mercoledì 18 giugno 2008

Open Roads. New Italian Cinema. Intervista a Silvio Soldini e Andrea Molaioli.

di Elena Maria Manzini da New York
domande di Elena Maria Manzini e Diletta Gatti

Carissimi lettori Rosa Shokking,
l’ultima intervista che vi propongo, e’ un’intervista “doppia” a Silvio Soldini, sofisticato regista di “Giorni e Nuvole” che aveva gia’ fatto innamorare del suo cinema gli spettatori newyorkesi con “Pane e Tulipani”, e Andrea Molaioli, regista che con la sua opera prima “La Ragazza del Lago” non solo ha ottenuto un consistente successo di pubblico, ma ha anche vinto ben 10 “David di Donatello” fra cui il premio per la miglior regia.

EMM. Quanto e’ difficile per un film italiano essere distribuito negli Stati Uniti?
SS. “Giorni e Nuvole” uscira l’11 di luglio ed e’ il mio secondo film che viene distribuito negli Stati Uniti dopo “Pane e Tulipani”. Pero’ ci tengo a sottolineare che i film stranieri non doppiati in inglese e sottotitolati arrivano solo in pochissime citta’ americane: New York, Boston, San Francisco, forse gia’ a Seattle fanno fatica a vederlo. Il cinema americano attua la scelta protezionistica di non doppiare per questo e’ molto difficile distribuire.

AM. E comunque non e’ un problema che coinvolge esclusivamente l’Italia, e’ complicato che negli Stati Uniti arrivino film europei in generale. Magari noi nel nostro passato non abbiamo costruito una solidita’ industriale tale da poter provare ad esportare in modo conivinto i nostri film e quella puo’ essere una componente ulteriore di difficolta’. La barriera linguistica e’ comunque quella principale che prescinde dalla qualita’ del prodotto che si cerca di vendere.

EMM. E’ cresciuta l’attenzione degli spettatori amercani nei confronti del cinema italiano?
SS Sicuramente queste manifestazioni servono a far conoscere il nostro cinema all’estero. Soprattutto c’e’ un’attenzione maggiore verso il cinema italiano a partire dall’Italia, nel senso che il pubblico italiano va a vedere piu’ cinema italiano rispetto a 5 o 6 anni fa. Mi ricordo che nel 2000 quando e’ uscito “Pane e Tulipani” il commento della gente comune all’uscita del cinema era “Non sembra neanche un film italiano” e voleva essere un complimento. Adesso un cosa del genere non si dice piu’, il nostro e’ tornato ad essere un cinema che parla agli spettarori. C’e’ stato un momento che ha coperto dalla fine degli anni ‘80 a tutti agli anni ’90, invece, dove lentamente e’ cominciato un distacco dal cinema nazionale e non parlo degli incassi del cinema di Natale, i film fatti per essere commerciali e divertire e incassare ci sono sempre stati, ma c’e’ un altro tipo di cinema che vuole capire, parlare, approfondire che non esisteva piu’. Allora, la gente andava a vedere i film francesi e inglesi. Adesso sicuramente qualcosa si e’ mosso e questo si comincia a notare anche all’estero altrimenti non sarebbero mai stati assegnati due premi cosi’ importanti a Cannes. Non e’ un caso che un film come quello di Garrone (Gomorra) o come quello di Sorrentino (Il divo) esistano, due film cosi’ non possono nascere per caso.

AM. Per collegarmi a quanto ha detto Silvio, adesso e’ decisivo che su questa onda positiva per il cinema italiano si lavori per creare una grande diversita’ di offerta. Credo che la varieta’ sia la cartina al tornasole piu’ efficace per verificare la salute di una cinematografia, insieme alla possibilita’ di conquistare fette di mercato sempre piu’ ingenti. Se non si cerca un’espressione diversificata, il successo che in questo periodo stanno ottenendo molto film italiani rischia di essere stagionale, per cercare di dargli una struttura piu’ solida c’e’ bisogno di lavorare in questa direzione.

EMM. Signor Molaioli, lei infatti a scelto di esordire con un film poliziesco. Cosa l’ha spinta a scegliere questa storia?
AM. Io personalmente mi sono avvicinato a questa storia partendo dal romanzo da cui il film e’ tratto perche’ mi sembrava potesse unire da un lato la possibilita’ di muoversi dentro un genere utilizzando i codici tipo che esistono per il giallo, ma allo stesso tempo mi sembrava ci fosse lo spazio e il tempo di ragionare di altro all’interno di questa struttura drammaturgica. Mi sembrava che l’elemento piu’ affascianante fosse cercare di coniugare l’indagine che corre lungo il film, che va dalla scoperta di omicidio fino a quella dell’assassino, insieme alla possibilita’ di indagare su altre cose, su diverse umanita’, su disagi e inadeguatezze.

EMM. Progetti futuri di cui volete parlare?
SS. Sto finendo di montare un documentario sulla poetessa Vivian Lamarque e ne sto girando un altro. Sono sempre stato anche un regista di documentari e sebbene fossero ormai 5 anni che non ne giravo uno, ho scoperto che mi piace ancora molto. E’ un bel modo per far conoscere nuovi mondi e personaggi e allo stesso tempo e’ un modo di fare cinema piu’ agile, la troupe puo’ essere di solo due persone invece che di 40. Sto poi scrivendo il prossimo film che sara’ in linea con l’ultimo. “Giorni e Nuvole” e’ un film molto legato alla realta’ che stiamo vivendo e credo sia il momento giusto di continare ad indagarla.

AM. Sono in un momento nel quale sto cercando di capire bene quale puo’ essere il prossimo progetto e non sono pronto a parlarne. Posso solo dire che se dovessi individuare un altro giallo che avesse in se’ delle sfaccettature verso le quali provo desiderio di indagine forse continuerei sul genere, ma nel caso specifico, non credo che il mio prossimo film sara’ un altro giallo

EMM. Vi piacerebbe girare un film in America?
SS. ...un western...
AM...io un musical..
SS..anche a me piacerebbe girare un musical pero’ forse lo girerei piu’ in Italia. Mi piace il contrasto..

EMM. Come passerete questi giorni a New York? Lei, signor Soldini, conosce la citta’ perche’ ha abitato e studiato qui.
SS. Stai parlando della mia prima vita, sono tornato in Italia nell’82. Andro’ sicuramente a vedere cosa e’ successo a questa citta’ da allora. E faro’ delle spese!
AM Anche io faro’ shopping. Poi andro’ un po’ a zonzo compatibilmente con il tempo a disposizione, provando a visitare anche qualche museo.

EMM. Andrete anche a spiare gli spettatori che vedranno i vostri film, immagino..
AM. Assolutamente si’, e’ una delle cose che mi incuriosisce di piu’ in qualsiasi luogo. Con la curiosita’ di capire se alcune cose che sono evidentemente piu’ comprensibili in Italia possano essere colte anche da un pubblico che italiano non e’, nello specifico dagli spettatori newyorkesi.
SS. E’ sempre interessante perche’ i pubblici sono tutti diversi. Gia’ sono diversi dal Centro al Nord Italia, figurati dall’Italia a New York!

1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti Elena
voglio avere l'onore di essere il primo a fare un commento.
Il cinema italiano impegnato non è più questo illustre sconosciuto anche grazie a te
giorgio