giovedì 29 novembre 2007

Sviluppo Umano, classifiche e clima

di Francesca Gabetti


E' stato appena pubblicato il nuovo Informe dell PNUD, il programma delle Nazioni Unite che studia lo Sviluppo Umano, definito come "Il processo grazie al quale una societá contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini, attraverso l'incremento di quei beni che permettono di soddisfare le necessitá fondamentali e complementari, e della creazione di un contesto nel quale si rispettino i diritti umani altrui."

La Spagna scala 6 posti e, rispetto alla precedente edizione, supera per la prima volta l'Italia, piazzandosi al 13º posto per la qualitá di vita. Le variabili considerate sono, tra l'altro, speranza di vita, alfabetizazzione, soddisfazione personale e salario medio.

http://es.wikipedia.org/wiki/Índice_de_Desarrollo_Humano

In testa alla classifica si confermano rispettivamente Islanda, Norvegia ed Australia. La Svizzera è al 7º posto, la Francia al 10º, gli Stati Uniti al 12º e l'Italia scende a 20º, perdendo tre posizioni.Chiudono, in coda, Burkina Faso e Sierra Leone.

Lo studio evidenza anche come il cambio climatico si confermi effettivamente la prima preoccupazione in assoluto per il nostro pianeta e per il suo futuro: la contaminazione, infatti, è direttamente proporzionale al livello di sviluppo raggiunto e, piú i paesi crescono, piú ascendono le emissioni di Co2, piú grande è la minaccia per il nostro ecosistema...
E' la Cina, come tristemente noto, l'incognita piú allarmante.

mercoledì 28 novembre 2007

Ad Annapolis la conferenza di pace per il Medio Oriente

Lavorare insieme per il bene comune
di Giusi Binetti

Sta per prendere avvio ad Annapolis la conferenza di pace Israelo-Palestinese fortemente voluta dal Presidente americano George Bush che entro la fine del suo mandato – gennaio 2009 – spera di coronare il sogno, suo e di buona parte dell’umanità, di una pace vera e duratura fra i due popoli del Medio Oriente.

Sembra essersi manifestato quello che è certamente un prerequisito indispensabile: la volontà ferma e comune dei due leader delle controparti, di raggiungere questo obiettivo.

Sia il premier israeliano Olmert, sia il leader dell’ Anp Abu Mazen infatti condividono l’obiettivo comune di dare vita a due Stati sovrani per dare un volto nuovo a quelle terre martoriate dalla cui convivenza pacifica si delineerà il nuovo futuro del Medio Oriente.

Passo decisivo sarà la prima riunione della Commissione congiunta Israelo-Palestinese che avvierà le proprie attività il prossimo 12 dicembre.

I due leader avranno poi incontri settimanali per assicurare continuità e rigore al processo di pace.

Nessuna illusione su quanto tale processo non nasconda insidie e su quante difficoltà saranno di ostacolo: infatti in seno ad Hamas parlano già di “discorsi inutili” , mentre l’ Iran dichiara che “non cambierà la sua posizione”.

Ma un primo grande passo è rappresentato dal fatto di lavorare insieme, concretamente, per il bene comune ed i leader hanno espresso questa ferma volontà.

Una riflessione che ci riguarda. Ieri sera l’onorevole Casini – ospite di Giuliano Ferrara – ha fatto questa considerazione: visto che la situazione italiana è pressoché drammatica, perché non invocare un governo di larghe intese in cui i leader, incuranti dei voti (è una novità?), si impegnino nel perseguire obiettivi prioritari con la dedizione e l’operosità di chi si muove per il bene della collettività?

Strano, pensavamo fosse tra i doveri imprescindibili di chi abbiamo eletto, ma, pazienza, se cominciassero a farlo ci accontenteremmo ugualmente.

martedì 27 novembre 2007

Il coraggio di fare un film....

di Rossella Canevari
"E' un morto che cammina" a soli 25 anni: Amin, giovane regista afghano, giornalista di una televisione indipendente di Kabul, è venuto a milano per presentare il suo film ed è stato investito da una Fatwa.
Così la vita di Amin, i suoi studi all’Academy Art, il suo lavoro all’Ariana Television Network di Kabul, la sua militanza per i diritti umani e per la democrazia in Afghanistan si sono fermati a Milano. Bloccato fra il Centro di accoglienza di viale Fulvio Testi e la Mediateca di via della Moscova, Amin fa l’unica cosa che gli è rimasta da fare: scrivere il suo blog.

http://www.aminwahidi.blogspot.com/

La fatwa dei talebani è giunta per il progetto di un altro film «Keys to paradise». «Non l’ho ancora girato – spiega il ragazzo -, ma era tutto pronto, anche le location. Denunciava la follia dei suicidi talebani, in nome della religione islamica e l’ignoranza grazie alla quale si è sviluppato l’estremismo religioso. I talebani educano nelle madrasse del Pakistan piccoli bambini, instillando in loro assurdi pensieri superstiziosi. I kamikaze, infatti, sono convinti di agire con le bombe addosso senza essere visti, perché sono santi».
Amin da settimane non sa dove siano i suoi genitori, costretti a scappare da Kabul per le minacce di morte ricevute dai Talebani e da Milano pormette che il film lo girerà e che non rinuncerà a lottare per i suoi diritti, per i diritti del suo popolo e per la democrazia.
Forza Amin, il mondo rosa shokking è con te!

lunedì 26 novembre 2007

TV / Serata Celentano : l'ultima sfida del Molleggiato

Di Francesco G. Vicario

Come tradizione consolidata vuole, stasera andrà in onda su Raiuno l'atteso "one night show" firmato Adriano Celentano, già atteso come l'evento televisivo dell'autunno 2007.
Centomila euro circa il cachet concordato, diretta dall'auditorium Rai di Milano, qualche ospite già accreditato ( Carmen Consoli, Mogol, Laura Chiatti, Fazio nel ruolo di "spalla" e le incursioni di Cornacchione) ma sui monologhi del Molleggiato riservo assoluto. Probabilmente perché non li conosce nemmeno lui: l'improvvisazione, per il cantante, è il sale dell'intrattenimento. Da quando, durante quell'epico "Fantastico" del 1987, infarcì il tradizionale varietà nazional-popolare della televisione di Stato con pause, silenzi, appelli (memorabile quello contro la caccia con lo slogan "io sono figlio di una foca e non permetterò che mia madre pianga") e sfide ai telespettatori, come l'invito a spegnere i televisori per 10 minuti accolto da milioni di utenti.
Per arrivare poi al più recente Rockpolitik, anno 2005, che spronò il temerario direttore Del Noce ad autosospendersi per non rispondere delle provocazioni lanciate dal palco dello show. Ma è noto che simpatie e antipatie nel mercato televisivo non reggono il confronto con l'acquolina degli ascolti e Del Noce richiama a gran voce sia Celentano che Benigni ( che apparirà sul piccolo schermo il 29 Novembre).

Certo è, che con le (ultime) vicende Raiset, di materiale per uno spettacolo al vetriolo ce ne è parecchio.

domenica 25 novembre 2007

Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne

di Virginia Fiume da Milano



Nel 1981 a Bogotà, durante l'Incontro femminista latinoamericano dei Caraibi venne fissata la data del 25 novembre come "giornata mondiale contro la violenza sulle donne". In memoria delle sorelle Mirabal, compagne di dissidenti della Repubblica Domenicana al regime militare del dittatore Trujillo: le tre un giorno in cui stavano andando a trovare in carcere i loro compagni vennero intercettate da agenti dei servizi segreti e violentate e torturate, e infine uccise. Quel giorno era il 25 novembre 1960.

In Italia ieri si è tenuta una grande manifestazione a Roma. Una manifestazione cui hanno partecipato 100.000 donne, per attirare l'attenzione e gridare tutta la rabbia di una parte della popolazione, non solo italiana, ma anche mondiale, che vede le violenze, gli abusi e le molestie come prima causa di morte. Il 52 % della popolazione mondiale.
Sì, perchè essere donna può significare anche questo: morire per la violenza.
Per questo è stata organizzata una manifestazione per dire che la violenza da parte degli uomini "non è un problema strutturale, insito nelle relazione tra uomini e donne in un sistema patriarcale come il nostro", per dire che le donne "non ci stanno in un pacchetto violenza, vogliono cultura del rispetto".
Per chiedere al Governo di finanziare le Case delle Donne, i Centri Antiviolenza, la rete dei servizi sociali.
Nelle file delle manifestanti c'erano centinaia di donne musulmane e rom, perchè la violenza anche tra le file dei loro uomini si annida, e il caso di Hina, sgozzata dal suo stesso padre perchè troppo occidentale, è forse quello più impressionante. Senza pensare alle centinaia di migliaia di donne vittime dell'infibulazione, invisibile offesa alla dignità femminile.


anni '70 (archivio fotografico partito radicale)

Mancava qualcuno però tra le file delle manifestanti. Gli uomini.
Nonostante un acceso dibattito sui blog delle associazioni organizzatrici si è deciso di tenere fede all'idea iniziale, una manifestazione di sole donne per le donne.
Per riconoscere la propria autonomia e la propria indipendenza, per dire a tutti "ce la possiamo fare da sole", per non dare agli uomini l'"ennesima stampella. Se vogliono possono organizzare contro manifestazioni o una manifestazione in qualunque altro giorno dell'anno".
Una rabbia grande, che forse fa perdere di vista l'importanza di essere uniti senza colori bandiere e generi per il raggiungimento degli obiettivi. La stessa rabbia che ha accecato la minoranza di donne che hanno spinto Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna ad abbandonare il corteo.
O la Bindi e la Pollastrini a non intervenire sul palco. Tutte considerate, per diverse ragioni, "traditrici". Non compagne, non donne, non persone che ricoprono quei ruoli istituzionali che, forse, sono l'unica piccola possibilità di cambiamento politico.
Sicuramente un errore anche dal punto di vista culturale.

Io personalmente preferisco l'approccio della "lettera aperta alla piazza delle donne"pubblicata su Aprileonline da alcuni giovani degli anni '80, che si reputano figli della rivoluzione sessuale e del femminismo, e che dicono: "Siamo cresciuti nella convinzione che uomo e donna siano due entità complementari e che il cambiamento culturale necessario si possa produrre solo attraverso l'azione comune".

Insomma, dopo la cacciata delle traditrici viene da sperare che si possa continuare a credere nella forza dirompente delle azioni comuni. O che chi ci crede non perda la voglia di lottare per questo approccio mentre diventa grande.
Almeno le donne.


La lettera alla piazza delle donne dei giovani di Aprileonline
http://www.aprileonline.info/5212/lettera-aperta-alla-piazza-delle-donne


La risposta di Olivia Fiorilli "Perchè una manifestazione di donne per donne"
http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article1202


Il dibattito sul sito CONTROVIOLENZADONNE sull'opportunità o meno della partecipazione maschile
http://controviolenzadonne.freewordpress.it/2007/10/27/sommovimento-femminista/

sabato 24 novembre 2007

Manifestazione a Roma contro la violenza sulle donne

dal sito di La7


http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=6095&cat=cronaca




Migliaia di donne, più di centomila secondo i primi calcoli, hannno manifestato oggi a Roma contro la violenza che vede proprio le donne vittime della furia dei maschi. Abusi sessuali, soprusi, percosse che arrivano fino al tentativo di omicidio, si consumano spesso tra le mura domestiche o nell'ambito di amici e conoscenti. Un fenomeno che non risparmia l'occidente ricco e che si ritiene civilizzato, e che attraversa tutti gli strati sociali. In Italia si calcola che siano sette mlioni le donne vittime di violenze, secondo Human Rights il nostro paese è quinto in Europa per gli stupri Non sono mancati momenti di tensione, prima per lil tentativo di impedire la partecipazione dei maschi, poi per la contestazione a Stefania Prestigiacomoe alla responsabile femmiminile di Forza Italia Mara Carfagna. Contestate anche le ministre Livia Turco e Giovanna Melandri, costrette a lasciare il palco de la 7 che stava seguendo in diretta la manifestazione.

venerdì 23 novembre 2007

Che abiti...

Eccolo qui, purtroppo oggi ho poco tempo per commentare perchè sto per partire per Barcellona!!!L'articolo è carino ecco il link:
http://www.corriere.it/spettacoli/07_novembre_22/abiti_nella_storia_fa70d1bc-990c-11dc-831b-0003ba99c53b.shtml
Gea

giovedì 22 novembre 2007

Colloqui di potere

di Francesca Gabetti


Leggo sui quotidiani che il re Abdullah ha terminato il suo "tour europeo" con un gran "trionfo": è stato ricevuto perfino del Papa, in un colloquio privato di mezz'ora.

Incredibile è peró il fatto che in pochi si siano stupiti per questo "storico" incontro.

Quest'uomo saudí, che pochi giorni prima era stato accolto - chissá perchè - con tappeti rossi (e moltissime polemiche correlate) in Gran Bretagna, si è permesso di dichiarare, in un'intervista alla BBC, che i paesi occidentali non fanno abbastanza per combattere il terrorismo. Addirittura accusa in diretta i servizi segreti britannici di aver sottovalutato la "soffiata" saudí nei giorni immediatamenti precedenti agli attentati di Londra.

Quantomeno inverosimile. Ricordiamo al signor Abdillah che il suo paese, l'Arabia Saudita non è uno stato democratico.

Amnesty International è dovuta intervenire piú volte a proposito di torture e sospette esecuzioni. E' uno stato in cui alle donne è vietato guidare, che ha consentito la distruzione di vari edifici storici della Mecca in nome di principi islamici e che, volente o nolente, contribuisce a rimpinguare le milizie votate alla causa di Bin Laden, come dimostrano i passaporti degli arrestati dell'11 settembre.
Si sa perfettamente che gli USA hanno in piú occasioni finanziato l'Arabia Saudita per proteggere i propri interessi nel medio oriente.

Peró viene ricevuto con grandi onori dalla Regina Elisabetta, da Angela Merkel, da Napolitano e, ancora piú sorprendente, dal Papa. Il re Abdullah gli ha addirittura regalato un'arma, una spada intarsiata, e, come d'abitudine ha viaggiato a Roma con decine di inservienti e parecchie concubine. Il Papa non ha fatto una piega e gli ha aperto quegli stessi appartamenti vaticani chiusi in passato per molti altri leader.

Gli interessi economici che guidano personaggi e nazioni nelle loro decisioni sono evidenti, ma altro é, o dovrebbe essere, la coerenza con la condanna ai diritti umani... perchè a quanto pare valgono per alcuni, ma non per tutti.

Per maggiori info:
http://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_umani_in_Arabia_Saudita
http://es.wikipedia.org/wiki/Arabia_Saudita

mercoledì 21 novembre 2007

ANNISETTANTA Il decennio lungo del secolo breve

In mostra alla Triennale di Milano fino al 30 marzo 2008
di Giusi Binetti

La mostra, che è allestita con il contributo di personalità eccelse del mondo culturale italiano, si snoda in un percorso labirintico (che al piano superiore poteva essere reso più agevole), e accompagna il visitatore entro i diversi scenari – artistico, culturale, mediatico, politico - che hanno contraddistinto gli anni Settanta.
Ogni testimonianza, racchiusa in una stanza che concentra di volta in volta un insieme di emozioni, viene presentata al pubblico con impatti visivi, acustici ed anche olfattivi capaci di coinvolgere e permeare in una sorta di effetto tele-trasporto che proietta in un tempo – luogo caratteristico di quegli anni.

Un esempio per tutti il fenomeno Fiorucci. Grande amico di Andy Warhol rivoluzionò il luogo – negozio trasformandolo in un luogo – emozione, ricco di evocazioni, di suggestioni, di colori e di profumi capaci di proiettare il visitatore – anche non acquirente – in dimensioni lontane e sconosciute: era come fare il giro del mondo. E allora viaggiare era privilegio di pochi. Fu decisamente Fiorucci l’inventore del concept store e del marketing emozionale.

Per chi scrive, allora ventenne, il risultato della visita è un’esperienza emozionante che riporta in vita sensazioni, paure, vissuti che prepotentemente e inevitabilmente inducono a fare raffronti con l’epoca presente.
Dal confronto vincono gli anni Settanta perché - nonostante gli avvenimenti terribili legati agli estremismi politici, la nascita delle Brigate Rosse, l’omicidio Moro, le uccisioni dei giovanissimi attivisti politici - in quegli anni si respirava il vento del cambiamento, della ribellione alle convenzioni ed ai privilegi ipocriti, dell’innovazione e della sperimentazione in ogni forma e in ogni arte.

In quegli anni i giovani erano capaci di emozioni e capaci di sognare di costruire un futuro migliore. Resta l’amarezza di non essere riusciti a dare ai giovani di adesso la stessa speranza nel domani.

martedì 20 novembre 2007

Giornata mondiale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza- Stiamo attenti anche ai nostri bambini

di Claudia Clerici da Milano

Il 20 novembre del 1989 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, entrata in vigore il 2 settembre 1990. Si tratta di un documento che propone anche per i minori tutti quei diritti e libertà attribuiti agli adulti, ovvero i diritti civili, politici, sociali, economici e non ultimi quelli culturali.

La Convenzione rappresenta senza dubbio lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia ed è giuridicamente vincolante per gli Stati che la ratificano, cosa che L'Italia ha fatto il 27 maggio 1991 con la legge n. 176.

Per celebrare questa data il mondo dell’associazionismo organizza da anni iniziative di varia natura per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del nostro futuro, prestando attenzione soprattutto ai bambini costretti a vivere in condizioni di povertà estrema, che lavorano e trascorrono le loro giornate in scenari di guerra e conflitti.

È giusto che oggi (e spererei anche gli altri giorni dell’anno) si pensi a loro, ma credo si dovrebbe riflettere anche su quella grande massa di bambini che abita le nostre città.

Lungi da me il voler paragonare condizioni di vita diametralmente opposte, ma vorrei riflettere anche su un altro tipo di violenza che velatamente, ma sempre efficacemente, intacca alla radice la possibilità di vivere pienamente ciò che l’infanzia ha in sé.

Molto spesso, camminando per Milano, capita di vedere bambini vestiti di tutto punto che parlano come dei libri stampati e che probabilmente hanno un organizer o un’agenda elettronica personale dove segnare lezioni di piano, calcio, danza classica, karate e chi più ne ha più ne metta. Insomma tutto quanto i genitori ritengono possa contribuire a renderli adulti più sofisticati e interessanti, senza aver mai chiesto loro se magari non siano più interessati alle biglie.

Gruppi di piccoli Billy Elliot che nascondono i loro sogni tra le pagine dei libri di scuola e che magari preferirebbero passare un pomeriggio di noia. E se ai nostri occhi di adulti maratoneti questo potrebbe sembrare un’eresia, sicuramente potrebbe rivelarsi una risorsa: chissà mai che nasca l’occasione di vagabondare in qualche cortile di cemento e magari scoprire un quadratino di terra, fare una buca, trovare un lombrico, osservarne il movimento…

www.unicef.it


www.azzurro.it

http://www.admin.ch/ch/i/rs/0_107/

http://www.centroteatroattivo.it/centroteatroattivo/dizione.jsp?tab=courses&fld=id_course&id=167

lunedì 19 novembre 2007

Il mistero del Cavaliere ( che via via si sta svelando)

di Francesco G. Vicario

Si era pensato che la "strategia Berlusconi", come si era profilata negli ultimi mesi e che si basava sulla pluricommentata spallata al governo di centro-sinistra, fosse miseramente fallita nel corso dell'approvazione del testo della finanziaria 2008, passato al Senato la settimana scorsa; con susseguente sciupio di commenti sull'ipotetico eclissamento del Cavaliere, a favore di uno degli "eterni delfini" che lo circondano.

Ma ancora una volta, ci stupisce. Da qualla che per i più sarebbe accreditata come la fine di un'epoca, per lui è motivo e occasione di rinascita, di dimostrazione di una tempra e un'inventiva politica davvero fuori dal normale ( a prescindere dai giudizi di valore).
Piazza San Babila, una classica domenica invernale milanese; e l'annuncio: Il Partito del Popolo delle Libertà. Che cancella il marcio dei Parrucconi (detto da lui che si è fatto trapiantare un parrucchino, crea il caso- cabaret) e costruisce un nuovo contatto diretto tra la Piazza (giovane) e il Palazzo (ammuffito). Muffa che non risparmia anche i suoi fedelissimi colonnelli Bondi e Cicchitto, pregati di non presentarsi all'incontro tra il Rapper Silvio e il suo pubblico rinnovato e riscoperto.
Contatto diretto, insomma: una strategia che all'ex premier è sempre stata congeniale e spesso si è rivelata vincente.
Sconcerto e tensione tra gli alleati, impreparati al nuovo scossone. Ma lo seguiranno. Dopotutto per quanto arrogante e populista, Berlusconi è un leader. E nessuno di loro può dirsi tale.

domenica 18 novembre 2007

Pena di morte: una battaglia per la vita. E l'Italia c'è.

di Virginia Fiume da Milano

E' successo giovedì: il Terzo Comitato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per la moratoria universale della pena di morte.
Si tratta del Comitato per i Diritti Umani, che con 99 voti a favore, 52 contrari e una trentina di astenuti ha permesso un primo passo fondamentale sulla strada verso l'abolizione.
La Risoluzione per la moratoria verrà votata all'Assemblea Generale nel mese di dicembre.
Il risultato del Governo italiano è molto significativo, perchè l'azione di lobby transnazionale e di alleanze sul tema nel Palazzo di Vetro ha visto l'Italia come capofila. Il Governo ha iniziato a muovere i primi passi verso questo importante risultato a gennaio. Su stimolo del solito instancabile Marco Pannella, che con giorni e giorni di sciopero della fame e della sete aveva richiamato l'attenzione del mondo sull'esecuzione di Saddam Hussein. Se "Nessuno tocchi caino" allora "nessuno tocchi Saddam", il coronamento di 14 anni di battaglie radicali sul tema.
Il Presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro degli Esteri Massimo D'Alema avevano colto lo stimolo, rinfocolato dai Radicali con la Marcia di Pasqua e con l'occupazione nonviolenta della Rai per ricordare l'importanza fondamentale del sistema dell'informazione in un momento così delicato come la calendarizzazione della proposta di moratoria da parte delle Nazioni Unite.
Sono milioni le firme della società civile consegnate alle Nazioni Unite, non solo dai radicali di Nessuno tocchi Caino, ma anche dalla Comunità di Sant'Egidio, di impronta cattolica, per non parlare del lavoro di informazione di Amnesty International.
Ora non resta che aspettare dicembre, sperando che la Risoluzione venga definitivamente approvata.
"Moratoria" significa "sospensione" un primo passo necessario prima dell'abolizione. Un passo importante perchè permette ad ogni paese di responsabilizzarsi, senza che gli organismi internazionali intervengano nella sovranità nazionale.
Come dice il giornalista Stefano Folli nel suo articolo sul Sole 24 ore "L'abolizione, sia pure tendenziale, della pena di morte è un grande tema unificante su cui laici e cattolici si trovano d'accordo. Si dà l'idea che la politica estera possa essere in qualche misura anche questo: capacità di affermare un diritto universale in nome di una nuova visione dell'ordine fra le nazioni. Anni fa i radicali si impegnarono a favore della Corte penale internazionale. Quella che poi ha giudicato i crimini nell'ex Jugoslavia. Il filo è lo stesso di ieri e di oggi"

IL TESTO DELLA RISOLUZIONE APPROVATA: http://www.radioradicale.it/testo-della-risoluzione-sulla-moratoria-sulla-pena-di-morte

NUMERI, CRONOLOGIA E DOCUMENTI SULLA CAMPAGNA PER LA MORATORIA
http://www.radioradicale.it/liniziativa-nonviolenta-per-la-moratoria-onu-delle-esecuzioni-capitali-1

sabato 17 novembre 2007

E voi non gliela date

di Bruno Bonsignore

care donne italiane, compagne, amiche, mogli e sorelle e amanti di sedicenti tifosi del pallone, é arrivato il momento che voi scendiate in campo, anzi usciate dal campo del calcio reale -stadio- e virtuale -televisione- per raddrizzare la schiena ai vostri maschi, che' di uomini, con la dignità che comporta tale termine, spesso non si può parlare.
Per di più sono maschi senza coglioni, quelli che vi imbrogliano dicendo ciao vado allo stadio a vedere la partita e poi appena scesi in strada si calano la sciarpa in faccia, si nascondono nella vigliacca impunità dei gruppi di guerriglia urbana e muovono intrepidi all'assalto dei borghesi che vorrebbero vedere giocare a calcio e specialmente degli sbirri, nemici dichiarati perché tutori dell'ordine.
E altri maschi pure scoglionati si schierano pavidamente dalla parte dei giusti scrivendo che adesso basta, fermiamo il giocattolo, vergogna internazionale, e gridando sdegnati in parlamento sospendiamo il campionato, pugno di ferro, tolleranza zero. Patetici e ipocriti, incapaci di agire perché interdetti a capire.
Allora chiedo a voi donne, é con milioni di persone come queste, di impotenti truccati da gorilla che voi siete disposte a stendervi per congiungervi in un improbabile momento d'amore o anche solo di piacere?
Eh no care ragazze, tenetevi ben su gli slip e mandate in bianco fisso il vostro smidollato idiota fino a quando i suoi bollori guerreschi si canalizzeranno nelle parti giuste, ammesso che le abbia. Sarà un godere per tutti.

giovedì 15 novembre 2007

"L'amore, o é libero o non é amore"

di Francesca Gabetti

La violenza domestica, in Spagna più che in altri paesi, miete molte, troppe vittime.

Dall'inizio del 2007 sono 65 le donne decedute per violenza, ovvero più di una alla settimana.
Il Governo spagnolo é molto preoccupato ed ha istituito un numero verde a cui le donne possono rivolgersi per ricevere consigli ed appoggio psicologico perché purtroppo, nella maggioranza dei casi, é abitudine delle vittime non denunciare il caso di violenza e lasciar correre, sperando che prima o poi l'incubo finisca.
Ma, troppo spesso, questo giorno non giunge mai.

Ci si é resi conto che il problema culturale dell'educazione ricevuta dalle generazioni precedenti, che presentavano la donna come modello di "colei che deve sopportare per il bene della famiglia", é una delle cause principali della situazione odierna.

Per questo l'obiettivo prioritario si sposta sulla prevenzione del problema e sul dialogo con le nuove generazioni, con il lancio di una nuova, coraggiosa ed intensa campagna pubblicitaria, contro la violenza domestica, che tratta in maniera implicita e delicata anche la questione del sesso nell'adolescenza. L'immagine é una ragazzine di 13 anni ed il testo recita:

"L'amore de ve essere libero. Libero dal maschilismo, libero dalla gelosia.
Tu puoi contribuire ad inaugurare una nuova epoca.
Devi semplicemente ricordarti sempre che é tuo diritto scegliere le tue amicizie, le cose in cui credere, la tua maniera di vestire, di camminare per il mondo,di pensare, di esprimere la tua opinione e di amare. Non lasciare che il tuo compagno o la tua compagna ti comandino, ti vogliano controllare o limitino la tua libertà. L'amore, o é libero o non é amore."

Semplice ed efficace.

mercoledì 14 novembre 2007

ULTRA’ EDUCATI DAL REALITY

Argentina – Venti tifosi chiusi in una casa da “grande fratello”: cartellino rosso per chi sgarra e uscita allo stadio, in coppia con il fan della squadra avversaria.

Negli stadi argentini, a causa della violenza dei tifosi, negli ultimi 77 anni ci sono stati 223 morti. Questo dato è stato la molla che ha spinto Fabiàn Olemberg a preparare Reality Goal, un Grande Fratello che “fomenterà” la convivenza in amicizia tra i tifosi delle 20 squadre della massima serie argentina.

Lo show partirà a febbraio ed è stato lodato dall’Organizzazione Mondiale della Pace di Ginevra.

Reality Goal avrà il format classico del Grande Fratello: una casa comune, i concorrenti, 10 uomini e 10 donne.

Ma le novità sono notevoli, visto che devono servire come terapia per le famigerate “barras bravas” (le tifoserie più scatenate) : i partecipanti potranno uscire dalla casa e recarsi ogni domenica alla partita. Però ognuno andrà allo stadio con un fan della squadra rivale. La permanenza nello show sarà legata ai risultati del club del cuore, oltre che ai punti conseguiti rispondendo alle domande sul calcio o con i piatti cucinati.

Ancora: nella dimora di Reality Goal a fare da arbitri saranno due psicologi.

“Ogni offesa costerà un cartellino giallo, un’aggressione un cartellino rosso, ossia l’espulsione”. Precisa l’argentino Olemberg.

(G.A.O.)

Articolo tratto dal settimanale Panorama del 15 novembre 2007

martedì 13 novembre 2007

La voce del Pakistan è donna!

di Rossella Canevari

A una settimana dalla proclamazione dello stato di emrgenza, l'ex Primo ministro Pakistano Benazir Bhutto ha chiesto a Musharraf di lasciare la carica di presidente della repubblica, e ha detto che non sarà mai primo ministro sotto di lui.

"E' giunto il momento che se ne vada. Deve dimettersi da presidente". "C'è un consenso politico generale sul fatto che il generale Musharraf se ne debba andare... e la situazione nel Paese può solo aggravarsi se resta. E' un Paese con armi nucleari, e il ruolo dei militari è esagerato".

E' grazie a queste frasi e alla volonta di marciare con il popolo contro Musharraf che la residenza di Benazir Bhutto a Lahore è stata circondata da 1100 poliziotti che la guardano a vista. Non potrà uscire di casa per 7 giorni.

Questo capita in queste ore, in Pakistan. Ma la Bhutto non molla. Dalla sua prigione fa sapere che alla marcia, lei ci andrà e che farà sentire la sua voce.

E noi la sua voce la sentiamo forte e chiara!

http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_13/Bhutto_musharraf_tensione.shtml

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/pakistan/casa-circondata/casa-circondata.html

lunedì 12 novembre 2007

TIFOSO UCCISO/2 Le Reazioni

di Francesco G. Vicario

Giornata di reazioni. Molti avrebbero preferito non aprire i quotidiani e non accendere la televisione quest'oggi, per non sentire i vari "che schifo" e "è vergognoso", commenti dovuti, forse da qualcuno sentiti, da altri semplicemente ripetuti a pappagallo.

Qualcuno parla di "pistole facili", altri ( rectius, il senatore a vita Francesco Cossiga), partendo dal presupposto che a (presunta) violenza si risponde con (doverosa) violenza, ammettono il necessario ricorso alle armi da parte dalle forze dell'ordine ( e non stupisce la perentorietà dell'affermazione, considerato come andarono le cose il 12 maggio 1977, con l'omicidio di Giorgiana Masi perpetrato dalle forze dell'ordine).

Oggi la vittima del potere incapace ed inetto si chiama Gabriele, non andava a firmare per un referendum, andava "solo" ad assistere alla trasferta della sua Lazio, in una domenica qualunque, come tante altre volte. Ma anche Gabriele è stato vittima delle circostanze, sul nuovo campo di battaglia che vede schierati tifosi violenti contro poliziotti violenti, evidentemente poco e male addestrati all'uso della rivoltella. E che, per intimidire, oggi come 30 anni fa, sparano ad altezza d'uomo.
Tra sguardi basiti, commenti inutili, ritrattazioni e immagini da guerriglia urbana.

domenica 11 novembre 2007

TIFOSO UCCISO- quindici minuti di silenzio

di Virginia Fiume

Probabilmente verrà rinviata la partita di calcio Inter- Lazio.
Tutte le altre partite cominceranno con 15 minuti di ritardo.
Perchè?
Perchè un tifoso laziale di 26 anni è stato ucciso all'autogrill di Badia al Pino, vicino ad Arezzo.
Una dinamica confusa. Una rissa tra tifosi della Lazio e della Juventus. Si scatena la violenza e da qualche parte parte un colpo di pistola. Non si sa da chi. Forse da qualche agente di polizia.
Era meno di un anno fa quando veniva ucciso l'Ispettore Raciti a Catania.
Anche lì il cordoglio per l'insipegabile.
Come si fa a morire per una partita di calcio?
E invece succede di nuovo. E non saranno quei quindici minuti di ritardo per l'inizio della partita a dare il segnale dell'assurdità di tutto questo.
E non sarà il pacchetto sicurezza con le sue pene più severe a salvare la gente che muore stupidamente.
Calcio intriso di politica. La politica peggiore, quella delle ideologie, che si nasconde dietro la forza del gruppo e, perchè no, di un po' di cocaina.
Non tutti i tifosi, non tutti i calciatori.
Ma l'odio che si sfoga nella violenza.

Basteranno quindici minuti per pensare al prezzo di una vita?


http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_11/scontri_tifosi_a1.shtml

sabato 10 novembre 2007

Femminine altro che femministe

Rivoluzionarie negli anni ’60, Premier nel nuovo secolo

di Bruno Bonsignore


Qualche giorno fa a New York mi hanno parlato di Jane Jacobs e della sua intrepida e vittoriosa battaglia contro l'assatanato spianatore di città Robert Moses , rampante urbanista newyorkese. Uno che pretendeva di cancellare mezza Manhattan per farci passare un'autostrada a 6 corsie. E' grazie alla Jacobs se oggi possiamo ancora goderci il Greenwich Village con tutti i suoi umori, odori e sapori.
Io conoscevo, di nome, solo Betty Friedan, alfiere delle femministe sessantottine e della loro travagliata transizione, secondo me mai compiuta, verso l’emancipazione.

La citavano le copy e le art director delle agenzie di pubblicità e il suo nome spuntava sui cartelli dell'università occupata.

E poi c’era Rachel Carson che propone (Silent Spring 1962) una visione di ecosistema da contrapporre alla frammentazione della scienza e della conoscenza, alla specializzazione ossessiva che impedisce la comprensione del tutto, alla fede assoluta nella scienza.

La grandezza di questo fantastico terzetto femminile che s'incontra ed esplode negli anni '60 mi fa vedere in modo critico l’attivismo odierno delle donne per i loro diritti che rischiano di essere ricondotti e ri-ghettizzati come mere rivendicazioni femministe facendo tornare tutto indietro di mezzo secolo.

Le donne dovrebbero adottare la strategia del "jumping" come fecero gli americani nel Pacifico durante la 2a Guerra Mondiale: anziché conquistare col sangue isola per isola ne attaccavano una saltando poi le due o tre successive, tagliando loro i rifornimenti e lasciando che cadessero per mancanza di viveri ed armi. Saltate il "frammento", ignorate la battaglia parziale come esortava la Carson e concentratevi, per vincerla, sulla guerra dei diritti dell’Essere Umano. Quella che non può avere avversari perché condivisa da tutti, uomini e donne.

Non fatevi distrarre dagli obiettivi parziali che ancora volete conquistare sul fronte della parità ma piuttosto attrarre da tutto quello che dovete difendere sul fronte della disparità, della differenza, perché qui l'uomo ha abdicato e ha perso la strada, intrappolato com'é nel "suo".

Il suo lavoro, la sua auto, la sua carriera, la sua squadra, la sua seconda casa...

E la sua donna? Ha non solo le tette ma tutti gli attributi necessari a governare il proprio Paese.

C’é anche il nuovo che avanza, quella che Jeremy Rifkin chiama Erasmus Generation che ha intercettato la strada da percorrere: 6 su 10 partecipanti al progetto sono ragazze di vent'anni o lì intorno che hanno deciso di andarsene in giro per l'Europa da sole per diventare donne senza i limiti della geografia, delle culture arretrate, dei pregiudizi e dei ruoli pre-assegnati.

E così facendo si portano appresso pure i maschietti. Appunto.

venerdì 9 novembre 2007

Qual'è la tua preferita? di Gea

Ho trovato un articolo relativo ad un servizio fatto dal sito my movies sulle frasi celebri dei film che la gente cita di più. Vince in assoluto Terminator con la frase "I'll be back". Al secondo posto troviamo una frase che devo ammettere è una delle mie preferite, tratta dal celeberrimo polpettone cinematografico "Via col Vento" viene proferita da uno dei personaggi maschili da me amati (una simpatica canaglia direbbe mia nonna) Rehtt Butler la frase in questione è: "Francamente mia cara, me ne infischio". Le altre frasi le potete trovare qui:
http://www.corriere.it/spettacoli/07_novembre_08/Frasi_celebri_film.shtml. Trovo però che manchi in questa top ten un'altra frase molto famosa, sempre tratta dal polpettone di cui sopra e cioè "Domani è un'altro giorno", e probabilmente altre frasi che potrebbero venire in mente a voi, dato che la classifica è americana, perchè non trovare frasi celebri anche di film italiani oppure altre frasi celebri, di film stranieri. Comincerei con una frase, tratta da "Caruso Pascosky, di padre polacco" di Francesco Nuti: "Dammi un bacinooooo".
Gea

giovedì 8 novembre 2007

F1, campioni e telenovele

Ovvero i nuovi perversi rapporti tra notizie, sport e gossip…

di Francesca Gabetti da Barcellona

Come ormai è passato agli annali, Raikkonen e la Ferrari sono diventati, in Brasile ed a sorpresa, Campioni del mondo di Formula1, superando di pochi, ma ben giocati punti, le polemiche interne in casa McLaren.
Ma purtroppo per lo sport, nel calendario di quest’anno, sembra difficile separare quelli che sono stati i risultati agonistici da telenovela e pettegolezzi. Alonso, dopo una serie di puntate dal titolo “Insulti, dispetti&C”, ha appena reciso il contratto con McLaren e tira un sospiro di sollievo, Hamilton intanto va in vacanza e pubblica un libro di memorie.

Nonostante le bieche soffiate tra scuderie e l’ennesima botta-risposta tra Alonso ed Hamilton, la Spagna si rende conto che la popolaritá di Alonso è volata alle stelle nel 2007, nonostante i non proprio brillanti risultati della stagione. Non solo: l’audience dei Gran Premi di Formula 1 in TV registra record inaspettati. Alejandro Agag, genero dell’ex presidente del Governo spagnolo José Maria Aznar e propietario dei diritti televisivi della F1 in Spagna, gongola.

Durante le ultime tappe del GP, la partenza trasmessa nei maxi-schermi degli stadi di calcio spagnoli, ha perfino ritardato il fischio d’inizio di alcune partite: mai successo nella storia.

Un’inchiesta del quotidiano “El Periodico” svela peró il trucco: ad aumentare davanti al piccolo schermo pare non siano esattamente gli appassionati di Formula 1, bensí soprattutto ….mogli, fidanzate&C!!Queste ultime , infatti, pur continuando a non essere interessate ad auto o pole position, nel corso del 2007 hanno iniziato a non volersi perdere neanche una puntata dell’infinita e passionale lotta intestina Alonso-Hamilton. E cosí si scopre che, grazie alle innumerevoli copertine delle cosiddette “revistas del corazón” come “Hola”, “10 minutos”&C, le vicende dei due piloti sono ormai entrate a far parte della vita di milioni di lettrici, alimentando le conversazioni tra amiche come qualsiasi argomento di gossip.
Ora, per rimanere in ronico tema pettegolezzo, rimane solo un mistero "vitale" da risolvere: sará nuovo connubio Briatore - Alonso?:-)

mercoledì 7 novembre 2007

Ma quale trasparenza!?


Fatti e misfatti, amicizie e protezioni nel sistema bancario italiano
di Giusi Binetti


Gli utili delle Banche sono ormai stratosferici, siamo a + 50% rispetto agli esercizi precedenti, ma l’aliquota cui sono assoggettati, ovvero la tassazione cui sono sottoposti, varia dal 23 al 25%.

Vale a dire che le Banche sono tassate per una percentuale uguale a quella alla quale sono sottoposti i redditi di un individuo che dichiara redditi per 15 mila euro all’anno e che quasi rasenta la soglia di povertà!

Si tratta di una tassazione ridicola visto che le prime 167 Banche nell’anno 2006 hanno complessivamente realizzato utili per circa 25 miliardi di euro.

Parliamo quindi di una tassazione del 23 – 25% degli utili contro un 33% che invece, ad esempio, devono pagare le Società a responsabilità limitata, molto diffuse tra le piccole e medie imprese, il commercio e i servizi.

Non solo, e qui siamo alla beffa, nella Finanziaria 2008 è prevista un’ulteriore diminuzione di circa il 6% sulla tassazione degli utili delle Banche.

Le 167 Banche cui facevo cenno prima sono le Banche che hanno aderito a Pattichiari, una campagna di informazione portata avanti degli anni scorsi che voleva sottolineare la Nouvelle Vague delle Banche italiane, nel nome della trasparenza nei rapporti con la clientela. Serviva a stendere un velo pietoso su fatti come gli scandali Cirio, Parmalat e i Bond argentini o come i tassi da usura praticati sui finanziamenti o sui mutui ipotecari fino a non molto tempo prima. Ma suona piuttosto come fumo negli occhi.

Quest’anno abbiamo avuto il cadeaux dei Mutui Subprime, le cui estreme conseguenze ancora non conosciamo, e le operazioni in Derivati, strumenti finanziari pericolosissimi in mano a gente poco esperta, appioppati a sprovveduti amministratori locali.

Ma il sistema bancario italiano, protetto da politici di alto lignaggio, controlla aziende e informazione e quindi può permettersi questo ed altro.

In barba a chi si sta vedendo portar via la prima casa perché la rata del mutuo è diventata insostenibile.


Associazione difesa utenti servizi bancari, finanziari, postali e assicurativi: http://www.adusbef.it

martedì 6 novembre 2007

Addio Enzo Biagi, di Rossella Canevari


all'età di ottantasette anni, Enzo Biagi è scomparso.

Giornalista, scrittore, intellettuale, era riuscito a tornare in Rai dopo l'estromissione berlusconiana del 2002, con un programma in seconda serata su rai 3: rotocalco televisivo dal nome del programma che aveva lanciato nel 1963.

Ha lavorato nella sua vita per nove giornali ha scritto numerosi libri di attualità, memorialistica, storia recente e negli anni 70 una serie di reportage in giro per il mondo pubblicati nella serie "Geografia di Enzo Biagi".

Nel 1953 ha scritto anche un film ,"Camicie rosse", con Anna Magnani e Francesco Rosi.

Ha iniziato diciottenne la sua carriera giornalistica come cronista al Resto del Carlino.

Dopo l'8 settembre del 1943 si aggrega ai gruppi partigiani operanti sul fronte dell'Appennino. Il 21 aprile 1945 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni della Radio alleata la fine della guerra.

Nel 1952 viene chiamato da Arnoldo Mondadori al settimanale Epoca di cui diventa in breve tempo direttore.

Nel 1961 è chiamato a Roma a dirigere il telegiornale nell'epoca in cui cominciava a prendere piede l'alleanza di centrosinistra tra Dc e Psi e fonda anche Rt, il primo rotocalco televisivo.

Due anni dopo si dimette e viene chiamato alla Stampa di Torino come inviato. Nel 1971 diventa direttore del Resto del Carlino e riprende le collaborazioni con la Rai, ma un anno dopo è allontanato dal quotidiano bolognese e torna al Corriere della Sera, dove aveva iniziato una collaborazione nella seconda metà degli anni 60.

Nel 1995 inizia la trasmissione Il Fatto, un programma di approfondimento dopo il Tg1. Restano famose le due interviste a Roberto Benigni, l'ultima delle quali nel 2001 in piena campagna elettorale, dove il comico parlò di Berlusconi e della sua candidatura, da cui sono sorti gli scontri con il politico di centro destra.

Lo scorso anno Biagi ha pubblicato un libro, "Quello che non si doveva dire", sui fatti che avrebbe trattato nella sua trasmissione, se fosse sopravvissuta al governo di centrodestra.

lunedì 5 novembre 2007

Basescu a Prodi: quel decreto risveglia l'odio

di Francesco G. Vicario

I rapporti diplomatici tra Italia e Romania sono in corso di repentino raffreddamento, dopo la morte di Giovanna Reggiani e la presentazione delle misure emergenziali elaborate dal governo. La Piazza ha avuto la meglio. Aizzata anche da taluni sobillattori professionisti che con i loro titoli di giornale, cavalcano il malcontento speculandoci sopra (il riferimento va a Libero e al suo "Rumeno Prodi").
Basescu definisce i provvedimenti dell'esecutivo italiano "improvvisati, veicoli di odio e paura".
Il circo si alimenta: decreto espulsioni, sgomberi fulminei di baraccopoli , la sinistra che insegue la destra in materia di ordine pubblico senza elaborare una strategia propria, e le primarie sulla sicurezza della Brambilla.

Il Ministro Emma Bonino riprende la questione, nel suo intervento al VI Congresso dei Radicali Italiani, conclusosi ieri a Padova; e contesta il ruolo principe che la politica ( quella dei "buoni a niente" e dei "capaci di tutto") assegna alla piazza, quando si tratta si elaborare una strategia di azione per contrastare il mal funzionamento del sistema in settori, come la sicurezza, che hanno un forte impatto emotivo sulla popolazione. Mentre, spiega Bonino, la bussola per l'iniziativa politica, anche nella destabilizzazione e nell'incertezza sociale, deveno essere lo Stato di diritto, la legge e la legalità. Scartando l'utilizzo di provvedimenti "ad hoc", emergenziali, in grado solo di alimentare l' insicurezza percepita irrazionalmente.

Criminalizzare intere etnie, per assicurare al popolo ( N.B. non al Cittadino) il suo capro espiatorio contro cui puntare il dito, non signigica nient'altro che la deriva delle istituzioni democratiche e liberali , le uniche su cui valga la pena scommettere.

domenica 4 novembre 2007

Enola Gay ed il figlio USA senza rimorsi

di Francesca Gabetti

Vorrei che ci si potesse fermare tutti un momento a riflettere.

E' deceduto, alla veneranda etá di 92 anni, Paul Tibbets.
Per chi non ha mai sentito pronunciare questo nome, si tratta del comandante dell'Enola Gay, colui che ha "fisicamente" schiacciato il bottone e sganciato la bomba atomica su Hiroshima.

Quest'uomo era l'unico della squadra che conosceva esattamente l'obiettivo della missione e cosa sarebbe successo, visto che aveva studiato medicina, applicato la tecnologia della bomba all'aereo e messo a punto ogni dettaglio. "Sapevamo che sarebbe stato un attacco con molta emozione, ma era necessario lasciare i sentimentalismi da parte. Sapevamo sarebbero morte molte persone, ma in quel momento l'unica cosa che contava era eseguire il lavoro assegnato al meglio". Era cosí implicato nell'orrendo gioco che aveva perfino battezzato il caccia con il nome di sua madre, Enola Gay...

E' morto libero, senza pentirsi né chiedere scusa. Anzi, affermava di essere orgoglioso di aver contribuito alla scienza. Ha vissuto tranquillamente per tutti questi anni dichiarando di "dormire bene, la notte". http://www.elperiodico.com/default.asp?idpublicacio_PK=46&idioma=CAS&idnoticia_PK=455121&idseccio_PK=1007

Rabbrividisco solo al pensiero.
Dov'è la giustizia che tanto sbatte in prima pagina i crimini dell'umanitá commessi da altri e si proclama legittimo "difensore" dei diritti dei popoli? Solo quando interessano?
La vecchia scusa di "stavamo solo obbedendo ad un ordine impartito" non puó e non deve stare piú in piedi...ogni uomo non ha forse una propria coscienza individuale ed ogni nazione la propria coscienza collettiva?
Il Tribunale di Norimberga ha, piú che giustamente, cercato di trovare dei colpevoli. Pochi nell'oceano, ma almeno si é cercato di fare un minimo di giustizia. Il "mea culpa" é utile alla memoria collettiva perché suscita vergogna per il reato commesso, consapevolezza degli sbagli e contribuisce a sviluppare una nuova generazione di pensiero che prende le distanze dall'orrore.
La Germania ha pagato un prezzo altissimo per i suoi, immensi, errori.

Mi chiedo...e gli Stati Uniti? E' questo l'esempio con cui vivono le nuove generazioni? Un passato "senza macchia" alle spalle, fondato su impunitá e non-rimorso? Dov'é la memoria collettiva che riconosce il crimine, elabora il lutto ed apprende dagli errori commessi?

E se partendo da questa premessa fosse allora possibile interpretare anche alcune sconcertanti decisioni USA del presente? ... Dio mio.