sabato 28 giugno 2008

Rassegna Stampa: Brava Bonino, ci hai pizzicato (ovvero come le donne possono anche non render conto della loro vita sessual-sentimentale- ndr)


di Lidia Ravera (L'UNità- 26 giugno 2008)

Dunque Emma Bonino, che non è arrivata alla politica dal concorso di miss Gambe né dall`onorata carriera di valletta, ha un innamorato. E questo innamorato non è Marco Panella (ma va?). E inoltre la Bonino, non per offendere, ha pure 60 anni, eppure... La notizia piccante era su tutti i quotidiani più autorevoli che, come capita sempre più spesso, l`avevano pescata dal rotocalco Diva eDonna (il secondo più gettonato è Chi). Il tono era quello, affettuosamente patemalista, riservato alle zie nubili quando si scopre che, invece di andare in parrocchia, si sono recate a ballare il tango e mi sono, come sempre, irritata. Non con Emma, la cui serietà è fuori discussione, ma con la quantità e qualità delle righe dedicate al commento di un fatto privo di interesse. Ho pensato: se uno vuol sapere tutto sugli amori dei personaggi famosi, ha un`ampia scelta di testate a disposizione, perché invadere i quotidiani? Poi ho voltato pagina e ho continuato diligentemente a soffrire con tutte le altre nefaste novità. Due ore dopo, un dispaccio d`agenzia svelava l`arcano: quella di Emma Bonino non è stata una confidenza, bensì una provocazione. Invitata da Diva e donna a concedere un`intervista sul tema della fame nel mondo in occasione della conferenza mondiale della Fao, la competente Emma avrebbe deciso di inserire un po` di gossip sentimentale per dimostrare la fatuità del giornalismo italiano. Una cosa tipo: scommettete che se rivelo cifre terribili sulla quantità di bambini morti per fame, critico e propongo e analizzo, non una parola sarà ripresa, se invece faccio un accenno alla mia vita privata, sui cui non ho mai intrattenuto né l`Italia né l`Europa e meno ancora il Terzo Mondo, tutti daranno spazio a quello e soltanto a quello? Naturalmente ha avuto ragione, dimostrando tre piccole verità, ormai ovvie, ma non per questo meno gravi. Primo: i giornali "seri" imitano quelli popolari in una corsa al ribasso che caratterizza il cosiddetto "libero mercato" in modo uniforme (per qualche copia in più, per qualche spettatore in più, per qualche indice di gradimento in più peggiora tutto, dalla televisione alla letteratura, dalla stampa allo spettacolo). Secondo: della terribile sperequazione fra chi è satollo e chi crepa di fame non frega niente a nessuno (almeno finchè la fame degli altri non minaccerà molto da vicino le nostre tavole imbandite). Terzo: gli esseri umani di sesso femminile, indipendentemente dalla loro competenza, dal loro valore, dal loro impegno e dalla loro posizione nella piramide sociale, devono sempre e comunque rendere conto della loro situazione sentimentale, della loro avvenenza o mancata avvenenza, della loro età e dei loro rapporti con l`altro sesso. Se riescono a innamorarsi e far innamorare, quello sì che è un risultato. Tutto il resto è roba da maschi o sublimazione, puoi anche diventare Presidenta della Repubblica, ma come femmina sei fallimentare. Uffa, è l`unico commento che mi sento di aggiungere. Se, invece, Emma Bonino si è davvero lasciata andare ad una allegra confidenza e, scocciata dal polverone suscitato, ha deciso di inventarsi, a posteriori, la provocazione, allora, come si dice: chapeau! Complimenti! E' la più spiritosa e intelligente di tutte le ritrattazioni. Dovrebbe brevettarla.

giovedì 26 giugno 2008

Heinz censura le famiglie gay

di Francesco G. Vicario

"Maionese geneticamente modificata". "Partita di Ketchup scaduta". Magari fosse per uno scandalo del genere che lo spot della Heinz è stato ritirato dalle tv.
Invece il problema sono i protagonisti, una tranquilla famiglia formata da due padri (che si scambiano un casto e familiare bacio della buona giornata) e una bellissima bambina bionda. Troppo anche per l'avanguardista Regno Unito. Per 205(!) telefonate di protesta da parte di telespettatori britannici, la società americana ha deciso di oscurare lo spot levandosi d'impaccio con uno "stavamo scherzando".
Subito insorge Stonewall, la potente associazione che difende i diritti di gay, lesbiche e bisessuali del Regno. Petizione on-line e boicottaggio dei prodotti: questa la ricetta studiata dalla lobby omosessuale. Con il rischio per la società leader nelle salsine ingrassanti di perdere una fetta di mercato inglese esigentissimo (quello omosessuale) stimato in 3,6 milioni di persone.
Le firme raccolte sono più di cinquemila. Vedremo se, con la nuova miscela impazzita, la Heinz sarà più coraggiosa rispetto all'esordio.


petizione on-line: http://www.petitiononline.com/heinz/petition.html

storia della bagarre: http://www.pinknews.co.uk/news/articles/2005-8096.html#

DROGA E NARCOMAFIE

Oggi è la Giornata Mondiale per la Lotta alla Droga.
Mentre molti sperano che un giorno cambino le leggi, alcune associazioni propongono un momento di riflessione.

L‘Associazione SAMAN con ITACA ITALIA, INCONTRO Cooperativa Sociale e ALA Milano propongono:

UN GIORNO DI SCIOPERO DEI CONSUMI

Almeno per un giorno non arricchiamo le narcomafie

PAUSE DRUGS

Consumi occasionalmente, usi con regolarità, ti senti dipendente?
Scegli questo giorno come pausa di riflessione sul significato che
l’utilizzo di sostanze psicoattive ha nella tua vita

lunedì 23 giugno 2008

Flash: disobbedienze civili, presidi, appelli: improvvisata giornata della giustizia- a Milano, Palazzo di Giustizia, ore 18.00


di Virginia Fiume



I titoli sugli Europei negli ultimi tre giorni hanno preso il sopravvento sulle pagine dei giornali e durante i telegiornali. Ma

L'emendamento al Decreto Sicurezza che propone di bloccare tutti i processi che "non destino grave allarme sociale", dando la precedenza agli imputati detenuti ha suscitato una forte reazione della magistratura, del Quirinale e dell'opinione pubblica. Attutita forse dalla difficoltà della materia per i cittadini comuni.

Molti dei processi che verranno bloccati con l'approvazione del decreo riguardano alte cariche dello Stato. A partire dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Come nel caso del processo Mills

Tra le proposte c'è anche quella di limitare la diffusione e l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche da parte dei giornalisti, con condanne fino a tre anni.

Marco Travaglio, autore di diversi libri inchiesta che attingono a piene mani dal bacino delle intercettazioni promuove l'iniziativa di Disobbedienza Civile: !arrestateci tutti!!. Appellandosi all'articolo 21 della Costituzione Italiana sulla libertà di informazione e all'articolo 10 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Entrambi incentrati sul diritto all'informazione.

Il periodico culturale Micromega, promuove un appello, che vede come primi firmatari Furio Colombo, Giuseppe Giulietti e Pancho Pardi che chiede che informazione e magistratura restino "svincolate dal potere politico" e l'istitituzione di una Giornata della Giustizia.

I più veloci l'hanno già istituita la Giornata della Giustizia, davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, oggi 23 giugno 2008, alle ore 18.00. Con un'iniziativa spontaneamente diffusa via mail e sui social network. Citiamo qui Piero Ricca, famoso nelle piazze milanesi per le sue denunce microfono in mano.

Nel frattempo accade che le carceri siano sovraccarichi inferni e accademie del crimine, i magistrati siano indipendenti, ma poco responsabili, con un pericoloso strumento tra le mani che è l'obbligatorietà dell'azione penale che grava sui tempi della giustizia.
E probabilmente non è con un emendamento a un'angosciante decreto sicurezza che si risolve la crisi di una macchina impazzita. O con il reato di immigrazine clandestina.

Domani si vedrà sui giornali se si meriterà più spazio la reazione degli individui o le vicende della panchina azzurra.
Ma la mobilitazione è iniziata.

mercoledì 18 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Silvio Soldini e Andrea Molaioli.

di Elena Maria Manzini da New York
domande di Elena Maria Manzini e Diletta Gatti

Carissimi lettori Rosa Shokking,
l’ultima intervista che vi propongo, e’ un’intervista “doppia” a Silvio Soldini, sofisticato regista di “Giorni e Nuvole” che aveva gia’ fatto innamorare del suo cinema gli spettatori newyorkesi con “Pane e Tulipani”, e Andrea Molaioli, regista che con la sua opera prima “La Ragazza del Lago” non solo ha ottenuto un consistente successo di pubblico, ma ha anche vinto ben 10 “David di Donatello” fra cui il premio per la miglior regia.

EMM. Quanto e’ difficile per un film italiano essere distribuito negli Stati Uniti?
SS. “Giorni e Nuvole” uscira l’11 di luglio ed e’ il mio secondo film che viene distribuito negli Stati Uniti dopo “Pane e Tulipani”. Pero’ ci tengo a sottolineare che i film stranieri non doppiati in inglese e sottotitolati arrivano solo in pochissime citta’ americane: New York, Boston, San Francisco, forse gia’ a Seattle fanno fatica a vederlo. Il cinema americano attua la scelta protezionistica di non doppiare per questo e’ molto difficile distribuire.

AM. E comunque non e’ un problema che coinvolge esclusivamente l’Italia, e’ complicato che negli Stati Uniti arrivino film europei in generale. Magari noi nel nostro passato non abbiamo costruito una solidita’ industriale tale da poter provare ad esportare in modo conivinto i nostri film e quella puo’ essere una componente ulteriore di difficolta’. La barriera linguistica e’ comunque quella principale che prescinde dalla qualita’ del prodotto che si cerca di vendere.

EMM. E’ cresciuta l’attenzione degli spettatori amercani nei confronti del cinema italiano?
SS Sicuramente queste manifestazioni servono a far conoscere il nostro cinema all’estero. Soprattutto c’e’ un’attenzione maggiore verso il cinema italiano a partire dall’Italia, nel senso che il pubblico italiano va a vedere piu’ cinema italiano rispetto a 5 o 6 anni fa. Mi ricordo che nel 2000 quando e’ uscito “Pane e Tulipani” il commento della gente comune all’uscita del cinema era “Non sembra neanche un film italiano” e voleva essere un complimento. Adesso un cosa del genere non si dice piu’, il nostro e’ tornato ad essere un cinema che parla agli spettarori. C’e’ stato un momento che ha coperto dalla fine degli anni ‘80 a tutti agli anni ’90, invece, dove lentamente e’ cominciato un distacco dal cinema nazionale e non parlo degli incassi del cinema di Natale, i film fatti per essere commerciali e divertire e incassare ci sono sempre stati, ma c’e’ un altro tipo di cinema che vuole capire, parlare, approfondire che non esisteva piu’. Allora, la gente andava a vedere i film francesi e inglesi. Adesso sicuramente qualcosa si e’ mosso e questo si comincia a notare anche all’estero altrimenti non sarebbero mai stati assegnati due premi cosi’ importanti a Cannes. Non e’ un caso che un film come quello di Garrone (Gomorra) o come quello di Sorrentino (Il divo) esistano, due film cosi’ non possono nascere per caso.

AM. Per collegarmi a quanto ha detto Silvio, adesso e’ decisivo che su questa onda positiva per il cinema italiano si lavori per creare una grande diversita’ di offerta. Credo che la varieta’ sia la cartina al tornasole piu’ efficace per verificare la salute di una cinematografia, insieme alla possibilita’ di conquistare fette di mercato sempre piu’ ingenti. Se non si cerca un’espressione diversificata, il successo che in questo periodo stanno ottenendo molto film italiani rischia di essere stagionale, per cercare di dargli una struttura piu’ solida c’e’ bisogno di lavorare in questa direzione.

EMM. Signor Molaioli, lei infatti a scelto di esordire con un film poliziesco. Cosa l’ha spinta a scegliere questa storia?
AM. Io personalmente mi sono avvicinato a questa storia partendo dal romanzo da cui il film e’ tratto perche’ mi sembrava potesse unire da un lato la possibilita’ di muoversi dentro un genere utilizzando i codici tipo che esistono per il giallo, ma allo stesso tempo mi sembrava ci fosse lo spazio e il tempo di ragionare di altro all’interno di questa struttura drammaturgica. Mi sembrava che l’elemento piu’ affascianante fosse cercare di coniugare l’indagine che corre lungo il film, che va dalla scoperta di omicidio fino a quella dell’assassino, insieme alla possibilita’ di indagare su altre cose, su diverse umanita’, su disagi e inadeguatezze.

EMM. Progetti futuri di cui volete parlare?
SS. Sto finendo di montare un documentario sulla poetessa Vivian Lamarque e ne sto girando un altro. Sono sempre stato anche un regista di documentari e sebbene fossero ormai 5 anni che non ne giravo uno, ho scoperto che mi piace ancora molto. E’ un bel modo per far conoscere nuovi mondi e personaggi e allo stesso tempo e’ un modo di fare cinema piu’ agile, la troupe puo’ essere di solo due persone invece che di 40. Sto poi scrivendo il prossimo film che sara’ in linea con l’ultimo. “Giorni e Nuvole” e’ un film molto legato alla realta’ che stiamo vivendo e credo sia il momento giusto di continare ad indagarla.

AM. Sono in un momento nel quale sto cercando di capire bene quale puo’ essere il prossimo progetto e non sono pronto a parlarne. Posso solo dire che se dovessi individuare un altro giallo che avesse in se’ delle sfaccettature verso le quali provo desiderio di indagine forse continuerei sul genere, ma nel caso specifico, non credo che il mio prossimo film sara’ un altro giallo

EMM. Vi piacerebbe girare un film in America?
SS. ...un western...
AM...io un musical..
SS..anche a me piacerebbe girare un musical pero’ forse lo girerei piu’ in Italia. Mi piace il contrasto..

EMM. Come passerete questi giorni a New York? Lei, signor Soldini, conosce la citta’ perche’ ha abitato e studiato qui.
SS. Stai parlando della mia prima vita, sono tornato in Italia nell’82. Andro’ sicuramente a vedere cosa e’ successo a questa citta’ da allora. E faro’ delle spese!
AM Anche io faro’ shopping. Poi andro’ un po’ a zonzo compatibilmente con il tempo a disposizione, provando a visitare anche qualche museo.

EMM. Andrete anche a spiare gli spettatori che vedranno i vostri film, immagino..
AM. Assolutamente si’, e’ una delle cose che mi incuriosisce di piu’ in qualsiasi luogo. Con la curiosita’ di capire se alcune cose che sono evidentemente piu’ comprensibili in Italia possano essere colte anche da un pubblico che italiano non e’, nello specifico dagli spettatori newyorkesi.
SS. E’ sempre interessante perche’ i pubblici sono tutti diversi. Gia’ sono diversi dal Centro al Nord Italia, figurati dall’Italia a New York!

martedì 17 giugno 2008

Parentesi calcistica al femminile- per sdrammatizzare il prepartita

grazie a Stefania Campanella e al suo blog: www.donnetifose.it




- le semitifose

solitamente donne chiacchierone o spiritose, che non vanno mai allo stadio, ma si dichiarano di una piuttosto che di un’altra squadra. Sono fastidiose solo quando si mettono a far finta di capire davvero qualcosa di calcio; sono quelle che se vedono una partita fanno le corna verso il televisore quando è inquadrata la squadra avversaria.



- le donne veramente tifose:

l’unica categoria degna di rispetto calcistico. È facile riconoscerle, perché nel cuore hanno una sola squadra, che seguono allo stadio o dove capita; sono quelle che non si vedono in giro durante le partite. Sono numerose sugli spalti degli stadi, senza cerchietti alla Totti, ma solo con la paura di perdere un incontro, una stagione, un’eliminatoria. Sono le donne che vivono il calcio minuto per minuto e che arricchiscono il tifo con una grande, viscerale, travolgente passione.

Poi, se i giocatori sono anche belli, tanto meglio.

Stefania Campanella è autrice del libro

"La donna ideale"...





Una curva tutta curve

Gatto e cane. Pesce e vino rosso. Donne e calcio. Ci sono cose che sembrano inconciliabili. Eppure, Gillian - il mio coinquilino persiano - adora Polly, il cocker della vicina; il Beaujolais Nouveau si accompagna perfettamente con una zuppa di pesce; ma soprattutto ci sono già milioni di donne che non potrebbero più fare a meno di seguire le partite della propria squadra e migliaia di iscritte a club di tifo femminile organizzato.

È arrivato dunque il momento di spiegare a tutte le donne che odiano il calcio cosa si perdono:



Una o più volte la settimana in compagnia di migliaia di uomini.



L’occasione di sapere sempre come attaccare bottone con l’altro sesso.



Le coccole degli amici, per cui una tifosa rappresenta una sana alternativa alla pizza delivery la sera della partita.



Potersi togliere lo sfizio di dare buca a lui perché “c’è la partita”.



Saper di cosa parlare con i colleghi il lunedì.



Poter parlare di fuorigioco senza fare del cabaret.



Parità al 100%: allo stadio conta la maglia che si indossa, non il sesso a cui si appartiene.



90° minuto (o il nuovo Serie A) non sarà più un’ora e mezza da dimenticare.



Molti viaggi in Italia e forse pure in Europa.



Se lui parla tutta la sera di marcamento a zona, non bisogna scolarsi due bottiglie di Lucano.



Le proprie gambe non saranno più un problema,

conteranno solo quelle di Totti (o di chi per lui).



L’essere considerata da mezza popolazione

come la donna ideale.

lunedì 16 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Ferzan Ozpetek.

di Elena Maria Manzini da New York
domande di Elena Maria Manzini e Diletta Gatti


Ferzan Ozpetek regista di film meravigliosi come "Le fate ingoranti" e "La finestra di fronte" non ha bisogno di presentazioni. E' venuto a New York per la quarta volta per accompagnare la sua ultima opera filmica "Saturno Contro" e come sempre ha ottenuto una calorosa accoglienza dal pubblico newyorkese.

EMM. E’ la quarta volta che lei partecipa alla manifestazione “Open Roads”..
FO. Troppo volte...

EMM. No, anzi e’ interessante sapere da lei come e’ cambiata l’attenzione del pubblico americano in questi anni nei confronti del nuovo cinema italiano.
FO. Sono venuto la prima volta qui con le “Fate Ignoranti” ed e’ stato un trionfo. Mentre ero a New York e’ uscita una pagina intera sul New York Times di domenica su di me e il film, quindi c’era la sala strapiena: e’ stata una cosa bellissima. Nel periodo delle “Fate Ignoranti” non c’era stato ancora l’11 settembre quindi la mente delle persone era compeltamente diversa. Poi sono ritornato con “La finestra di fronte” per il lancio del film in America distribuito da Sony Classic, sono venuto a Open Roads solo di passaggio, ed e’ stato un altro momento di trionfo. C’era una grande curiosita’ per un film che aveva vinto tutti i David di Donatello, e che Sony aveva scelto di distribuire. Quando sono tornato con “Cuore Sacro” ho trovato tutto un altro tipo di pubblico e un atteggiamento completamente diverso. Questa, come hai detto, e’ la quarta volta che vengo, non so dire come reagira’ il pubblico americano pero’ ho visto che i biglietti sono stati venduti subito perche’ la gente che frequenta questa manifestazione mi riconosce.

EMM. Anche “Saturno Contro” sara’ distribuito negli Stati Uniti?
FO. Si’, il film e’ gia’ stato comprato e verra’ distribuito tra poco. Non sono molto contento perche’ sara’ una distribuzione abbastanza specializzata. Sai, quando i film sono sottotitolati diventano di nicchia ed e’ difficile avere una larga distribuzione. E’ quasi impossibile che un film straniero venga doppiato e solo l’1% del mercato e’ rappresentato dai film non americani, tutto il contrario dell’Italia.

EMM. Ci puo’ parlare del suo prossimo progetto?
FO. E’ un progetto gia’ finito, e si prevede che esca nelle sale tra settembre e ottobre di questa’anno. Si intitola “Un Giorno Perfetto” e gli interpreti sono: Isabella Ferrari, Valerio Mastrandrea, Monica Guerritore, Stefania Sandrelli, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo e molti altri attori. E’ un progetto che non mi apparteneva, perche’ non l’ho scritto io, me l’ha presentato Domenico Procacci e la sceneggiatura e’ firmata da Sandro Petraglia. E’ un progetto che mi ha attirato moltissimo da subito e sono in ansia e in attesa di vedere come reagira’ il pubblico.

EMM. Si parla di questo film per il Festival di Venezia..
FO. Non si sa ancora se la distribuzione preferira' il Festival di Roma o il Festival di Venezia. Per quanto mi rigurada l’attesa piu’ importante e’ l’incontro con il pubblico.

EMM. Le piacerebbe girare un film negli Stati Uniti?
FO. Mi piacerebbe lavorare su un progetto che mi interessa. Ricevo in continuazione delle proposte, si arriva anche a prendere contatti e a fare conferece calls, pero’ non si concludono gli accordi perche’ non ho ancora trovato il progetto giusto.

EMM. Lei e’ un grande direttore di attori. Con chi vorrebbe lavorare negli States?
FO. Dico sempre che mi piacerebbe molto lavorare con Meryl Streep, ma ci sono tantissimi attori che mi piacciono molto.

EMM. L’amicizia e’ uno dei temi chiave dei suoi film? Che ruolo ha nella sua vita?
FO. Gli amici sono la cosa piu’ importante della mia vita insieme alla salute. Loro sono la mia vera ricchezza.

EMM. Che rapporto ha con le sue interpreti femminili?
FO. Mi sono mepre innamorato degli attori che interpretano i miei film che siano maschi o femmine. Pero', adesso che mi ci fai pensare, con le attrici ho un altro tipo di rapporto, si crea un’intesa strana che va oltre il puro innamoranto professionale. Un rapporto veramente speciale.

EMM. Che cosa fara’ questi giorni a New York?
FO. A New York faccio sempe spese! E' anche una citta’ che mi affascina molto: vorrei passare sei mesi della mia vita a New York senza fare niente altro che alzarmi al mattina tardi, fare colazione e guardare la gente. Sono affascinato dalle persone qui a New York.

venerdì 13 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Jasmine Trinca.

di Elena Maria Manzini da New York
domande di Elena Maria Manzini e Diletta Gatti

Carissimi lettori Rosa Shokking,
di seguito l’intervista a Jasmine Trinca venuta a presentare il film "Piano Solo" di Riccardo Milani. Il film interpetato magistralmente da Kim Rossi Stuart ripercorre la tormentata vita del jazzista Luca Flores. Jasmine ha colpito il grande pubblico con la sua interpretazione nel film “La stanza del figlio” di Nanni Moretti e grazie ad intelligenti scelte di ruoli ha dimostrato di essere una delle piu’ interessanti e sensibili giovani interpreti italiane.

EMM. Quanto e’ cresciuto all’estero il livello di attenzione nei confronti del nuovo cinema italiano anche grazie a manifestazioni come questa e ai successi dei nostri film nei grandi festival internazionali?
JT. Io credo che l’attenzione nei confronti del cinema italiano sia sempre presente e viva. Manifestazioni come Open Roads qui a New York, ma io ho avuto la fortuna di andare anche a Tokio e a Shangai a presentare dei film, sono importantissime perche’ spesso si va su dei mercati dove la possibilita’ di vedere dei film di lingua straniera e’ quasi ridotta al nulla. In Cina per esempio entrano solo dei film americani, per una piccola percentuale, e francesi. Quindi l’idea non solo di promuovere, ma anche tutelare, di creare l'ooportunita' per qualcuno che non stia in Italia di vedere un film italiano mi sembra una buona forma di politica del cinema.
Oltretutto, si deve fare conoscere il cinema italiano attuale anche per tentare di andare oltre una leggenda che era il cinema italiano di qualche tempo fa. Cosi’ si da’ fiducia ai nostri cineasti e nascono film cone “Gomorra” o “Il divo”, per parlare di Cannes, dove critica e pubblico sono d’accordo. Non so se si puo’ parlare di una rinascita del cinema italiano, ma almeno il tentativo si deve fare.
Gli organizzatori di Open Roads mi dicono che i biglietti sono tutti esauriti, e’ la dimostrazione che se lo si propone la proposta viene accettata.

EMM. Ti piacerebbe lavorare negli Stati Uniti?
JT. Lo sanno fare loro il cinema! Mi piacerebbe molto perche’ mi piace conoscere modi diversi di lavorare e di pensare. Ho finito da poco di girare un film francese in Israele ed e’ stato uno sconvolgimento. Pero’ devo dire che gia’ e’ difficile lavorare ed essere seri nel paese in cui nasci, la cui lingua pratichi da quando sei nato, per venire a fare un film in America non e’ solo la questione di sapere l’inglese perfettamente, il livello del tuo lavoro deve essere eccellente. Ci sono tanti attori americani molto bravi...

EMM. Quali sono le attrici americane che rispetti particolarmente dal punto di vista professionale?
JT. Io non ho alcun preconcetto verso il cinema americano che sia spettacolare o indipendente, gli attori di scuola americana sono tutti di livello alto. In piu’ Hollywood raccoglie tutti gli attori di lingua inglese. Mi piace Cate Blanchett che viene dall’Australia, ma lavora ad Hollywood, mi piace Julianne Moore, ci sono tante attrici che vengono dall’Inghilterra, quindi sono di scuola europa che sono piu’ che dei modelli...Io per decenza non mi rifaccio a nessuno.

EMM. Ci vuoi parlare del tuo progetto francese?
JT. Io ho avuto la fortuna di aver fatto dei film in Italia che sono stati visti molto in Francia. Ho conosciuto il regista Alain Tasma, che e’ stato assitente per molti anni di Truffaut e Godard, e mi ha chiamato per il suo primo lungometraggio ambientato a Gerusalemme. Sono stata due/tre mesi in Israele e oltre all’eseperienza di fare un film in lingua straniera, infatti abbiamo girato in ebraico, francese, inglese e per fare folklore anche in italiano, la vera esperienza e’ trovarsi in quella zona del mondo. Devo confessare di essermi vagamente lasciata distrarre dalla questione della terra invece che concentrarmi sul fatto che stavamo girando un film meraviglioso.

EMM. Nel film di Milani, interpreti la fidanzata di Luca Folres, un famoso jazzista. Che rapporto hai con la musica?
JT. La musica ha avuto nella mia crescita una presenza fondamentale. Quando uno si forma deve avere delle possibilita’ per la propria mente, per la propria sensibilita’ di svilupparsi anche attraverso la musica e io ho avuto una mamma che sentiva sempre musica in casa, anche musica rock.
Nel caso di Luca Flores, il suo nome e la sua faccia non mi dicevano molto perche’ e’ un grandissimo musicista, ma in Italia e’ conosciuto solo degli addetti ai lavori. Quando ho sentito la sua musica, in fase di preparazione, c’e’ stato qualcosa di famigliare che mi ha riportato alla mia infanzia e credo di essere entrata in contatto con la sua musica. Penso che fosse cio’ che piu’ importava a Flores: anche se non dai una faccia e un nome ad un artista il suo lavoro ti deve lasciare qualcosa.

EMM. Qual e’ il ruolo delle donne, di voi attrici, nel cinema italiano?
JT. Credo che sia una domanda interessante e urgente, io spero che non ci sia bisogno che in Italia arrivi Almodovar per proporre dei ruoli femminili che a me piacerebbe raccontare. Non e’ questione di essere protagoniste di una storia, spesso il problema in Italia riguarda la scrittura e la presenza di figure femminili che sono solo un compiendio o un racconto per una figura maschile. Io credo invece che l’universo femminile sia molto complesso e anche per un regista, che in Italia sono per la maggior parte uomini, sia interessante provare a raccontare il mondo femminile. Senza partire da una presa di posizione, ma solo per raccontare qualcosa che c’e’ e che non e’ per forza solo la madre, la moglie, in alcuni casi l’amante e la sorella. Come ho detto, mi piacerebbe che ci fosse un interesse a partire dalla scrittura sui ruoli femminili e forse questo aiuterebbe tutte noi giovani attrici, che siamo ancora chi piu’ e chi meno immature, a sviluppare una consapevolezza sia nell’interpretazione che nella nostra crescita di donne.

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Davide Marengo.

di Elena Maria Manzini da New York

Davide Marengo e' il giovane regista del film "Notturno Bus". Il film tratto dall'omonimo romanzo di Giampiero Rigosi e' un sofisticato noir con degli inserti di commedia brillante e racconta la fuga della fatale ladra Leila e dell'autista di autubus Franz da due diversi gruppi di malviventi alla ricerca di un microchip che Leila ha rubato per sbaglio.

EMM. Davide, questa rassegna porta il pubblico newyorkese a contatto con il tuo film. Ti piacerebbe lavorare negli Stati Uniti?
DM. Mi piacerebbe lavorare dove c’e’ occasione di fare buoni film. Negli Stati Uniti si sono prodotti grandi film e New York in particolare e’ una citta’ molto fotogenica e riempirebbe i fotogrammi di cose belle. Naturalmente la riuscita del film dipende dalla storia quindi da cosa si gira, non da dove si gira.

EMM. Quali storie vorresti raccontare qui a New York?
DM. Mi piacerebbe continuare con il cinema noir, New York e’ una metropoli molto notturna quindi si presta a storie di questo tipo.

EMM. In Italia, recentemente, sia il cinema che la televisione sembrano interessarsi al gener noir e poliziesco. Credi che questa tendenza sia destinata a continuare?
DM. Me lo auguro perche’ il genere offre l’opportuinita’ di fare buon cinema e buona televisione. Il genere e’ stata una vetrina per molti registi per farsi conoscere perche’ presenta dei meccanismi riconoscibili dal pubblico e per un regista e’ bello giocare con le aspettative del pubblico, ma anche sorprenderlo variando gli elementi conosciuti.

EMM. Il tuo prossimo progetto?
DM. Una serie televisiva molto lunga di gialli commedia che andra’ in onda su Rai Uno in prima serata da settembre. E’ stata una nuova esperienza per me, eravamo un gruppo di trentenni sia troupe che cast e abbiamo lavorato con grande gioia.

EMM. Guardando il tuo film “Notturno Bus” sono rimasta molto affascinata dalle locations. Come le avete trovate e quanto e’ importante l’atmosfera in un film?
DM. L’atmsofera e’ molto importante ed forse “creare un clima” e’ la cosa piu’ complicata da costruire. Abbiamo girato il film a Roma, ma volevamo ricerare una metropoli non troppo riconoscibile o troppo inquadrata quindi ho scentificamente evitato inquadrature di centro storico o monumenti. Abbiamo scoperto che per creare una metropoli tipo la periferia romana offre immagini nuove. Sono scenari sconosciuti anche per me e girare in zone della periferia dove non sono mai stato e’ stata un’occasione di conoscenza notevole.

EMM. I personaggi che racconti sono molto interessanti perche’ sono sfaccettati. Mi viene in mente il gangster con le suonerie personalizzate. Come li avete costruiti?

DM. Il romanzo e’ stato un bellissimo punto di partenza perche’ aveva gia’ la caratteristica di mischiare i generi e raccontare personaggi molto diversi. In piu’ la sceneggiatura e’ stata molto accattiavante per gli attori che sono rimasti impressionati dai loro personaggi perche’ offrivano loro l’occasione di intepretare dei ruoli diversi da quelli cui erano abituati. Naturalmente per me, come regista, il loro entusiasmo e’ stato un valore aggiunto.

EMM. Come avete scelto i protagonisti?
DM. Io conoscevo Giovanna Mezzogiorno e Valerio Mastrandrea da molto tempo e desideravo lavorare con loro e loro con me. Percio’ quando ho preparato il cast del mio primo film loro sono state le prime scelte. E’ stato un bel lavoro di gruppo e sul set si e’ creato un bellissimo clima di collaborazione.

EMM. Come hai detto, Notturno Bus e’ il tuo primo film. Quali sono i maestri del cinema a cui ti ispiri quando giri?
DM. Ho una passione per il cinema da sempre. Kubric per me e’ il numero uno, ma mi rapporto con lui da semplice spettarore perche’ il suo cinema e’ talemente alto che non si puo’ fare altro che ammirarlo. Lui ha utilizzato tutti gli elementi che il cinema offre ad un regista e li ha scardinati rovesciandoli e arrivando a dei vertici che e’ impossibile ricreare, Soprattutto, pero’, e’ riuscito a dialogare con il pubblico. Il suo essere artista molto personale ha coinciso e non contrastato con il fatto di poter incassare al botteghino.

EMM. Ultima domanda. Andrai a spiare gli spettarori americani durante la proiezione del film?
DM. E’ un’esperienza molto utile vedere un film italiano all’estero con un pubblico distaccato dagli attori o dalle realta’ che si raccontano. Mi e’ capitato in Francia, in Inghilterra e in Romania e mi ha colpito che il pubblico ridesse o reagissee negli stessi momenti in cui reagiva il pubblico italiano. Questo mi ha fatto capire che Notturno Bus, anche se e’ un film italiano, puo’ comunicare a diverse culture.

mercoledì 11 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Fabrizio Gifuni.

di Elena Maria Manzini da New York

Fabrizio Gifuni e’ interprete di tre film proiettati nella rassegna Open Roads: “La ragazza del lago”, “La signorina Effe” e “Il dolce e l’amaro”. Oltre che per il suo lavoro di attore teatrale e cinematografico, il pubblico italiano l’ha potuto apprezzare nel film televisivo, “La meglio gioventu’” e nel ruolo di Alcide De Gasperi nella riuscita fiction diretta da Liliana Cavani per Rai Uno

EMM. Fabrizio, gli spettatori americani grazie a questa rassegna ti potranno vedere all’opera in ben tre film. Ti piacerebbe lavorare negli Stati Uniti?

FG. Si’, ma non e’ una cosa a cui penso costantemente perche' il cinema americano come entita’ astratta ci dice poco. Piu' che altro, visto che il cinema e’ fatto di persone in carne ed ossa, ci sono degli artisti che hanno messo in campo un cinema molto interessante con cui mi piacerebbe collaborare: Sean Penn, sia come regista che come attore, o Tim Robbins.

EEM. E fra le interpreti femminili americane?
FG. Ho avuto una parentesi su un set americano, Hannibal di Ridley Scott per qualche giorno in Italia e qualche giorno in America, il mio rammarico e’ di non aver lavorato con la protagonista femminile del film Julianne Moore, secondo me e’ un’attrice straordinaria.

EEM. Progetti futuri?
FG. Un progetto gia’ realizzato e’ il film di Edoardo Winspeare “I galantuomini” con Angela Finocchiaro che abbiamo finito di girare ormai diversi mesi fa. Aspettiamo solo il periodo d’uscita. Devo dire che ho una discreta aspettativa sul risultato perche’ e’ uno dei ruoli piu’ belli e impegnativi che abbia interpretato.
Ho anche in cantiere tre progetti teatrali. Prima di tutto uno spettacolo sulle lettere di Mozart con Sonia Bergamasco e quattro jazzisti che riprendiamo questa estate e il prossimo inverno, poi un progetto su Cesare Pavese e uno su Dante.

EEM. Quanto e’ difficile affermarsi in Italia come attore?
FG. Non lo so. Piu’ che altro e’ sempre piu’ difficile lavorare bene, e non solo in Italia. Per affermarsi entrano in campo fattori di pura casualita’, e’ anche il fascino di questo lavoro, l’importante e’ prepararsi artisticamente, seguire un proprio percorso interno e farsi trovare pronti quando arriva l’affermazione.

EEM. Che cosa hai intenzione di fare in questi giorni a New York?
FG. Jet leg a parte....Sono stato a New York 25 anni fa e non mi ricordavo nulla. Questa mattina ho fatto una lunga passeggiata e ho visitato Ground Zero, e’ uno scenario molto inquietante anche se lo stanno ricostruendo.

martedì 10 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Biutiful Cauntri.

di Elena Maria Manzini da New York

Cari lettori Rosa Shokking,
ieri sera all’interno della rassegna Open Roads. New Italian Cinema si e’ tenuta una discussione sul film documentario “Biutiful Cauntri” diretto da Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Beppe Ruggiero. Il film racconta visivamente e attraverso la testimonianza di agricoltori e addetti ai lavori la drammatica situazione delle discariche abusive in Campania e mostra chiaramente lo stato di frustrazione e delusione dei confronti delle istituzioni in cui vivono gli abitanti delle zone colpite. Era presente alla discussione la regista Esmeralda Calabria.

Presentatrice. Lei lavora come montatrice e questo e’ il suo primo film. Cosa l’ha spinta a realizzare questo documentario?

Esmeralda Calabria. Non ho mai pensato veramente di fare la regista, questo film e’ nato da un bisogno mio e degli altri registi di capire come si vivesse in Italia. La regione Campania e’ rappresentativa dal punto di vista visivo, perche’ e’ il luogo dove l’impatto oramai e’ cosi’ forte che e’ impossibile non notarlo. Percio’ ci sembrava il luogo migliore per raccontare attraverso le immagini la posizione in cui si trova il nostro paese.
La mia impressione personale e’ che da 10 anni non si parlasse piu’ di criminalita’ organizzata, poi ad un certo momento ci siamo trovati con i rifiuti per strada e sembrava che tutto fosse successo all’improvviso. E noi abbiamo cercato di capirne le ragioni.
La cosa che mi ha colpito di piu’ durante la lavorazione e’ che in Italia c’e’ il grosso problema della corruzione e della collusione. L’Italia e’ un paese cosi’ corrotto che sembra quasi impossibile trovare un modo per risolvere la situazione.

P. E’ solo una questione di corruzione? Come possono risolvere il problema? Non si tratta solo di spazzatura, nel suo film lei parla anche di rifiuti tossici.

E.C. Sicuramente ci sono persone piu’ esperte di me sulla questione perche’ e’ il loro mestiere, ma quello che ho capito in questo anno di lavoro e’ che c’e’ una grossa difficolta’ a capire la differenza tra legalita’ e illegalita’. Prima di tutto, i rifiuti per strada sono il risultato di un cattivo funzionamento a livello istituzionale: gli impianti di smaltimento sono stati affidati ad una ditta, la Impregilio del gruppo Fiat, che li ha costruiti male. Quindi ora non si sa dove smaltire i rifiuti, perche’ gli impianti si sono subito rotti e non sono per nulla adeguati. Se si assegna un appalto ad una societa’ che ha presentato progetti vecchi e inefficenti, si capisce che sotto c’e’ un disinteresse che ci sia un ciclo dei rifiuti che termini in maniera regolare.
Per quanto riguarda i rifiuti tossici c’e’ un meccanismo abbastanza preciso. Di solito partono dal Nord Italia dove ci sono le industrie che producono rifiuti pericolosi che hanno un costo di smaltimento molto elevato. Da subito entrano in campo degli intermediari, persone e societa’ commerciali (per questo si chiama anche criminalita’ dei colletti bianchi), che procurano alle industrie del nord il contatto per lo smaltimento dei rifiuti in regioni che lo fanno in maniera illegale e costi bassissimi.
A questo momento comincia la collusione e intrevengono persone, chimici o addetti ai controlli, che falsificano le analisi. Si possono seguire due strade: 1) i rifiuti tossici vengono direttamente classificati come normali e vengono scaricati in discariche illegali o addirittura in discariche legali, oppure 2) partono etichettati come tossici e attraversando discariche in diverse regioni italiane, si finge che vengano separati e trasformati in rifiuri normali, quando in realta’ vengono solo falsificati i certificati, e vengono scaricati in Campania o Puglia.

Domanda del pubblico. La situazione e’ cominciata a degenerare dal ’94 quando Berlusconi e’ stato eletto. C’e’ una connessione simbolica tra la presenza di Berlusconi al governo e il peggioramento della situazione?

Quando e’ andato al goveno Berlusconi la regione Campania aveva un governatore del centro sinistra. E’ difficile capire se il problema nasca dal governo Berlusconi, si puo’ evidenziare che lui ha portato con se’ persone poco affidabili e considerando che la Campania e’ gia’ una regione a rischio, perche’ c’e’ una criminalita’ organizzata molto forte, inserire persone poco raccomandabili non ha fatto altro che aumentre la tolleranza su quello che stava accandendo. Comunque non c’e’ differenza tra il governo Berlusconi o quello precedente o successivo, nessuno a fatto la minima cosa per affrontare il problema.

lunedì 9 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Gianni Zanasi.

di Elena Maria Manzini da New York

Gianni Zanasi e’ il regista del film “Non pensarci”, recentemente distribuito nelle sale italiane e interpretato da Valerio Mastrandrea, Anita Caprioli e Giuseppe Battiston. Il film narra le vicende di un musicista piu’ che trentenne (Mastrandrea) che trovandosi ad un punto morto nella sua vita professionale e personale decide di tornare a casa dai genitori per un breve periodo. Scoprira’ che nulla puo’ essere dato per scontato.

EMM. Questa manifestazione e’ una vetrina importante per il tuo lavoro. Ti piacerebbe lavorare negli Stati Uniti?
GZ. Si’, ma non so quanto piacerebbe agli Stati Uniti.... E’ come per un giocatore di calcio africano venire a giocare in Italia, una cosa simile prova un regista italiano che viene in America. In piu’ io e altri registi italiani siamo portatori di una cultura mediterranea e abbiamo un modo di lavorare che a volte esce dagli schemi: il primo impatto sarebbe strano.

EMM. Pero’ allo stesso tempo e’ interessante mischiare la cultura italiana con la forza dell’industria cinematografica americana...
GZ. E’ vero, e’ importante nell’arte del cinema inserire il business e l’industria altrimenti non puo’ funzionare. Tra i motivi per cui il cinema americano mi attrae ci sono anche la forza, la professionalita’ e la dinamicita’ della sua industria.

EMM. Chi sono gli attori americani che ti piacerebbe dirigere?
GZ. Al Pacino. Penso che piu’ che altro starei a guardarlo e prenderei appunti. Ecco non vorrei dirigere Al Pacino, ma solo prendere appunti mentre recita!

EMM. Cosa c’e’ di autobiografico nel tuo film “Non pensarci”?
GZ. Prima di tutto vengo da Vignola che e’ il paese delle ciliege e mi sono trasferito a Roma per fare l’artista. Quella dell’artista e’ una carriera dinamica, a volte sei sotto e a volte sei sopra, il mio protagonista e’ in un momento in cui e’ decisamente sotto e so cosa vuol dire. Piu’ che altro pero' mi ha divertito prendere spunto dalle vicende personali per creare immediatamente dei personaggi che sono piu’ interessanti e piu’ eccitanti di me. I miei personaggi sono fuori di me e quando li racconto, e’ come salire su un treno, comincio un viaggio.

EMM. Valerio Mastrandrea e’ perfetto nel ruolo di Stefano. Avete pensato a lui dal principio?
GZ. No, abbiamo fatto dei provini e quando Valerio si e’ presentato per la parte ho capito che lui era Stefano. Al provino ha portato una sua interpretazione del personaggio che era molto vicina a quella che avevo in mente io mentre scrivevo. Per cui quando abbiamo lavorato insieme e’ stato come continuare a scrivere il film insieme.

EMM. Mi puoi parlare della musica che accompagna le immagini del film. Come l’hai scelta?
GZ. Sembra strana perche’ se la stendi su un foglio assomiglia ad una specie di frittura mista: buona, ma un po’ confusa. Vedendo il film, pero’ tutto avviene con grande naturalezza. Ho scelto le musiche con la montatrice, Rita Rognoni, senza seguire degli schemi logici. Se avessi seguito degli schemi logici avrei messo una musica punk non mi sarebbe mai venuto in mente di mettere la Traviata di Verdi, invece ho seguito un andamento piu’ legato al sentimeno del film senza darmi delle regole preconcette, con liberta’ mentale. Questo modo di procedere ha riempito il film di un moto di sorpresa che non e’ destabilizzante, ma che diventa comunicativa.

EMM. Cosa significa per te il titolo del film “Non pensarci”?
GZ. Non significa “fregarsene” e prendere le cose con superficialita’. Quello che succede al protagonista del film e’ l’opposto, scopre che crescendo si vivono delle disillusioni, ma non e’ un percorso depressivo e’ la scoperta delle variabili della vita. Puo’ causare disagio e dolore, ma allo stesso momento e’ estremamente eccitante perche’ la vita e’ qualcosa che si trasforma. “Non pensarci” e’ un consiglio detto sottovoce: anche se accadono cose che non ti aspettavi, non pensarci, vai avanti perche’ la vita e’ una figata.

EMM. Nel tuo film dimostri che la famiglia italiana anche se ha a che fare con le sfide della vita moderna, il fallimento, la separazione, un figlio con un lavoro atipico, un figlia che puo’ essere gay, e’ sempre il centro a cui ci si rivolge quando si hanno dei problemi.
GZ. La famiglia e’ sempre un centro di gravitazione. Si deve stare attenti pero’, come accade per i pianeti se un pianeta si avvicina troppo viene assorbito. L’importante e’ riuscire a trovare una propria traiettoria senza perdere il centro. Quando trovi una tua traiettoria e rimani nel campo di gravitazione che e’ la tua famiglia allora puoi dire di avere una famiglia, altrimenti vieni inghiottito dalla famiglia.

EMM. Cosa visiterai a New York?
GZ. Non voglio visitare le zone tipiche. Voglio andare a vedere Brooklyn, il Bronx, ma anche fare un giro in carrozza a Central Park.

sabato 7 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Serata di apertura.

di Elena Maria Manzini da New York

Miei cari lettori Rosa Shokking,
vi mancavo vero? Lo so che vi stavate chiedendo: cosa sta facendo Elena dall’altra parte dell’oceano, perche’ non si fa sentire? Aspettavo solo l’occasione giusta. E l’ho trovata: la rassegna cinematografica “Open Roads. New Italian Cinema”.
Per l’ottavo anno consecutivo, infatti, New York apre le porte al cinema italiano. Il centro culturale piu’ importante della Grande Mela, il Lincoln Center, ospita per una settimana una rassegna che raccoglie film italiani di recente produzione che si sono distinti per aver portato innovazione ed per aver esplorato nuovi generi narrativi.
In questi 8 anni sono stati proiettati piu’ di 150 film italiani, tutti con una grandissimo riscontro di pubblico. Orgogliosi di presentare le propri opere sono venuti a farsi conoscere al pubblico newyorkese alcuni dei nostri piu’ promettenti e affermati registi e attori che ho avuto la grande opportunita’ di intervistare. Quindi “stay tuned” perche’ presto arriveranno le interviste a Fabrizio Gifuni, Jasmine Trinca, Gianni Zanasi (regista di “Non pensarci”), Davide Marengo (regista di “Notturno Bus”), Ferzan Ozpetek, Silvio Soldini e Andrea Molaioli (regista di “La ragazza del lago”). A lato della rassegna saranno messe in mostra le foto di scena che hanno partecipato al concorso CliCiak: Photos from Italian Cinema.

La manifestazione si e’ aperta ieri sera al Walter Reade Theater con una festa per la proiezione del film di Silvio Soldini “Giorni e nuvole”. Il regista ha comunicato agli spettatori che il film verra’ distribuito negli Stati Uniti a partire dall’11 di luglio. Un grandissimo riconoscimento che aveva gia’ ottenuto nel 2001 con “Pane e Tulipani” soprattutto se si considera che solo una bassissima percentuale dei film in circolazione negli Stati Uniti sono di produzione straniera. I film in cartellone sono 13 e i biglietti per molte proiezioni sono gia’ completamente esauriti. Dimostrazione che i newyorkesi sono innamorati del cinema italiano e vogliono scoprire nuovi autori e nuove storie. I registi che hanno accompagnato i loro film mi hanno tutti confessato che non vedono l’ora di entrare di nascosto al cinema e spiare la reazione del pubblico americano nei confronti del proprio film. Ma considerando che staranno nella grande mela solo qualche giorno hanno anche l'intenzione di buttarsi a capofitto nella frenesia della citta’ che non dorme mai e, chi lo sa, magari avranno l’ispirazione per il prossimo film!!

My dear Rosa Shokking people,
here I am again, in New York attending a film festival! The Film Society of Lincoln center for the eighth year in a row hosts “Open Roads. New Italian Cinema”. A series of screenings of recent Italian movies that have “broken away from old models and genres” and have shown a spirit of independence. Many acclaimed and promising Italian directors have come to town to present their movies and I had the great opportunity to meet few of them, so stay tuned to listen to their interviews.
The festival opened yesterday night with a reception for the screening of the movie “Days and Clouds” directed by Silvio Soldini. The director himself communicated to the audience that the film will open in the United States on the 11th of July.
It is a tremendous feat that this is Soldini’s second film premiering in the US (the first was Bread & Tulips) given that a very low percentage of foreign movies get distribution in the States. Many of the Open Roads’ screenings are already sold out, showing the great interest New York viewers have for Italian movies. All the directors I met actually told me that they can’t wait to spy on the American audience watching their movies and analyze its reaction. Of course they also can’t wait to visit the city that never sleeps and who knows, maybe they’ll have the inspiration for their next movie!!

Eventi/ Giorni GLBT a Milano...ma perchè non aprirli agli E?

Alle ore 17.00 Christopher Street Parade (altresì detto Gay Pride): da Corso Venezia, fino a Piazza Castello. In silenzio il passaggio in piazza Duomo, visto che certi diritti si preferisce tenerli sotto silenzio.

Alle 20.30, nel corso del 22°Festival gaylesbico
qui il programma del Festival, che si conclude martedì: http://www.cinemagaylesbico.it/2008/programma.php


Finn's girl




di Dominique Cardona e Laurie Colbert
Canada 2007, 88'


Finn fa la dottoressa in una clinica di Toronto dove si praticano aborti. Per questo motivo, oltre a dover superare ogni giorno i picchetti delle associazioni pro-life per recarsi al lavoro, riceve lettere di minaccia a casa. Una casa in cui, dopo la recente morte della sua compagna, Finn vive con Zelly, la loro figlia undicenne. Zelly ha bisogno dell’attenzione di Finn e la cerca mettendosi spesso in situazioni pericolose mentre Finn, non sapendo come gestire il nuovo stato delle cose, si butta sempre più nel lavoro. E cosa succede se la poliziotta incaricata di proteggere l’incolumità della dottoressa ne è sempre più attratta? Un thriller che tra false piste e colpi di scena estremi fornisce un ritratto credibile della rabbia pre-adolescenziale e pone questioni serie sulla genitorialità lesbica. Presentato in tutti i più importanti festival a tematica femminile e omosessuale tra cui San Francisco, Londra, Los Angeles e Créteil.

giovedì 5 giugno 2008

Oggi convegno: Uguaglianza e merito per la crescita economica e sociale

ORGANIZZATO DA DONNE@MANAGERITALIA

Uguaglianza e merito per la crescita economica e sociale
Come gestire e valorizzare le diversità in azienda e nella società


5 Giugno 2008, Milano - Hotel Gallia , piazza Duca D’Aosta (mappa)

9.00
Registrazione partecipanti

9.30
Saluto del Presidente Manageritalia Milano Dr. Giuseppe Truglia
Introduzione Vice Presidente Manageritalia Milano Dr.ssa Marisa Montegiove

9.45
Il contributo del lavoro femminile alla crescita economica Dr.ssa Roberta Zizza, Economista Servizio Studi Banca D’Italia

10.15
Video intervista Prof. Maurizio Ferrera autore del libro “Il fattore D”

10.45
Conoscenza ed applicazione delle leggi sulle pari opportunità in azienda Prof. Mario D’Ambrosio, Presidente Associazione Italiana per la Direzione del Personale

11.10
Coffee break

Retribuzioni e organizzazione del lavoro: dalla discriminazione alla valorizzazione - Dr. Renato Dorrucci, Principal Business Human Capital Mercer

11.50
Best practice: esperienze di successo
Paola Artioli, Direttore Amministrativo ASO SIDERURGICA Srl, referente AIB Femminile Plurale
Michele Riccardi, HR Manager ACCOR SERVICES
Elena Alemanno, Store Manager IKEA

12.30
Votazione live da parte dei partecipanti di proposte concrete da portare ai governanti

13.00
Light lunch

E’ previsto l’intervento del Ministro alle Pari Opportunità On.le Mara Carfagna

Per maggiori info cliccate qui, per iscrivervi (gratuitamente), qui.

mercoledì 4 giugno 2008

Prostituzione, in Italia un business da 90 milioni di euro al mese

tratto da www.ildue.it

La legge Merlin del ‘58, a detta di molti, a così lunga distanza dalla sua approvazione, non è idonea a gestire il fenomeno della prostituzione in Italia che, di fatto, rimane una realtà presente e costante di fronte alla quale è difficile chiudere gli occhi.
Prima dell’entrata in vigore della legge del ‘58 la prostituzione all’aperto era molto poco diffusa, mentre come ha riferito Pia Covre, esponente di punta del Movimento per i diritti delle prostitute, oggi in Italia si calcola che le lucciole in strada siano circa 50.000, aumentate in maniera esponenziale negli ultimi decenni complice l’aumento dell’immigrazione clandestina.
Secondo invece le stime del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, vi sono tra le 15.000 e le 18.000 donne coinvolte nella prostituzione. Il 65% lavora in strada, il 35% in albergo o in appartamento. Il 20% è minorenne. Tra le 15.000 e le 25.000 sono le prostitute straniere. Soprattutto nigeriane, ma anche albanesi, polacche e bielorusse.
Il 10% del totale è vittima del racket e costretto al mestiere sulla strada a seguito di minacce dirette, anche, a parenti o figli rimasti in patria.
Da 5.000 a 7.000 euro: tanto rende al mese una prostituta al suo sfruttatore.
Diciassette: le prostitute uccise in strada nel 2000. Un dato drammaticamente stabile negli anni. Tra il 10 e il 30% del totale i transessuali che si prostituiscono.
Sette le regioni con la maggiore presenza di prostitute di strada: Lazio, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Abruzzo.
Nove milioni: il numero dei clientiche si rivolgono al sesso a pagamento.
Circa 90 milioni di euro, il giro d’affari mensile della prostituzione in Italia. L’80% dei clienti chiede alle prostitute di non usare il preservativo.

SESSO NEL CONFESSIONALE- un interrogativo.

Nell'articolo pubblicato stamattina si parlava di provocazioni.
Ora, la provocazione è:

- il fatto che due stessero facendo sesso in un confessionale?
- il fatto che un prete, casto, ha beccato due persone a fare sesso nel confessionale?
- il fatto che questa notizia fosse pubblicata sul Corriere della Sera, in home page?

Cioè, perchè si è scelto di pubblicare quell'articolo?

martedì 3 giugno 2008

Provocazioni/ Sesso nel confessionale e messa riparatrice

da corriere.it

Sesso nel confessionale,
il vescovo dispone una messa riparatrice
Lui 31 anni, lei 32, sorpresi in cattedrale durante la funzione delle 7: «Siamo atei, per noi un luogo vale l'altro»

MILANO — I carabinieri del Comando di Compagnia di Cesena pensavano ad uno scherzo quando, domenica mattina poco dopo le 7, hanno ricevuto una telefonata proveniente dal vicino Duomo della città romagnola: «Sto seguendo la funzione mattutina e da uno dei confessionali della cattedrale provengono gemiti e rumori sospetti», diceva una voce alquanto agitata.

Non era uno scherzo. All'interno del confessionale i militari hanno infatti sorpreso E.B., 32 anni di professione educatrice, e G.S., 31 anni operaio, entrambi incensurati. I due erano impegnati in un appassionato rapporto orale. Nonostante l'intervento dei carabinieri, la messa è stata interrotta solo per pochi istanti e poi portata a termine come se nulla fosse successo. E chi sedeva nelle prime file non si è accorto di nulla. Nei confronti della coppia, immediatamente condotta in caserma, sono scattate tre denunce: atti osceni in luogo pubblico, turbamento di funzione religiosa e atti contrari alla pubblica decenza. «Siamo atei e per noi fare sesso in chiesa è come farlo in qualsiasi altro posto», si sono giustificati E.B. e G.S. con i carabinieri.

Al Corriere di Romagna la donna, cultrice di moda e musica dark, ha anche dichiarato che «prima di domenica, nella mia vita ero entrata in chiesa solo un'altra volta». La gente chiacchiera e la vicenda è diventata l'argomento di questi giorni nei bar di Cesena dove è immediatamente partita la caccia per individuare i due protagonisti. Che, per ora, hanno deciso di rimanere chiusi nelle rispettive abitazioni senza aggiungere altro sul perché di quei pruriti sessuali sfogati in confessionale e di primo mattino. Monsignor Antonio Lanfranchi, vescovo della città, si dice «molto amareggiato» per quanto accaduto ed è immediatamente corso ai ripari. Venerdì prossimo, alle 21, verrà celebrata una messa per riparare all'offesa ricevuta. «Siamo rimasti spiazzati, non era mai successo prima. Così abbiamo consultato un esperto di diritto canonico e tra i canoni c'è la possibilità di indire una funzione riparatrice se l'offesa è particolarmente grave», dicono dalla diocesi cesenate. Il vescovo invita «tutti i fedeli ad intervenire per pregare e riparare all'affronto subito. Si tratta di un atto che offende la nostra comunità cristiana e che denota totale mancanza di rispetto verso le persone». Nessun giudizio da parte di monsignor Lanfranchi nei confronti della coppia: «Non giudichiamo le persone, ma quello che hanno compiuto». Se ne parlerà venerdì durante la messa riparatrice.

Roberto Rizzo