domenica 2 marzo 2008

ELEZIONI BULGARE IN RUSSIA

di Virginia Fiume


Oggi i cittadini russi andranno a votare per eleggere il Presidente.
Il Candidato del partito "Russia Unita" è Dimitrij Medvedev, designato da Putin stesso come suo successore.

Gli altri candidati saranno il leader comunista Zyvganov, l'ultranazionalista Zhirinovskij e il gran maestro della Massoneria Bogdanov.
Il più acceso avversario politico di Putin, l'ex campione di scacchi Kasparov, ha deciso di non presentarsi alle elezioni, considerandole una farsa.

E in effetti è probabile che non abbia tutti i torti: da settimane i governatori sono impegnati a garantire percentuali ben precise al partito Russia Unita, ci sono datori di lavoro che ricattano i dipendenti, giovani teste calde che vengono mandate a compiere "terapeutici" viaggi di formazione in Siberia, studenti "agitatori" pagati per andare a pescare gli elettori casa per casa e accompagnarli ai loro seggi elettorali.

E non bisogna dimenticare le percentuali che è proprio il caso di definire bulgare con cui il partito di Vladimir Putin si è aggiudicato le elezioni legislative di dicembre. In Cecenia l'affluenza è stata del 99% della popolazione, identica ai voti espressi per Putin.

Strano che questo sia avvenuto proprio nella terra della guerra tra il Cremlino e un popolo desideroso di indipendenza.

Martedì sera a Milano la giornalista cecena Milena Torleva presentando il suo libro "Ho danzato sulle rovine" parlava di un popolo ormai quasi ridotto al silenzio, stanco, fiaccato, impegnato nella ricostruzione di un paese completamente devastato da due guerre che hanno acquisito i contorni di un vero e proprio genocidio.
Genocidio che per altro viene dimenticato dalla comunità internazionale.
La libertà della Cecenia è strettamente collegata allo stato della democrazia in Russia. La Torleva, 28 anni, ma uno sguardo consumato dalla storia, l'ha detto chiaramente: "Affinchè la situazione cambi è necessario che cambi l'intera politica".

Queste elezioni non saranno controllate dagli osservatori dell'Ocse ma solo da alcuni parlamentari europei.

C'è una piccola possibilità che il nuovo presidente intraprenda un nuovo corso democratico per la Russia. Lui che non è cresciuto alla scuola del KGB, lui che ha promesso le liberalizzazioni, lui che con la promessa di non creare sovrapposizioni tra gli incarichi di Governo e i consigli di amministrazione spaventa parecchio l'oligarchia che costituisce l'entourage di Putin.

Il risultato delle elezioni è certo, perchè Putin controlla perfettamente l'informazione, usa le maniere forti contro ogni forma di dissenso e ha un partito così tanto egemone da sembrare l'unico.
Ma anche perchè la crescita economica russa è del +7%, prima di lui il 40% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà e ora la percentuale è dimezzata, e la classe media si è fortemente arricchita.
Tutti elementi che non possono che fomentare il nazionalismo e il putinismo.

Certo il risultato ma meno certo il futuro della democrazia.
Nel quadro che già si è delineato, ancor prima delle elezioni, si vede un potente presidente e un meno potente primo ministro. Sì, perchè Putin ha già predisposto il terreno per continuare a restare in sella come Primo Ministro.
Si accontenterà dei pochi poteri che questa carica gli consente?

Approfondisci il quadro delle elezioni ascoltando l'intervista al prof. Nodar Gabashvili sulle elezioni presidenziali in Russia
a cura di Ada Pagliarulo, giornalista di Radio Radicale
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Una recensione del libro di Milena Torleva, Ho danzato sulle rovine, Ed. Corbaccio 2008
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