Emma Bonino e Barbara Pollastrini, rispettivamente ministre per le Politiche Europee e per le Pari Opportunità, hanno unito le forze, in modo pragmatico: occorrono misure d'urto per l'Italia in generale, ma soprattutto per le donne.
Nel 200o il Consiglio Europeo a Lisbona aveva definito la "Strategia di Lisbona": una serie di obiettivi, di tipo economico, da perseguire entro il 2010 per "modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l'esclusione sociale".
Come? Attraverso riforme economiche e la modernizzazione dei sistemi previdenziali.
Attraverso obiettivi concordati e verificati di anno in anno che permettano a tutti i paesi europei di muoversi nella stessa direzione.
Tra gli obiettivi la crescita del tasso di occupazione.
Oggi è in media del 61 %, si vorrebbe nel 2010 portarlo al 70%.
E' necessario, ed era stato deciso a Lisbona, l'incremento del tasso di occupazione delle donne, che in media è del 51%. Si punta a portarlo al 60%. Non si tratta di un vanesio rigurgito femminista, ma di un'esigenza strettamente economica: un paese con più partecipazione economica e più partecipazione politica userebbe tutto il suo potenziale e non camminerebbe solo sulla gamba degli uomini. Almeno, questo è quello che accade in Italia, dove il tasso di occupazione femminile è ancora del 47,3 %, vale a dire che in Italia ci sono 6.000.000 di donne inattive.
La Lombardia è perfettamente in linea con la strategia di Lisbona, con il suo 60% di donne occupate. Ma è tragica la situazione del sud, con percentuali intorno al 26%.
Non si tratta solo di una questione culturale, ma anche di legalità, infrastrutture e rete pubblica.
Elementi che sono stati presi in considerazione dalle due Ministre, insieme a Damiano, ministro del lavoro e Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, nel preparare la nota aggiuntiva "Donne e Lisbona", con cui per la prima volta il Governo impegna l'Italia per i prossimi 3 anni con un piano straordinario, per arrivare preparati alla scadenza del 2010. La nota è stata presentata durante la relazione annuale sulla strategia di Lisbona e impone al Governo un cambio di passo, per non restare indietro all'appuntamento di verifica del 2010.
Incentivi per le imprese che assumono donne, soprattutto nel sud Italia, azioni per tirare fuori il lavoro nero, riduzione della pressione fiscale per le donne che lavorano. Qualcosa era già stato fatto nella Legge Finanziaria del 2006, qualcosa potrà essere fatto quest'anno. La certezza delle due ministre è che occorra comunque un piano straordinario da un punto di vista economico.
"Una persona che ha un lavoro sicuro, minimamente riconosciuto, può affrontare anche i momenti più aspri in una condizione diversa. E questo vale ancora di più per una donna" ha affermato la Minsitra Pollastrini in un'intervista sulla Nota Aggiuntiva. E ha aggiunto che il suo modello di ispirazione è "la crescita moderna di Gordon Brown, Zapatero, Clinton, un modello che unisce economia, democrazia e che considera le donne una chance di cambiamento".
Il 2010 non è lontano. L'Italia del lavoro per le donne è una giungla difficile. Si spera che due donne in gamba come Emma Bonino e Barbara Pollastrini possano continuare a unire le forze per un risultato che potrebbe determinare il posizionamento dell'Italia nei nuovi assetti europei.
Se il cielo ha due metà sarà il caso di imparare a usarle entrambe.
Approfondimenti:
la strategia di Lisbona:
Nel 200o il Consiglio Europeo a Lisbona aveva definito la "Strategia di Lisbona": una serie di obiettivi, di tipo economico, da perseguire entro il 2010 per "modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l'esclusione sociale".
Come? Attraverso riforme economiche e la modernizzazione dei sistemi previdenziali.
Attraverso obiettivi concordati e verificati di anno in anno che permettano a tutti i paesi europei di muoversi nella stessa direzione.
Tra gli obiettivi la crescita del tasso di occupazione.
Oggi è in media del 61 %, si vorrebbe nel 2010 portarlo al 70%.
E' necessario, ed era stato deciso a Lisbona, l'incremento del tasso di occupazione delle donne, che in media è del 51%. Si punta a portarlo al 60%. Non si tratta di un vanesio rigurgito femminista, ma di un'esigenza strettamente economica: un paese con più partecipazione economica e più partecipazione politica userebbe tutto il suo potenziale e non camminerebbe solo sulla gamba degli uomini. Almeno, questo è quello che accade in Italia, dove il tasso di occupazione femminile è ancora del 47,3 %, vale a dire che in Italia ci sono 6.000.000 di donne inattive.
La Lombardia è perfettamente in linea con la strategia di Lisbona, con il suo 60% di donne occupate. Ma è tragica la situazione del sud, con percentuali intorno al 26%.
Non si tratta solo di una questione culturale, ma anche di legalità, infrastrutture e rete pubblica.
Elementi che sono stati presi in considerazione dalle due Ministre, insieme a Damiano, ministro del lavoro e Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, nel preparare la nota aggiuntiva "Donne e Lisbona", con cui per la prima volta il Governo impegna l'Italia per i prossimi 3 anni con un piano straordinario, per arrivare preparati alla scadenza del 2010. La nota è stata presentata durante la relazione annuale sulla strategia di Lisbona e impone al Governo un cambio di passo, per non restare indietro all'appuntamento di verifica del 2010.
Incentivi per le imprese che assumono donne, soprattutto nel sud Italia, azioni per tirare fuori il lavoro nero, riduzione della pressione fiscale per le donne che lavorano. Qualcosa era già stato fatto nella Legge Finanziaria del 2006, qualcosa potrà essere fatto quest'anno. La certezza delle due ministre è che occorra comunque un piano straordinario da un punto di vista economico.
"Una persona che ha un lavoro sicuro, minimamente riconosciuto, può affrontare anche i momenti più aspri in una condizione diversa. E questo vale ancora di più per una donna" ha affermato la Minsitra Pollastrini in un'intervista sulla Nota Aggiuntiva. E ha aggiunto che il suo modello di ispirazione è "la crescita moderna di Gordon Brown, Zapatero, Clinton, un modello che unisce economia, democrazia e che considera le donne una chance di cambiamento".
Il 2010 non è lontano. L'Italia del lavoro per le donne è una giungla difficile. Si spera che due donne in gamba come Emma Bonino e Barbara Pollastrini possano continuare a unire le forze per un risultato che potrebbe determinare il posizionamento dell'Italia nei nuovi assetti europei.
Se il cielo ha due metà sarà il caso di imparare a usarle entrambe.
Approfondimenti:
la strategia di Lisbona:
la nota aggiuntiva: http://www.politichecomunitarie.it/dipartimento/15547/donne-innovazione-crescita
L'intervista a Barbara Pollastrini: http://www.radioradicale.it/scheda/241698/in-panchina-vacci-tu
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