di Virginia Fiume, da Milano
E' iniziato ieri il viaggio di Bush in Africa: attraverserà Benin, Tanzania, Ruanda, Ghana e Liberia.
La motivazione ufficiale del viaggio è la "guerra alla malaria, alla tubercolosi e all'aids".
Ma verificando la situazione politica dei paesi oggetto della visita del presidente americano si nota come l'interesse che ha spinto il viaggio possa difficilmente essere considerato esclusivamente di tipo sanitario- filantropico. Alcuni esempi: il Ghana, indipendente dal 1957, con un sistema multipartitico dagli anni '90, è il secondo produttore al mondo di cacao e il secondo paese d'Africa per quanto riguarda l'estrazione d'oro. La Liberia, uscita da 14 anni di guerra civile con 200.000 morti, prima della guerra ospitava una base della CIA e oggi, attraverso la sua presidente Ellen Johnson Sirleaf, si dichiara disponibile ad ospitare il quartier generale del comando militare statunitense Africom. Quartier generale che invece non viene visto di buon occhio dal Governo del Sud Africa e dalla Nigeria, uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti in Africa, nonchè artefice di una forte rinascita sul mercato mondiale come paese fornitore di energia.
Ma lasciando momentaneamente da parte le questioni di geopolitica del continente africano, questioni che potrebbero prestare il fianco ad accuse di una lettura dietrologica, è interessante vedere quale proposta il Governo americano porta avanti per la lotta all'Aids.
Bush sta chiedendo al Congresso di stanziare 30 miliardi di dollari per la lotta all'Aids. Denaro che verrà suddiviso in progetti di prevenzione e in distribuzione di farmaci antiretrovirali, alla base delle cure della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Il vecchio finanziamento era consistito in 15 miliardi di dollari, di cui un terzo investito per promuovere l'astinenza come metodo di prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili, prima tra tutte l'aids.
Secondo i dati dell'Onu sono 33 milioni gli ammalati di Aids, di cui 1,7 solo nel 2007.
I Democratici americani accusano il programma di essere troppo ispirato al modello "cristiano evangelico" con la sua promozione dell'astinenza e della fedeltà, ponendo l'uso dei contraccettivi solo al 3° posto della strategia prevista.
La replica è che "le chiese sono il principale luogo di raduno e quindi il veicolo più rapido per l'informazione".
Se è davvero così allora perchè non sfruttare questa enorme possibilità di comunicazione per diffondere la cultura della contraccezione?
Forse tutto si ricollega al viaggio che Benedetto XVI intraprenderà il 16 aprile per recarsi alla Casa Bianca?
Forse perchè dipingere gli africani come selvaggi promiscui da salvare ed educare all'astinenza e al moralismo fa incamerare più denaro alle grandi industrie farmaceutiche che vendono i famosi antiretrovirali?
Forse la sindrome da immunodeficienza è collegata anche al fatto che il 52 % degli abitanti del continente non ha a disposizione l'acqua potabile e il 62% non può accedere alle cure adeguate ai problemi di malnutrizione e misere condizioni di vita.
Forse quando si incontrano moralismi ed educazione si generano più mostri che con investimenti e aiuti mirati alla crescita.
C'era un antico motto che diceva:
"non regalare un pesce a un uomo che ti tende la mano,
insegnagli a pescare".
Col preservativo possibilmente.
Un quadro della situazione politica dei paesi oggetto della visita di Bush qui
Presentazione di una teoria che riconsidera il fenomeno dell'aids in Africa.
Alcunio studiosi sostengono che non ci sia un legame diretto tra virus dell'HIV e sindrome da immunodeficienza qui
domenica 17 febbraio 2008
Bush in Africa combatte l'Aids, con l'astinenza
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