venerdì 11 gennaio 2008

Bush in Medio Oriente: un’occasione per riflettere.

di Claudia Clerici da Milano

Ieri il presidente americano G. W. Bush, in visita a Gerusalemme, ha proposto una sua dottrina per la pace in Medio Oriente che entro l’anno ponga fine all’occupazione della Palestina, in atto dal 1967. Al di là delle mere enunciazioni teoriche, però, è poco chiaro quali siano i gesti concreti per sospendere la costruzione degli insediamenti e lo smantellamento degli avamposti illegali.
A Israele sono stati offerti aggiustamenti di confine che tengano conto delle realtà esistenti, conglobando i principali insediamenti israeliani in Palestina, ma sono stati tralasciati i più complessi discorsi legati a Gerusalemme e ad Hamas.
Se analizzate con spirito critico, però, alcune affermazioni del Presidente possono offrire interessanti spunti di riflessione, ossia il fatto che Bush abbia detto di aver tratto ispirazione dalla sua fede nell’Onnipotente, oltre alla necessità di dimostrare il coraggio delle scelte più difficili.
Per quanto riguarda il discorso religioso, infatti, il Medio Oriente non è solo una terra sconvolta dal sangue, ma sono presenti anche importanti azioni e luoghi di pace che andrebbero fatti conoscere all’opinione pubblica.
Il centro spirituale pluralistico Doumia-Sakinah nasce proprio come luogo di riflessione, di meditazione e di preghiera, appartato in un accogliente angolo della collina ai bordi della valle di Ayalon sulla quale sorge Neve Shalom/Wahar al-Salam, un villaggio cooperativo di Ebrei e Arabi palestinesi, musulmani e cristiani. Questa casa del silenzio si propone di essere un santuario interreligioso all’interno del quale sia possibile tentare di superare le divisioni culturali e di credo, promuovendo occasioni di comprensione tra le due popolazioni.
Il coraggio delle scelte più difficili non è, quindi, solo una frase ad effetto, ma costituisce la quotidianità di molte persone. Tra queste vanno ricordati i membri del Teatro dell’Oppresso che operano per la costruzione di ponti, cercando di insegnare l'arte del dialogo e del confronto.
Lo scorso 12 aprile Ramallah ha ospitato tre mesi di stagione teatrale, sponsorizzata dalla Commissione Europea, che ha visto alternarsi spettacoli di Teatro Forum messi in scena da compagnie provenienti da Spagna, Germania, Belgio e Brasile, oltre a cinque spettacoli prodotti dalla locale compagnia teatrale "Ashtar".
Il teatro, secondo l’interpretazione di Augusto Boal, viene utilizzato per raccontare storie e per delineare le dinamiche nascoste dei rapporti tra oppresso e oppressore, con lo scopo di stimolare coscientizzazione e azione che sappiano dar vita a un quotidiano più sereno. E questo è stato il principio ispiratore delle quarantacinque rappresentazioni teatrali che hanno presentato al pubblico le principali problematiche che gravano sulla società palestinese, chiedendo agli spett-attori di contribuire alla ricerca di possibili alternative per la gestione del conflitto.

http://nswas.org

http://www.antennedipace.org/antennedipace/articoli/art_598.html

2 commenti:

Anonimo ha detto...

se i politici consultassero in modo più serio gli "spett-attori" forse vivremmo in un mondo e in un modo più pulito. Forse.

Anonimo ha detto...

ps. grande Claudia che sei riuscita a pubblicare!!!