venerdì 7 marzo 2008

Rassegna stampa/ Cina: alla Corte degli imperatori. Capolavori mai visti, dalla tradizione Han all'eleganza Tang (25-907)


Tratto dal sito: www.palazzostrozzi.org

Si inaugura oggi e sarà visitabile fino all’8 giugno l’esposizione di oltre duecento capolavori che testimoniano il fasto e il cosmopolitismo delle corti imperiali dall’epoca Han Orientale (23-220) fino all’impero Tang (617-907).
Parte di uno scambio culturale negoziato ai massimi livelli tra il governo italiano e quello cinese, la mostra porterà per la prima volta in Europa i capolavori dell’Età d’oro cinese. Essa vuole celebrare il rinascimento culturale in Cina e la gloriosa dinastia Tang che, nel VII secolo d.C. consolidò e rinnovò il suo gigantesco impero, da poco riunificato, inaugurando uno dei momenti di massimo sviluppo artistico, sociale, economico e culturale nella storia del Paese di Mezzo.
L’èra Tang (618-907) è considerata un momento di grande rinnovamento e una nuova sintesi della civiltà cinese la cui arte rappresenta uno dei vertici della storia culturale del Paese e il suo splendore artistico è paragonabile a quello del Rinascimento fiorentino. Entrambi hanno le loro radici in una fortunata combinazione di unificazione linguistica, grandi viaggi e apertura alle nuove idee provenienti da fuori.
Il visitatore sarà accompagnato alle corti degli imperatori nelle tre capitali più importanti della storia cinese del primo millennio: Nanchino, la capitale del sud nel periodo di divisione, Luoyang, la prima città degli Han Orientali e la seconda nel periodo Tang, quando la capitale principale era la magnifica Chang’an, l’odierna Xi’an, nel settimo secolo la più grande metropoli del mondo con oltre 2 milioni di abitanti.
Il percorso espositivo esamina il periodo di grandi trasformazioni che si estende dalla dinastia Han Orientale (25-220) a quella Tang (618-907). Nel 220 d.C. il grande impero Han, sotto il quale si era concluso il lungo processo di formazione della civiltà cinese, crollò lacerato da violente lotte per il potere. Nei secoli seguenti (il medioevo cinese), la Cina rimase politicamente divisa, con il sud dominato da dinastie indigene e il nord occupato da popolazioni straniere, fino al 589, quando la dinastia Sui (581-618) riunificò i territori cinesi e pose le basi per un grande e rinnovato impero. Questo fu ereditato dalla successiva dinastia Tang (618-907) che inaugurò un’epoca gloriosa, definita “Età d’oro”, durante la quale la Cina divenne il centro culturale dell’Asia Orientale con echi che raggiunsero addirittura il Mediterraneo.
L’esposizione inizia con alcune importanti opere del periodo Han Orientale (23 – 220) tra cui la processione di bronzo di carri, cavalli e soldati, rinvenuta nella tomba di Leitai a Wuwei, nel Gansu, e il possente animale fantastico di pietra che proteggeva il sonno eterno di un nobile di Luoyang (Henan). Una sezione significativa è riservata all’arte buddista con l’esposizione di 27 magnifiche e imponenti sculture databili dalla fine del V al IX secolo, provenienti da siti importanti quali le grotte di Maijishan nella provincia del Gansu, i templi rupestri di Longmen e dal tempio di Dahai nello Henan, o da quello esoterico di Da Anguo nello Shaanxi, narrano mirabilmente l’evoluzione della scultura buddhista cinese.
Inoltre viene dedicato ampio spazio all’opulenza della corte Tang. Finissimi reperti d’oro e d’argento evidenziano i rinnovati contatti con l’occidente, in particolare con la Persia sasanide. È in questo periodo, infatti, che l’oreficeria Tang raggiunse ineguagliati livelli di raffinatezza, come mostrano i reperti provenienti dal meraviglioso corredo ritrovato nella cripta della pagoda del monastero di Famen, o dallo stupendo tesoro scoperto nei pressi di Zhenjiang, nel Jiangsu, che ha restituito oggetti di rara grandezza.
Stessa straordinaria maestria si ritrova nelle sculture di terracotta, invetriate o dipinte, create per accompagnare i defunti nell’ultimo viaggio e tornate alla luce dalle tombe della nobiltà di tutto il periodo preso in esame. Fra queste, in mostra, sculture raffiguranti uomini provenienti da diverse parti del mondo con abiti e cappelli caratteristici, grandi nasi e barbe lunghe, spesso accompagnati da magnifici cavalli e imponenti cammelli. Esse raccontano della vita fastosa dei nobili, caratterizzata dal gusto per l'esotico e dalla ricerca dello svago, a cui l'aristocrazia non voleva rinunciare nemmeno nell'aldilà. Le dame sono particolarmente attraenti nei loro abiti di foggia straniera e con le loro acconciature appariscenti; alcune sono addirittura ritratte a cavallo o vestite da uomo, a dimostrazione della libertà di cui godevano in quell’epoca.
Per finire la grande attrazione sarà rappresentata da quattro straordinari affreschi e quattro dipinti su pietra tutti di epoca Tang, alcuni di recentissima scoperta e mai visti in occidente, che insistono su diversi aspetti del costume nella società cinese di quel periodo: la presenza straniera, i cavalli, la moda femminile, la complessità estrema delle acconciature, mettendo sempre in evidenza il linguaggio delicato e pieno di sentimento della ritrattistica Tang.

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