martedì 17 giugno 2008

Parentesi calcistica al femminile- per sdrammatizzare il prepartita

grazie a Stefania Campanella e al suo blog: www.donnetifose.it




- le semitifose

solitamente donne chiacchierone o spiritose, che non vanno mai allo stadio, ma si dichiarano di una piuttosto che di un’altra squadra. Sono fastidiose solo quando si mettono a far finta di capire davvero qualcosa di calcio; sono quelle che se vedono una partita fanno le corna verso il televisore quando è inquadrata la squadra avversaria.



- le donne veramente tifose:

l’unica categoria degna di rispetto calcistico. È facile riconoscerle, perché nel cuore hanno una sola squadra, che seguono allo stadio o dove capita; sono quelle che non si vedono in giro durante le partite. Sono numerose sugli spalti degli stadi, senza cerchietti alla Totti, ma solo con la paura di perdere un incontro, una stagione, un’eliminatoria. Sono le donne che vivono il calcio minuto per minuto e che arricchiscono il tifo con una grande, viscerale, travolgente passione.

Poi, se i giocatori sono anche belli, tanto meglio.

Stefania Campanella è autrice del libro

"La donna ideale"...





Una curva tutta curve

Gatto e cane. Pesce e vino rosso. Donne e calcio. Ci sono cose che sembrano inconciliabili. Eppure, Gillian - il mio coinquilino persiano - adora Polly, il cocker della vicina; il Beaujolais Nouveau si accompagna perfettamente con una zuppa di pesce; ma soprattutto ci sono già milioni di donne che non potrebbero più fare a meno di seguire le partite della propria squadra e migliaia di iscritte a club di tifo femminile organizzato.

È arrivato dunque il momento di spiegare a tutte le donne che odiano il calcio cosa si perdono:



Una o più volte la settimana in compagnia di migliaia di uomini.



L’occasione di sapere sempre come attaccare bottone con l’altro sesso.



Le coccole degli amici, per cui una tifosa rappresenta una sana alternativa alla pizza delivery la sera della partita.



Potersi togliere lo sfizio di dare buca a lui perché “c’è la partita”.



Saper di cosa parlare con i colleghi il lunedì.



Poter parlare di fuorigioco senza fare del cabaret.



Parità al 100%: allo stadio conta la maglia che si indossa, non il sesso a cui si appartiene.



90° minuto (o il nuovo Serie A) non sarà più un’ora e mezza da dimenticare.



Molti viaggi in Italia e forse pure in Europa.



Se lui parla tutta la sera di marcamento a zona, non bisogna scolarsi due bottiglie di Lucano.



Le proprie gambe non saranno più un problema,

conteranno solo quelle di Totti (o di chi per lui).



L’essere considerata da mezza popolazione

come la donna ideale.

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