lunedì 24 dicembre 2007

Buone feste

La redazione di Mondo Rosa Shokking vi augura buone feste.

L'appuntamento per la ripresa "regolare" delle pubblicazioni è il 7 gennaio 2008.

Nel frattempo potete dilettarvi con il numero 7 di MRS

www.mondorosashokking.com

sabato 22 dicembre 2007

Percorsi di pace oltre i muri che crollano

di Claudia Clerici, da Milano

21/12/2007 ore 00.00: la zona Schengen si allarga a 24 Paesi, permettendo la libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea anche in Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia e Malta.

Indubbiamente si tratta di un “fatto storico”, essendosi aperta quella che un tempo tracciava la frontiera della Guerra Fredda, ma ritengo sia necessario andare oltre le cerimonie di facciata.

Gli studi sulla globalizzazione sottolineano, infatti, come uno dei rischi insiti in questo fenomeno complesso e multidimesionale sia la chiusura in un’identità immutabile, che rischia di far perdere la relazionalità con i propri simili a vantaggio della sola sopravvivenza fisica e di una sicurezza per sé… e non si tratta di enunciazioni teoriche, poiché la cronaca dà spesso amare testimonianze di razzismo.

Il crollo delle frontiere non elimina, quindi, il problema della sicurezza, ma il fatto che richiami una certa attenzione mediatica è utile per aiutare a inquadrarlo non solo in termini militari e strategici, cogliendo come si tratti soprattutto di una questione antropologica di percezione di se stessi e del diverso. Ciò dovrebbe permettere di riscoprire identità e relazionalità come caratteristiche fondanti del proprio essere nel mondo, che chiede sempre più che ogni persona riconosca il suo essere un cittadino globale tra le molte identità che si è chiamati a vivere.

Reali itinerari di convivenza non potranno derivare solo da nuove conquiste del diritto internazionale e dell’organizzazione politica, ma chiameranno necessariamente in causa ogni individuo come cittadino responsabile e consapevole dell’imprescindibilità di far propria la differenza di cui l’altro è portatore. Per questo è fondamentale educare le nuove generazioni a prendere personalmente parte ai processi di cambiamento e a esprimere fiducia in tutte quelle azioni comuni che sanno trascendere le barriere confessionali e le frontiere geografiche. L’alterità, infatti, non è qualcosa di definibile a partire dall’appartenenza etnica o culturale, ma abbraccia ogni persona e necessita di un lungo percorso che permetta di scoprire nel dialogo lo strumento principale per diffondere una nuova cultura di pace attiva e operante a partire dalla vita quotidiana.

Per chi volesse approfondire:

Bauman Z., Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Bari, Editori Laterza, 2002.

Centro Psicopedagogico per la Pace e la Gestione dei Conflitti, Io non vinco. Tu non perdi. Un kit per promuovere l’educazione alla pace e la gestione dei conflitti tra i ragazzi, Roma, Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus, 2004.

Dal Lago A., Non persone: l’esclusione dei migranti in una società globale, Milano, Feltrinelli, 1998.

http://web.tiscali.it/edupax/teorie/dirittodiffe_ins.htm

http://peaceed.org/what/whatbr.htm

mercoledì 19 dicembre 2007

Moratoria contro la pena di morte, l’ Onu dice sì

di Giusi Binetti

Con 104 voti favorevoli, 54 contrari e 29 astenuti l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la moratoria contro la pena di morte.

Questa risoluzione, di “portata storica” seconda le dichiarazioni del Ministro degli Esteri D’Alema, che rappresentava il nostro governo all’Assemblea, corona un sogno e una battaglia durata 13 anni e ci si augura che preluda all’abolizione della pena di morte.

In pratica, con questa risoluzione, le Nazioni Unite invitano gli stati membri a sospendere le esecuzioni capitali e possibilmente a limitare il numero dei reati per i quali tale pena è prevista. In sostanza si sottolinea l’urgenza del rispetto e della tutela dei diritti civili di tutti i condannati.

L’Italia ha certamente il merito di aver fortemente voluto ed a lungo lottato affinché tale moratoria fosse approvata, nell’iter lunghissimo e difficoltoso che ha portato questa proposta dall’Unione Europea fino alle Nazioni Unite, raccogliendo via via consensi dai vari Paesi fino ad arrivare addirittura a superare la soglia “psicologica” dei cento voti a favore.

Leggiamo insieme qualche frase presa dal testo della richiesta di moratoria:

“ Considerando che l’uso della pena di morte mina la dignità umana e convinti del fatto che una moratoria contro la pena di morte contribuisca al miglioramento ed al progressivo sviluppo dei rapporti umani; che non esiste alcuna prova decisiva che dimostri il valore deterrente della pena di morte; che qualunque fallimento o errore giudiziario nell’applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile…. “

Queste parole, che fanno da premessa alla richiesta di moratoria, bastano da sole a spiegare la forza semplice e disarmante impiegata in una delle battaglie per il rispetto dei diritti civili.

Oggi questa battaglia è vinta, ma il cammino appare senza fine. Perché non basta indignarsi, ma serve muoversi e lottare.

Nei giornali di oggi troveremo inevitabilmente (e come sempre accade) tanti “padri” di questa iniziativa di indubbio successo e prestigio, etico e politico, ma, anche se non lo leggeremo, noi sappiamo che la madre è una, e si chiama Emma Bonino, e il padre è noto, e si chiama Marco Pannella.

martedì 18 dicembre 2007

GIORNATA NAZIONALE DEI MIGRANTI

Oggi è la Giornata Internazionale dei Migranti. La prima volta è stata festeggiata dieci anni fa, nel 1997.
La data del 18 dicembre è stata scelta perchè è il giorno della ratifica da parte delle Nazioni Unite della "Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie". L'istituzione della giornata "ufficiale" è del 2000.

Una giornata dedicata ai diritti umani e civili di tutte quelle persone che si spostano da una parte all'altra del mondo, alla ricerca di un lavoro.
La Convenzione delle Nazioni Unite entrata in vigore il 1° luglio del 2003 stabilisce le regole base di tutela dei migranti. Per evitare che un'esperienza già difficile come quella di una migrazione, si possa trasformare in qualcosa di ancora più difficile.

http://www.december18.net/web/general/page.php?pageID=268&menuID=65&lang=IT&seclang=0


LA CONVENZIONE: http://www.december18.net/web/general/page.php?pageID=214&menuID=36&lang=IT

domenica 16 dicembre 2007

14-16 dicembre: Prima festa regionale dell'altraeconomia a Roma

di Virginia Fiume


Si conclude oggi a Roma la prima festa regionale dell'Altraeconomia.

Alle 22.00 chiuderanno i battenti gli oltre 60 stand che in questi tre giorni, da venerdì a oggi, hanno ospitato produttori agricoli, imprese e organizzazioni che si occupano di agricoltura biologica, commercio equo e solidale, finanza etica.
Ma anche di riciclo, energie rinnovabili, turismo responsabile e software libero.

Questo il programma dell'iniziativa, che ha visto e sta vedendo partecipare esperti a vario titolo e ieri Yunus in persona. Il "banchiere dei poveri", l'uomo che per primo ha ipotizzato di dare accesso al credito alle persone non abbienti dei paesi del terzo mondo. Convinto del fatto che se messi nelle adeguate condizioni tutti possono divenire imprenditori di se stessi. (http://www.tdf.it/Italy/recensioni/Banchiere%20ita.htm)

Chi non può recarsi a Roma di persona (Campo Boario, largo Dino Frisullo-ex Mattatoio di Testaccio) può leggersi i materiali presenti sul Sito AltraEconomia. (www.altraeconomia.org)

L'approccio che ha il commercio equosolidale all'economia può essere discutibile da un punto di vista economico, ma sicuramente eventi come questa fiera offrono uno sguardo in più sul mondo e su realtà che a noi sembrano anche incomprensibili.

E poi si sa, a Natale sono tutti più buoni!

giovedì 13 dicembre 2007

Dopo YouTube, arriva GodTube...

di Francesca Gabetti

Internet non finisce mai di stupire.
Se i fedeli scompaiono dai banchi delle chiese per, tra l'altro, passare ore davanti al computer, perché non approfittare di questa nuova tendenza per "evangelizzare" il web?

3 milioni di utenti al mese cliccano su quella che, secondo gli internauti "ecclesiastici" è una delle reti sociali pú forti al mondo: GodTube.

Alle spalle dell'iniziativa le potentissime chiese evangeliche Usa, che hanno fiutato il business dei video su Internet ed hanno costruito attorno a GodTube una vera e propria - martellante -campagna per coloro che vogliono far parte della "nuova generazione di cristiani".

I video, peró, sono da shock: bambini che recitano salmi, visioni o montaggi di presunti miracoli, apparizioni di luci divine o esorcismi contro Satana. O ancora, vendita di Bibbie in edizioni speciali, libri piú o meno autorizzati, contatti con il paranormale.
Ovvero, l'esatto opposto di ció che la chiesa normalmente osteggia: mercificazione pura de piú piccoli e di eventi sovrannaturali, al servizio di... GodMoney.

Perché, pazzescamente, la censura, su GodTube, interviene solamente se si cerca di trasmettere video di altre religioni che non siano quella cristiana...

Visitare anche www.mychurch.org

mercoledì 12 dicembre 2007

Foto di guerra e videofonini di pace



di Bruno Bonsignore, da Milano

Sono andato a trovare Oriana Fallaci l’ultimo pomeriggio della sua visita a Milano.

L’hanno accolta degnamente in una dozzina di sale piene di lei. Grandi schermi col suo volto che domina le dissolvenze, filmati di trasmissioni televisive, teche tappezzate di ritagli di giornali e riviste, vetrinette coi suoi libri tradotti e decine di lettere personali dei potenti del mondo. Ho letto le risposte che le hanno spedito cercando di immaginare cosa lei avesse scritto, e ho ascoltato le domande dirette e indagatrici che sapeva scagliare senza imbarazzo. A Indira Gandhi chiede se non ci fosse un inutile orgoglio nel rifiutare gli aiuti del mondo intero per la sua India sconvolta dalla carestia, a Robert Kennedy se non avesse un preciso progetto di dinasty della sua famiglia per governare gli Stati Uniti, e poi la vedo nella tenda di Gheddafi accusarlo di avere liquidato centinaia di giovani dissidenti e, seduta davanti a Khomeini, si toglie il chador e lo accusa di tirannìa...

Oriana ci ha documentato con le sue parole anche i drammi più terribili risparmiandoci spesso l’atrocità gratuita delle immagini. Come quella del generale Loan capo della polizia sudvietnamita che prima di uccidere il prigioniero vietcong con un colpo di pistola alla testa fa schierare i reporter con le cineprese pronte a girare. Sì, la guerra è anche questo. E alla Fallaci che più tardi lo accusa di crudeltà Nguyen Loan risponde “ Madame! io crudele…? Che dice? Può un uomo che ama le rose essere un uomo crudele?”.

Penso alla ragazzina travolta qualche giorno fa da un mezzo pubblico e i suoi compagni di scuola che riprendono la scena col loro videofonino, pronta per YouTube. E questo non è guerra. E’ il buio dell’indifferenza dalla quale Oriana Fallaci ha cercato di richiamarci urlando fino al suo ultimo respiro

lunedì 10 dicembre 2007

Ministro Gentiloni, ha ancora senso il canone Rai?

di Francesco G. Vicario

Riflessione sacrosanta quella di Pierluigi Battista comparsa nei commenti del Corriere di stamane: che senso ha, oramai, la resistenza di una gabella annuale (da sommarsi alla marea di contributi fiscali) che incombe sul cittadino italiano, finalizzata al finanziamento della Radiotelevisione Italiana? Possiamo ancora parlare di servizio pubblico radiotelevisivo in un periodo di assoluta contaminazione pubblicitaria, anche nei palinsesti Rai, in cui è il mercato degli spot a dettare le regole della programmazione?
Il Ministro Gentiloni recentemente interrogato sul punto, ha risposto picche: il canone rimane.Non foss'altro per rimarcare ancora una volta la presenza di una televisione di Stato che però, ad avviso di molti, più che un onore è solo un onere che appesantisce le tasce degli italiani.
Anche se questi italiani decidessero di boicottare completamente l'offerta televisiva pubblica: oggi è materialmente possibile, anche grazie alla diffusione di massa della tv satellitare.

Battista evidenzia un paragone geniale: è come se chi decidesse di volare esclusivamente low cost venisse costretto a pagare una soprattassa per sostenere il bilancio della (moribonda) compagnia di bandiera: i consumatori insorgerebbero. I sostenitori della "statalità" dura e pura, sostengono ancora oggi che il servizio pubblico sia in grado di offrire imparzialità, completezza e qualità in informazione ed intrattenimento. Ma l'attento telespettatore conosce la debolezza di questa verità ecumenica: la storia della prima e della seconda repubblica, da ultimo e non certo per gravità il caso Raiset, ha dimostrato e dimostra costantemente il peso soggiogante con il quale la politica ( quella gretta, del quartierino) ha oppresso il tubo catodico, con la tattica della censura, dell'oscuramento e della clandestinizzazione. Politica poi regolarmente battuta dalla coscienza civile che mal sopporta il sequestro delle libertà: è successo, qualcuno lo ricorderà, con Mina incinta di un Pani sposato e separato nel 1962, quando la Rai decide di tenere lontana la Tigre accusata di scandalo a cielo aperto; tornerà qualche anno dopo come mattatrice di Studio Uno, vincendo politica, moralismi e buoni costumi, trionfalmente trascinata dal suo pubblico: 20 milioni di telespettatori incollati allo spettacolo del sabato sera.
E' successo e succede a Marco Pannella, che in 40 anni di battaglie referendarie e digiuni nonviolenti ha dimostrato più e più volte di rappresentare la maggioranza schiacciante del paese, al di là del male partitocratico, scagliandosi tenacemente contro una Rai -Tv incapace di incardinarsi sui binari della legalità e della democrazia.

E' vero, la Rai ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita culturale italiana del dopoguerra e ha mantenuto un certo equilibrio fino alla fine degli anni 70, quando l'avvento della tv commerciale puntò tutto sull'esosità dei cachet, con cui Berlusconi aggredì lo status quo del mercato radiotelevisivo (offrendo per esempio nel 1979 un contratto da seicento milioni all'anno a Mike Bongiorno che fino a quel momento ne guadagnava ventisei). Cultura Plutocratica? Forza del mercato, direi più propriamente. E in un' ottica di libero mercato un soggetto avantaggiato da un aiuto di stato dovrebbe avere vita breve.

domenica 9 dicembre 2007

Triennale – Il nuovo museo del Design

di Giusi Binetti


Giovedì 6 dicembre, vigilia della festa di Sant’Ambrogio, Milano si è fatta un regalo tra i piu’ attesi e graditi: il museo del Design.

Se ne parlava da anni e da quel lontano 1933, anno della realizzazione del Palazzo della Triennale ad opera dell’ architetto Giovanni Muzio, che trasferiva da Monza la prima Biennale delle Arti Decorative inaugurata dieci anni prima, dopo 74 anni finalmente si compie l’opera.

Il Design non è nato in Italia nel Novecento, ma ai tempi dell’antica Roma, come insieme di processi creativi di oggetti e manufatti che testimoniano, interpretano e, spesso, preconizzano i comportamenti quotidiani dei consumatori attraverso l’uso e l’abitudine all’uso degli stessi.

Sembrerebbe una contraddizione il creare un museo di testimonianze che appaiono effimere perché nate in un momento preciso a interpretazione di istanze legate in modo imprescindibile ai bisogni e agli stili di vita frutto di un determinato momento storico.

Invece, poiché tali oggetti hanno a loro volta influenzato in modo irreversibile i gusti ed i comportamenti successivi, ecco che era indispensabile dare testimonianza del valore assoluto che tali manufatti hanno rappresentato via via negli anni.

E la sfida di un museo come quello del Design sarà quella di suggellare con le giuste scelte espositive il successo di determinati oggetti, ma anche, e soprattutto, di riconoscere nel nuovo e nell’inedito, a livello quasi di prototipo, il seme della genialità interpretativa della tendenza, il prefigurarsi in nuce di risposte a bisogni abitativi e di utilizzo futuri.

Un museo in movimento, quindi, capace di testimoniare il valore della creatività, frutto del lavoro intellettuale e culturale, ma anche il valore intrinseco della realizzazione, artigianale o industriale, che si cela in ciascuno degli oggetti che ci circondano.

E quindi etico : per coloro che lo visiteranno sarà stimolo creativo e insieme riflessivo perchè riporterà all' "homo faber".

giovedì 6 dicembre 2007

Pari Opportunitá e TV spagnola

Di Francesca Gabetti

Il Governo Spagnolo delle Pari Opportunitá ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria tv, radio e stampa per l'uguaglianza sociale e lavorativa tra uomini e donne.

La strada da percorrere é ancora lunga, certo, ma ammettere un problema di tale portata in tv, nero su bianco, davanti a milioni di telespettatori, non é giá forse molto piú di quanto si osi in altri paesi?(Senza fare riferimenti...)

La campagna, tra l'altro, é oggettivamente ben riuscita: frasi d'impatto, immagini eloquenti.
Guardatela e, se vi va, diffondetela.
Parlarne aiuta a sperare che possa davvero cambiare qualcosa, non solo in Spagna.

domenica 2 dicembre 2007

Donne e Lavoro: Madame Lisbona

di Virginia Fiume da Milano

Emma Bonino e Barbara Pollastrini, rispettivamente ministre per le Politiche Europee e per le Pari Opportunità, hanno unito le forze, in modo pragmatico: occorrono misure d'urto per l'Italia in generale, ma soprattutto per le donne.
Nel 200o il Consiglio Europeo a Lisbona aveva definito la "Strategia di Lisbona": una serie di obiettivi, di tipo economico, da perseguire entro il 2010 per "modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l'esclusione sociale".
Come? Attraverso riforme economiche e la modernizzazione dei sistemi previdenziali.
Attraverso obiettivi concordati e verificati di anno in anno che permettano a tutti i paesi europei di muoversi nella stessa direzione.

Tra gli obiettivi la crescita del tasso di occupazione.
Oggi è in media del 61 %, si vorrebbe nel 2010 portarlo al 70%.
E' necessario, ed era stato deciso a Lisbona, l'incremento del tasso di occupazione delle donne, che in media è del 51%. Si punta a portarlo al 60%. Non si tratta di un vanesio rigurgito femminista, ma di un'esigenza strettamente economica: un paese con più partecipazione economica e più partecipazione politica userebbe tutto il suo potenziale e non camminerebbe solo sulla gamba degli uomini. Almeno, questo è quello che accade in Italia, dove il tasso di occupazione femminile è ancora del 47,3 %, vale a dire che in Italia ci sono 6.000.000 di donne inattive.
La Lombardia è perfettamente in linea con la strategia di Lisbona, con il suo 60% di donne occupate. Ma è tragica la situazione del sud, con percentuali intorno al 26%.
Non si tratta solo di una questione culturale, ma anche di legalità, infrastrutture e rete pubblica.
Elementi che sono stati presi in considerazione dalle due Ministre, insieme a Damiano, ministro del lavoro e Rosy Bindi, Ministro della Famiglia, nel preparare la nota aggiuntiva "Donne e Lisbona", con cui per la prima volta il Governo impegna l'Italia per i prossimi 3 anni con un piano straordinario, per arrivare preparati alla scadenza del 2010. La nota è stata presentata durante la relazione annuale sulla strategia di Lisbona e impone al Governo un cambio di passo, per non restare indietro all'appuntamento di verifica del 2010.

Incentivi per le imprese che assumono donne, soprattutto nel sud Italia, azioni per tirare fuori il lavoro nero, riduzione della pressione fiscale per le donne che lavorano. Qualcosa era già stato fatto nella Legge Finanziaria del 2006, qualcosa potrà essere fatto quest'anno. La certezza delle due ministre è che occorra comunque un piano straordinario da un punto di vista economico.

"Una persona che ha un lavoro sicuro, minimamente riconosciuto, può affrontare anche i momenti più aspri in una condizione diversa. E questo vale ancora di più per una donna" ha affermato la Minsitra Pollastrini in un'intervista sulla Nota Aggiuntiva. E ha aggiunto che il suo modello di ispirazione è "la crescita moderna di Gordon Brown, Zapatero, Clinton, un modello che unisce economia, democrazia e che considera le donne una chance di cambiamento".


Il 2010 non è lontano. L'Italia del lavoro per le donne è una giungla difficile. Si spera che due donne in gamba come Emma Bonino e Barbara Pollastrini possano continuare a unire le forze per un risultato che potrebbe determinare il posizionamento dell'Italia nei nuovi assetti europei.

Se il cielo ha due metà sarà il caso di imparare a usarle entrambe.





Approfondimenti:

la strategia di Lisbona: