giovedì 28 febbraio 2008

La nuova classe dirigente? Parliamone...

di Simona Voglino

Si sente tanto parlare della necessità di un riciclo generazionale che porti una ventata di freschezza e di rinnovata purezza a questo sistema politico ormai poco credibile.
De Mita non viene ricandidato per motivi di anzianità dal Pd, la classe politica grida con grottesca convinzione al rinnovamento, gli elettori si illudono (chissà mai che per una volta mantengano anche solo alcune delle loro promesse!).

Intanto una mal celata realtà svela la situazione nei fatti.
Mentre Berlusconi continua a spadroneggiare su questo grande palcoscenico tutto imbellettato, eclettico nel suo abbigliamento e sempre più giovane nel sorriso, Veltroni si dedica anima e corpo alla sua nuova politica del Fair Play pregna di buoni propositi e Ferrara si fa sentire con le sue deliranti idee di liste pro-life, ecco cosa succede negli atenei italiani. Proprio li dove dovrebbero formarsi le giovani menti di una tanto agognata nuova classe dirigente.

La situazione è tragica. Basterebbe avventurarsi fuori da uno o due prestigiosi atenei per comprendere il livello zero di preparazione che dilaga tra i ragazzi.
Me ne sono tristemente resa conto qualche tempo fa quando, fuori dalla Cattolica di Milano muniti di telecamere e microfoni, alcuni giovani domandavano cortesemente ai ragazzi che uscivano dall’ateneo: “sapresti dirmi qualcosa a proposito della legge elettorale vigente?” piuttosto che “cosa ti dicono le parole bipartitismo o bicameralismo?”.
Ebbene le scene erano, giuro, raccapriccianti. Nella grande maggioranza le ragazze rispondevano con risolini di imbarazzo, accompagnati da sguardi di intesa e solidarietà con le amiche a loro volta semi-mute.
I maschi si esprimevano con risate più corpose e con gesti caricaturali, ma anch’essi assolutamente impreparati ad un qualsiasi tipo di risposta.
Il bello è che parliamo di giovani uomini e donne che dovrebbero incarnare il futuro di questo paese. Giovani aspiranti ad una laurea, seppur triennale, conseguita la quale il titolo di cui fregiarsi è “Dottore”!

Ora verrebbe da domandarsi: ma di chi è la colpa di tanta strisciante impreparazione?
Non credo sia certo dei ragazzi, che in un’ età compresa fra i 18 e i 22 (è questa l’età media del conseguimento della laurea triennale senza incidenti di percorso), non hanno certo come priorità quella di andarsi ad aprire la Costituzione italiana.
Il problema vistoso e concreto sta nel fatto che di riforme se ne sono fatte tante (tante energie sono state spese per la migliore che è stata quella del famoso 3+2 ad esempio), di parole ne sono state sentite ancora di più, ma nel concreto il livello di preparazione rimane davvero insoddisfacente.

Per chi studia Comunicazione ad esempio, sono previsti cascate di esami di sociologia o linguistica applicata (non ho ancora capito che vuol dire), di semiotica o Italiano per la comunicazione e nessuno si preoccupa di fornire agli studenti qualche basilare nozione sulla nostra Costituzione e quindi sul nostro parlamento, sul Governo e sul loro funzionamento?
Ma chi è che va a votare poi?
Mandrie di ragazzini esaltati che credono ancora di poter parlare di comunismo e fascismo?
I bei risultati sono sotto gli occhi di tutti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

cara Simona, io a dire la verità credo che lo studio delle istituzioni e il rispetto che bisogna averne vadano imparati a scuola e a casa.
Cioè, quando si sceglie di studiare scienze della comunicazione si ha già scelto un proprio indirizzo. E' quando si è fringuellini che bisogna impostare il modo di pensare e avere gli strumenti per capire e decidere quando si è grandi.
A me sono soprattutto i genitori a far arrabbiare.
E la televisione che parla solo di cose stupide. O non solo ma soprattutto.

Servono bombardamenti di informazioni e di sensibilità a questi giovani d'oggi...

Anonimo ha detto...

concordo con te, ma a mio parere non dobbiamo cadere nella trappola di incolpare i giovani, le cui manifestazioni sono frutto di quanto gli adulti hanno loro suggerito, propinato o imposto.
ritengo il sistema televisivo e quello informativo i principali imputati: gli spazi destinati, il reiterare dei messaggi, la qualita' dei modelli proposti ai giovani ha fatto si che il valore etico delle persone e della loro cultura siano stati via via cancellati, e sostituiti sempre piu' rovinosamente dai miti totalizzanti del successo e della ricchezza dispensati a personaggi per i quali l'ignoranza e l'insensibilita' sono motivo di vanto e, ahime', di consenso.