lunedì 23 giugno 2008

Flash: disobbedienze civili, presidi, appelli: improvvisata giornata della giustizia- a Milano, Palazzo di Giustizia, ore 18.00


di Virginia Fiume



I titoli sugli Europei negli ultimi tre giorni hanno preso il sopravvento sulle pagine dei giornali e durante i telegiornali. Ma

L'emendamento al Decreto Sicurezza che propone di bloccare tutti i processi che "non destino grave allarme sociale", dando la precedenza agli imputati detenuti ha suscitato una forte reazione della magistratura, del Quirinale e dell'opinione pubblica. Attutita forse dalla difficoltà della materia per i cittadini comuni.

Molti dei processi che verranno bloccati con l'approvazione del decreo riguardano alte cariche dello Stato. A partire dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Come nel caso del processo Mills

Tra le proposte c'è anche quella di limitare la diffusione e l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche da parte dei giornalisti, con condanne fino a tre anni.

Marco Travaglio, autore di diversi libri inchiesta che attingono a piene mani dal bacino delle intercettazioni promuove l'iniziativa di Disobbedienza Civile: !arrestateci tutti!!. Appellandosi all'articolo 21 della Costituzione Italiana sulla libertà di informazione e all'articolo 10 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Entrambi incentrati sul diritto all'informazione.

Il periodico culturale Micromega, promuove un appello, che vede come primi firmatari Furio Colombo, Giuseppe Giulietti e Pancho Pardi che chiede che informazione e magistratura restino "svincolate dal potere politico" e l'istitituzione di una Giornata della Giustizia.

I più veloci l'hanno già istituita la Giornata della Giustizia, davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, oggi 23 giugno 2008, alle ore 18.00. Con un'iniziativa spontaneamente diffusa via mail e sui social network. Citiamo qui Piero Ricca, famoso nelle piazze milanesi per le sue denunce microfono in mano.

Nel frattempo accade che le carceri siano sovraccarichi inferni e accademie del crimine, i magistrati siano indipendenti, ma poco responsabili, con un pericoloso strumento tra le mani che è l'obbligatorietà dell'azione penale che grava sui tempi della giustizia.
E probabilmente non è con un emendamento a un'angosciante decreto sicurezza che si risolve la crisi di una macchina impazzita. O con il reato di immigrazine clandestina.

Domani si vedrà sui giornali se si meriterà più spazio la reazione degli individui o le vicende della panchina azzurra.
Ma la mobilitazione è iniziata.

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