martedì 15 gennaio 2008

GIORNALISMO E MAFIA

di Virginia Fiume da Milano

Si sa: "Il Sole 24 ore" è il quotidiano di Confindustria. Nel bene e nel male.
E' di qualche mese fa la notizia che gli imprenditori di Confindustria in Sicilia hanno fatto una scelta coraggiosa: espellere quegli industriali che cedono al ricatto del pizzo. La decisione è andata di pari passo con alcune scelte editoriali del giornale diretto da Ferruccio De Bortoli: fare i nomi, indagare, nello stile del più puro giornalismo di inchiesta. E quando si fanno inchieste sulla mafia, magari facendo i nomi, si corrono inevitabilmente dei pericoli. Ancor di più se l'editore è proprio chi sceglie di dire no al pizzo.

O peggio ancora, se tra i redattori c'è qualcuno che va troppo a fondo.
E'il caso di Nino Amadore, redattore di Palermo, autore di un libro che definire scomodo è poco "La zona grigia, professionisti al servizio della mafia".
Ci sono nomi e cognomi: Giuseppe Guttadauro, medico, e contemporaneamente capomandamento di Brancaccio. Gianni Lapis e Giorgio Ghiron, avvocati, e contemporaneamente legati a Massimo Ciancimino, artefice di maxi operazioni di riciclaggio. Solo per farne alcuni.
E questi nomi Nino Amadore li ha pagati vedendo la sua macchina sfasciata, ad Agrigento, proprio mentre si trovava lì a presentare il suo libro.

La presenza di giornalisti come questo la paga Ferruccio De Bortoli, che nei giorni scorsi ha ricevuto una lettera con due proiettili.

Il mondo politico si è subito prodigato in atti di solidarietà. Giuliano Amato, ministro dell'Interno, ha dichiarato che "gli inquirenti faranno tutti gli sforzi per individuare i responsabili".
Ci mancherebbe altro, viene da aggiungere.

Rita Borsellino risponde con un'affermazione concreta: "l'informazione libera e documentatata è sempre stata una delle armi più temute da Cosa Nostra".
Probabilmente le intimidazioni sono bravate di qualche bravo picciotto, o forse dei boss in persona, che si sentono bruciare la terra sotto i piedi.
Qualunque sia la risposta meglio che Amato faccia davvero del suo meglio a tener fede alle parole che pronuncia.
La lotta alla mafia non è uno slogan politico, ma il cuore dei problemi del nostro paese.
E la Sicilia è un micromondo che purtroppo non è così lontano dall'Italia partitocratica e malata di informazione in cui viviamo.

Sulle pagine del Sole Ferruccio De Bortoli dice che loro terranno duro.
E noi siamo con lui, con Amadore e con tutti quelli come loro.


APPROFONDIMENTI

La zona grigia, professionisti al servizio della mafia
di Nino Amadore
ed. La zisa, 145 pagine, 10 euro

Il libro prima di uscire in versione cartacea è uscito come ebook http://www.expatsebooks.com/E-bookMafia_la_zona_grigia.htm

La mafia: http://it.wikipedia.org/wiki/Mafia

Il Comitato AddioPizzo: http://www.addiopizzo.org/index.asp

PENSA, di Fabrizio Moro
vincitore di Sanremo Giovani nel 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho vissuto in Sicilia per tanti anni ed ho "respirato" la mafia. nonostante il paese dove mi trovavo non fosse tra i più malavitosi.
Non si può assolutamente spiegare la mafia se non si conosce bene la mentalità dei mafiosi e questa conoscenza si ha dopo anni di vita in Sicilia, ma no si può nemmeno giustificare ancora, dopo Falcone e Borsellino,che da Roma in su la gente, parlando della mafia, non abbia nemmeno la più pallida idea di ciò che sta dicendo.
E'un gravissimo, enorme peccato perchè ( voglio rendermi odiosa )la Sicilia si trova in Italia e non possiamo far finta che sia solo un'appendice scomoda e che la mafia sia solo il solito "baciamo le mani", la lupara e tutti gli altri luoghi comuni superati.

U capiste?

Sabrina Sasso