermare un diritto universale in nome di una nuova visione dell'ordine fra le nazioni. Anni fa i radicali si impegnarono a favore della Corte penale internazionale. Quella che poi ha giudicato i crimini nell'ex Jugoslavia. Il filo è lo stesso di ieri e di oggi"

IL TESTO DELLA RISOLUZIONE APPROVATA: http://www.radioradicale.it/testo-della-risoluzione-sulla-moratoria-sulla-pena-di-morte

NUMERI, CRONOLOGIA E DOCUMENTI SULLA CAMPAGNA PER LA MORATORIA
http://www.radioradicale.it/liniziativa-nonviolenta-per-la-moratoria-onu-delle-esecuzioni-capitali-1

sabato 17 novembre 2007

E voi non gliela date

di Bruno Bonsignore

care donne italiane, compagne, amiche, mogli e sorelle e amanti di sedicenti tifosi del pallone, é arrivato il momento che voi scendiate in campo, anzi usciate dal campo del calcio reale -stadio- e virtuale -televisione- per raddrizzare la schiena ai vostri maschi, che' di uomini, con la dignità che comporta tale termine, spesso non si può parlare.
Per di più sono maschi senza coglioni, quelli che vi imbrogliano dicendo ciao vado allo stadio a vedere la partita e poi appena scesi in strada si calano la sciarpa in faccia, si nascondono nella vigliacca impunità dei gruppi di guerriglia urbana e muovono intrepidi all'assalto dei borghesi che vorrebbero vedere giocare a calcio e specialmente degli sbirri, nemici dichiarati perché tutori dell'ordine.
E altri maschi pure scoglionati si schierano pavidamente dalla parte dei giusti scrivendo che adesso basta, fermiamo il giocattolo, vergogna internazionale, e gridando sdegnati in parlamento sospendiamo il campionato, pugno di ferro, tolleranza zero. Patetici e ipocriti, incapaci di agire perché interdetti a capire.
Allora chiedo a voi donne, é con milioni di persone come queste, di impotenti truccati da gorilla che voi siete disposte a stendervi per congiungervi in un improbabile momento d'amore o anche solo di piacere?
Eh no care ragazze, tenetevi ben su gli slip e mandate in bianco fisso il vostro smidollato idiota fino a quando i suoi bollori guerreschi si canalizzeranno nelle parti giuste, ammesso che le abbia. Sarà un godere per tutti.

giovedì 15 novembre 2007

"L'amore, o é libero o non é amore"

di Francesca Gabetti

La violenza domestica, in Spagna più che in altri paesi, miete molte, troppe vittime.

Dall'inizio del 2007 sono 65 le donne decedute per violenza, ovvero più di una alla settimana.
Il Governo spagnolo é molto preoccupato ed ha istituito un numero verde a cui le donne possono rivolgersi per ricevere consigli ed appoggio psicologico perché purtroppo, nella maggioranza dei casi, é abitudine delle vittime non denunciare il caso di violenza e lasciar correre, sperando che prima o poi l'incubo finisca.
Ma, troppo spesso, questo giorno non giunge mai.

Ci si é resi conto che il problema culturale dell'educazione ricevuta dalle generazioni precedenti, che presentavano la donna come modello di "colei che deve sopportare per il bene della famiglia", é una delle cause principali della situazione odierna.

Per questo l'obiettivo prioritario si sposta sulla prevenzione del problema e sul dialogo con le nuove generazioni, con il lancio di una nuova, coraggiosa ed intensa campagna pubblicitaria, contro la violenza domestica, che tratta in maniera implicita e delicata anche la questione del sesso nell'adolescenza. L'immagine é una ragazzine di 13 anni ed il testo recita:

"L'amore de ve essere libero. Libero dal maschilismo, libero dalla gelosia.
Tu puoi contribuire ad inaugurare una nuova epoca.
Devi semplicemente ricordarti sempre che é tuo diritto scegliere le tue amicizie, le cose in cui credere, la tua maniera di vestire, di camminare per il mondo,di pensare, di esprimere la tua opinione e di amare. Non lasciare che il tuo compagno o la tua compagna ti comandino, ti vogliano controllare o limitino la tua libertà. L'amore, o é libero o non é amore."

Semplice ed efficace.

mercoledì 14 novembre 2007

ULTRA’ EDUCATI DAL REALITY

Argentina – Venti tifosi chiusi in una casa da “grande fratello”: cartellino rosso per chi sgarra e uscita allo stadio, in coppia con il fan della squadra avversaria.

Negli stadi argentini, a causa della violenza dei tifosi, negli ultimi 77 anni ci sono stati 223 morti. Questo dato è stato la molla che ha spinto Fabiàn Olemberg a preparare Reality Goal, un Grande Fratello che “fomenterà” la convivenza in amicizia tra i tifosi delle 20 squadre della massima serie argentina.

Lo show partirà a febbraio ed è stato lodato dall’Organizzazione Mondiale della Pace di Ginevra.

Reality Goal avrà il format classico del Grande Fratello: una casa comune, i concorrenti, 10 uomini e 10 donne.

Ma le novità sono notevoli, visto che devono servire come terapia per le famigerate “barras bravas” (le tifoserie più scatenate) : i partecipanti potranno uscire dalla casa e recarsi ogni domenica alla partita. Però ognuno andrà allo stadio con un fan della squadra rivale. La permanenza nello show sarà legata ai risultati del club del cuore, oltre che ai punti conseguiti rispondendo alle domande sul calcio o con i piatti cucinati.

Ancora: nella dimora di Reality Goal a fare da arbitri saranno due psicologi.

“Ogni offesa costerà un cartellino giallo, un’aggressione un cartellino rosso, ossia l’espulsione”. Precisa l’argentino Olemberg.

(G.A.O.)

Articolo tratto dal settimanale Panorama del 15 novembre 2007

martedì 13 novembre 2007

La voce del Pakistan è donna!

di Rossella Canevari

A una settimana dalla proclamazione dello stato di emrgenza, l'ex Primo ministro Pakistano Benazir Bhutto ha chiesto a Musharraf di lasciare la carica di presidente della repubblica, e ha detto che non sarà mai primo ministro sotto di lui.

"E' giunto il momento che se ne vada. Deve dimettersi da presidente". "C'è un consenso politico generale sul fatto che il generale Musharraf se ne debba andare... e la situazione nel Paese può solo aggravarsi se resta. E' un Paese con armi nucleari, e il ruolo dei militari è esagerato".

E' grazie a queste frasi e alla volonta di marciare con il popolo contro Musharraf che la residenza di Benazir Bhutto a Lahore è stata circondata da 1100 poliziotti che la guardano a vista. Non potrà uscire di casa per 7 giorni.

Questo capita in queste ore, in Pakistan. Ma la Bhutto non molla. Dalla sua prigione fa sapere che alla marcia, lei ci andrà e che farà sentire la sua voce.

E noi la sua voce la sentiamo forte e chiara!

http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_13/Bhutto_musharraf_tensione.shtml

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/pakistan/casa-circondata/casa-circondata.html

lunedì 12 novembre 2007

TIFOSO UCCISO/2 Le Reazioni

di Francesco G. Vicario

Giornata di reazioni. Molti avrebbero preferito non aprire i quotidiani e non accendere la televisione quest'oggi, per non sentire i vari "che schifo" e "è vergognoso", commenti dovuti, forse da qualcuno sentiti, da altri semplicemente ripetuti a pappagallo.

Qualcuno parla di "pistole facili", altri ( rectius, il senatore a vita Francesco Cossiga), partendo dal presupposto che a (presunta) violenza si risponde con (doverosa) violenza, ammettono il necessario ricorso alle armi da parte dalle forze dell'ordine ( e non stupisce la perentorietà dell'affermazione, considerato come andarono le cose il 12 maggio 1977, con l'omicidio di Giorgiana Masi perpetrato dalle forze dell'ordine).

Oggi la vittima del potere incapace ed inetto si chiama Gabriele, non andava a firmare per un referendum, andava "solo" ad assistere alla trasferta della sua Lazio, in una domenica qualunque, come tante altre volte. Ma anche Gabriele è stato vittima delle circostanze, sul nuovo campo di battaglia che vede schierati tifosi violenti contro poliziotti violenti, evidentemente poco e male addestrati all'uso della rivoltella. E che, per intimidire, oggi come 30 anni fa, sparano ad altezza d'uomo.
Tra sguardi basiti, commenti inutili, ritrattazioni e immagini da guerriglia urbana.

domenica 11 novembre 2007

TIFOSO UCCISO- quindici minuti di silenzio

di Virginia Fiume

Probabilmente verrà rinviata la partita di calcio Inter- Lazio.
Tutte le altre partite cominceranno con 15 minuti di ritardo.
Perchè?
Perchè un tifoso laziale di 26 anni è stato ucciso all'autogrill di Badia al Pino, vicino ad Arezzo.
Una dinamica confusa. Una rissa tra tifosi della Lazio e della Juventus. Si scatena la violenza e da qualche parte parte un colpo di pistola. Non si sa da chi. Forse da qualche agente di polizia.
Era meno di un anno fa quando veniva ucciso l'Ispettore Raciti a Catania.
Anche lì il cordoglio per l'insipegabile.
Come si fa a morire per una partita di calcio?
E invece succede di nuovo. E non saranno quei quindici minuti di ritardo per l'inizio della partita a dare il segnale dell'assurdità di tutto questo.
E non sarà il pacchetto sicurezza con le sue pene più severe a salvare la gente che muore stupidamente.
Calcio intriso di politica. La politica peggiore, quella delle ideologie, che si nasconde dietro la forza del gruppo e, perchè no, di un po' di cocaina.
Non tutti i tifosi, non tutti i calciatori.
Ma l'odio che si sfoga nella violenza.

Basteranno quindici minuti per pensare al prezzo di una vita?


http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_11/scontri_tifosi_a1.shtml

sabato 10 novembre 2007

Femminine altro che femministe

Rivoluzionarie negli anni ’60, Premier nel nuovo secolo

di Bruno Bonsignore


Qualche giorno fa a New York mi hanno parlato di Jane Jacobs e della sua intrepida e vittoriosa battaglia contro l'assatanato spianatore di città Robert Moses , rampante urbanista newyorkese. Uno che pretendeva di cancellare mezza Manhattan per farci passare un'autostrada a 6 corsie. E' grazie alla Jacobs se oggi possiamo ancora goderci il Greenwich Village con tutti i suoi umori, odori e sapori.
Io conoscevo, di nome, solo Betty Friedan, alfiere delle femministe sessantottine e della loro travagliata transizione, secondo me mai compiuta, verso l’emancipazione.

La citavano le copy e le art director delle agenzie di pubblicità e il suo nome spuntava sui cartelli dell'università occupata.

E poi c’era Rachel Carson che propone (Silent Spring 1962) una visione di ecosistema da contrapporre alla frammentazione della scienza e della conoscenza, alla specializzazione ossessiva che impedisce la comprensione del tutto, alla fede assoluta nella scienza.

La grandezza di questo fantastico terzetto femminile che s'incontra ed esplode negli anni '60 mi fa vedere in modo critico l’attivismo odierno delle donne per i loro diritti che rischiano di essere ricondotti e ri-ghettizzati come mere rivendicazioni femministe facendo tornare tutto indietro di mezzo secolo.

Le donne dovrebbero adottare la strategia del "jumping" come fecero gli americani nel Pacifico durante la 2a Guerra Mondiale: anziché conquistare col sangue isola per isola ne attaccavano una saltando poi le due o tre successive, tagliando loro i rifornimenti e lasciando che cadessero per mancanza di viveri ed armi. Saltate il "frammento", ignorate la battaglia parziale come esortava la Carson e concentratevi, per vincerla, sulla guerra dei diritti dell’Essere Umano. Quella che non può avere avversari perché condivisa da tutti, uomini e donne.

Non fatevi distrarre dagli obiettivi parziali che ancora volete conquistare sul fronte della parità ma piuttosto attrarre da tutto quello che dovete difendere sul fronte della disparità, della differenza, perché qui l'uomo ha abdicato e ha perso la strada, intrappolato com'é nel "suo".

Il suo lavoro, la sua auto, la sua carriera, la sua squadra, la sua seconda casa...

E la sua donna? Ha non solo le tette ma tutti gli attributi necessari a governare il proprio Paese.

C’é anche il nuovo che avanza, quella che Jeremy Rifkin chiama Erasmus Generation che ha intercettato la strada da percorrere: 6 su 10 partecipanti al progetto sono ragazze di vent'anni o lì intorno che hanno deciso di andarsene in giro per l'Europa da sole per diventare donne senza i limiti della geografia, delle culture arretrate, dei pregiudizi e dei ruoli pre-assegnati.

E così facendo si portano appresso pure i maschietti. Appunto.

venerdì 9 novembre 2007

Qual'è la tua preferita? di Gea

Ho trovato un articolo relativo ad un servizio fatto dal sito my movies sulle frasi celebri dei film che la gente cita di più. Vince in assoluto Terminator con la frase "I'll be back". Al secondo posto troviamo una frase che devo ammettere è una delle mie preferite, tratta dal celeberrimo polpettone cinematografico "Via col Vento" viene proferita da uno dei personaggi maschili da me amati (una simpatica canaglia direbbe mia nonna) Rehtt Butler la frase in questione è: "Francamente mia cara, me ne infischio". Le altre frasi le potete trovare qui:
http://www.corriere.it/spettacoli/07_novembre_08/Frasi_celebri_film.shtml. Trovo però che manchi in questa top ten un'altra frase molto famosa, sempre tratta dal polpettone di cui sopra e cioè "Domani è un'altro giorno", e probabilmente altre frasi che potrebbero venire in mente a voi, dato che la classifica è americana, perchè non trovare frasi celebri anche di film italiani oppure altre frasi celebri, di film stranieri. Comincerei con una frase, tratta da "Caruso Pascosky, di padre polacco" di Francesco Nuti: "Dammi un bacinooooo".
Gea

giovedì 8 novembre 2007

F1, campioni e telenovele

Ovvero i nuovi perversi rapporti tra notizie, sport e gossip…

di Francesca Gabetti da Barcellona

Come ormai è passato agli annali, Raikkonen e la Ferrari sono diventati, in Brasile ed a sorpresa, Campioni del mondo di Formula1, superando di pochi, ma ben giocati punti, le polemiche interne in casa McLaren.
Ma purtroppo per lo sport, nel calendario di quest’anno, sembra difficile separare quelli che sono stati i risultati agonistici da telenovela e pettegolezzi. Alonso, dopo una serie di puntate dal titolo “Insulti, dispetti&C”, ha appena reciso il contratto con McLaren e tira un sospiro di sollievo, Hamilton intanto va in vacanza e pubblica un libro di memorie.

Nonostante le bieche soffiate tra scuderie e l’ennesima botta-risposta tra Alonso ed Hamilton, la Spagna si rende conto che la popolaritá di Alonso è volata alle stelle nel 2007, nonostante i non proprio brillanti risultati della stagione. Non solo: l’audience dei Gran Premi di Formula 1 in TV registra record inaspettati. Alejandro Agag, genero dell’ex presidente del Governo spagnolo José Maria Aznar e propietario dei diritti televisivi della F1 in Spagna, gongola.

Durante le ultime tappe del GP, la partenza trasmessa nei maxi-schermi degli stadi di calcio spagnoli, ha perfino ritardato il fischio d’inizio di alcune partite: mai successo nella storia.

Un’inchiesta del quotidiano “El Periodico” svela peró il trucco: ad aumentare davanti al piccolo schermo pare non siano esattamente gli appassionati di Formula 1, bensí soprattutto ….mogli, fidanzate&C!!Queste ultime , infatti, pur continuando a non essere interessate ad auto o pole position, nel corso del 2007 hanno iniziato a non volersi perdere neanche una puntata dell’infinita e passionale lotta intestina Alonso-Hamilton. E cosí si scopre che, grazie alle innumerevoli copertine delle cosiddette “revistas del corazón” come “Hola”, “10 minutos”&C, le vicende dei due piloti sono ormai entrate a far parte della vita di milioni di lettrici, alimentando le conversazioni tra amiche come qualsiasi argomento di gossip.
Ora, per rimanere in ronico tema pettegolezzo, rimane solo un mistero "vitale" da risolvere: sará nuovo connubio Briatore - Alonso?:-)

mercoledì 7 novembre 2007

Ma quale trasparenza!?


Fatti e misfatti, amicizie e protezioni nel sistema bancario italiano
di Giusi Binetti


Gli utili delle Banche sono ormai stratosferici, siamo a + 50% rispetto agli esercizi precedenti, ma l’aliquota cui sono assoggettati, ovvero la tassazione cui sono sottoposti, varia dal 23 al 25%.

Vale a dire che le Banche sono tassate per una percentuale uguale a quella alla quale sono sottoposti i redditi di un individuo che dichiara redditi per 15 mila euro all’anno e che quasi rasenta la soglia di povertà!

Si tratta di una tassazione ridicola visto che le prime 167 Banche nell’anno 2006 hanno complessivamente realizzato utili per circa 25 miliardi di euro.

Parliamo quindi di una tassazione del 23 – 25% degli utili contro un 33% che invece, ad esempio, devono pagare le Società a responsabilità limitata, molto diffuse tra le piccole e medie imprese, il commercio e i servizi.

Non solo, e qui siamo alla beffa, nella Finanziaria 2008 è prevista un’ulteriore diminuzione di circa il 6% sulla tassazione degli utili delle Banche.

Le 167 Banche cui facevo cenno prima sono le Banche che hanno aderito a Pattichiari, una campagna di informazione portata avanti degli anni scorsi che voleva sottolineare la Nouvelle Vague delle Banche italiane, nel nome della trasparenza nei rapporti con la clientela. Serviva a stendere un velo pietoso su fatti come gli scandali Cirio, Parmalat e i Bond argentini o come i tassi da usura praticati sui finanziamenti o sui mutui ipotecari fino a non molto tempo prima. Ma suona piuttosto come fumo negli occhi.

Quest’anno abbiamo avuto il cadeaux dei Mutui Subprime, le cui estreme conseguenze ancora non conosciamo, e le operazioni in Derivati, strumenti finanziari pericolosissimi in mano a gente poco esperta, appioppati a sprovveduti amministratori locali.

Ma il sistema bancario italiano, protetto da politici di alto lignaggio, controlla aziende e informazione e quindi può permettersi questo ed altro.

In barba a chi si sta vedendo portar via la prima casa perché la rata del mutuo è diventata insostenibile.


Associazione difesa utenti servizi bancari, finanziari, postali e assicurativi: http://www.adusbef.it

martedì 6 novembre 2007

Addio Enzo Biagi, di Rossella Canevari


all'età di ottantasette anni, Enzo Biagi è scomparso.

Giornalista, scrittore, intellettuale, era riuscito a tornare in Rai dopo l'estromissione berlusconiana del 2002, con un programma in seconda serata su rai 3: rotocalco televisivo dal nome del programma che aveva lanciato nel 1963.

Ha lavorato nella sua vita per nove giornali ha scritto numerosi libri di attualità, memorialistica, storia recente e negli anni 70 una serie di reportage in giro per il mondo pubblicati nella serie "Geografia di Enzo Biagi".

Nel 1953 ha scritto anche un film ,"Camicie rosse", con Anna Magnani e Francesco Rosi.

Ha iniziato diciottenne la sua carriera giornalistica come cronista al Resto del Carlino.

Dopo l'8 settembre del 1943 si aggrega ai gruppi partigiani operanti sul fronte dell'Appennino. Il 21 aprile 1945 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni della Radio alleata la fine della guerra.

Nel 1952 viene chiamato da Arnoldo Mondadori al settimanale Epoca di cui diventa in breve tempo direttore.

Nel 1961 è chiamato a Roma a dirigere il telegiornale nell'epoca in cui cominciava a prendere piede l'alleanza di centrosinistra tra Dc e Psi e fonda anche Rt, il primo rotocalco televisivo.

Due anni dopo si dimette e viene chiamato alla Stampa di Torino come inviato. Nel 1971 diventa direttore del Resto del Carlino e riprende le collaborazioni con la Rai, ma un anno dopo è allontanato dal quotidiano bolognese e torna al Corriere della Sera, dove aveva iniziato una collaborazione nella seconda metà degli anni 60.

Nel 1995 inizia la trasmissione Il Fatto, un programma di approfondimento dopo il Tg1. Restano famose le due interviste a Roberto Benigni, l'ultima delle quali nel 2001 in piena campagna elettorale, dove il comico parlò di Berlusconi e della sua candidatura, da cui sono sorti gli scontri con il politico di centro destra.

Lo scorso anno Biagi ha pubblicato un libro, "Quello che non si doveva dire", sui fatti che avrebbe trattato nella sua trasmissione, se fosse sopravvissuta al governo di centrodestra.

lunedì 5 novembre 2007

Basescu a Prodi: quel decreto risveglia l'odio

di Francesco G. Vicario

I rapporti diplomatici tra Italia e Romania sono in corso di repentino raffreddamento, dopo la morte di Giovanna Reggiani e la presentazione delle misure emergenziali elaborate dal governo. La Piazza ha avuto la meglio. Aizzata anche da taluni sobillattori professionisti che con i loro titoli di giornale, cavalcano il malcontento speculandoci sopra (il riferimento va a Libero e al suo "Rumeno Prodi").
Basescu definisce i provvedimenti dell'esecutivo italiano "improvvisati, veicoli di odio e paura".
Il circo si alimenta: decreto espulsioni, sgomberi fulminei di baraccopoli , la sinistra che insegue la destra in materia di ordine pubblico senza elaborare una strategia propria, e le primarie sulla sicurezza della Brambilla.

Il Ministro Emma Bonino riprende la questione, nel suo intervento al VI Congresso dei Radicali Italiani, conclusosi ieri a Padova; e contesta il ruolo principe che la politica ( quella dei "buoni a niente" e dei "capaci di tutto") assegna alla piazza, quando si tratta si elaborare una strategia di azione per contrastare il mal funzionamento del sistema in settori, come la sicurezza, che hanno un forte impatto emotivo sulla popolazione. Mentre, spiega Bonino, la bussola per l'iniziativa politica, anche nella destabilizzazione e nell'incertezza sociale, deveno essere lo Stato di diritto, la legge e la legalità. Scartando l'utilizzo di provvedimenti "ad hoc", emergenziali, in grado solo di alimentare l' insicurezza percepita irrazionalmente.

Criminalizzare intere etnie, per assicurare al popolo ( N.B. non al Cittadino) il suo capro espiatorio contro cui puntare il dito, non signigica nient'altro che la deriva delle istituzioni democratiche e liberali , le uniche su cui valga la pena scommettere.

domenica 4 novembre 2007

Enola Gay ed il figlio USA senza rimorsi

di Francesca Gabetti

Vorrei che ci si potesse fermare tutti un momento a riflettere.

E' deceduto, alla veneranda etá di 92 anni, Paul Tibbets.
Per chi non ha mai sentito pronunciare questo nome, si tratta del comandante dell'Enola Gay, colui che ha "fisicamente" schiacciato il bottone e sganciato la bomba atomica su Hiroshima.

Quest'uomo era l'unico della squadra che conosceva esattamente l'obiettivo della missione e cosa sarebbe successo, visto che aveva studiato medicina, applicato la tecnologia della bomba all'aereo e messo a punto ogni dettaglio. "Sapevamo che sarebbe stato un attacco con molta emozione, ma era necessario lasciare i sentimentalismi da parte. Sapevamo sarebbero morte molte persone, ma in quel momento l'unica cosa che contava era eseguire il lavoro assegnato al meglio". Era cosí implicato nell'orrendo gioco che aveva perfino battezzato il caccia con il nome di sua madre, Enola Gay...

E' morto libero, senza pentirsi né chiedere scusa. Anzi, affermava di essere orgoglioso di aver contribuito alla scienza. Ha vissuto tranquillamente per tutti questi anni dichiarando di "dormire bene, la notte". http://www.elperiodico.com/default.asp?idpublicacio_PK=46&idioma=CAS&idnoticia_PK=455121&idseccio_PK=1007

Rabbrividisco solo al pensiero.
Dov'è la giustizia che tanto sbatte in prima pagina i crimini dell'umanitá commessi da altri e si proclama legittimo "difensore" dei diritti dei popoli? Solo quando interessano?
La vecchia scusa di "stavamo solo obbedendo ad un ordine impartito" non puó e non deve stare piú in piedi...ogni uomo non ha forse una propria coscienza individuale ed ogni nazione la propria coscienza collettiva?
Il Tribunale di Norimberga ha, piú che giustamente, cercato di trovare dei colpevoli. Pochi nell'oceano, ma almeno si é cercato di fare un minimo di giustizia. Il "mea culpa" é utile alla memoria collettiva perché suscita vergogna per il reato commesso, consapevolezza degli sbagli e contribuisce a sviluppare una nuova generazione di pensiero che prende le distanze dall'orrore.
La Germania ha pagato un prezzo altissimo per i suoi, immensi, errori.

Mi chiedo...e gli Stati Uniti? E' questo l'esempio con cui vivono le nuove generazioni? Un passato "senza macchia" alle spalle, fondato su impunitá e non-rimorso? Dov'é la memoria collettiva che riconosce il crimine, elabora il lutto ed apprende dagli errori commessi?

E se partendo da questa premessa fosse allora possibile interpretare anche alcune sconcertanti decisioni USA del presente? ... Dio mio.

mercoledì 31 ottobre 2007

Parigi va oltre la multa fino a 450 euro

di Giusi Binetti da Milano

Leggo su corriere.it la notizia della decisione di dotare i muri di Parigi di speciali lamiere con la funzione di restituire al mittente la pipi’ di chi orina nei vicoli della citta’.

Parigi soffre dello stesso problema che affligge Milano, o, meglio, i milanesi: negli ultimi anni il noto lezzo è diventato presenza comune e ahime’ frequente non solo nelle strade periferiche. A Manhattan non e’ cosi’ e usare il bagno dei locali pubblici non e’ complicato come da noi.

Almeno per gli uomini, il problema un tempo era risolto dalla presenza dei cosiddetti vespasiani: specie di separé ovoidali in ghisa verde scuro che celavano il corpo dei maschietti intenti all’opera, lasciando in bella vista pero’ testa e gambe, dai polpacci ai piedi.

Provvisto di tetto, e dotato di due posti, consentiva un uso contemporaneo, ma opposto, mentre i getti d’ acqua continui promettevano la nettezza del marchingegno.

Ricordo, su una rivista femminile, il quesito di una signora che domandava se suo marito, in quella posizione, fosse in obbligo di rivolgere il saluto ad una signora conosciuta che passava per strada. Risposta: date le circostanze, meglio era astenersi.

Tolti i vespasiani, che offendevano la vista e favorivano, pare, incontri clandestini, nella nostra citta’ ci siamo ritrovati senza nulla predisposto all’uopo, nemmeno i bagni prefabbricati, a forma di cabina, e a pagamento, che almeno Parigi ha.

Se ne deduce che il problema da noi sia duplice, ma, evidentemente, non meritevole di essere affrontato.

Quando i nostri amministratori smetteranno di essere politically correct e cominceranno a chiamare i problemi con il loro nome?

A cominciare dagli orinatoi.


la notizia: http://www.corriere.it/esteri/07_ottobre_29/parigi_muri_pipi.shtm


martedì 30 ottobre 2007

GRAVIDANZE SPONTANEE E ASSISTITE

di Virginia Fiume da Milano

Ascolto il TG1.
Parlano di un parto di 5 GEMELLI in non so che ospedale definito come gioiello. (scoprirò più tardi il Salesi di Ancona).

Il giornalista racconta di una gravidanza: "spontanea indotta farmacologicamente"
Tradotto dal politically correttese all'italiano: FECONDAZIONE ASSISTITA.

Il giornalista forse non si è accorto che il papà sembrava uno che ha realizzato oggi che d'ora in poi deve mettere in condizione di volare non 1, non 2, non 3...ma cinque figli.

Mi permetto di pensare che con i tempi economici che corrono non sia esattamente facile.

Mi sembra di ricordare che a giugno si era parlato di un bilancio da lreferendum.
Numeri non positivi nè per le gravidanze nè per le gravidanze a rischio.
Molte più donne infertili e molte meno donne che riescono a portare a termine gravidanze sane: la restrizione a tre embrioni aumenta considerevolmente il bombardamento ormonale necessario e nello stesso tempo il rischio di gravidanze tri e plurigemellari. Una commissione parlamentare visti i dati si era espressa a favore della revisione della legge
Commissione affari sociali (qui)

Il verdetto era semplice: con le regole della legge quaranta dati di due anni dimostravano: più rischi per le madri, per i bambini, per i bambini, per il portafoglio anche nel caso in cui vada tutto bene.

Finito il servizio e il dejavu tardo primaverile mi faccio domande:

possibile che dobbiamo vivere in un paese dove i giornalisti chiamano la fecondazione assistita con il nome di gravidanza farmacologicamente indotta?
Possiamo lasciare che famiglie che già devono fare i conti (sì, anche economici...soprattutto quelli che magari decidono di andare all'estero per provare a aumentare le probabilità di una gravidanza) debbano farli anche dividendo per cinque anzichè per uno?
Se poi la gravidanza è spontanea, perchè deve essere più difficile?
Perchè è farmacologicamente indotta?
Perchè le ragazze restano incinte e abortiscono a undici anni e le trentenni- quarantenni che forse sono più in condizione di fare un figlio non possono. O devono farlo con rischi altissimi. Preservano solo parole "giusto" "sbagliato" e non le loro vite e quelle dei figli che concepiscono?

Allora, se permettete signori, fate le cose per bene.
O sì o no.
Ma per favore non ci si prenda in giro con le ideologie e non si punisca chi giù convive con dolore.
Saranno fatti suoi.
Ma secondo quale legge e' giusto far soffrire?



A DUE ANNI DAL REFERENDUM QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELLA LEGGE ATTUALMENTE IN VIGORE clicca qui o se hai più tempo ascolta qui
(organizzato da SOSinfertilità onlus e Cellula Coscioni Milano,
con Maria Antonietta Coscioni, presidente Radicali Italiani e Associazione Coscioni e Arianna Censi, consigliere provinciale milanese, Partito Democratico, responsabile dell'ideazione dell'osservatorio donna http://temi.provincia.milano.it/donne/osservatorio_dati/osservatorio.php?p=nd)

Il Papa e...le solite questioni!

di Rossella Canevari


Queste le parole del pontefice:
"non è possibile anestetizzare le coscienze sugli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l'annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona. (vedi pillola RU486) Il farmacista, importante intermediario tra medici e pazienti, deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, perchè ogni essere sia protetto dalla concepimento fino alla morte naturale".

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/benedettoxvi-17/aborto-farmacisti/aborto-farmacisti.html

http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_29/papa_obiezione_farmacisti.htlm


Aborto, eutanasia, cellule staminali e ricerca...è con i divieti che si protegge il diritto alla vita?

lunedì 29 ottobre 2007

Staffetta coniugale alla Casa Rosada

di Francesco G. Vicario

Le prime immagini scattate la ritraggono sorridente, affacciata ad una balconata che saluta e ringrazia i suoi sostenitori. E' Cristina Kirchner, neo eletta "Presidenta" argentina. Il confronto con Evita è inevitabile. Succede al marito che, avendo esaurito i due mandati consecutivi, era impossibilitato a ricandisarsi. Avvenente cinquataquatreenne, la sua campagna elettorale verrà ricordata come la pianificazione di una strategia mediatica da parte del predecessore e coniuge Nestor: lei si è spesa poco, ha calibrato le uscite pubbliche con il contagocce, dribblando la maggior parte dei confronti diretti con gli avversari ( tra cui spicca un'altra dama, Lilita Carriò, che si è posizionata al 22% delle preferenze). Desta sensazioni contraddittorie Mrs K: l'ineccepibile eleganza che la accompagna fa a pugni con il senso del suo ruolo istituzionale, si teme un fantoccio nelle mani del consorte. Riuscirà a guidare la sua terra verso il rinnovamento, ad affrancarsi dalla strana (e pericolosa) alleanza con Chavez, a riallinearsi ad una politica economica liberale filo americana abbandonando il sentiero delle nazionalizzazioni? Il regista Solanas sostiene che gli argentini le abbiano firmato un assegno in bianco, che si siano affidati più alla pulizia dell'immagine che alla schiettezza dei contenuti. Lo sforzo nell'invertire la marcia esiste, ma il timore golpista, quando si parla di politica sudamericana, è uno spettro sempre in agguato.

sabato 27 ottobre 2007

Georges-Pierre Seurat al MOMA

di Giusi Binetti
da New York

Sono al Modern Art Museum di New York e visito, in anteprima, la mostra dedicata a Seurat. Emozionante sfogliare i piccoli album che contengono i primi schizzi giovanili tracciati a matita, i primi profili, i paesaggi abbozzati, un dettaglio, un viso,un cappello a tuba.

La produzione dei primi anni è caratterizzata dall’uso della grafite, del carboncino, del pastello a cera con i quali Seurat esprime i chiaroscuri, lo sfumato dalle mille tonalità di grigio e di nero, nella ricerca continua dei contrasti, ricchi e mutevoli, del gioco della luce che filtra dalle ombre che, solo apparentemente indistinte, rivelano figure assorte, dalla immobilità piena di mistero e carica di significati. Bellissimi i ritratti del volto della madre che ricama e particolarmente ricchi di suggestioni gli scorci dei Café-Chantant.


Dopo due anni di lavoro, nel 1886, Seurat termina Una domenica pomeriggio sull’isola della Grand Jatte : prima opera rivoluzionaria per tecnica e contenuti. L’artista ritrae persone di ogni ceto sociale, dalla famigliola alle coquettes, durante le frequentazioni domenicali sulle rive della Senna.
Con questa opera nasce il Puntinismo, tecnica pittorica con la quale l’artista non si accontenta di dipingere la tela con pennellate di colore, ma, anzi, scompone il colore in mille puntini che accosta gli uni agli altri con piccoli tocchi sapienti che l’occhio dell’osservatore ricompone come un insieme composito fatto di mille sfumature uniche e irripetibili.
Non immaginava, Seurat, che il Puntinismo sarebbe stato preludio a quella magnifica espressione artistica che fu l’Impressionismo.

venerdì 26 ottobre 2007

Ma chi sono io??

di Gea
C'è una cosa che da anni ormai, io desidero fortemente, ed è una casa mia. Un buco tutto mio, non certo in centro però nemmeno troppo in periferia, perlomeno non in zone che non conosco. I prezzi e il peso di un mutuo si sa sono quello che sono, e dato che ormai già campo per miracolo barcamenandomi con le mie rate, le mie bollette e le simpatiche spese straordinarie ho quasi abbandonato l'idea. Gli affitti se possibile sono ancora peggio e quindi l'unica alternativa possibile è condividere, certo che alla tenera età di 33 anni condividere un appartamento con una sconosciuta non rappresenta proprio il massimo delle mie aspirazioni, insomma la casa per me è un problema annoso. Poi ti ritrovi a leggere questi articoli: http://milano.repubblica.it/dettaglio/Vista-Duomo-a-400-euro-al-mese-gli-affitti-stracciati-del-Comune/1377655 che ultimamente grazie anche allo scandalo dei parlamentari e dei loro "affari" immobiliari popolano la cronaca dei nostri quotidiani. Li leggo e li rileggo e penso, certo io non rientro in nessuna categoria protetta, non sono sotto i 30, non sono una ragazza madre, non sono nemmeno sposata, non sono extracomunitaria, non sono vedova e non sono neppure immanicata politicamente, amica del tale ministro/assessore/politico che mi possa mettere in lista per farmi avere una casa a in centro a € 400 mensili spese incluse. Sono sono una single come tante altre che lavora dipendente e quindi nemmeno degna di essere considerata una categoria da incentivare/aiutare. Perchè infondo scusa ma tu che problemi hai??

mercoledì 24 ottobre 2007

Chi di Ambiente ferisce...di Ambiente perisce!

Di Francesca Gabetti -
da Barcellona


In Spagna, la settimana finsce con un botta-risposta al vetriolo tra il leader dell'opposizione Mariano Rajoy (Partido Popular) ed il brand new Nobel per la Pace, Al Gore.

Ma torniamo all'inizio. Approfittando della visita nella penisola iberica di Gore, Zapatero annuncia la sua nuova ed "originale" strategia per rientrare a pieno titolo tra i top-leader della politica internazionale: la lotta contro il cambio climatico. (Da quest'anno tra l'altro, in tutte le scuole spagnole sará trasmesso, a titolo educativo, il documentario "Una scomoda veritá ").



Rajoy reagisce e sbotta. Con l'evidente intenzione di sottolineare la sviolinata dell'avversario per accattivarsi l'opinione pubblica a pochi mesi dalle elezioni, scivola in una gaffe imbarazzante ed ai limiti del surreale, qualificando il problema del surriscaldamento terrestre come un "non-problema". Infatti, aggiunge:" Mio cugino, che è fisico e sa di queste cose, è d'accordo con me nell'essere scettico: visto che non si puó ancora prevedere esattamente il tempo che fará domani, come è possibile determinare quello che accadrá tra 300 anni? Che Zapatero pensi ai problemi reali...!". Apriti cielo! La platea assiste attonita. Piovono critiche a raffica contro questa affermazione quantomeno superficiale e che rivela scarsissima informazione sul tema. Il cugino di Rajoy si barrica dietro un impietrito "no comment". Qualcuno spiega a Rajoy che il problema riguarda i prossimi 30 anni e che forse ha aggiunto uno zero di troppo...


Assist su un piatto d'argento. Al Gore infatti, che è appunto in Spagna, non si trattiene e ribatte in maniera contundente " agli scettici che ancora vi sono in questo paese" , ricordando davanti a 3000 persone che la posizione di Rajoy è "inaccettabile". Oltretutto, ricorda tagliente "Il cambio climatico non è e non deve diventare un problema politico, bensí etico", e che la polemica gli sembra alquanto fuori luogo, visto che proprio la Spagna è uno dei paesi europei piú minacciati dalla questione climatica...insieme a Grecia ed Italia.