venerdì 29 febbraio 2008
Maserada, dal comune "riciclone" d'Italia, la coppetta mestruale per risparmiare rifiuti
Per ridurre i rifiuti, in occasione dell'8 marzo, il Comune di Maserada sul Piave ha deciso di lanciare fra le donne del paese la Mooncup, una coppetta per le mestruazioni "amica dell'ambiente" riutilizzabile ciclo dopo ciclo, al posto dei tradizionali assorbenti.
Non e' certo la risposta all'emergenza-rifiuti di Napoli, ma con questa singolare iniziativa l'assessore all'Ambiente di Maserada, Giuseppe Quinto, e il sindaco Floriana Casellato intendono promuovere fra i cittadini "piccoli comportamenti virtuosi". Del resto Maserada - che nel 2006 è stato proclamato ''Comune Riciclone d'Italia" e dove la raccolta differenziata raggiunge l'80% - non è nuovo ad iniziative del genere. L'anno scorso propose alle mamme con figli piccoli un kit di pannolini lavabili a prezzo scontato.
"La Mooncup è un prodotto pressoché sconosciuto in Italia ma è pluripremiato nel Regno Unito - sottolinea l'assessore Quinto - Noi l'abbiamo scoperta perché è stata presentata nell'ultima edizione della fiera del paese, "Quattro passi verso un mondo migliore", che l'ha premiata per l'idea più innovativa. Oltretutto è anche economicamente vantaggiosa". Per promuoverla il Comune ha organizzato per il 4 marzo un'apposita serata a cui sono invitate le donne del paese.
Ma che cos'è la Mooncup? Si tratta di una coppetta in silicone morbido che va inserita nella vagina con lo scopo di raccogliere il flusso mestruale. Una specie di piccolissimo imbuto, quindi, da svuotare 3-4 volte al giorno, che va a sostituire il classico assorbente esterno o quello interno. La vera novità, che tanto piace ai paladini dell'ambiente, è che la"Mooncup" si può riutilizzare ciclo dopo ciclo: E' sufficiente pulirla con l'acqua ed eventualmente sterilizzarla per garantire un livello di igiene ancora maggiore.
"Si stima che per lo smaltimento degli assorbenti tradizionali in discarica ci vogliano anche cinquecento anni - spiega Giuseppe Quinto - gli assorbenti usa e getta rappresentano dunque un costo ambientale oltre che per il portafoglio di ogni donna".
Si può acquistare la Mooncup direttamente su Internet, con garanzia soddisfatti o rimborsati, dal sito dell'azienda milanese che importa le coppette dal Regno Unito. I costi? 29 euro per il tampone ed un sacchettino di stoffa per tenere la Mooncup sempre in borsetta. Due le misure disponibili, per le donne che hanno già partorito e per coloro che invece devono ancora sperimentare la gioia della maternità.
articolo di Repubblica.it
28 febbraio 2008
giovedì 28 febbraio 2008
La nuova classe dirigente? Parliamone...
Si sente tanto parlare della necessità di un riciclo generazionale che porti una ventata di freschezza e di rinnovata purezza a questo sistema politico ormai poco credibile.
De Mita non viene ricandidato per motivi di anzianità dal Pd, la classe politica grida con grottesca convinzione al rinnovamento, gli elettori si illudono (chissà mai che per una volta mantengano anche solo alcune delle loro promesse!).
Intanto una mal celata realtà svela la situazione nei fatti.
Mentre Berlusconi continua a spadroneggiare su questo grande palcoscenico tutto imbellettato, eclettico nel suo abbigliamento e sempre più giovane nel sorriso, Veltroni si dedica anima e corpo alla sua nuova politica del Fair Play pregna di buoni propositi e Ferrara si fa sentire con le sue deliranti idee di liste pro-life, ecco cosa succede negli atenei italiani. Proprio li dove dovrebbero formarsi le giovani menti di una tanto agognata nuova classe dirigente.
La situazione è tragica. Basterebbe avventurarsi fuori da uno o due prestigiosi atenei per comprendere il livello zero di preparazione che dilaga tra i ragazzi.
Me ne sono tristemente resa conto qualche tempo fa quando, fuori dalla Cattolica di Milano muniti di telecamere e microfoni, alcuni giovani domandavano cortesemente ai ragazzi che uscivano dall’ateneo: “sapresti dirmi qualcosa a proposito della legge elettorale vigente?” piuttosto che “cosa ti dicono le parole bipartitismo o bicameralismo?”.
Ebbene le scene erano, giuro, raccapriccianti. Nella grande maggioranza le ragazze rispondevano con risolini di imbarazzo, accompagnati da sguardi di intesa e solidarietà con le amiche a loro volta semi-mute.
I maschi si esprimevano con risate più corpose e con gesti caricaturali, ma anch’essi assolutamente impreparati ad un qualsiasi tipo di risposta.
Il bello è che parliamo di giovani uomini e donne che dovrebbero incarnare il futuro di questo paese. Giovani aspiranti ad una laurea, seppur triennale, conseguita la quale il titolo di cui fregiarsi è “Dottore”!
Ora verrebbe da domandarsi: ma di chi è la colpa di tanta strisciante impreparazione?
Non credo sia certo dei ragazzi, che in un’ età compresa fra i 18 e i 22 (è questa l’età media del conseguimento della laurea triennale senza incidenti di percorso), non hanno certo come priorità quella di andarsi ad aprire la Costituzione italiana.
Il problema vistoso e concreto sta nel fatto che di riforme se ne sono fatte tante (tante energie sono state spese per la migliore che è stata quella del famoso 3+2 ad esempio), di parole ne sono state sentite ancora di più, ma nel concreto il livello di preparazione rimane davvero insoddisfacente.
Per chi studia Comunicazione ad esempio, sono previsti cascate di esami di sociologia o linguistica applicata (non ho ancora capito che vuol dire), di semiotica o Italiano per la comunicazione e nessuno si preoccupa di fornire agli studenti qualche basilare nozione sulla nostra Costituzione e quindi sul nostro parlamento, sul Governo e sul loro funzionamento?
Ma chi è che va a votare poi?
Mandrie di ragazzini esaltati che credono ancora di poter parlare di comunismo e fascismo?
I bei risultati sono sotto gli occhi di tutti.
martedì 26 febbraio 2008
Il '68 a Milano
Uno speciale di Repubblica sul '68 a Milano.
http://milano.repubblica.it/dettaglio/Sessantotto-come-eravamo/1417663
venerdì 22 febbraio 2008
SFUMATURE DI ROSSO
di Claudia Clerici da Milano
Il caso del Kosovo crea problemi e a Belgrado è stata messa in atto una rivolta contro l’ambasciata americana, causando un morto e parecchi feriti.
La Russia ripropone esercitazioni militari stile guerra fredda, cercando una via per riconquistare il suo status di grande potenza. Per questo decide di uscire dal trattato delle forze convenzionali in Europa, così da riconquistare la libertà di schierare l’esercito sul suo confine occidentale.
Raramente le notizie dei quotidiani rendono fiduciosi, ma ci sono testimoni forti che vanno ricordati come monito a guardare oltre.
Lo sfogo di Sepùlveda dopo gli attentati a Madrid non è certamente rasserenante, ma nel suo dolore offre una speranza e una spinta ad andare avanti.
Invita a sfumare il rosso del sangue nei colori di una nuova alba, perché il rosso non è solo il colore del sacrificio, ma è anche la promessa di una nuova nascita.
Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid. Erano donne, uomini, bambini, anziani, la semplice e pura umanità che cominciava un altro giorno, un giorno di lavoro, di sogni, di speranze, senza sapere che la volontà assassina di qualche miserabile aveva deciso che fosse l'ultimo. Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, questa città amata in cui tutti arrivano e tutti sono benvenuti. Venite a vedere gli appunti, i libri, le cose sparse fra i resti del massacro. Venite a vedere un giorno morto e il dolore di una società che ha gridato mille volte il suo diritto di vivere in pace. Scrivo queste righe mentre ascolto i notiziari e posso solo pensare alla tristezza delle aule, delle tavole, delle case a cui non ritorneranno più quelle centinaia di cittadini, di fratelli e sorelle le cui vite sono state stroncate in un miserabile atto di odio, perché l'unico obiettivo del terrorismo è l'odio contro l'umanità, perché non c'è causa che possa giustificare l'assassinio collettivo, perché non esiste idea che valga un genocidio, perché non esiste giustificazione alcuna di fronte alla barbarie.
Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, assassini, e verificate che sebbene è certo che ci avete sprofondato nel dolore, lo è altrettanto che con questo crimine inqualificabile una volta di più non avete conseguito nulla. Il valore dei madrileni che immediatamente si sono riversati a soccorrere i feriti, a donare il sangue, a facilitare il lavoro delle forze di sicurezza e di salvataggio, è stata l'immediata risposta morale di una città fraterna, di una cittadinanza responsabile e solidale. Mentre scrivo queste righe so che gli assassini stanno nelle loro tane, nei loro ultimi nauseabondi nascondigli perché non ci sarà luogo sulla o dentro la terra dove possano nascondersi e sfuggire al castigo di una società ferita. So che guardano la televisione, ascoltano la radio, leggono i giornali per misurare i risultati della loro codardia, l'infame bilancio di un atto che ripugna e che ha trovato solo la condanna dell'umanità intera.
Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, venite a vedere il giorno inconcluso, venite a vedere il dolore che lascia allibiti, a sentire come l'aria di un inverno che si ritira porta il «perché?» per i parchi amorosi, le fabbriche, i musei, le università e le strade di una città il cui unico modo di essere è e sarà sempre l'ospitalità. Assassini; la vostra zampata d'odio ci ha causato una ferita che non si chiuderà mai, però siamo più forti di voi, siamo meglio di voi, e l'orrore non interromperà né piegherà quella normalità civica, cittadina, democratica che è il nostro bene più prezioso e il migliore dei nostri diritti.
Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, anche il cinismo di quelli che hanno provato a lucrare sul dolore di tutti, di quelli che manipolano le lacrime e la disperazione, di quelli che non vedono orfani, vedove, esseri mutilati ma solo voti.
Venite a vedere il sangue per le strade di Madrid, bagnateci le vostre mani e scrivere «pace» su tutti i muri della terra.
(Luis Sepùlveda)
giovedì 21 febbraio 2008
Rassegna video/ Paola Cortellesi e il virus della laicità
Durante la trasmissione "Parla con me" Paola Cortellesi ha dato vita a questa "pubblicità progresso":
«Un nuovo invisibile flagello: la laicità sta crescendo perché si trasmette attraverso idee, concetti, punti di vista, rapporti sociali non protetti con persone già laiche. Pensiamoci, prima di avere conversazioni occasionali con chi ha convinzioni diverse dalle nostre. E comunque, in quel caso, usiamo sempre l'intolleranza per ridurre il rischio».
Articolo di Alessandra Comazzi su La Stampa:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=94&ID_articolo=232&ID_sezione=&sezione=Cose%20di%20Tele
mercoledì 20 febbraio 2008
ISTANTI (Jorge Luis Borges)
Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
perché, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in giostra,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti…
Ma vedete, ho 85 anni
e so che sto morendo…
http://it.wikipedia.org/wiki/Jorge_Luis_Borges
martedì 19 febbraio 2008
Donne: siamo così...dolcemente complicate
Gli uomini sono davvero entità elementari se ci pensate.
Sesso, calcio, amici ed ecco che la vita prende a sorridergli e loro sorridono di gran gusto a lei.
Ma state tranquilli perché non sarà questo il luogo di un’invettiva femminista contro il “sesso forte”.
Vi propongo semplicemente un piccolo e obiettivo resoconto di come vadano realmente le cose da quando il mondo è mondo. E cioè da quando Uomo e Donna si attraggono.
Siamo abituati così: ci si nota, ci si piace.
Poi secondo il nuovo trend delle pari opportunità e della assoluta parità dei sessi, spesso è lei a cercare il contatto. Quando va bene alla cena segue il dopo e magari un dopo ancora, fino a che arriva la tanto auspicata frequentazione.
A lei brillano gli occhi, è sempre sorridente (e lo è con tutti!). Arriva il periodo in cui anche chi hai sempre detestato inizia magicamente a svelarti tutte quelle doti che tu stupidamente avevi fino a quel momento ignorato, data la tua incompletezza e acidità, frutto di singletudine o peggio ancora di forti delusioni.
La vita le sorride ed è finalmente ampiamente corrisposta!
Ed eccoci al nodo centrale della questione: quante volte vi è capitato di sentire lei dire a lui “amore oggi mi sono organizzata per conto mio” e quante invece avete sentito uscire le medesime parole dalla bocca di lui??
Ma ci fate mai caso alla percentuale di donne che si adattano ad un uomo pur di stargli accanto?? Ecco che ti ritrovi ad uscire con gli amici di lui, farci cene, vacanze e le fidanzate dei rispettivi diventano magicamente le tue più care amiche di circostanza ( sono sulla stessa barca.. tanto vale remare insieme!).
E’ questa la cosa più divertente di tutto l’affare: devi seguirlo se vuoi averlo.
E parliamoci chiaro tutte le belle cose delle quali si sente dibattere oggi a proposito dell’indipendenza femminile (non mi riferisco più di tanto a quella economica) sono, concedetemelo, grandissime puttanate!
Eccovi la scena tipo: Lei prende appuntamento con delle amiche per un aperitivo.
La fanciulla speranzosa fa di tutto affinché l’incontro avvenga in una zona a lui comoda, nell’eventualità in cui il principe azzurro decidesse di contattarla post- ufficio, così che le possibilità di incontro aumenterebbero assai.
Nel qual caso lui proprio non dovesse chiamarla, lei decide di tirare il più tardi possibile
in attesa che l’amato si faccia finalmente vivo (lei non chiama per non stargli addosso e lasciargli i suoi sacrosanti spazi).
In tutto questo la ragazza speranzosa custodisce gelosamente una sobria sacca contenente un cambio ( per l’eventualità in cui, se proprio le va di culo, la inviti a passare la notte da lui).
Il bello viene quando, dopo tre ore in cui la fanciulla innervosita dalla latitanza tanto esorcizzata dell’ometto in questione, riceve finalmente la chiamata. Con quest’ultima ecco la tanto attesa proposta di vedersi alla quale lei con assoluta nonchalance risponde facendogli credere di essere proprio e giusto dietro casa sua.
Il melodramma è se la telefonata non arriva. Allora l’orgoglio femminile ch’entro ti rugge ti violenta per non scrivergli nulla (sempre per non soffocare la sua indipendenza) e ti monta un’incazzatura che in cuor tuo sai già che la notte placherà, per ridarti nuovo vigore di sentimento all’apertura delle palpebre il mattino seguente.
In conclusione: se vi siete ritrovate in questo quadretto di vita comune, posso porvi una domanda??
Se aveste la lampada e il genio, quello blu e bello pasciuto della Walt Disney vi regalasse tre desideri, uno non potrebbe essere quello di materializzarvi uomo per un giorno??
Forse ci capiremmo qualcosa di più.
domenica 17 febbraio 2008
Bush in Africa combatte l'Aids, con l'astinenza
E' iniziato ieri il viaggio di Bush in Africa: attraverserà Benin, Tanzania, Ruanda, Ghana e Liberia.
La motivazione ufficiale del viaggio è la "guerra alla malaria, alla tubercolosi e all'aids".
Ma verificando la situazione politica dei paesi oggetto della visita del presidente americano si nota come l'interesse che ha spinto il viaggio possa difficilmente essere considerato esclusivamente di tipo sanitario- filantropico. Alcuni esempi: il Ghana, indipendente dal 1957, con un sistema multipartitico dagli anni '90, è il secondo produttore al mondo di cacao e il secondo paese d'Africa per quanto riguarda l'estrazione d'oro. La Liberia, uscita da 14 anni di guerra civile con 200.000 morti, prima della guerra ospitava una base della CIA e oggi, attraverso la sua presidente Ellen Johnson Sirleaf, si dichiara disponibile ad ospitare il quartier generale del comando militare statunitense Africom. Quartier generale che invece non viene visto di buon occhio dal Governo del Sud Africa e dalla Nigeria, uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti in Africa, nonchè artefice di una forte rinascita sul mercato mondiale come paese fornitore di energia.
Ma lasciando momentaneamente da parte le questioni di geopolitica del continente africano, questioni che potrebbero prestare il fianco ad accuse di una lettura dietrologica, è interessante vedere quale proposta il Governo americano porta avanti per la lotta all'Aids.
Bush sta chiedendo al Congresso di stanziare 30 miliardi di dollari per la lotta all'Aids. Denaro che verrà suddiviso in progetti di prevenzione e in distribuzione di farmaci antiretrovirali, alla base delle cure della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita.
Il vecchio finanziamento era consistito in 15 miliardi di dollari, di cui un terzo investito per promuovere l'astinenza come metodo di prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili, prima tra tutte l'aids.
Secondo i dati dell'Onu sono 33 milioni gli ammalati di Aids, di cui 1,7 solo nel 2007.
I Democratici americani accusano il programma di essere troppo ispirato al modello "cristiano evangelico" con la sua promozione dell'astinenza e della fedeltà, ponendo l'uso dei contraccettivi solo al 3° posto della strategia prevista.
La replica è che "le chiese sono il principale luogo di raduno e quindi il veicolo più rapido per l'informazione".
Se è davvero così allora perchè non sfruttare questa enorme possibilità di comunicazione per diffondere la cultura della contraccezione?
Forse tutto si ricollega al viaggio che Benedetto XVI intraprenderà il 16 aprile per recarsi alla Casa Bianca?
Forse perchè dipingere gli africani come selvaggi promiscui da salvare ed educare all'astinenza e al moralismo fa incamerare più denaro alle grandi industrie farmaceutiche che vendono i famosi antiretrovirali?
Forse la sindrome da immunodeficienza è collegata anche al fatto che il 52 % degli abitanti del continente non ha a disposizione l'acqua potabile e il 62% non può accedere alle cure adeguate ai problemi di malnutrizione e misere condizioni di vita.
Forse quando si incontrano moralismi ed educazione si generano più mostri che con investimenti e aiuti mirati alla crescita.
C'era un antico motto che diceva:
"non regalare un pesce a un uomo che ti tende la mano,
insegnagli a pescare".
Col preservativo possibilmente.
Un quadro della situazione politica dei paesi oggetto della visita di Bush qui
Presentazione di una teoria che riconsidera il fenomeno dell'aids in Africa.
Alcunio studiosi sostengono che non ci sia un legame diretto tra virus dell'HIV e sindrome da immunodeficienza qui
venerdì 15 febbraio 2008
Elettroshock: provocante proposta.
Questa iniziativa non è nuova, perché già nel 1996 l’allora ministro della sanità Bindi aveva provato a sdoganare la terapia elettroconvulsivante, ma la proposta fu sommersa dalle critiche.
A sostegno dell’iniziativa vengono presentati i dati di alcuni Paesi europei, per sottolineare come l’Italia sia ancora “indietro” nell’utilizzo di questa opzione terapeutica, verso la quale è richiesta una maggiore sensibilità, ritenendola di grande importanza per la cura delle depressioni più gravi.
I numeri:
Germania: 1 centro ogni 500mila abitanti
Belgio: 1 centro ogni 333mila abitanti
Gran Bretagna: 1 centro ogni 373mila abitanti
Olanda: 1 centro ogni 465mila abitanti
Norvegia: 1 centro ogni 104mila abitanti
Finlandia: 1 centro ogni 130mila abitanti
Italia: 9 centri di cui 6 pubblici.
http://it.wikipedia.org/wiki/Terapia_elettroconvulsivante
giovedì 14 febbraio 2008
Oggi pomeriggio Milano sarà sveglissima
http://www.radioradicale.it/scheda/246965/donne-innovazione-e-crescita-lavoro-femminile-e-welfare-una-necessita-per-competere-in-europa
Oggi, giovedì 14 febbraio, il consiglio comunale di Milano discuterà la mozione relativa all'istituzione del registro comunale delle unioni civili.
I radicali dell'associazione "Enzo Tortora" - Radicali Milano organizzeranno a partire dalle ore 16:00 un presidio di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune, per esprimere il loro sostegno alla mozione.
Valerio Federico, segretario dell'associazione, invita tutti coloro che hanno a cuore la laicità delle istituzioni e la libertà dei cittadini a partecipare al presidio: «Anche solo per qualche minuto, per dimostrare che Milano non è solo quella chiusa sulle posizioni conservatrici e retrograde della Moratti e di Formigoni, ma anche un'altra città, aperta ai cambiamenti della società e al riconoscimento dei diritti individuali di tutti i cittadini, omosessuali ed eterosessuali senza discriminazioni. Facciamo sentire, dalla piazza, la nostra voce al consiglio comunale».
alle 17.30 le donne di Usciamo Dal Silenzio
COMUNICATO STAMPA
194: PRESIDIO DOMANI IN PIAZZA SAN BABILA ALLE 17,30
La vicenda di Napoli e' inquallificabile da ogni punto di vista, e' un atto vigliacco e intimidatorio:
-calpesta la dignita' delle donne, di tutte le donne, in un momento particolare di grande solitudine e sofferenza.
-l'irruzione gratuita delle forze dell'ordine offende anche la professionalita' dei medici che avevano unicamente applicato la legge.
-la stessa modalita' adottata sulla base di una pura denuncia anonima, esprime violenza, ottusita', prevaricazione.
Nell'esprimere solidarieta' alla donna di Napoli che ha subito questa grave prevaricazione, denunciamo con forza questi atti. Viglileremo, soprattutto in Lombardia, affinche' la 194 sia applicata alla luce del dettato costituzionale, impiegando tutti gli strumenti possibili, anche legali, perche' sia garantita l'autodeterminazione delle donne.
Invitiamo donne e uomini a manifestare la propria indignazione domani, GIOVEDI' 14 FEBBRAIO, alle ore 17,30 con un PRESIDIO IN PIAZZA SAN BABILA.
Rete regionale lombarda "194 ragioni"
E l'UDI alle 18.00 sotto alla Clinica Mangiagalli
Aborto. La polizia irrompe al Policlinico di Napoli
L'Udi denuncia: "clima di intimidazione"
di Anna Maria Bruni
"Nel reparto di interruzioni volontarie di gravidanza, nella serata
dell'11
febbraio, alcuni agenti del Commissariato Arenella hanno fatto irruzione,
senza alcun mandato, motivando di aver notizia di reato di 'feticidio'".
"Si
trattava, invece, di un aborto terapeutico alla quarta settimana,
regolarmente effettuato nel rispetto della legge 194 e della salute della
donna che ha subìto l'intervento, e che ha espulso, peraltro, un feto
morto".
Questo l'inizio del comunicato con cui l'Udi, l'Unione delle donne
italiane,
ha denunciato l'incredibile intimidazione avvenuta ai danni di una donna
ricoverata al Policlinico di Napoli, nella serata di lunedì.
I medici, continua il comunicato, "di fronte ad un inedito agire della
forza
pubblica, hanno tutelato la donna, ma non hanno potuto evitare il sequestro
del materiale abortivo e della fotocopia della cartella (anonima) della
paziente". Inoltre, fanno sapere dall'Udi, "gli agenti hanno intimidito
la
vicina di letto della donna esortandola a testimoniare in quel momento,
altrimenti sarebbe stata chiamata a farlo davanti ad un giudice".
L'associazione, pertanto, denuncia "il clima che sta montando contro le
donne, nel nostro paese e nel caso specifico in Campania, che genera
procedure ai limiti della legittimità, ma soprattutto contrarie ad ogni
buon
senso. La libertà femminile - prosegue la nota - ha reso inevitabile
l'agonia del patriarcato che, ottenebrato, mostra la sua faccia feroce,
contrapponendosi alle donne con l'intimidazione".
Il direttore generale del Policlinico, Giovanni Canfora, ha avviato
un'indagine conoscitiva interna. Il primario del reparto e direttore del
Dipartimento di Ostetricia, prof. Carmine Nappi, ha consegnato alla
direzione una relazione sulle modalità di svolgimento dell'aborto. "Si è
trattato di un aborto praticato nel secondo trimestre, alla ventunesima
settimana di gravidanza, che è previsto dall'articolo 6 della legge
194/78,
eseguito con un' iniezione di prostaglandine", ha detto il professor
Nappi.
"Il feto presentava un' alterazione cromosomica. Se la gravidanza fosse
stata portata a termine ci sarebbe stato il 40% di possibilità di un
deficit
mentale. La donna ha presentato un certificato psichiatrico della stessa
struttura universitaria sul rischio di 'grave danno alla salute psichica',
che ha autorizzato l'intervento". La donna che ha dovuto interrompere la
gravidanza è stata poi dimessa lunedì mattina.
Il professor Nappi ha poi precisato di essere un obiettore di coscienza, e
che "nel nostro reparto siamo rigorosi nel rispetto della normativa".
Un caso esemplare di attuazione dello spirito che ha animato la 194:
libertà, regolamentata, per l'interruzione di gravidanza e libertà per i
medici obiettori di seguire la loro coscienza, fatti salvi i casi di grave
rischio per la salute della donna e del bambino. La libertà di allora ha
consentito uno spazio di condivisione nel rispetto delle diverse posizioni,
il fondamentalismo attuale prevede la libertà solo per una parte, quella
del
potere, della Chiesa, e dei suoi servi, laici o cattolici che siano, che si
realizza solo nella repressione della libertà civile.
martedì 12 febbraio 2008
Considerazioni flash/ Parlamento: uomini, donne e...titolo di studio
Totale uomini alla Ceamera dei Deputati: 521
Percentuale donne laureate: 72,22%
Percentuale uomini laureati: 69,86 %
Una laurea non fa la differenza.
Ma intanto le signorine in Parlamento sono più "titolate".
fonte: Camera.it: http://www.camera.it/deputatism/248/lista.asp
domenica 10 febbraio 2008
EVENTI/ARTE/ Adelaide Fontana
Docente di Discipline Plastiche, studia all'accademia di Belle Arti di Carrara (MS), dove nel 2002 si laurea con 110 e lode e vince una borsa di studio per Atene. Si specializza all'Accademia di Belle Arti di Brera(MI)
per contattarla: thebest.me@tiscali.it
Sabato 16 febbraio, alle ore 16.00 "SPAZIO ESPOSITIVO -LA COPIA-, via Campiglio 13 Milano Lambrate.
Opere realizzate su tela
Materiali: rielaborazioni fotografiche, garze, gesso, pigmenti, acrilici e vinile
EVENTI/ DONNE E LAVORO: A CATANIA LA QUESTIONE SI FA TRASVERSALE
di Virginia Fiume, da Milano
Cade il Governo, si avvicinano le elezioni, ma chi si occupa, in qualunque modo, della c.d. "questione femminile" non smette di porsi il problema e cercare strategie e soluzioni.
Domani, 11 febbraio, alle 10.30 all'Università di Catania si segna un altro passo sulla strada dell'inclusione femminile nel mondo del lavoro. A novembre era stata presentata dalle Ministre Rosy Bindi, Emma Bonino e Barbara Pollastrini, insieme al Ministro del Lavoro Damianola nota aggiuntiva "Donne e Lisbona", la terapia shock per portare l'Italia a livelli europei in materia di occupazione femminile in vista della scadenza di Lisbona. Quello dell'occupazione femminile è un problema grave dell'Italia. Un paese che non utilizza il 50% del suo potenziale, perchè preferisce utilizzarlo per colmare la lacuna lasciata da un'inesistente rete di sostegno: cura dei bambini, dei vecchi, dei malati.
Emma Bonino, Ministro per le politiche comunitarie, ha presentato mercoledì il primo passo: l'iniziativa di Catania "Donne, innovazione e crescita. Lavoro femminile e welfare". Alle giornaliste invitate alla conferenza stampa fornisce i numeri essenziali per capire un problema che non è solo culturale, ma anche economico.
Sono 7 milioni le donne non incluse nel mercato del lavoro.
La media richiesta dalla strategia di Lisbona dovrebbe essere del 60 %. Al Nord lavora il 57 % (di cui ovviamente solo il 5 % con ruoli dirigenziali), al Sud "praticamente hanno smesso di cercarlo il lavoro".
Per non parlare della differenza salariale tra uomini e donne: la differenza media, a parità di lavoro, è del 9 %. Tra le manager arriva fino al 26 %. Praticamente una donna per guadagnare come un uomo deve lavorare 3 mesi in più all'anno.
I nomi che prenderanno parte al Convegno sono tanti e trasversali: Emma Bonino ovviamente, Rosy Bindi, Barbara Pollastrini, Stefania Prestigiacomo, Anna Finocchiaro, Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, la Segretaria Generale dell'UGL Renata Polverini, gli economisti Alesina, Fiorella Kostoris, Andrea Ichino, il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Enzo Bianco.
Il progetto si inserisce in un contesto più ampio. Perchè non si tratta solo di lavorare sulla crescita economica (in Sicilia già adesso il lavoro femminile è defiscalizzato, in generale l'imprenditoria femminile sta godendo di una certa vitalità), ma anche, e forse soprattutto, sugli stereotipi.
In un paese dove i dati sono così scoraggianti, c'è una veemente campagna che dipinge le donne che decidono di abortire come delle assassine e ci si scontra con gli stereotipi dei mass media ha ragione Emma Bonino a compiacersi dell'immagine scelta per la loncandina, un'immagine che esprime la fatica e la forza che occorrono: "è difficile essere donne in un contesto come quello in cui ci troviamo, ma si tratta di una strada che se non siamo noi a percorrerla non ce la regala certo nessuno. Anche con un nuovo Governo, chiunque ne avrà responsabilità, la questione femminile è ineludibile. Non è pensabile che il nostro paese pensi di poter competere con gli altri paesi come se avesse una gamba sola".
Il 3 marzo a Milano, presso l'Università Bocconi ci sarà un altro convegno proprio sul tema degli stereotipi femminili nella pubblicità: sono così fondamentali per vendere?
La donna dal pluriorgasmo quando vede un detersivo, la desnuda e la manager inacidita esistono davvero?
Ma questa è un'altra storia.
E' ora di iniziare, da Catania.
Catania - Donne, innovazione e crescita. Lavoro femminile e welfare
Catania
lunedì 11 febbraio 2008
ore 10.30
Rettorato, Palazzo dell’Università
Piazza dell’Università
La ministra Emma Bonino invita al convegno
Donne, innovazione e crescita. Lavoro femminile e welfare:
una necessità per competere in Europa
Emma Bonino, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Barbara Pollastrini, Stefania Prestigiacomo,
Ma anche Fiorella Kostoris, Renata Polverini, Carmela Schillaci…
L’evento di Catania prevede due tavole rotonde
Economia e Welfare: soluzioni a confronto
Politica e Impresa: soluzioni a confronto.
Programma provvisorio:
- ore 10,30 Prof. Antonino Recca, Rettore dell’Universita’: benvenuto
- ore 10,50 Emma Bonino, Ministro Politiche Europee e Commercio Internazionale
- ore 11.00 Filmato introduttivo: Occupazione femminile in Italia
- ore 11,10 Tavola Rotonda: Economia e Welfare: soluzioni a confronto. Modera Cav. Emanuela Falcetti: Alberto Alesina, Pietro Ichino, Fiorella Kostoris, Renata Polverini, Maurizio Ferrera
- ore 13,00 Rosy Bindi, Ministro per le Politiche della Famiglia
- ore 13,15 Pausa Pranzo
- ore 14,15 Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo PD-Ulivo al Senato
- ore 14,30 Tavola Rotonda: Politica e Impresa: soluzioni a confronto. Modera Cav. Emanuela Falcetti: Enzo Bianco, Stefania Prestigiacomo, Imprenditrici e Manager, Ivan Lo Bello, Prof.ssa Carmela Schillaci
- ore 16,30 Barbara Pollastrini, Ministro per i Diritti e le Pari Opportunita’
Per informazioni:
Ministero del Commercio Internazionale - Dipartimento per le
Politiche Comunitarie - tel. 06/67795309 (Rachele Piva)
Per adesioni all’evento: eventocatania@governo.it
www.if-imprenditoriafemminile.it
il portale dei Comitati per la Promozione dell’Imprenditoria Femminile delle Camere di Commercio
sabato 9 febbraio 2008
Quando si dice "L'abito non fa il monaco"
di Simona Voglino
Scorrendo velocemente gli occhi sui titoli di prima pagina del Corriere Milano, la mia attenzione è stata attratta da un titolo curioso. Di fondo ma davvero ghiotto.
L’occhiello dell’articolo titolava: “ Il figlio del proprietario del Plastic in clausura a Chartreuse”. E poi ancora: “ Addio notti brave, rinasco in convento”.
Il Plastic è, per chi vive Milano e a Milano, una delle discoteche più peculiari e trasgressive della città.
Una sorta di Studio 54 dei giorni nostri, dove la fila per entrare è rigorosa (e non è detto che tu riesca nel tuo intento) e la parola d’ordine è: distinguersi per attirare l’attenzione. Non importa come, ciò che interessa è che tu riesca a risultare “diverso” a tal punto da piacere a chi con regolare lunaticità seleziona chi può entrare e prendere parte alla festa!
E’ divenuto ormai un cult “Il Plastic” per chi ama divertirsi fino al mattino. Non ha eguali nel suo genere e qualsiasi tipo di concorrenza risulterebbe inutile.
E fin qui nulla di particolarmente strano.
Peccato che, a rigor di logica, nessuno si sognerebbe mai di ipotizzare che il figlio del proprietario del posto fin qui decantato, abbia deciso proprio in questi giorni di prendere i voti e farsi monaco di clausura. E non in un monastero qualunque ma A La Grande Chartreuse, proprio quello del recente film “Il grande silenzio” di Gronig, uno di quelli in cui come spiega il padre del giovane, Lucio Nisi, vige la regola del silenzio ed è contemplata una comunicazione singola e settimanale.
Dopo una vita di divertimento (quasi scontato vista la parentela) fatta di amici, donne, trasgressioni e musica, Tommaso Nisi all’età di 34 anni ha comunicato al padre la sua scelta: farsi monaco di clausura.
E nonostante Tommaso avesse da sempre dimostrato un interesse spiccato per la chiesa ( aveva frequentato la facoltà di Lettere con indirizzo in Diritto Canonico presso l’ Università Cattolica di Milano) rimane possibile, a questo punto immaginare lo stupore della famiglia dinnanzi a cotanta inaspettata e imprevedibile scelta!
Ha rinunciato a una vita per cui tanti pagherebbero, i soldi, la musica (quella alta) e le donne le ha lasciate a qualcun altro. Ha fatto saccoccia e forse stufo di tanto, troppo, divertimento ha salutato tutti e si è ritirato ( nel vero senso della parola) nel famoso monastero vicino a Grenoble. Una scelta tanto particolare da attirare addirittura l’attenzione del Papa.
Una scelta sigolare e coraggiosa la sua, sicuramente degna di riflessione in un mondo tacciato di superficialità giovanile dilagante e dedita all’eccesso.
Una decisione strana, quanto sorprendente, che ci regala oggi un concreto spunto di riflessione per questo mondo straripante di paradossi che, a quanto pare, non finisce mai di stupirci.
venerdì 8 febbraio 2008
Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia.
È questo il titolo dell’ultimo libro di Tiziano Terzani, edito da Longanesi, che sarà in libreria del prossimo 14 febbraio. Un testo postumo che contiene i resoconti e le corrispondenze dalla Cambogia, un Paese devastato dalla guerra, ma dal quale Terzani non poteva distaccarsi, essendosi innamorato di Phonom Penh, la più bella delle tre capitali costruite dai francesi in Indocina, davanti al fiume Mekong, immenso e luminoso.
All’inizio degli anni Settanta si sapeva poco o nulla di questa terra ed è stato proprio Terzani uno dei primi ad informare l’Europa dell’esistenza dei khmer rossi:
“La razza khmer sta per scomparire dalla faccia della terra. Nel 1975, alla fine di cinque anni di guerra americana, che aveva fatto un milione di vittime, i cambogiani erano almeno sette milioni. Dal 1975 alla fine del 1978, i khmer rossi, con il loro folle comunismo, hanno massacrato e lasciato morire di stenti da due a tre milioni di loro compatrioti. Ora, altri due milioni stanno per morire di fame, di malaria, forse di peste, in un Paese i cui campi sono abbandonati e dove la guerra continua, giorno dopo giorno. Contrariamente ad altri popoli, i cambogiani non si riproducono più. La maggior parte delle donne, come le risaie, non sono più fertili. Accanto alle fosse comuni scavate in passato, per seppellire le vittime torturate, soffocate, impalate, bastonate dai soldati di Pol Pot, si scavano ora le fosse comuni per le vittime della lenta morte per inedia.”
(Da una corrispondenza del 20/10/1979)
La vita di Terzani è sempre stata caratterizzata dalla compresenza di vita e di morte e proprio in Cambogia ha rischiato di morire fucilato dai khmer rossi, a Poipet, una cittadina al confine con la Thailandia e che lo ha portato a “girare per casa come un leone malato, un leone che ha perso l’orientamento”.
Questo orientamento è stato ritrovato, forse a tratti riperso, ma sicuramente nuovamente interpretato con l’esperienza della malattia che lo ha condotto alla morte, ma che non ha mancato di appassionarlo ancora di più nei confronti della vita, come testimonia La fine è il mio inizio, un libro nel quale Terzani si racconta al figlio Folco, rispondendo alle sue domande, parlando di se stesso, della sua storia e delle sue scoperte, dei luoghi e delle persone.
Questo testo è diventato anche un’emozionante rappresentazione teatrale per la regia di Lamberto Puggelli che ha saputo mettere in scena uno spettacolo intenso, capace di far rivivere i momenti più intimi e profondi del racconto, in un incontro custodito dal silenzio della natura.
“... e se io e te ci sedessimo ogni giorno, per un’ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita?”
mercoledì 6 febbraio 2008
L'Ue contro le mutilazioni genitali
ogni giorno 5.500 donne sono vittime di tale pratica
«Il 6 febbraio la giornata internazionale della "tolleranza zero"» ricordano i commissari Michel e Ferrero-Waldner
BRUXELLES - Le mutilazioni genitali, una pratica di cui sono vittime molte donne soprattutto nei Paesi africani, sono «all'origine di grandi sofferenze e rappresentano una grave minaccia per la salute delle donne». Così Louis Michel, commissario Ue allo sviluppo e agli aiuti umanitari, ha ricordato, insieme alla collega Benita Ferrero-Waldner, responsabile delle relazioni esterne, la giornata internazionale della "tolleranza zero" nei confronti delle mutilazioni sessuali che si terrà mercoledì 6 febbraio.
FORTE CONDANNA DELL'UE - Ferrero-Waldner e Michel hanno sottolineato la forte condanna della pratica da parte dell'Ue. «L'Unione europea ha denunciato chiaramente il carattere inaccettabile di queste usanze sia nell'Ue, sia negli Stati terzi» sottolinea la Ferrero-Waldner, aggiungendo che la violazione dei diritti delle donne «non può in alcun caso essere giustificato in nome del relativismo culturale o delle tradizioni».
OGNI GIORNO 5.500 MUTILAZIONI - Contro le mutilazioni sessuali, la Commissione europea ha attuato una strategia volta da una parte a sostenere politiche nazionali adeguate per difendere i diritti delle donne e dall'altra per sensibilizzare tutti i settori della società contro le mutilazioni. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione stima che 130 milioni di donne e ragazze abbiano subito mutilazioni genitali e che ogni anno siano circa due milioni le ragazzine tuttora esposte a tale pratica, che corrisponde a circa 5.500 mutilazioni al giorno. La maggioranza degli interventi - praticati in 28 Paesi africani, ma anche in alcuni Paesi arabi e asiatici nonché nei Paesi Ue e Usa a forte concentrazione di immigrati africani - sono fatti non da personale medico.
lunedì 4 febbraio 2008
Quarant'anni di ( o dal) Sessantotto
Dal 2008 L' Europeo torna in edicola ogni primo venerdì del mese. Il numero che apre questa novità editoriale e segna la riviviscenza di una voce liberal nell'informazione di approfondimento, è dedicato al Sessantotto e al movimento politico che ne è seguito, ricordato con una serie di pezzi dell'epoca firmati, tra gli altri, da Fallaci, Tornabuoni, Venè.
Una raccolta giornalistica rivolta a tutti, incentrata sulle vicende più salienti di quell'anno fatidico e da taluno deprecato , fatta di esperienze dirette nostrane e di resoconti registrati nel "mondo" sempre più globalizzato: ventenni che si scoprivano improvvisamente anti-sistema, le reazioni dopo gli assassini di Bob Kennedy e M. L. King da parte di una società americana apparentemente sconfitta, l'invasione della Cecoslovacchia da parte delle armate sovietiche, ma anche la scommessa di Karim l' Aga Khan sul progetto "Costa Smeralda" e il ritratto dei un gigante del divismo come Brigitte Bardot.
Cosa salvare e cosa cestinare di qull'anno epocale? Niente retorica, chiosa Daniele Protti, direttore del periodico. Che sceglie di impostare questa difficile rassegna non sui valori, sui sogni e le ambizioni di quella gioventù da molti definita guerrafondaia, che avrebbe portato alla scomparsa del "fattore merito" nella nostra società, ma piuttosto sulle contraddizioni che segnarono quel passaggio. Arretratezza e spinte progressive sono le parole chiave. La prima ben individuabile nelle infrastrutture sociali, prima fra tutte la famiglia, la seconda impostata dalla ribellione e dall' anticonformismo, talvolta portati all'esasperazione.
Ma si sarebbe arrivati, senza esasperazioni, alla denuncia e alla cancellazione di pratiche terribili tanto stratificate nell'humus della società italiana?
E', il 1968, l'anno della depenalizzazione, da parte della Corte Costituzionale, delle pratiche adulterine femminili, in un sistema che invece garantiva libertà giuridica e sociale ai medesimi comportamenti maschili; è l'anno dell'enciclica Humanae vitae di Paolo VI che cercò, senza risultato, di arginare l'uso della pillola anticoncezionale divenuto il simbolo della libera sessualità responsabile e affrancata dall'obbligo di procreazione, che nel decennio successivo porterà alle grandi conquiste civili di divorzio e aborto, con la donna soggetto e non più oggetto di scelte sulla propria vita.
Ed è anche l'anno dello scandalo ai Celestini di Prato, collegio per bambini indigenti, in cui venivano praticate ogni genere di torture e sevizie, ispirate alla penitenza cristiana: un "pasticciaccio" che porterà la società civile italiana a fare i conti con il proprio vissuto e con le proprie più intime paure.
Una rassegna, dunque, da scorrere in chiave strettamente antideologica, senza troppo preoccuparsi di dare giudizi immediati e inappellabili.
Allora però, l'italia ebbe coraggio. E fino alla prima metà degli anni ' 80 visse uno dei suoi periodi più cupi e tragici.
Un coraggio che è anche quello di sbagliare, ma che abbiamo oggi quasi completamente dimenticato.
domenica 3 febbraio 2008
EVENTI/ LA RIVOLUZIONE PACIFICA DELLE DONNE MUSULMANE- incontro 8 febbraio
"La rivoluzione pacifica
delle donne musulmane"
Restando a disposizione per una Sua eventuale adesione all'incontro, che si svolgerà a Palazzo Clerici (Via Clerici, 5 - Milano), cogliamo l'occasione per porgere distinti saluti.
La Segreteria Organizzativa
(02 86 93 053 - ispi.eventi@ispionline.it - www.ispionline.it)
FINANZIAMENTI ALL'EDITORIA- "il Campanile" di Ceppaloni
Non si tratta di giustizialismo da quattro soldi, ma di alcune coincidenze della famiglia Mastella.
Tanto per avere un'idea di come può funzionare la Casta.
Detto questo, le lande di Ceppaloni probabilmente sono solo la punta dell'iceberg, se non il capro espiatorio. Per un'Italia che si basa ancora su un nepotismo degno di Palermitani e Corleonesi...
tranne per alcuni, come si sforzava di ripetere Emma Bonino ospite ad Anno Zero, riferendosi ai radicali.
Ma forse le cose cambieranno. Basta crederci in tanti.
Ecco la testimonianza:
Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino.
Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più.
Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur.
L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico.
Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa 5.000 copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano il collega Marco Lillo dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un'altro nei pressi di Largo Arenula.
Dice ad esempio il primo:
"Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!".
A che serve allora -direte voi- un giornale come quello?
Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa.
Ogni anno Il Campanile incassa 1.331.000euro.
E che fara' di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro?
Insisterete ancora voi. Che fara'?
Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli
capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma.
E così ha fatto. Un contratto da 40.000 euro all'anno. Sapete con chi?
Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito.
Ma è sempre lui, penserete!
Che c'entra? Se è bravo! Non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche.
Ma andiamo avanti.
Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente.
Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98.000 euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine.
Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di F1 di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli.
Ed Elio Mastella, che ci faceva sull'aereo di Stato?
L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva!
Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile?
Gli ultimi biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur.
Siamo nell'aprile del 2006. Da allora -assicura l'editore- non ci sono più stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.
Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta?
Ve lo ricordate? Bene, proprio lui!
Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine.
Infatti Il Campanile ha speso 141.000 euro per rappresentanza e 22.000 euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti.
Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro:
Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.
Ma torniamo un attimo agli spostamenti.
La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per 2.000 euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico.
Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto?
Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità.
La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale.
A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella.
Chi l'ha comprata, chiedete?
Due giovani immobiliaristi d'assalto:
Pellegrino ed Elio Mastella.
in attesa delle elezioni:
Editoriale di Eugenio Scalfari su La Repubblica: "Battetevi bene e buona fortuna"
http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/politica/scalfari-fondi/buona-fortuna/buona-fortuna.html
venerdì 1 febbraio 2008
Deliri d’indipendenza?
Il problema dell’indipendenza del Kosovo, il cui giorno si stima essere tra il 9 o il 10 febbraio, ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il problema della secessione e del significato che assume nel terzo millennio.
Quando si leggono gli studi sulla globalizzazione e sui suoi effetti, prescindendo dalla volontà di giudicarla come un fenomeno positivo o negativo, si riscontrano due macrotendenze. La prima è quella dell’omologazione, ovvero della propensione all’uniformità rispetto ad usi, abitudini e stili di vita, la seconda è la chiusura in un’identità fissa, come a voler preservare se stessi da cambiamenti troppo repentini.
Effettivamente oggi sembra che l’indipendenza sia un contagio in qualsiasi parte del globo e non solo in regioni specifiche, al punto che sono molti i governi centrali che temono un probabile effetto domino.
In questo momento il motivo di maggiore preoccupazione arriva dai Balcani, entità senza leader né soldi che corrono il rischio di diventare pedine nelle mani altrui, ma è necessario ricordare che durante la Guerra Fredda la stessa sorte è toccata all’Africa, frantumata in un numero eccessivo di Stati alla mercè delle due superpotenze.
Ciò che rimane immutabile sembra essere il fanatismo che trae linfa non solo da vecchie nostalgie rese attuali da abili oratori, ma anche dalla volontà di far fruttare sempre più traffici illeciti ormai ben radicati.
Il generale Carlo Jean ha affermato al Corriere della Sera che di solito il denaro aiuta nel contrastare le spinte indipendentistiche, ma anche che tutto dipende dalle cause nazionali in gioco e che le rivendicazioni etniche nascono spesso da contingenze.
Inoltre Jean sostiene che nel diritto internazionale non vale tanto il principio dell’uguaglianza, quanto il realismo politico, come dimostra il fatto che la Serbia abbia preferito impuntarsi sul Kosovo, anziché entrare nell’UE. Questo atteggiamento ha lasciato i più attoniti, perché quello che attualmente viene considerato il valore massimo al quale aspirare, non si è rivelato essere tale per tutti, evidenziando punti di vista e priorità differenti.
Risulta difficile dare giudizi, perché la questione è sfaccettata e coinvolge non solo problemi etnici e identitari, ma soprattutto complesse questioni economiche e geopolitiche.
Il suggerimento è sempre quello di approfondire l’argomento non solo per capire i comportamenti dei vicini, ma anche i propri, visto che ancora capita di sentire italianissimi fiorentini e senesi discutere della battaglia di Montaperti (4 settembre 1260)...
Per iniziare:
Harvey D., La crisi della modernità, Il Saggiatore, 1995.
Beck U., Che cos'è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, 1999.
Piacentini Fiorani V., Processi di decolonizzazione in Asia e Africa, ISU, 2000.
Bauman Z., Il disagio della postmodernità, Bruno Mondadori, 2002.