mercoledì 30 gennaio 2008

“Le donne che corrono”


– Antonella Pedrinazzi – Ed. Il Filo

di Giusi Binetti

Si legge in un fiato, ma non solo perché è un libricino. Ogni donna ritrova qualcosa di se’ e, forse, può rileggere in chiave ironica i piccoli grandi problemi della vita quotidiana.

La lotta per l’emancipazione femminile ci ha regalato un anelito di parità con l’uomo, ma, rovescio della medaglia, ci ha scaraventato addosso la responsabilità di far convivere l’impegno in un’attività lavorativa extra-familiare con le tipiche incombenze che toccavano alle nostre nonne e alle nostre mamme e continueranno, così sembra, ad essere retaggio solo femminile per omnia secula seculorum.

E l’uomo che, grosso modo, rimane sempre uguale a se stesso.

Ma che grande affare abbiamo fatto noi donne! Non meritiamo certo la palma della furbizia… ma tant’è ormai ci tocca e lasciamo alle prossime generazioni il compito di riuscire ad uscire da quest’impasse che sta rendendo massacrante la vita a tante, tantissime donne.

E la protagonista, come tante, tantissime donne, vive una vita di corsa, in perenne affanno e, per di piu’, schiacciata dai sensi di colpa che solo noi donne riusciamo ad avere.

Ma la lettura delle peripezie di chi deve far entrare nelle 24 ore del giorno ben di più di quanto ragionevolmente potrebbe entrarci, risulta ironica e garbata e offre alle lettrici quel sollievo che solo la condivisione dei problemi può offrire, quel mal comune mezzo gaudio che non sarà gran cosa, ma ci fa sentire un po’ meno sole, un po’ meno sfigate.



IL LIBRO SI PUò ACQUISTARE IN TUTTE LE LIBRERI DEL GRUPPO MURSIA
E SUI SITI:
http://WWW.ilfiloonline.it

http://www.internetbookshop.it e
http://www.wuz.it


martedì 29 gennaio 2008

I NUMERI DELL'ABORTO SONO DUE: 194 E RU486

di Valentina Paternoster

Si ritorna a parlare di legge 194, di interruzione volontaria di gravidanza e delle pecche di una legge pressoché perfetta sulla carta e imperfetta nella sua applicazione.

Si ritorna a discutere del duplice valore, morale e sociale, delle parole aborto, feto, vita, embrione. E lo si fa dopo che Giuliano Ferrara, dalle pagine del suo quotidiano, ha lanciato la moratoria per l’aborto, una difesa indefessa del diritto alla vita di una manciata di cellule senza diritto di parola.

L’ultima decisione della Giunta Regionale guidata da Roberto Formigoni ha sancito regole ferree, da applicarsi in tutta la Lombardia, che riducono i tempi per la pratica dell’aborto di 11 giorni. Cresce inoltre il numero di medici obiettori e si palesa all’orizzonte tale diritto anche per i farmacisti che non vorranno vendere la pillola del giorno dopo.

Intanto nelle nostre scuole italiane non si parla di educazione sessuale, non si insegnano la conoscenza e il rispetto del proprio corpo, si lasciano i ragazzini in balia di loro stessi; i nostri consultori senza fondi fanno i salti mortali per rimanere aperti e dare assistenza alle donne italiane e non che la richiedono, mentre il Centro di Aiuto alla Vita riceve dalla Regione Lombardia denaro a fondo perduto pari a 800 mln di euro con lo scopo di convincere le donne a non abortire, facendo leva sul senso di colpa.

Quella legge, confermata dal popolo italiano nel referendum del 1978, pochi ricordano oggi che ha sancito la fine degli aborti clandestini e dei viaggi per l’aborto all’estero. Non si è trattato solamente di una voglia della donna di autodeterminarsi, ma soprattutto di una risposta a un’emergenza sociale grave. Va da sé che quella legge infine protegga la libertà individuale della donna e il suo bisogno di emancipazione intellettuale.

Cosa si chiede quindi oggi? Un ritocco restrittivo alla legge? E chi lo chiede poi? Un uomo?

Questo è il punto: come può un uomo parlare di maternità?

Le donne intanto si stanno organizzando per riaffermare il proprio diritto alla scelta senza colpe e responsabilità morali, ma anche soprattutto per rivendicare quei diritti sanciti dalla 194: il diritto all’informazione e all’assistenza, il bisogno di prevenzione per le nuove generazioni.

Rimane in penombra fino ad ora purtroppo il nodo importante della pillola abortiva RU 486, in uso in tutta Europa, criticata e proibita solo in Italia. Eppure ridurrebbe ancora di più il ricorso all’intervento chirurgico, i costi della sanità pubblica, il trauma per la donna.

Chissà che le donne d’Italia non scendano in piazza per chiederla.



lunedì 28 gennaio 2008

E il Cavaliere convoca la "nuova" marcia

Nell’indifferenza quasi incontrastata di una classe politica oramai in caduta libera, si è consumata l’ennesima non imbarazzante ma terrorizzante sortita di Silvio Berlusconi : o il Presidente Napolitano risolve la crisi sciogliendo le Camere e dando il via ai giochi elettorali, o il “popolo” si riverserà nelle piazze romane in milioni di unità, evidentemente “marciando” da ogni parte d’Italia.

Insomma, poco importa che questo paese non si sia ancora dotato di riforme strutturali fondamentali, tra cui quella sulla legge elettorale e le normative attuative su welfare e previdenza sociale; si ritorni alle urne garantendo un risultato probabilmente plebiscitario a favore del centrodestra con un pseudo ( e, ad oggi, non verificato) Berlusconi- Blair che al momento opportuno (per lui) lascerà la stanza dei bottoni a qualcun’ altro.
Tutto questo scavalcando le prerogative costituzionalmente individuate del Capo dello Stato, o meglio minacciando direttamente la stabilità istituzionale con un’occupazione non meglio qualificata della capitale.

Certo, siamo abituati alle estemporanee affermazioni del "Blairano" Berlusconi e alle sempre più frequenti ritrattazioni che ne seguono, da parte del Bonaiuti o del Bondi di turno.
Ma non possiamo non ravvisare un collegamento quanto meno simbolico rispetto alla medio recente storia italiana, quella del 1922 quando però i marcianti erano un paio di migliaia sebbene armati di spiccia ideologia e qualche schioppo; oggi i milioni non sarebbero altri che i Teleconvocati non solo dai canali del Biscione, ma anche dalla irresponsabilità lottizzata della Rai-tv, forse ancora più pericolosa.
Tale ricostruzione, che spiega la “quasi” indifferenza illustrata sopra, è quella espressa da Marco Pannella in un comunicato di ieri, ripreso stamane da Repubblica e Unità, molto duro e inflessibile quanto preciso e scientifico nel condannare un costume politico che sembra esser diventato conseguenza ovvia di quello che i radicali oggi chiamano lo sfascismo nella gestione della Res Publica.
Un atto politico in linea con la scelta radicale di non partecipare alle consultazioni che si stanno svolgendo al Colle, che non ha saputo affrontare il problema dell’illegale composizione del Senato, protrattasi dall’inizio della legislatura e che, di fatto, ne ha cagionato la crisi.

Le ipotesi che si profilano a conclusione della passerella politica di questi giorni sono incerte e nebbiose; ma, e questo appare quanto mai probabile , si concretizzeranno in soluzioni al ribasso, figlie dell’ondata di populismo che si insinua, di norma, nel vilipendio della democrazia e della Norma Costituzionale.


Il comunicato di Marco Pannella : http://www.radicali.it/view.php?id=114801

Ascolta qui la conversazione settimanale con il Ministro Emma Bonino trasmessa oggi da Radio Radicale : http://www.radioradicale.it/scheda/245800/conversazione-settimanale-con-emma-bonino

Sulla vicenda degli 8 senatori e sul ricorso promosso dalla Rosa nel Pugno, respinto dalla Giunta per le elezioni del Senato della Repubblica : http://www.radioradicale.it/respinto-il-ricorso-della-rosa-nel-pugno

Francesco G. Vicario

domenica 27 gennaio 2008

Che la memoria generi speranza!

di Claudia Clerici da Milano

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»
(Art. 1 L 211/2000)

Tra costoro è interessante ricordare Henryk Goldszmit, più conosciuto con lo pseudomino di Janusz Korczak, assunto nel 1898 per potersi presentare a un concorso letterario.

Si tratta di una figura complessa, appartenente alla classe ricca di Varsavia e il cui padre non lo iscrive alla Comunità Israelitica, preferendo che il figlio si senta polacco, piuttosto che inferiore o straniero rispetto ad altri.

La propria origine ebraica si rivela al piccolo Henryk all’età di sei anni, quando il figlio del portiere gli vieta di seppellire in giardino il suo canarino morto, con una croce.

"Non puoi, non ne hai diritto, la croce è per i cristiani; e tu e il tuo canarino siete ebrei. Gli ebrei hanno ucciso Gesù. Io andrò in paradiso, io sono polacco. Tu sei ebreo; andrai all’inferno".

"Anche se sarò buono?", chiede piangendo Henryk.

"All’inferno... a meno che non mi porti ogni giorno un pezzo di zucchero candito", risponde il ragazzo.

"In questo caso non andrò all’inferno?".

"No, potrai abitare in una stanza profondamente buia".

"E al paradiso?", replica Henryk.

"Questo mai; tu sei ebreo", è la sentenza finale.

Dopo varie difficoltà dovute alla morte del padre e al repentino passaggio dall’agiatezza alla povertà, Korczak riesce a laurearsi in medicina, specializzandosi in pediatria, lavorando nell’orfanotrofio cristiano di Varsavia e andando a vivere in quello ebraico, la “Casa degli Orfani”.

Queste esperienze trasformano il medico in un educatore attento e innovativo che rivaluta l’esperienza del bambino nell’ora, con la molteplicità di problematiche caratteristiche dello specifico momento di vita vissuto. Ed è grazie a questa attenzione che è capace di infondere nei suoi ragazzi il coraggio delle proprie opinioni, invitandoli a lottare per loro stessi e dando loro la preparazione culturale necessaria per capire il mondo.

“Occorre dare ai bambini luce, calore, libertà di movimento e gioia di vita”.

Nel 1939, in piena occupazione tedesca, entra nella sede della Gestapo di Varsavia per reclamare il sacco di patate destinato ai suoi bambini e sequestrato dai nazisti. Questi, però, vengono a sapere che è ebreo, ma che non porta la stella gialla di riconoscimento e lo mettono in prigione. Grazie ad una colletta utile a corrompere i nazisti, riesce a tornare alla "Casa dei bambini nel ghetto", ma ormai è consapevole che la soluzione finale ne condanna gli abitanti allo sterminio.

Sono stati parecchi i tentativi fatti dagli amici polacchi per fargli lasciare il ghetto e successivamente per non farlo salire sul treno destinato a Treblinka, ma lui comincia a scrivere le memorie dal "distretto dei dannati" e prepara i bambini e se stesso a morire con dignità e serenità.

Korczak torna così ad essere Henryk Goldszmit e si incammina con i suoi ragazzi verso il treno dello sterminio, facendo loro innalzare la bandiera verde della speranza.

Dite:
è faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.

(Janusz Korczak)

Per saperne di più:

http://www.asskorczakvc.altervista.org/index.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Memoria

venerdì 25 gennaio 2008

Cade il Governo. Cosa può succedere adesso (II)

di Virginia Fiume

PER LA RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE A CURA DI FRANCESCA GABETTI DA BARCELLONA:
http://shokkingnews.blogspot.com/2008/01/cade-il-governo-ed-il-mondo-parla-male.html



In questi giorni ci saranno parole che sentiremo spesso.
Un aiutino dal Mondo Rosa Shokking per capire di che cosa si parlerà...
Conta più che la dichiarazione arida di qualunque politico il capire in quale direzione andrà il Paese e che responsabilità verso le istituzioni si prenderà questa "classe dirigente" che continuiamo a scegliere.

Capire è l'unico modo per non essere sudditi.

LE ALTERNATIVE:

1) L'IPOTESI DI RINVIO
Napolitano deve capire se esistono le condizioni per respingere le dimissioni di Prode e tentare il rinvio alle Camere, per verificare la possibilità di una nuova fiducia alla Camera e al Senato. Il Premier dimissionario continua a guidare l'esecutivo per l'ordinaria amministrazione.

2) IL GOVERNO ISTITUZIONALE
Diventa Presidente del Consiglio dei Ministri il Presidente del Senato o il Presidente della Camera: si tratterebbe di un esecutivo destinato solo a realizzare le riforme. (solo... :-) ndr)

3) IL GOVERNO TECNICO
Viene incaricato un governo costituito di esperti in materia politica, ma che non sono politici: si tratta di un governo tecnico, un esecutivo "ponte" il cui scopo è l'approvazione di determinate riforme o il raggiungimento di determinati target. Questa soluzione comporta il ritorno ad elezioni anticipate in tempi abbastanza brevi.

4) ELEZIONI ANTICIPATE
Il Presidente della Repubblica scioglie le camere e indice nuove elezioni. Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno delle elezioni. Finchè non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti.


La decisione verrà presa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in seguito alle Consultazioni: prima i Presidenti di Camera e Senato e poi i leader dei vari partiti. Gli ultimi ad essere incontrati saranno i leader di Forza Italia e del Partito Democratico. E poi gli ex presidenti della Repubblica. (pare martedì)

Non dimentichiamo che c'è in ballo un Referendum, fresco fresco di approvazione della Corte Costituzionale, che potrebbe essere indetto tra il 15 aprile e il 15 giugno 2008.
(www.referendumelettorale.org)
Ovviamente i promotori del referendum, che hanno raccolto le 500.000 firme necessarie durante l'estate, vorrebbero che si votasse per il referendum prima di eventuali elezioni.
Andare a votare subito, con l'attuale legge elettorale, sarebbe rischiosissimo, rischiando di presentare la stessa situazione e gli stessi risultati del 2006.

Ma che cosa prevedono i quesiti referendari:

1) Premio di maggioranza alla LISTA più votata alla Camera
2) Premio di maggioranza alla LISTA più votata in Senato
3) Abrogazione delle candidature multiple (in più collegi)

Il referendum non propone una legge elettorale particolarmente innovativa, ma sistema il pastrocchio dell'attuale legge elettorale, definita da molti dell'ambiente porcellum
Il fatto che si parli di LISTE e non di Coalizioni, rappresenta la vocazione "maggioritaria del Referendum".
Trattandosi di un referendum abrogativo può "sistemare" una legge preesistente ma non può stravolgere tutto.
Per esempio, manca la "preferenza". Resterebbe il sistema delle liste bloccate, in cui si vota la lista ma non si può esprimere alcuna preferenza. Una delle caratteristiche più antidemocratiche della legge attuale.


E pensare che gli Italiani già nel 1993 si espressero a favore del maggioritario, con preferenza...

(referendum abrogativi del 1993 qui )

giovedì 24 gennaio 2008

Cade il Governo, ed il mondo parla (male) di noi... (I)

di Francesca Gabetti

Il fattaccio, come al solito "all'italiana" con grida, semi-cazzotti e molto casino, è di un paio d'ore fa. Eloquente, piú di ogni commento, una breve rassegna stampa tratta "in diretta" dai principali mezzi d'informazione esteri su di noi e la nostra situazione politica.

Un triste panorama che fa venire la pelle d'oca ma di cui é meglio essere coscienti: la credibilitá italiana non solo é seriamente messa in gioco, giorno dopo giorno, ma rischia di diventare un fardello troppo pesante per poter sperare di ritornare, questa volta, facilmente a galla. Ed il problema, purtroppo, riguarda tutti noi italiani e non solo i nostri politici...la percezione negativa del nostro paese inficia anche il giudizio sul singolo, sulle nostre imprese, sulla nostra serietá, eccome.

1) Le Monde (Francia): "La fragilitá di una democrazia vecchia sessant'anni" "L'Italia avanza in una maniera caotica e senza senso" "L'Italia affronta ancora una volta la sua ingovernabilitá" qui

2) El País (Spagna) : "Una votazione tesa che termina a pugni nel Governo italiano" (con tanto di video) "Prodi poeta, cade e dice addio con un verso di Pablo Neruda" qui

3) CNN (USA): "Il governo italiano perde la sua impercettibile maggioranza" "L'ultima cosa di cui il paese aveva bisogno era un'altra crisi di governo""Nella maggioranza dei paesi, un partito di tre persone non avrebbe potuto mettere in crisi nessun governo, ma in Italia, senza questo partito non esiste la maggioranza" "Cosí, mentre il mondo affronta una crisi finanziaria, l'Italia affronta una crisi di governo che molto probabilmente, ancora una volta porterá pochissimi cambi"

http://edition.cnn.com/2008/WORLD/europe/01/23/italy.politics/index.html

4) DER SPIEGEL (Germania):"Il masochismo della politica italiana"

http://www.spiegel.de/international/europe/0,1518,530170,00.html

http://edition.cnn.com/2008/WORLD/europe/01/23/italy.politics/index.html

5) NY Times (USA)"L'opposizione di Berlusconi stappa champagne per festeggiare all'annuncio della crisi ed il Presidente del Senato Franco Marini sbotta: "Mettete via quella bottiglia, non siamo mica in un pub!"

http://www.nytimes.com/reuters/world/international-italy-government-resignation.html?_r=1&scp=3&sq=italy&st=nyt&oref=slogin

6)BBC (UK)"Il marciume dello stato italiano"

http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7206817.stm

Un posto al sole e la monnezza

di Virginia Fiume






da www.mondorosashokking.com

In esclusiva per Mondo Rosa Shokking un'intervista a Patrizio Rispo.
Interprete di Raffaele Giordano nella soap d'ambientazione partenopea "Un posto al sole".

Diversi temi affrontati:
l'emergenza rifiuti, la responsabilità del paese e non solo di Napoli, le scelte di Rispo come attore rispetto ai problemi dell'Italia.

E altro ancora...

per ascoltare clicca qui

mercoledì 23 gennaio 2008

Orrori cinesi alla vigilia delle Olimpiadi


di Giusi Binetti

Sgomento e commozione lunedì sera al dibattito, promosso dall’Associazione Enzo Tortora - Radicali Milano, e avente come tema la situazione dei diritti civili in Cina alla vigilia delle Olimpiadi 2008.

La Cina moderna, con un PIL in crescita vertiginosa a due cifre, mercato e partner commerciale tra i più ambiti insieme all’India, è stato presentato nella sua vera prospettiva, molto ridimensionata rispetto all’immaginario collettivo che la colloca al top dei Paesi cosiddetti emergenti.

La situazione economica del grande popolo cinese è a dir poco drammatica poiché è solo il 10% della popolazione che detiene il 50% della ricchezza del Paese e questo dato spiega l’estrema povertà di un enorme territorio ad economia prevalentemente agricola.

Non esistono forme consolidate di proprietà privata per cui il contadino, che sopravvive coltivando il suo pezzo di terra, può vederselo requisito dal funzionario di partito che lo esige per propri scopi del tutto personali.
Le terre e quindi le coltivazioni hanno livelli di inquinamento da pesticidi altamente tossici per cui sono costanti le morti per avvelenamento.

Questo lo sgomento, ma per arrivare all’orrore dobbiamo conoscere cosa accade a coloro che praticano credi o discipline invise ad un regime crudele e persecutorio.
Alcuni ospiti, praticanti la Falun Dafa, una disciplina che ricerca “Verità Compassione e Tolleranza”, hanno testimoniato con commozione le persecuzioni psicologiche e fisiche cui sono sottoposti i loro fratelli di fede, fino ad arrivare alle migliaia di esecuzioni capitali perpetrate anche allo scopo di alimentare il commercio di organi che, reperiti in tempi record, trovano anche un connivente mercato occidentale.

Come possiamo pensare di assistere allo svolgimento delle Olimpiadi ignorando le terribili verità che il regime comunista cinese nasconde sotto il tappeto strabiliante di colori e tecnologie d’avanguardia che vorrà mostrare in mondovisione?

Come saranno capaci di smascherare queste terribili verità i giornalisti occidentali e le autorità più sensibili al rispetto dei diritti umani?
Ne saranno capaci o soccomberanno alle logiche ipocrite del profitto dei vantaggi portati dagli scambi commerciali come è accaduto finora?
Noi continuiamo a sperare che qualcosa accada.




In libreria a febbraio il libro: Laogai Reserch Foundation “CINA Traffici di morte” – Ed. Guerini e associati

Per non dimenticare il Tibet, un interessante dossier appena pubblicato:
clicca qui

Appuntamento il 15 e 16 aprile Allianz Forum di Assago – Falun Dafa
http://www.faluninfo.net

martedì 22 gennaio 2008

EVENTI/ Milena Gabanelli oggi a Milano


MILANO- Oggi, alle 18.30 presso la libreria Feltrinelli in Piazza Piemonte, Milena Gabanelli insieme a Fabio Volo, presenta "Cara Politica": una raccolta dvd+libro di inchieste di Report.

Così è presentata l'iniziativa sul sito della Feltrinelli

Che la politica sia un costo e un costo necessario è un dato di fatto.
Ma questo costo, in Italia, è diventato sempre più elevato e ingiustificato.
Del numero di abusi si è perso il conto. C’è l’ambizione di tante città italiane a diventare capoluoghi di provincia e la trasformazione di questa ambizione in un grottesco teatrino di rivendicazioni. C’è il mistero del funzionamento dei consorzi che dovrebbero occuparsi della raccolta differenziata. Ci sono le abnormi quantità di manager che siedono nei consigli di amministrazione delle principali aziende pubbliche. E c’è il quotidiano fenomeno dell’assenteismo, sempre più diffuso e ostinato, un altro modo ancora per fare spreco di denaro pubblico.

lunedì 21 gennaio 2008

CENSURA E TELEVISIONE: IL CATTOLICESIMO IN TELEVISIONE



di Virginia Fiume da Milano

"No Vatican No Taliban". Un cartello attaccato al collo per ogni militante radicale nella piazza adiacente a Piazza San Pietro sabato pomeriggio.
L'obiettivo della conferenza stampa, indetta dai Radicali, viene definito da Emma Bonino "Informare e confermare che non vi è nessuna censura per quanto riguarda la presenza del papa nelle case di milioni di cittadini".
Il Ministro per le politiche comunitarie e per il commercio internazionale e Marco Pannella snocciolano i dati dettagliati del Centro d'Ascolto Radiotelevisivo sulle presenze del papa in Vaticano. Considerando Papa, Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica il Tg1 ha dedicato il 30% del tempo dedicato alla politica al Vaticano, il 20% alla presidenza del Consiglio e il 15 % al Presidente della Repubblica. In tutto il 2007 il TG1 ha dedicato al Papa 26 ore e 35 minuti, il TG2 20 ore e 28 minuti e il TG3 15 ore e 47 minuti.
Pannella rincara la dose: nell'anno 2007 per 275 giorni esponenti della Chiesa Cattolica hanno avuto spazio voce, o dichiarazioni commentate dai telegiornali Rai.
206 giorni nelle edizioni del pranzo, 227 giorni nelle edizioni serali, 158 giorni sia a pranzo che a cena.
Su un totale di 7 confessioni religiose, una media del 97% degli spazi disponibili è dedicata alle voci Vaticane. "Come se non esistessero voci, anche interne, di dissenso" sottolinea Pannella.
Emma Bonino ribadisce la sua posizione e il motivo della conferenza stampa: "Nessuno ha impedito al Papa di parlare. Ha valutato lui più opportuno non andare. Non c' nessuna censura verso il Vaticano. Chi non ha parola sono i laici, denigrati come laicisti. E' preoccupante quando si vuole imporre una morale a senso unico, quando tutte le altre confessioni hanno denunciato all'autorità per le garanzie di non avere spazio, con un 97% solo per il Vaticano. Noi crediamo nella libertà religiosa, nella libertà del dissenso, nella libertà dei non credenti e dei diversamente credenti".
Di fronte agli stessi dati mercoledì scorso Bruno Vespa, durante una puntata di Porta a Porta, rideva incredulo, con un pizzico di sarcasmo nei confronti di Pannella.
Sarcasmo rintuzzato dalle parole di Mons. Fisichella "Noi non dobbiamo fare gli scioperi della fame per andare in televisione".
E' proprio vero.
Che poi lo sciopero della fame abbia un altro significato, questa è un'altra storia.




PER APPROFONDIRE:
la conferenza stampa: http://www.radioradicale.it/scheda/245108/illustrazione-dei-dati-del-centro-dascolto-radiotelevisivo-sulla-presenza-del-papa-e-del-vaticano-nei-tg

i dati completi: http://www.radioradicale.it/il-papa-in-tv-i-dati

La puntata di Porta a Porta dopo la decisione del Papa di non andare alla Sapienza
http://www.centrodiascolto.it/videopress/login.php?id=34700&path=131,135,135&idcat=135

(si tratta di un sito per cui occorre registrarsi ma ne vale la pena perchè permette di guardare e riguardare le puntate delle principali trasmissioni televisive di approfondimento, inchiesta e dibattito...)

domenica 20 gennaio 2008

ASCANIO CELESTINI: APPUNTI PER UN FILM SULLA LOTTA DI CLASSE


di Virginia Fiume, da Milano


Leggendo il blog di Eleonora Voltolina, Repubblica degli Stagisti (qui)ho scovatato la citazione di un'opera : Appunti per un film sulla lotta di classe, di Ascanio Celestini.

"Ho cominciato a raccogliere storie per capire cosa è rimasto della coscienza e della identità nell'appartenenza a una classe e mi è sembrato che in particolare nel lavoro precario si aprisse una vera voragine"

L'opera teatrale dopo essere stata, tra il 2006 e il 2007, in scena in diversi teatri italiani è diventata lo spunto per un documentario, "Parole Sante", sui lavoratori di un grande call center, che ricorda incredibilmente quello l'Atesia, spuntato mesi fa sulle pagine di tutti i maggiori quotidiani.

Ascanio Celestini, 36 anni, scrittore, attore e drammaturgo, viene catalogato come esponente del Teatro di Narrazione, per la sua scelta di raccontare storie dietro cui si nasconde un grande lavoro di ricerca e approfondimento. Di fatto interpreta se stesso come "narratore".

Sia negli Appunti, sia in Parole Sante, raccoglie voci di chi si definisce "precario".

Da tenere d'occhio sia lo spettacolo teatrale sia il documentario, per vedere raccontati pezzi di un'Italia che potrebbe essere flessibile ma preferisce restare precaria.



ASCANIO CELESTINI, APPUNTI PER UN FILM SULLA LOTTA DI CLASSE






CHI E'ASCANIO CELESTINI:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ascanio_Celestini
IL SITO UFFICIALE: http://www.ascaniocelestini.it/

sabato 19 gennaio 2008

Immobilismo e fuga, senza presente

di Francesca Gabetti

L'Italia, ancorata al suo passato, sembra una nave in procinto di affondare per i troppi reperti storici accumulati nella propria stiva.
Ed é l' unico paese industrializzato dove gli studenti che vanno all' estero sono più di quelli che ne arrivano....http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stampa/2008/gennaio/repubblica_la_fuga_dei_cervelli_e_un_governo_impotente

Riporto pari pari un interessante articolo di Pino Corrias su questo argomento, pubblicato nella sezione Attualitá di Vanity Fair.

"Ma perché in Italia il futuro non arriva mai?
"L'Italia è un extra-mondo. Vive in un tempo suo e proprio, un passato che non passa mai, il presente che ci sfugge ed il futuro che non arriva. Il neonato 2008 promette un'infinitá di ricorrenze, il quarantennale del '68, il trentennale del rapimento Moro, i 60 anni della Costituzione.
La politica si infiamma sul tema dell'aborto - é in piana ricorrenza pure la legge che lo regola, la nº 194 varata nel 1978 -..... A Napoli chiamano emergenza una catastrofe ambientale che dura da 14 anni, complici tutti...
Sopraffatti dall'enormitá della nostra storia - gli imperi, l'arte, l'inchiostro, le croci - ci sentiamo sprecati nella miseia del presente. Per questo lo dissipiamo in questo lugubre giorno per iorno dove aggiorniamo eterne vendette o inconsolabili nostalgie. Giulio Andreotti, che di stagione in stagione rimpicciolisce davanti ai nostri occhi, è la maschera che ci riassume.Circondati da una classe dirigente d'antica generazione che non sgombera mai, facciamo cuocere quelle nuove a fuoco lento. Avvelenandole pco a poco. Fino a piegarne la fibra e rendere agevoli gli eterni inchini delle raccomandazioni, del conformismo, del familismo. Che poi saranno le sole ereditá da tramandare. Mentre i giovani piú bravi, piú svegli, i meno raccomandati, se ne vanno altrove, possibilmente nel mondo. Da Lugano a San Francisco, da Londra a Shangai, dove la vita scorre nel presente, non ci vogliono 14 anni per raccogliere un po' di spazzatura ed il futuro é ancora la parte piú interessante del tempo."

venerdì 18 gennaio 2008

BAMBINI IN PASSERELLA: PITTI IMMAGINE BIMBO 18/20 gennaio 2008



di Claudia Clerici da Milano.
Apre oggi l’edizione 2008 di Pitti Immagine Bimbo presso la storica Fortezza da Basso (FI), portando con sé proposte e polemiche legate all’abbagliante mondo della moda e al suo legame con l’infanzia.
Da un punto di vista prettamente commerciale l’evento si prospetta già come un successo e ancora una volta stupisce il rilevante numero di partecipazioni: 540 marchi, una buona percentuale di aziende estere tra i nuovi arrivi, oltre a interessanti progetti individuali orientati alla moda etica. La neonata area EcoEthic si propone, infatti, come progetto dedicato alle collezioni eco sostenibili, con una particolare sensibilità verso le piccole comunità locali e quelle realtà produttive che operano nel rispetto della natura e delle condizioni di lavoro.
Ma tra le proposte più rilevanti stupisce soprattutto la volontà di creare uno specifico codice etico che sia in grado di tutelare l’immagine dell’infanzia non solo all’interno di un vuoto legislativo, ma anche della mancanza di autoregolamentazione che fa sì che siano ancora parecchi gli stilisti che usano la provocazione come arma comunicativa.
Durante le giornate di Pitti Immagine Bimbo si cercherà quindi di recuperare la dimensione ludica come caratteristica fondamentale dell’infanzia, limitando il numero delle sfilate e privilegiando performance simili al gioco, evitando di presentare lolite super truccate e dagli atteggiamenti ammiccanti e seduttivi, oltre al divieto di accesso nei backstage di fotografi voyeur.
Tutto questo aiuterà realmente a recuperare la freschezza e la spontaneità dei bambini? E la proposta che i bimbi sfilino per mano alle loro mamme non servirà piuttosto a dare un “momento di gloria” a figure genitoriali che sembrano ambire soprattutto alla prima pagina delle riviste patinate?
Indubbiamente una regolamentazione è indispensabile, ma probabilmente andrebbe fatto anche un lavoro di analisi motivazionale sui genitori, troppo spesso causa dei disagi dei loro figli.
Ricordate la scena di Little Miss Sunshine (2006) durante il concorso di bellezza? Non era forse lo sguardo del pubblico adulto a ritenere provocatoria una bimba buffa e impacciata rispetto alle altre bamboline vestite da pseudo conigliette, ma considerate perfettamente adeguate al palcoscenico?

giovedì 17 gennaio 2008

Rassegna stampa/ Proibito in Afghanistan "il cacciatore di aquiloni"

da Repubblica.it

Il governo afgano blocca il film tratto dal libro di Khaled Hosseini
La motivazione: "Incita alla violenza razziale". Ma sarà difficile fermare i dvd clandestini
Proibito il "Cacciatore di aquiloni"
Kabul senza il film del bestseller
I giovani attori hanno dovuto lasciare il Paese per timore delle violenze dei talebani
di MATTEO TONELLI


L'hanno vietato. Perché "incita alla violenza razziale", mostrando gli stupri di due bambini della minoranza hazara. Per questo, dicono, gli afgani non devono vederlo. Cala come una mannaia la decisione della Afghan film, istituzione statale che si occupa della censura delle pellicole, sul "Cacciatore di aquiloni".

Il film, tratto dal bestseller di Khaled Hosseini è stato vietato in Afghanistan. La motivazione? "Ci sono scene inadatte al pubblico". Due stupri che metterebbero "in scena l'odio razziale". In pratica l'ultimo tassello di una vicenda che già aveva conosciuto tensioni. Al punto che i giovanissimi protagonisti del film sono stati messi sotto sorveglianza per il timore che finissero nel mirino dei Talebani. Una scelta appoggiata dallo stesso presidente Hamid Karzai, preoccupato per le ricadute negative sull'alleanza politica fra hazara e pashtun, entrambi sostenitori del governo.

GUARDA LE IMMAGINI DEL FILM

LA VIDEOINTERVISTA ALL'AUTORE

E' bellissima, invece, la storia raccontata da Housseini. Storia di bambini che diventano uomini, amicizia, tradimento. Il tutto in un Afghanistan che cambia. Prima la fine della monarchia, poi l'invasione russa ed infine l'arrivo dei Talebani. Il racconto di un paese che si sgretola. Che aveva cieli pieni di aquiloni e che si ritrova a vivere sotto un regime cupo e violento.

Il libro racconta l'amicizia tra Amir (interpretato da Zekiria Ebrahimi), ragazzo afgano pashtun di Kabul e Hassan (interpretato da Ahmad Khan Mahmoodzada), figlio del suo servo hazara. I due, così diversi per storia e ricchezza, annullano le distanze. Le gare di aquiloni sono il loro terreno comune. Insieme sono imbattibili. E inseparabili. Fino a che qualcosa non rompe l'equilibrio. Amir assiste di nascosto allo stupro di Hassan da parte di un gruppo di teppisti. Resta paralizzato, non si muove. Si convince che la cosa non sia mai successa. Un dramma che condizionerà la sua vita e quella di Hassan. Poi una nuova violenza, ancora ai danni di un altro bambino della minoranza hazara, interpretato da Alì Danish Bakhty Ari, ad opera di un comandante dei Talebani.

Passeranno anni, Amir fuggirà dall'Afghanistan e si rifarà una vita in America. Di Hassan si perderanno le tracce. Fino a che una telefonata riporterà Amir in patria. Un viaggio nella sua Terra ma anche dentro se stesso. Espiazione di una colpa, certo, ma anche affresco di quello che l'Afghanistan è diventato. Un mondo brutale, sinistro, dove le donne non hanno visibilità, la bellezza è diventata un reato e gli aquiloni non volano più.

Nel mondo il libro ha venduto moltissimo. Ha scalato le classifiche di decine e decine di Paesi. Pubblicato a marzo del 2004 con una prima tiratura di 6.000 copie ha subito spiccato il volo. Tanto che la Dreamwork di Steven Spielberg ne ha comprato i diritti e ha deciso a farne un film. Non è stato semplice, però. I giovani interpreti afgani, dopo le riprese, rischiavano di essere puniti ed uccisi solo per aver lavorato con gli americani. Per questo hanno dovuto abbandonare il loro paese. Poi è stata la volta del divieto. Ma chissà che questa censura, in realtà, non ottenga l'effetto opposto. Stimoli ancor di più, la voglia di sapere del popolo afgano. Accadde già con il film 'Kabul Express', considerato offensivo per la minoranza hazara. Lo scorso gennaio la pellicola arrivò a Kabul. E la scena in cui uno dei protagonisti pronuncia insulti contro gli hazara portò a tumulti e minacce di morte nei confronti dell'attore. La pellicola, però, fu vista da molti. Aggirando il divieto.

In Italia l'uscita del "Cacciatore di aquiloni", è prevista per il 15 febbraio. Negli Usa, invece, la pellicola è stata proiettata agli inizi di dicembre. E già si parla di premi Oscar.

(15 gennaio 2008)

Un bel no "papale papale"

di Bruno Bonsignore


Il Rettore della più grande -apprendo- università d'Europa invita il Pontefice all'inaugurazione dell'Anno accademico che ha come tema centrale la pena di morte, sul quale c'é piena convergenza tra due Stati sovrani, l'Italia e la Città del Vaticano. Ma il professore emerito Asor Rosa diserterà la cerimonia perché " non si può prescindere da un magistero pontificio fortemente connotato da posizioni conservatrici e reazionarie...". Il professore emerito dice insomma che chi non é progessista e di sinistra non ha diritto di ingresso nella "sua" università, e una settantina di suoi colleghi condividono e firmano l'appello per fare annullare il vergognoso incontro di giovedì.
Se tanta parte della faculty non si rende conto che il diritto di opinione, e di parola, sta alla base della libertà individuale, cioé di ogni singolo Individuo, mi chiedo dove sta la Sapienza della loro università ma mi solleva l'idea che i loro insegnamenti restino ben chiusi nelle rispettive aule.
E mi rallegro della decisione di Benedetto XVI che, verificata ancora una volta la miserevole apertura mentale di chi si autoproclama difensore della laicità nazionale, ha annullato sua sponte la visita.
Lasciando la Sapienza a tali sapienti.
Grazie Santità.

mercoledì 16 gennaio 2008

Il Papa a casa: conquista della laicità?

di Giusi Binetti

Papa Benedetto XVI Capo dello Stato Vaticano e numero uno della Chiesa Cattolica ha annullato la sua visita all’Università la Sapienza di Roma, prevista, su invito del Rettore, per domani, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Non ci sono parole per definire quella che a mio avviso si rivela come un sonora sconfitta dei valori propri di una democrazia quando entrino in gioco la tolleranza, il dialogo, lo scambio che sono la base di ogni relazionamento.
Uno per tutti, il commento, riportato dal Corriere, di uno dei detrattori, Paolo de Nardis, ex preside di Sociologia delle comunicazioni (sottolineo la Facoltà): “ La paura era che dalla pena di morte passasse a parlare di aborto…”. No comment.
Inutile parlare di totale mancanza di rispetto per una figura rappresentativa di milioni di persone che professano la religione Cattolica, mentre mi solletica immaginare cosa sarebbe accaduto se, anziché il Papa, si fosse trattato del rappresentante di un’altra religione.
Allora sì che i valori della tolleranza e del rispetto sarebbero stati tenuti ben presenti! E ci mancherebbe altro.
Ma questa demenziale, squallida vicenda porta a pensare che dietro la levata di scudi per la visita del Papa si nascondano le frustrazioni, inespresse però, di coloro che a sinistra mal sopportano il balletto di opinioni interpretato dai politici di centrosinistra che, pur nello sforzo di rimanere uniti, non trovano però il collante adatto a far loro condividere i temi “caldi” relativamente ad aborto, contraccezione, fecondazione assistita, eutanasia, unioni extramatrimoniali e omosessualità.
Come si diceva “Si batte la sella per non battere il cavallo”.

Teniamoci pronti: dopo la spazzatura di Napoli, che ha debordato in tutti i quotidiani e le televisioni del mondo, anche questa vicenda non mancherà di mettere l’Italia sotto riflettori dei quali faremmo volentieri a meno.

martedì 15 gennaio 2008

GIORNALISMO E MAFIA

di Virginia Fiume da Milano

Si sa: "Il Sole 24 ore" è il quotidiano di Confindustria. Nel bene e nel male.
E' di qualche mese fa la notizia che gli imprenditori di Confindustria in Sicilia hanno fatto una scelta coraggiosa: espellere quegli industriali che cedono al ricatto del pizzo. La decisione è andata di pari passo con alcune scelte editoriali del giornale diretto da Ferruccio De Bortoli: fare i nomi, indagare, nello stile del più puro giornalismo di inchiesta. E quando si fanno inchieste sulla mafia, magari facendo i nomi, si corrono inevitabilmente dei pericoli. Ancor di più se l'editore è proprio chi sceglie di dire no al pizzo.

O peggio ancora, se tra i redattori c'è qualcuno che va troppo a fondo.
E'il caso di Nino Amadore, redattore di Palermo, autore di un libro che definire scomodo è poco "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia".
Ci sono nomi e cognomi: Giuseppe Guttadauro, medico, e contemporaneamente capomandamento di Brancaccio. Gianni Lapis e Giorgio Ghiron, avvocati, e contemporaneamente legati a Massimo Ciancimino, artefice di maxi operazioni di riciclaggio. Solo per farne alcuni.
E questi nomi Nino Amadore li ha pagati vedendo la sua macchina sfasciata, ad Agrigento, proprio mentre si trovava lì a presentare il suo libro.

La presenza di giornalisti come questo la paga Ferruccio De Bortoli, che nei giorni scorsi ha ricevuto una lettera con due proiettili.

Il mondo politico si è subito prodigato in atti di solidarietà. Giuliano Amato, ministro dell'Interno, ha dichiarato che "gli inquirenti faranno tutti gli sforzi per individuare i responsabili".
Ci mancherebbe altro, viene da aggiungere.

Rita Borsellino risponde con un'affermazione concreta: "l'informazione libera e documentatata è sempre stata una delle armi più temute da Cosa Nostra".
Probabilmente le intimidazioni sono bravate di qualche bravo picciotto, o forse dei boss in persona, che si sentono bruciare la terra sotto i piedi.
Qualunque sia la risposta meglio che Amato faccia davvero del suo meglio a tener fede alle parole che pronuncia.
La lotta alla mafia non è uno slogan politico, ma il cuore dei problemi del nostro paese.
E la Sicilia è un micromondo che purtroppo non è così lontano dall'Italia partitocratica e malata di informazione in cui viviamo.

Sulle pagine del Sole Ferruccio De Bortoli dice che loro terranno duro.
E noi siamo con lui, con Amadore e con tutti quelli come loro.


APPROFONDIMENTI

La zona grigia, professionisti al servizio della mafia
di Nino Amadore
ed. La zisa, 145 pagine, 10 euro

Il libro prima di uscire in versione cartacea è uscito come ebook http://www.expatsebooks.com/E-bookMafia_la_zona_grigia.htm

La mafia: http://it.wikipedia.org/wiki/Mafia

Il Comitato AddioPizzo: http://www.addiopizzo.org/index.asp

PENSA, di Fabrizio Moro
vincitore di Sanremo Giovani nel 2007

domenica 13 gennaio 2008

Il ritorno della valanga rosa


di Virginia Fiume da Milano

Il Tg Sport di Rai Uno di ieri alle 13.30 ha aperto con una carrellata su tutte le partite di calcio del week end, dalla serie A fino ad arrivare alla bassa classifica della serie B.
Solo nella seconda parte si sono decisi a dare una notizia che per il mondo sportivo italiano, e per il mondo delle donne in particolare, ha un significato prezioso, che riporta alla memoria i tempi magici di Deborah Compagnoni.
Il 2007 si è concluso, a cavallo con il 2008, con le quattro vittorie consecutive di Denise Karbon, uno scricciolo di 27 anni di 1 metro e 60 per 58 kg, che insieme a tutte le sue compagne di squadra sta ridando aria allo sci italiano. Che dalla fine degli anni '90 ha iniziato ad attraversare una pesante crisi finanziaria che aveva portato al licenziamento di molti tecnici.
Ma, per fortuna, lo sport è una delle poche pratiche per cui i soldi contano, sì, ma non fanno la differenza. Eccezion fatta per il calcio, ovvio. Contano di più altre cose: coraggio, determinazione, forza ed energie.
Ieri sul podio del gigante di Maribor c'erano due italiane, al secondo e al terzo posto: Manuela Moelgg e la solita Denise Karbon.

La prima classificata, l'austriaca Elisabeth Goergl, ci ha messo 2 minuti, 38 secondi e 49 centesimi a percorrere la pista. La Moelgg ci ha messo 49 secondi in più, Denise Karbon 1 secondo e 72.
Con una pista facile, resa più lenta dalla neve molle per la giornata quasi primaverile.
Tra il 2007 e il 2008 lo sci italiano ha guadagnato 14 podi, di cui 10 femminili.
Mancano quattro gare alla fine della coppa del mondo di specialità di slalom gigante.
La coppa del mondo generale si concluderà il 16 marzo 2008 a Bormio.
Tre mesi per continuare a credere in queste donne che combattono con difficoltà in un mondo non solo tipicamente maschile, ma su cui per altro aleggia il silenzio che si riserva alle minoranze. Quello dell'informazione.

Il calendario della Coppa del Mondo di Sci
http://www.gazzetta.it/gazzetta/saltri/ricerca_index.jhtml?PageToLoad=/rc/jhtml/RecMotoreRicerca.jhtml&SPREFIX=/gazzetta/saltri/&FONTE_DATI=6&DISCIPLINA=49&COMPETIZIONE=6&EDIZIONE=1049&LATEST=S

sabato 12 gennaio 2008

Dopo la moratoria

Da un po' di tempo sono iscritta alla newsletter di Nessuno Tocchi Caino

Oggi l'ho ricevuta.
Una notizia positiva e una negativa in fatto di pena di morte.

IRAN. 13 IMPICCATI PER OMICIDIO E TRAFFICO DI DROGA


2 gennaio 2008: 13 persone sono state impiccate in Iran per omicidio e traffico di droga.
Tra le prime otto - giustiziate per omicidio nel carcere di Evin a Teheran – ci sono una donna, Raheleh Zamani, e un uomo identificato come Ali Reza.
La Zamani avrebbe ucciso il marito nel 2005, dopo aver scoperto la sua relazione extraconiugale, mentre Reza era stato condannato a morte in un caso molto famoso per l’omicidio di tre donne.
Altre tre esecuzioni sono state praticate in pubblico nella città di Qom, per il traffico di 590 gr di eroina. Le ultime due persone sono state messe a morte a Zahedan, per il traffico di 5,25 kg di eroina. (Fonti: Agence France Presse, 02/01/2008)

UZBEKISTAN. ENTRA IN VIGORE ABOLIZIONE PENA DI MORTE
11 gennaio 2008: è entrata in vigore, dal 1 gennaio, l’abolizione della
pena di morte in Uzbekistan.

L’entrata in vigore, prevista dal decreto presidenziale del 1° agosto
2005, è stata confermata dalla Corte Suprema. L’Uzbekistan ha deciso di
sostituire la pena di morte con l’ergastolo, che si applicherà solo per
terrorismo e omicidio premeditato con aggravanti, in base all’agenzia
di stampa ufficiale uzbeka UzA. L’Unione Europea ha elogiato
l’Uzbekistan per l’abolizione, con l’auspicio che la decisione possa spingere
altri paesi della regione a fare lo stesso, si legge nel comunicato
diffuso dalla presidenza slovena dell’Ue.
Per saperne di piu' :
http://www.iht.com/articles/ap/2008/01/04/europe/EU-GEN-EU-Uzbekistan-Death-Penalty.php

venerdì 11 gennaio 2008

Bush in Medio Oriente: un’occasione per riflettere.

di Claudia Clerici da Milano

Ieri il presidente americano G. W. Bush, in visita a Gerusalemme, ha proposto una sua dottrina per la pace in Medio Oriente che entro l’anno ponga fine all’occupazione della Palestina, in atto dal 1967. Al di là delle mere enunciazioni teoriche, però, è poco chiaro quali siano i gesti concreti per sospendere la costruzione degli insediamenti e lo smantellamento degli avamposti illegali.
A Israele sono stati offerti aggiustamenti di confine che tengano conto delle realtà esistenti, conglobando i principali insediamenti israeliani in Palestina, ma sono stati tralasciati i più complessi discorsi legati a Gerusalemme e ad Hamas.
Se analizzate con spirito critico, però, alcune affermazioni del Presidente possono offrire interessanti spunti di riflessione, ossia il fatto che Bush abbia detto di aver tratto ispirazione dalla sua fede nell’Onnipotente, oltre alla necessità di dimostrare il coraggio delle scelte più difficili.
Per quanto riguarda il discorso religioso, infatti, il Medio Oriente non è solo una terra sconvolta dal sangue, ma sono presenti anche importanti azioni e luoghi di pace che andrebbero fatti conoscere all’opinione pubblica.
Il centro spirituale pluralistico Doumia-Sakinah nasce proprio come luogo di riflessione, di meditazione e di preghiera, appartato in un accogliente angolo della collina ai bordi della valle di Ayalon sulla quale sorge Neve Shalom/Wahar al-Salam, un villaggio cooperativo di Ebrei e Arabi palestinesi, musulmani e cristiani. Questa casa del silenzio si propone di essere un santuario interreligioso all’interno del quale sia possibile tentare di superare le divisioni culturali e di credo, promuovendo occasioni di comprensione tra le due popolazioni.
Il coraggio delle scelte più difficili non è, quindi, solo una frase ad effetto, ma costituisce la quotidianità di molte persone. Tra queste vanno ricordati i membri del Teatro dell’Oppresso che operano per la costruzione di ponti, cercando di insegnare l'arte del dialogo e del confronto.
Lo scorso 12 aprile Ramallah ha ospitato tre mesi di stagione teatrale, sponsorizzata dalla Commissione Europea, che ha visto alternarsi spettacoli di Teatro Forum messi in scena da compagnie provenienti da Spagna, Germania, Belgio e Brasile, oltre a cinque spettacoli prodotti dalla locale compagnia teatrale "Ashtar".
Il teatro, secondo l’interpretazione di Augusto Boal, viene utilizzato per raccontare storie e per delineare le dinamiche nascoste dei rapporti tra oppresso e oppressore, con lo scopo di stimolare coscientizzazione e azione che sappiano dar vita a un quotidiano più sereno. E questo è stato il principio ispiratore delle quarantacinque rappresentazioni teatrali che hanno presentato al pubblico le principali problematiche che gravano sulla società palestinese, chiedendo agli spett-attori di contribuire alla ricerca di possibili alternative per la gestione del conflitto.

http://nswas.org

http://www.antennedipace.org/antennedipace/articoli/art_598.html

giovedì 10 gennaio 2008

RASSEGNA STAMPA/ SU BEPPE GRILLO

Dal blog di Alessandro Gilioli – “Espresso.it”

trovata qui: http://nonunapipa.altervista.org/?q=node/131

Una storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo vi dirà parecchio su Beppe Grillo. Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo.

Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi delle testate e dei loro proprietari.

Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno rappresenta.

Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui. Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’ sull’intervista: «Io sono un monologhista», mi dice testualmente. «Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso».

Io gli rispondo che un pezzo no, non ci interessa, che per quelli c’è già il suo seguitissimo blog e noi invece vorremmo un confronto, anche aspro magari, sul tema che ha lanciato, il V-Day contro i giornali.

Gli prometto che però, ovviamente, tutte le sue risposte saranno riportate senza variazioni e senza alcuna censura, che ha la più assoluta libertà di dire quello che gli pare, che sono dispostissimo a mandargli i suoi virgolettati per approvazione a intervista scritta.

Beppe al V-Day
«Mah», dice lui, «non so, io non do il mio meglio in queste cose». Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo: «D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste».

Il giorno dopo mi metto al mio pc e una dopo l’altra snocciolo le domande. Sono tutte molto semplici, anche se non a zerbino. Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.

Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.

Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri - magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica - che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.

Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come “il Manifesto” o come “l’Internazionale”, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.

Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.

Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.

Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.

Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.

Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.

Gli mando il tutto con una bella mail. Passa la Befana, passano altri due giorni ma da Grillo nessuna risposta. Gli mando un sms per ricordargli il nostro accordo, lui non risponde. Gli mando un’altra mail copiaincollando la precedente, nel caso la prima si fosse persa. Niente.

Grillo
© Foto Lapresse
Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono: «Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?»
«Certo, lei mi disturba sempre».

«Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…».
«Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle».

«Come mai?»
«Perchè sono domande offensive e indegne».

«Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le do la mia parola».
«No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno».

«Buongiorno».

Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose di cui credo di avere ormai la certezza.

Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua assertività.

Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al 25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista. Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o niente”.

Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet - e detesta così tanto i giornali - proprio perché il blog gli consente questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi - dopo i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore - ha imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di “monologhista”.

Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in Rete fa veramente schifo

Politici, giornalisti e vita reale

di Virginia Fiume

Esistono due categorie di persone che spesso, troppo spesso, appaiono completamente svincolate dalla vita reale: politici e giornalisti.
Non volendo generalizzare correggiamo in "certi politici" e "certi giornalisti".
Dei politici ha parlato chiaro "La Casta" per tutto il 2007, ma dei giornalisti, garantiti dalle mille tutele dell'ordine professionale, pochi parlano.

Per capire questa distanza tra due mondi che non si incontrano, quello dei comuni mortali e l'iperuranio delle caste, bastano pochi dettagli, anche solo le dieci righe di una segnalazione di ristorante sul Corriere Milano di oggi.

Si parla del ristorante LaLisca: via Friuli 7.
In una presentazione che si conclude con un "tutto molto dignitoso, senza applausi e senza fischi" quando si parla di conto il pezzo strappa davvero un sorriso:

"Buone notizie: 25/30 euro per cenare, vini a parte"


Bisognerebbe chiedere al giornalista che ha elaborato la scheda se è mai stato nel sud Italia, o in certe parti della Spagna, o in Grecia.
Se un menu da 30 euro è una buona notizia come chiama la possibilità di mangiare "carne alla pietra" per 10-12 euro, bevendo vino a volontà?

Ah, già, quello è il Picanhas na Pedra di Lisbona.
Quella è un'altra storia.
Probabilmente la raccontano altri giornalisti e la fanno altri politici.


mercoledì 9 gennaio 2008

Sarkozy e gli obiettivi "aziendali"

di Francesca Gabetti


http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-823448,36-995565@51-991293,0.html

Anche se l'immagine di Sarkozy é in questo periodo duramente minata dalle sue maníe di auto-voyeurismo, anche se varie questioni politiche sono state momentaneamente accantonate in favore del gossip, c'é una notizie che colpisce e che riguarda il varo di un nuovo metodo di gestione dei membri dell'esecutivo francese, fortemente voluto da "Sarko".

Cosí come accade ormai da anni nelle aziende, a partire dal 2008, i 33 ministri e segretari di Stato d'oltralpe saranno valutati periodicamente sulla base delle loro performance reali, misurate dal programma "MBO" (in gergo, Management By Objective). Questo significa sottomettersi a pieno titolo alla "logica del risultato" quantificabile impresariale, assoluta novitá nel panorama politico e che evidentemente crea non poche perplessitá da parte dei "futuri giudicati".

D'altronde, Mons. Sarkozy l'aveva giá annunciato dopo le elezioni: i miei ministri dovranno prendersi le loro responsabilitá ed accettare in maniera trasparente che consulenti esterni li valutino.

La misura appare effettivamente innovativa e necessaria per scalzare quella - numerosa -classe politica troppo abituata a "scaldare le poltrone" e godere dei privilegi connessi alla posizione senza contribuire in maniera efficace al sistema. Lo sappiamo purtroppo fin troppo bene in Italia, dove le trame sotteranee ed i giochi di potere hanno finito per paralizzare letteralmente il sistema, scatenando una triste corsa all'immobilismo, vigliaccamente mascherato da vittimismo o accuse che possano gisutificare l'ingiustificabile.

Interessante il fatto che i risultati stabiliti da Sarkozy per i suoi ministri siano un misto tra obiettivi di budget e politici, quelli promessi prima delle elezioni ed elaborati in collaborazione con Boston Consulting Group. Ovvero in teoria misurabili, realisti e dichiarati.

Fin qui tutto ok. Ma quanto é logico stabilire come obiettivo personale e politico il numero esatto di espulsioni di clandestini?O il numero di studenti iscritti all'universitá? Non si rischia di tramutare l'idea positiva di un cammino verso una classe politica piú responsabile ed efficiente in un mero calcolo numerico in cui le persone si trasformano tristemente in cifre?
Data la novitá della misura governativa, sará sicuramente necessario per la Francia trovare una strada intermedia che possa mediare tra la voglia e la necessitá di modernizzare la politica e l'attenzione a non disumanizzare o trascurare i risultati intangibili di un governo, che spesso non sono misurabili in numeri ma riguardano delicati equilibri interni, come il benestare psicologico delle persone e della societá.

La speranza e che prima o poi anche l'Italia possa concepire un sistema simile: significa avere voglia di cambiare. Ma per ora, purtroppo, siamo ancora in alto mare...