giovedì 17 gennaio 2008

Rassegna stampa/ Proibito in Afghanistan "il cacciatore di aquiloni"

da Repubblica.it

Il governo afgano blocca il film tratto dal libro di Khaled Hosseini
La motivazione: "Incita alla violenza razziale". Ma sarà difficile fermare i dvd clandestini
Proibito il "Cacciatore di aquiloni"
Kabul senza il film del bestseller
I giovani attori hanno dovuto lasciare il Paese per timore delle violenze dei talebani
di MATTEO TONELLI


L'hanno vietato. Perché "incita alla violenza razziale", mostrando gli stupri di due bambini della minoranza hazara. Per questo, dicono, gli afgani non devono vederlo. Cala come una mannaia la decisione della Afghan film, istituzione statale che si occupa della censura delle pellicole, sul "Cacciatore di aquiloni".

Il film, tratto dal bestseller di Khaled Hosseini è stato vietato in Afghanistan. La motivazione? "Ci sono scene inadatte al pubblico". Due stupri che metterebbero "in scena l'odio razziale". In pratica l'ultimo tassello di una vicenda che già aveva conosciuto tensioni. Al punto che i giovanissimi protagonisti del film sono stati messi sotto sorveglianza per il timore che finissero nel mirino dei Talebani. Una scelta appoggiata dallo stesso presidente Hamid Karzai, preoccupato per le ricadute negative sull'alleanza politica fra hazara e pashtun, entrambi sostenitori del governo.

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E' bellissima, invece, la storia raccontata da Housseini. Storia di bambini che diventano uomini, amicizia, tradimento. Il tutto in un Afghanistan che cambia. Prima la fine della monarchia, poi l'invasione russa ed infine l'arrivo dei Talebani. Il racconto di un paese che si sgretola. Che aveva cieli pieni di aquiloni e che si ritrova a vivere sotto un regime cupo e violento.

Il libro racconta l'amicizia tra Amir (interpretato da Zekiria Ebrahimi), ragazzo afgano pashtun di Kabul e Hassan (interpretato da Ahmad Khan Mahmoodzada), figlio del suo servo hazara. I due, così diversi per storia e ricchezza, annullano le distanze. Le gare di aquiloni sono il loro terreno comune. Insieme sono imbattibili. E inseparabili. Fino a che qualcosa non rompe l'equilibrio. Amir assiste di nascosto allo stupro di Hassan da parte di un gruppo di teppisti. Resta paralizzato, non si muove. Si convince che la cosa non sia mai successa. Un dramma che condizionerà la sua vita e quella di Hassan. Poi una nuova violenza, ancora ai danni di un altro bambino della minoranza hazara, interpretato da Alì Danish Bakhty Ari, ad opera di un comandante dei Talebani.

Passeranno anni, Amir fuggirà dall'Afghanistan e si rifarà una vita in America. Di Hassan si perderanno le tracce. Fino a che una telefonata riporterà Amir in patria. Un viaggio nella sua Terra ma anche dentro se stesso. Espiazione di una colpa, certo, ma anche affresco di quello che l'Afghanistan è diventato. Un mondo brutale, sinistro, dove le donne non hanno visibilità, la bellezza è diventata un reato e gli aquiloni non volano più.

Nel mondo il libro ha venduto moltissimo. Ha scalato le classifiche di decine e decine di Paesi. Pubblicato a marzo del 2004 con una prima tiratura di 6.000 copie ha subito spiccato il volo. Tanto che la Dreamwork di Steven Spielberg ne ha comprato i diritti e ha deciso a farne un film. Non è stato semplice, però. I giovani interpreti afgani, dopo le riprese, rischiavano di essere puniti ed uccisi solo per aver lavorato con gli americani. Per questo hanno dovuto abbandonare il loro paese. Poi è stata la volta del divieto. Ma chissà che questa censura, in realtà, non ottenga l'effetto opposto. Stimoli ancor di più, la voglia di sapere del popolo afgano. Accadde già con il film 'Kabul Express', considerato offensivo per la minoranza hazara. Lo scorso gennaio la pellicola arrivò a Kabul. E la scena in cui uno dei protagonisti pronuncia insulti contro gli hazara portò a tumulti e minacce di morte nei confronti dell'attore. La pellicola, però, fu vista da molti. Aggirando il divieto.

In Italia l'uscita del "Cacciatore di aquiloni", è prevista per il 15 febbraio. Negli Usa, invece, la pellicola è stata proiettata agli inizi di dicembre. E già si parla di premi Oscar.

(15 gennaio 2008)

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