tratto da www.ildue.it
La legge Merlin del ‘58, a detta di molti, a così lunga distanza dalla sua approvazione, non è idonea a gestire il fenomeno della prostituzione in Italia che, di fatto, rimane una realtà presente e costante di fronte alla quale è difficile chiudere gli occhi.
Prima dell’entrata in vigore della legge del ‘58 la prostituzione all’aperto era molto poco diffusa, mentre come ha riferito Pia Covre, esponente di punta del Movimento per i diritti delle prostitute, oggi in Italia si calcola che le lucciole in strada siano circa 50.000, aumentate in maniera esponenziale negli ultimi decenni complice l’aumento dell’immigrazione clandestina.
Secondo invece le stime del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, vi sono tra le 15.000 e le 18.000 donne coinvolte nella prostituzione. Il 65% lavora in strada, il 35% in albergo o in appartamento. Il 20% è minorenne. Tra le 15.000 e le 25.000 sono le prostitute straniere. Soprattutto nigeriane, ma anche albanesi, polacche e bielorusse.
Il 10% del totale è vittima del racket e costretto al mestiere sulla strada a seguito di minacce dirette, anche, a parenti o figli rimasti in patria.
Da 5.000 a 7.000 euro: tanto rende al mese una prostituta al suo sfruttatore.
Diciassette: le prostitute uccise in strada nel 2000. Un dato drammaticamente stabile negli anni. Tra il 10 e il 30% del totale i transessuali che si prostituiscono.
Sette le regioni con la maggiore presenza di prostitute di strada: Lazio, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Abruzzo.
Nove milioni: il numero dei clientiche si rivolgono al sesso a pagamento.
Circa 90 milioni di euro, il giro d’affari mensile della prostituzione in Italia. L’80% dei clienti chiede alle prostitute di non usare il preservativo.
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