martedì 29 gennaio 2008

I NUMERI DELL'ABORTO SONO DUE: 194 E RU486

di Valentina Paternoster

Si ritorna a parlare di legge 194, di interruzione volontaria di gravidanza e delle pecche di una legge pressoché perfetta sulla carta e imperfetta nella sua applicazione.

Si ritorna a discutere del duplice valore, morale e sociale, delle parole aborto, feto, vita, embrione. E lo si fa dopo che Giuliano Ferrara, dalle pagine del suo quotidiano, ha lanciato la moratoria per l’aborto, una difesa indefessa del diritto alla vita di una manciata di cellule senza diritto di parola.

L’ultima decisione della Giunta Regionale guidata da Roberto Formigoni ha sancito regole ferree, da applicarsi in tutta la Lombardia, che riducono i tempi per la pratica dell’aborto di 11 giorni. Cresce inoltre il numero di medici obiettori e si palesa all’orizzonte tale diritto anche per i farmacisti che non vorranno vendere la pillola del giorno dopo.

Intanto nelle nostre scuole italiane non si parla di educazione sessuale, non si insegnano la conoscenza e il rispetto del proprio corpo, si lasciano i ragazzini in balia di loro stessi; i nostri consultori senza fondi fanno i salti mortali per rimanere aperti e dare assistenza alle donne italiane e non che la richiedono, mentre il Centro di Aiuto alla Vita riceve dalla Regione Lombardia denaro a fondo perduto pari a 800 mln di euro con lo scopo di convincere le donne a non abortire, facendo leva sul senso di colpa.

Quella legge, confermata dal popolo italiano nel referendum del 1978, pochi ricordano oggi che ha sancito la fine degli aborti clandestini e dei viaggi per l’aborto all’estero. Non si è trattato solamente di una voglia della donna di autodeterminarsi, ma soprattutto di una risposta a un’emergenza sociale grave. Va da sé che quella legge infine protegga la libertà individuale della donna e il suo bisogno di emancipazione intellettuale.

Cosa si chiede quindi oggi? Un ritocco restrittivo alla legge? E chi lo chiede poi? Un uomo?

Questo è il punto: come può un uomo parlare di maternità?

Le donne intanto si stanno organizzando per riaffermare il proprio diritto alla scelta senza colpe e responsabilità morali, ma anche soprattutto per rivendicare quei diritti sanciti dalla 194: il diritto all’informazione e all’assistenza, il bisogno di prevenzione per le nuove generazioni.

Rimane in penombra fino ad ora purtroppo il nodo importante della pillola abortiva RU 486, in uso in tutta Europa, criticata e proibita solo in Italia. Eppure ridurrebbe ancora di più il ricorso all’intervento chirurgico, i costi della sanità pubblica, il trauma per la donna.

Chissà che le donne d’Italia non scendano in piazza per chiederla.



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