di Simona Voglino
Sarà anche vero che siamo tutti uguali, che viviamo sotto lo stesso cielo e respiriamo la stessa aria, ma quando da Milano ti proietti in una vera, grande metropoli con la sua maniacale efficienza e la sua coloratissima multietnicità, realizzi improvvisamente che il nostro italianissimo conservatorismo ideologico ci esclude, quanto meno parzialmente, da quella visione globale che caratterizza questo mondo nel suo inarrestabile divenire.
L’esempio più calzante mi arriva tutte le sante mattine quando verso le otto e mezza prendo la metro.
Grandi stazioni perfettamente organizzate affollate dal delirio di un’umanità frenetica, che inizia una nuova giornata. E’ il vero e proprio esodo di una massa eterogenea e compatta che corre verso la propria vita quotidiana.
Appena entri in una stazione della metropolitana londinese ti si apre un mondo a sé, fatto di migliaia e migliaia di persone, rumori, scritte e scale mobili e la cosa davvero impressionante è che anche dentro a questo universo caotico la sensazione è sempre quella che a controllare questo velocissimo movimento di voci e passi vi sia un ordine intrinseco.
Le scale mobili, lunghe e veloci affollate di gente. Chi si lascia trasportare dal loro movimento è pregato di sistemarsi sulla destra per lasciare libero il passaggio alla frenesia dei ritardi di chi le percorre più velocemente, in salita o in discesa poco importa. Tutto è governato da regole che ognuno rispetta come se non lo fossero nemmeno.
In cima a molte di queste scale talentuosi suonatori dei più svariati strumenti, si esibiscono davanti ad un fiume di gente, in piena e mai stanco di scorrere che passa al suono di quelle note che danno un sapore ritmato alla giornata che sta iniziando.
(Cartelli pubblicitari si susseguono, accompagnati da luci, suoni e odori.)
Ogni due minuti (al massimo) arriva il tuo treno. Veloce ed efficiente anche lui, rigoroso ed educato come i suoi innumerevoli passeggeri quotidiani. E appena sali sul tuo vagone, dopo aver lasciato scendere con diligenza naturale gli altri passeggeri, ecco un altro mondo davanti ai tuoi occhi.
Decine e decine di sguardi: vispi, cauti, timidi, indifferenti, assonnati o attenti incrociano il tuo. Decine e decine di giacche, scarpe e borse. Tantissime nazionalità e differenti colori di pelle che si mischiano e si sfiorano con indifferenza normale.
Oriente e Occidente respirano la stessa condensa, a volte quasi soffocante.
Burqa e minigonne si mescolano nell’indifferenza della folla.
Il manager, la cameriera e lo studente.
Chi ascolta la musica col suo pratico mp3, chi legge il Financial Times, chi un libro o più semplicemente “metro” il free-press del mattino. E’ davvero il trionfo della diversità normale, così normale da farti davvero sentire uno e fra tanti.
Così normale da farti capire che forse i non-normali siamo noi, così attenti a considerare tutto ciò che è diverso.
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2 commenti:
già...leggendo il tuo articolo mi vengono quasi le lacrime agli occhi (sarò troppo melensa), ricordando le stesse identiche sensazioni di 4 anni fa a new york, dove solo 2 mesi di queste percezioni corporee e mentali mi hanno totalmente posta in un altro punto di vista e rapito il cuore, che ora è là, oltreoceano, mentre io scrivo dalla chinatown della nostra piccola grande metropoli milanese
clo
good start
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