domenica 30 marzo 2008
Da Neomamme a Grandi Madri!
di Claudia Clerici da Milano
“In tutte le donne, soprattutto quando entrano nell'età matura, alberga una forza sotterranea e invisibile che si esprime attraverso intuizioni improvvise, esplosioni di energia, acute percezioni, slanci appassionati: un impulso travolgente e inesauribile che le spinge ostinatamente verso la salvezza, verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata.
Come un grande albero che, per quanto minacciato dalle malattie, colpito dalle intemperie, aggredito dalla furia dell'uomo, non muore mai, ma miracolosamente e con pazienza continua a nutrirsi attraverso le proprie radici, si rigenera e rinasce per mantenere il proprio spirito vitale così da poter generare nuovi germogli cui affidare questa eredità inestimabile.”
Queste suggestive parole di Clarissa Pinkola Estés aiutano a entrare in un mondo curioso, al quale non si è abituati e che attinge alle antiche storie narrate attorno al fuoco, alle leggende e al mito.
Questo mondo fatto di ricordi che spaziano dai nativi americani agli aborigeni australiani rimanda a un invito fatto alle neomamme a non trascurare un’importante iniziativa promossa dal Centro studi per la prevenzione e la cura dei disturbi depressivi della donna, nato nel 2004 all’interno dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano e gestito in collaborazione con l’Assessorato alla Salute di Palazzo Marino.
Si ritiene che solo a Milano siano almeno duemila le donne in crisi prima e dopo il parto e per questo gli psicologi e gli psichiatri del Centro cercano di venire loro incontro, invitandole a incontri terapeutici tra il verde dei Giardini Pubblici di via Palestro.
L’idea viene recuperata dalla credenza degli aborigeni che abbracciare un albero permetta di assorbire forza vitale ed energia dalla natura per trarne sostegno.
Certo il luogo non è consueto, ma i contenuti sono altamente scientifici, quindi si consiglia un piccolo sforzo per provare una nuova esperienza: del resto la maternità non è appunto un evento misterioso e pieno di mille sfaccettature? Confidiamo, allora, nei benefici della madre terra e dei suoi sontuosi alberi!
Il Programma:
Giardini Pubblici di Palestro, dal 31/05 al 21/06 per quattro sabati dalle ore 10 alle ore 12 (esente Ecopass).
Il libro:
Clarissa Pinkola Estés, La Danza delle Grandi Madri. Dalla giovinezza alla maturità, dalla maturità alla giovinezza, Frassinelli, 2006
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venerdì 28 marzo 2008
Simboli/ il Movimento Giovani Poeti d'Azione
di Virginia Fiume
"La rivoluzione è un atto linguistico".
Una delle frasi chiave del Manifesto del 2006 del Movimento dei Giovani Poeti d'Azione. Uno dei simboli depositati presso il Ministero dell'Interno anche in occasione di questa tornata elettorale.
L'ultimo aggiornamento del sito internet www.poetidazione.it risale appunto al 2006, ma si può essere sicuri che la produzione culturale e letteraria del Movimento, nato nel 1996 per opera di Alessandro D'Agostini e Alessandro Perrotta, non si sia esaurita.
Si definiscono l'unica avanguardia esistente in Italia. Già nel manifesto del 1996 si davano come obiettivo personale quello di pubblicare un'antologia con una grande casa editrice.
Ma si davano anche un obiettivo politico: "abolire la concezione borghese dell'arte che la vuole collocata in una nicchia ultra specialistica e destinata a fruitori- cultori altrettanto specializzati e feticisti".
Di fatto, si legge tra le righe- centinaia di righe- di manifesti e punti programmatici un desiderio di essere nella realtà con un'azione trasformatrice che nel luogo comune viene negata alla cultura e alla poesia.
I "giovani poeti d'azione" hanno una parola per tutti i critici e i letterati http://www.poetidazione.it/poeti_critici_contemporanei.htm
E soprattutto rivelano i loro piani d'azione solo con chi a loro si palesa.
Parlare di poeti, di giovani, di azione, mi ha riportato in mente il Professor Keating, Robin Williams nella sua interpretazione de "L'Attimo fuggente" e una frase: "Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo".
Il manifesto del 1996 qui
I punti programmatici fondamentali del 1996 qui
Azioni:
Illegal Art Show qui
Al G8 qui
Internet e Censura: violenza sessuale e libertà su internet qui
"La rivoluzione è un atto linguistico".
Una delle frasi chiave del Manifesto del 2006 del Movimento dei Giovani Poeti d'Azione. Uno dei simboli depositati presso il Ministero dell'Interno anche in occasione di questa tornata elettorale.
L'ultimo aggiornamento del sito internet www.poetidazione.it risale appunto al 2006, ma si può essere sicuri che la produzione culturale e letteraria del Movimento, nato nel 1996 per opera di Alessandro D'Agostini e Alessandro Perrotta, non si sia esaurita.
Si definiscono l'unica avanguardia esistente in Italia. Già nel manifesto del 1996 si davano come obiettivo personale quello di pubblicare un'antologia con una grande casa editrice.
Ma si davano anche un obiettivo politico: "abolire la concezione borghese dell'arte che la vuole collocata in una nicchia ultra specialistica e destinata a fruitori- cultori altrettanto specializzati e feticisti".
Di fatto, si legge tra le righe- centinaia di righe- di manifesti e punti programmatici un desiderio di essere nella realtà con un'azione trasformatrice che nel luogo comune viene negata alla cultura e alla poesia.
I "giovani poeti d'azione" hanno una parola per tutti i critici e i letterati http://www.poetidazione.it/poeti_critici_contemporanei.htm
E soprattutto rivelano i loro piani d'azione solo con chi a loro si palesa.
Parlare di poeti, di giovani, di azione, mi ha riportato in mente il Professor Keating, Robin Williams nella sua interpretazione de "L'Attimo fuggente" e una frase: "Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo".
Il manifesto del 1996 qui
I punti programmatici fondamentali del 1996 qui
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Illegal Art Show qui
Al G8 qui
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giovedì 27 marzo 2008
INDIA: VASECTOMIE IN CAMBIO DI UN FUCILE
di Simona Voglino
L’India, oggi uno dei paesi più popolosi al mondo, rincorre la Cina con cifre da brivido. Si parla di 1 miliardo e cento milioni di abitanti dei quali, due terzi, vivono con meno di due dollari al giorno.
Una situazione preoccupante che non fa pensare a frenate positive, dal momento che le previsioni parlano di aumenti tali da far supporre che nel 2050 l’India supererà la Cina (oggi in testa alla classifiche con i suoi 1,3 miliardi di abitanti).
La grande speranza del Governo è quella di riuscire a ridurre il numero dei figli per coppia in modo significativo, da 5 a 2,1.
Davanti a cotanto inarrestabile aumento un tentativo di soluzione arriva dalla provincia di Shivpuri nello stato del Madhya Pradesh, che di abitanti ne conta ben 1,4 milioni.
La proposta, che pare stia riscuotendo un grande successo, è quella di barattare la sterilizzazione maschile con un fucile. In poche parole un’arma in cambio dell’operazione.
Il tentativo era già stato pensato negli anni 70 da Indira Ghandi, ma all’epoca aveva riscosso decisamente più polemiche che successi, portando come da manuale a trovare la soluzione nella sterilizzazione femminile.
Oggi invece sembra che la proposta funzioni. Nel 2007 solo 8 uomini avevano accettato di sottoporsi ad una operazione che appariva ai loro occhi come un furto della propria virilità, mentre oggi si è cercato di oltrepassare tale pregiudizio con una promessa altrettanto machista: un’arma da fuoco che permetta di difendersi dall’alto numero di banditi che, soprattutto in questo stato, minaccia le vite altrui.
Di una richiesta annua di 15.000 porti d’armi, solo 500 ne venivano assegnati. Oggi chi accetta la sterilizzazione gode di una via assolutamente preferenziale per l’ottenimento della richiestissima licenza.
La ricompensa auspicata ha messo in fila ben 139 uomini pronti a farsi resecare i tubicini del seme e se ne prevedono almeno altri cento per il mese prossimo.
E a chi teme un aumento della violenza dato dalla distribuzione d’armi Manish Shrivastav,capo della provincia di Shivpuri, risponde: “Posso sempre ritirare le licenze”.
Ora non sappiamo se la distribuzione di armi a persone semplici possa essere la risposta giusta ad uno spaventoso aumento demografico, certo è che così facendo si arriva indubbiamente a lasciar in pace le donne, da sempre sfortunate e spesso non consenzienti protagoniste di casi di legature delle tube, operazione che oltre ad essere più complicata è anche maggiormente delicata e quindi rischiosa.
L’India, oggi uno dei paesi più popolosi al mondo, rincorre la Cina con cifre da brivido. Si parla di 1 miliardo e cento milioni di abitanti dei quali, due terzi, vivono con meno di due dollari al giorno.
Una situazione preoccupante che non fa pensare a frenate positive, dal momento che le previsioni parlano di aumenti tali da far supporre che nel 2050 l’India supererà la Cina (oggi in testa alla classifiche con i suoi 1,3 miliardi di abitanti).
La grande speranza del Governo è quella di riuscire a ridurre il numero dei figli per coppia in modo significativo, da 5 a 2,1.
Davanti a cotanto inarrestabile aumento un tentativo di soluzione arriva dalla provincia di Shivpuri nello stato del Madhya Pradesh, che di abitanti ne conta ben 1,4 milioni.
La proposta, che pare stia riscuotendo un grande successo, è quella di barattare la sterilizzazione maschile con un fucile. In poche parole un’arma in cambio dell’operazione.
Il tentativo era già stato pensato negli anni 70 da Indira Ghandi, ma all’epoca aveva riscosso decisamente più polemiche che successi, portando come da manuale a trovare la soluzione nella sterilizzazione femminile.
Oggi invece sembra che la proposta funzioni. Nel 2007 solo 8 uomini avevano accettato di sottoporsi ad una operazione che appariva ai loro occhi come un furto della propria virilità, mentre oggi si è cercato di oltrepassare tale pregiudizio con una promessa altrettanto machista: un’arma da fuoco che permetta di difendersi dall’alto numero di banditi che, soprattutto in questo stato, minaccia le vite altrui.
Di una richiesta annua di 15.000 porti d’armi, solo 500 ne venivano assegnati. Oggi chi accetta la sterilizzazione gode di una via assolutamente preferenziale per l’ottenimento della richiestissima licenza.
La ricompensa auspicata ha messo in fila ben 139 uomini pronti a farsi resecare i tubicini del seme e se ne prevedono almeno altri cento per il mese prossimo.
E a chi teme un aumento della violenza dato dalla distribuzione d’armi Manish Shrivastav,capo della provincia di Shivpuri, risponde: “Posso sempre ritirare le licenze”.
Ora non sappiamo se la distribuzione di armi a persone semplici possa essere la risposta giusta ad uno spaventoso aumento demografico, certo è che così facendo si arriva indubbiamente a lasciar in pace le donne, da sempre sfortunate e spesso non consenzienti protagoniste di casi di legature delle tube, operazione che oltre ad essere più complicata è anche maggiormente delicata e quindi rischiosa.
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mercoledì 26 marzo 2008
Donne e politica/ Partito Donne D'Europa
di Virginia Fiume
Sono 177 i simboli depositati presso il Ministero dell'Interno e potenzialmente ammessi a partecipare alle elezioni del prossimo 13 aprile.
Alcuni sono inseriti in coalizioni, altri come liste singole, che magari si presenteranno solo in alcune regioni o circoscrizioni, altri ancora sono stati depositati per questioni di "copyright" ma non presenteranno nessuna lista, quindi non compariranno sulla scheda elettorale.
Qui è possibile visualizzare tutti i simboli dei partiti, movimenti, gruppi organizzati che hanno depositato il loro simbolo.
Tra gli altri simboli si trova questo:
Partito Donne D'Europa- art. 51 sito
Fondato il 7 gennaio 2003 da Adriana Padovano Spano, si era presentato alle elezioni del 2006 per il Senato e per le alcune tornate amministrative.
Nella Regione Lazio aveva preso il 0,126 % dei voti.
Non un granchè a dire la verità, forse proprio a causa del forte vincolo di genere. Ma la sua presenza tra i simboli depositati per queste elezioni è un buon motivo per riflettere sull'applicazione dell'articolo 51 della Costituzione che dovrebbe garantire la parità di rappresentanza tra uomini e donne:
Articolo 51
Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.
Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.
A questo articolo della Costituzione italiana si ispira il Partito Donne D'Europa.
Questo il Manifesto:
All'indomani del fallimento del tentativo di far entrare la riforma elettorale delle quote rosa, il P.D.E. Donne d'Europa - art. 51, partito politico nato su progetto di Adriana Padovano Spano il 7 gennaio 2003, invita a prendere in considerazione l'urgente configurazione di un grande schieramento femminile, trasversale soprattutto etico, che metta alla prova l'effettivo impegno delle donne schierate nei partiti a leadership maschile di lavorare in autonomia, per un Parlamento di genere. Noi del P.D.E. sappiamo che la strada da percorrere per raggiungere questo risultato è un Partito che sfidi le linee di demarcazione di destra, sinistra e centro e sublimi il femminile come motore "super partes". Dimostriamo, con il partito unico della donna, P.D.E. - Donne d'Europa - art. 51, che le donne vogliono la loro squadra e confidano nelle risorse differenti di genere per superare la logica della divisione alternata del potere, che è e sarà, quantitativamente e qualitativamente, solo maschile, ancora troppo a lungo. In una formulazione nuova il P.D.E. incoraggia le donne d'Italia ad intraprendere una pacifica e fisiologica evoluzione, non solo nel Parlamento e nelle Istituzioni, ma nell'intera società. Il Parlamento è l'unica grande sfida. E per fare questo sarà sufficiente che un Partito nuovo applichi la legge, l'articolo 51, ribaltando semplicemente le quote. Perché continuare a veder assegnata alla donna quella più bassa del 30% che nel gioco delle liste e dei collegi si abbassa POI ulteriormente, e trasversalmente, ad un mortificante 9%? Il P.D.E. senza finanziamenti, ha già conseguito eccellenti risultati sul territorio perché in due anni, sottraendo pazientemente alla gente pochi minuti di attenzione, ha saputo cogliere, non solo nelle donne ma anche negli uomini, il desiderio di veder nobilitate le Istituzioni, l'inerzia dell'astensionismo, la fiducia nelle potenzialità originali del genere femminile, le uniche in grado di far evolvere concretamente le cose. Il Paese attende di vedere compiuto con coraggio un balzo in avanti. Il P.D.E. partito a leadership femminile, applica l'art. 51 della Costituzione e candida donne al 70% nelle liste elettorali. Mentre il 30% lo riserva agli uomini. Insieme potremo dimostrare che è possibile superare le divisioni, è possibile dialogare e costruire. O meglio ricostruire regole e rispettarle, come solo le donne sanno fare. Vi chiediamo di sostenere il nostro programma e di collaborare alla sua riuscita anche con vostre candidature per le prossime elezioni politiche, certe di trovare all'interno della vostra organizzazione valide donne che degnamente ci rappresenteranno in parlamento. Vi preghiamo di contattarci al più presto per concordare un incontro nel quale studiare insieme una comune linea di azione.
La Segretaria
Adriana Padovano Spano
Tutti i partiti- liste- coalizione e programmi di chi si presenta alle elezioni del 13 aprile sul sito Politici 2.0 qui
Sono 177 i simboli depositati presso il Ministero dell'Interno e potenzialmente ammessi a partecipare alle elezioni del prossimo 13 aprile.
Alcuni sono inseriti in coalizioni, altri come liste singole, che magari si presenteranno solo in alcune regioni o circoscrizioni, altri ancora sono stati depositati per questioni di "copyright" ma non presenteranno nessuna lista, quindi non compariranno sulla scheda elettorale.
Qui è possibile visualizzare tutti i simboli dei partiti, movimenti, gruppi organizzati che hanno depositato il loro simbolo.
Tra gli altri simboli si trova questo:
Partito Donne D'Europa- art. 51 sito
Fondato il 7 gennaio 2003 da Adriana Padovano Spano, si era presentato alle elezioni del 2006 per il Senato e per le alcune tornate amministrative.
Nella Regione Lazio aveva preso il 0,126 % dei voti.
Non un granchè a dire la verità, forse proprio a causa del forte vincolo di genere. Ma la sua presenza tra i simboli depositati per queste elezioni è un buon motivo per riflettere sull'applicazione dell'articolo 51 della Costituzione che dovrebbe garantire la parità di rappresentanza tra uomini e donne:
Articolo 51
Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.
Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.
A questo articolo della Costituzione italiana si ispira il Partito Donne D'Europa.
Questo il Manifesto:
All'indomani del fallimento del tentativo di far entrare la riforma elettorale delle quote rosa, il P.D.E. Donne d'Europa - art. 51, partito politico nato su progetto di Adriana Padovano Spano il 7 gennaio 2003, invita a prendere in considerazione l'urgente configurazione di un grande schieramento femminile, trasversale soprattutto etico, che metta alla prova l'effettivo impegno delle donne schierate nei partiti a leadership maschile di lavorare in autonomia, per un Parlamento di genere. Noi del P.D.E. sappiamo che la strada da percorrere per raggiungere questo risultato è un Partito che sfidi le linee di demarcazione di destra, sinistra e centro e sublimi il femminile come motore "super partes". Dimostriamo, con il partito unico della donna, P.D.E. - Donne d'Europa - art. 51, che le donne vogliono la loro squadra e confidano nelle risorse differenti di genere per superare la logica della divisione alternata del potere, che è e sarà, quantitativamente e qualitativamente, solo maschile, ancora troppo a lungo. In una formulazione nuova il P.D.E. incoraggia le donne d'Italia ad intraprendere una pacifica e fisiologica evoluzione, non solo nel Parlamento e nelle Istituzioni, ma nell'intera società. Il Parlamento è l'unica grande sfida. E per fare questo sarà sufficiente che un Partito nuovo applichi la legge, l'articolo 51, ribaltando semplicemente le quote. Perché continuare a veder assegnata alla donna quella più bassa del 30% che nel gioco delle liste e dei collegi si abbassa POI ulteriormente, e trasversalmente, ad un mortificante 9%? Il P.D.E. senza finanziamenti, ha già conseguito eccellenti risultati sul territorio perché in due anni, sottraendo pazientemente alla gente pochi minuti di attenzione, ha saputo cogliere, non solo nelle donne ma anche negli uomini, il desiderio di veder nobilitate le Istituzioni, l'inerzia dell'astensionismo, la fiducia nelle potenzialità originali del genere femminile, le uniche in grado di far evolvere concretamente le cose. Il Paese attende di vedere compiuto con coraggio un balzo in avanti. Il P.D.E. partito a leadership femminile, applica l'art. 51 della Costituzione e candida donne al 70% nelle liste elettorali. Mentre il 30% lo riserva agli uomini. Insieme potremo dimostrare che è possibile superare le divisioni, è possibile dialogare e costruire. O meglio ricostruire regole e rispettarle, come solo le donne sanno fare. Vi chiediamo di sostenere il nostro programma e di collaborare alla sua riuscita anche con vostre candidature per le prossime elezioni politiche, certe di trovare all'interno della vostra organizzazione valide donne che degnamente ci rappresenteranno in parlamento. Vi preghiamo di contattarci al più presto per concordare un incontro nel quale studiare insieme una comune linea di azione.
La Segretaria
Adriana Padovano Spano
Tutti i partiti- liste- coalizione e programmi di chi si presenta alle elezioni del 13 aprile sul sito Politici 2.0 qui
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giovedì 20 marzo 2008
Rassegna Stampa/ Il Presidente della Repubblica, il qualunquismo e la casta
Napolitano in visita in Cile: «Reagire al qualunquismo». Monito in vista delle politiche: «Il voto non è mai inutile»
SANTIAGO DEL CILE - «Coloro che fanno politica concretamente, a qualsiasi schieramento appartengano, devono compiere uno sforzo per comprendere le ragioni della disaffezione, del disincanto verso la politica e per gettare un ponte di comunicazione e di dialogo con le nuove generazioni». È questo l'appello lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha incontrato i giornalisti prima di lasciare il Cile, dopo una visita durata cinque giorni. Non si possono lasciar correre, ha aggiunto Napolitano, «cose che si leggono qua e là e rappresentano i parlamentari come una specie di fannulloni avidi», perchè «forse ci sarà qualcuno che penserà che il Parlamento tanto vale chiuderlo. Bisogna reagire - ha concluso - a questi fenomeni che un tempo si sarebbero chiamati di qualunquismo».
«IL VOTO NON È MAI INUTILE» - Duro il monito di Napolitano sul "voto inutile". «Il voto non è mai inutile», ha detto il presidente della Repubblica. «Ciascuno - ha aggiunto - dà il voto, secondo la sua valutazione, il suo giudizio, al partito che ritiene più vicino, più affine, o più importante ai fini del rinnovamento politico del Paese». Il presidente ha altresì espresso la preoccupazione per i bassi livelli di afflusso alle urne, domenica sera, in Francia, per le comunali. «Si è toccato - ha detto - il livello storico più basso. Nessuno è in grado di prevedere quel che succederà in Italia. Sentiamo però che nei confronti della politica, c'è una difficoltà di comprensione, un distacco e anche un elemento di pregiudizio abbondantemente inoculato da cose che si leggono qua e là. Bisogna reagire a questi fenomeni che un tempo si sarebbero chiamati di qualunquismo».
SANTIAGO DEL CILE - «Coloro che fanno politica concretamente, a qualsiasi schieramento appartengano, devono compiere uno sforzo per comprendere le ragioni della disaffezione, del disincanto verso la politica e per gettare un ponte di comunicazione e di dialogo con le nuove generazioni». È questo l'appello lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha incontrato i giornalisti prima di lasciare il Cile, dopo una visita durata cinque giorni. Non si possono lasciar correre, ha aggiunto Napolitano, «cose che si leggono qua e là e rappresentano i parlamentari come una specie di fannulloni avidi», perchè «forse ci sarà qualcuno che penserà che il Parlamento tanto vale chiuderlo. Bisogna reagire - ha concluso - a questi fenomeni che un tempo si sarebbero chiamati di qualunquismo».
«IL VOTO NON È MAI INUTILE» - Duro il monito di Napolitano sul "voto inutile". «Il voto non è mai inutile», ha detto il presidente della Repubblica. «Ciascuno - ha aggiunto - dà il voto, secondo la sua valutazione, il suo giudizio, al partito che ritiene più vicino, più affine, o più importante ai fini del rinnovamento politico del Paese». Il presidente ha altresì espresso la preoccupazione per i bassi livelli di afflusso alle urne, domenica sera, in Francia, per le comunali. «Si è toccato - ha detto - il livello storico più basso. Nessuno è in grado di prevedere quel che succederà in Italia. Sentiamo però che nei confronti della politica, c'è una difficoltà di comprensione, un distacco e anche un elemento di pregiudizio abbondantemente inoculato da cose che si leggono qua e là. Bisogna reagire a questi fenomeni che un tempo si sarebbero chiamati di qualunquismo».
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mercoledì 19 marzo 2008
Rassegna Stampa/ Le iene a Pasqua? No grazie di Italia 1....
(ANSA) - ROMA, 19 MAR - Luca Tiraboschi, direttore di Italia 1, non mandera' in onda la puntata delle Iene di venerdi' 21 marzo perche' non adatta al Venerdi' Santo.'Ho visionato i servizi della puntata, spiega Tiraboschi, all'interno ci sono 2 inchieste, lunghe, scabrose e cariche di dettagli che giudico troppo estreme per essere trasmesse nella serata di Venerdi' Santo'. Davide Parenti capo progetto delle 'Iene', ribatte: 'Sono due docusoap sulla vita reale, vorra' dire che andremo in vacanza con i telespettatori
martedì 18 marzo 2008
Conoscere per deliberare- uno strumento per la campagna elettorale
http://elezioni2008.radioradicale.it/
Le registrazioni audiovideo integrali degli eventi della campagna elettorale 2008 a confronto diretto con le notizie dei telegiornali.
Le conferenze stampa, le interviste, i comizi, le presenze politiche in televisione.
Uno strumento per non leggere solo i "comunicati stampa" che appaiono sui giornali, ma per farsi un'idea approfondita e una panoramica su tutti gli schieramenti.
http://elezioni2008.radioradicale.it/
lunedì 17 marzo 2008
Il Trio in Tv : poco share, tanta arte
I blogger si scatenano: propongono dati, li commentano, cercano di trarre corollari più o meno sociologicamente attendibili.
Il ritorno del Trio più famoso e irriverente della televisione italiana ha davvero creato un "caso" tra gli accaniti fruitori del tubo catodico che si interrogano sul modesto ( per quanto il risultato accertato testimoni una media di 4,5 milioni di telespettatori nella prima e nella seconda puntata) riscontro che la trasmissione amarcord avrebbe suscitato nel pubblico del sabato sera. Il match è stato vinto anche quest'ultimo sabato dalla formula trita e ritrita della Corrida di Gerry Scotti che ha progressivamente perso l'amplomb dello show di punta per diventare, nelle ultime edizioni, un chiassoso urlatoio farcito di applausometri .
Marchesini Solenghi e Lopez, con il loro "Non esiste più la mezza stagione", hanno invece scelto Raiuno per festeggiare il venticinquesimo anno dalla nascita del loro sodalizio artistico grazie al quale sono diventati i mattatori delle trasmissioni più celebri di intrattenimento degli anni 80: Helzapoppin (radio),il Tastomatto e poi Fantastico, Domenica In, Sanremo e tanto altro.
Una comicità che oggi, a detta di qualcuno, risulta fuori sintonia perchè non trash, mai volgare (nonostante gli ammiccamenti) e professionale.
Dopo Alighiero Noschese, scomparso nel 1978, toccò al Trio raccogliere l'onere di far sorridere gli Italiani con gag, imitazioni (sorprendenti le caricature di Lopez di politici e papi) e siparietti sull'italia nazional-popolare. E ne furono all'altezza, anche a costo di scatenare incidenti diplomatici: nel 1986 Solenghi- Khomeini, Lopez- Reagan, e Marchesini- Sora Khomeines, sgangherata madre del capo religioso, provocarono le ire dell' Ayatollah iraniano, Iran-air sospese i voli per e dall'Italia e si registrarono tensioni con l'Ambasciata italiana a Teheran.
Nel 1993 decisero di separarsi per intraprendere, con evidenti successi in teatro tv e radio, la carriera da solisti.
Nel 2008 ancora insieme, forse per l'ultima volta, intenti a raccontarsi al giovane pubblico della trasmissione in diretta dall'Accademia delle Belle Arti di Roma, proprio per rivelare i segreti della loro vena artistica mai sopita.
Con un messaggio tra le righe: la televisione oggi possono farla davvero tutti, ma esiste ancora il modo per farla bene.
Alla faccia dell'Auditel e dei chiassosi dilettanti allo sbaraglio.
Francesco G. Vicario
Notizie e commenti auditel :
http://www.tvblog.it/post/8465/analisi-auditel-non-esiste-piu-la-mezza-stagione-vs-la-corrida
domenica 16 marzo 2008
15 marzo- da Milano a Lhasa: presidio di sostegno ai monaci tibetani
di Virginia Fiume, da Milano
Alla fine del presidio una ragazza tibetana mi offre un biscottino. Ci sorridiamo.
E' la stessa che poco prima con un megafono in mano dava il via al coro: "Cina, Cina- assassina". Di fianco a lei c'erano due "militari cinesi" che tenevano ammanettato un monaco. Un'immagine per niente simbolica. Dura nel suo realismo.
I cori sono stati scanditi per un'ora e mezza, davanti a Palazzo Marino, dagli esponenti della Comunità Tibetana in Italia, dell'associazione Amici de Tibet, dell'Associazione Italia Tibet, dell'associazione donne tibetane in Italia. Insieme a loro radicali di Milano, Torino, Como, Novara e Lecco, insieme ad Amnesty International, gli esponenti di Socialismo Libertario. Tutti che ascoltano in silenzio il levarsi dell'inno nazionale tibetano alla chiusura del presidio, prima che venga scandito per l'ultima volta lo slogan più importante: per tre volte "Tibet Libero".
Tutti avvolti nelle bandiere del "tetto del mondo".
Si conclude così il sit in di sostegno ai monaci tibetani in protesta a Lhasa. In un clima surreale, perchè c'era in tutti la consapevolezza che un conto è gridare a Milano "Tibet Libero" oppure "Wake up Wake up Onu". Ma non si può non pensare con il cuore un po' più pesante a quello che succede a Lhasa, dove le manifestazioni vengono represse con la violenza. Si parla di cento morti, per non parlare del sequestro di telefonini e macchine fotografiche.
Il governo cinese ha dato un ultimatum per lunedì mattina per incentivare i tibetani a interrompere le proteste iniziate il 10 marzo, 49° anniversario dell'insurrezione del popolo tibetano contro l'occupazione cinese.
Il governo cinese non ha alcuna voglia di avere i fari puntati addosso. Ma è una delle poche conesguenze positive dei Giochi Olimpici di Pechino: non si può più fare finta di non vedere.
Ben chiare le richieste dei tibetani:
1) la condanna della brutale repressione che ha colpito i monaci che hanno manifestato per chiedere diritti di cui non godono. Gli arresti comportano lunghe torture e prigione a vita.
2) che l'Onu e l'Unione Europea condannino il Governo di Pechino e, come nel caso della Birmania, inviino un inviato speciale
3) che i giornali inviino giornalisti
4) che i prigionieri politici vengano liberati prima dell'inizio dei Giochi.
5) che le cittadinanze sostengano la lotta nonviolenta del popolo tibetano.
ALCUNI APPROFONDIMENTI:
- la rivolta in Tibet e la marcia del ritorno in Tibet qui
- boicottaggio sì- boicottaggio no: qui
- la storia del Tibet qui
- il sito della Comunità tibetana: qui
- le interviste di Radio Radicale durante la manifestazione qui
Alla fine del presidio una ragazza tibetana mi offre un biscottino. Ci sorridiamo.
E' la stessa che poco prima con un megafono in mano dava il via al coro: "Cina, Cina- assassina". Di fianco a lei c'erano due "militari cinesi" che tenevano ammanettato un monaco. Un'immagine per niente simbolica. Dura nel suo realismo.
I cori sono stati scanditi per un'ora e mezza, davanti a Palazzo Marino, dagli esponenti della Comunità Tibetana in Italia, dell'associazione Amici de Tibet, dell'Associazione Italia Tibet, dell'associazione donne tibetane in Italia. Insieme a loro radicali di Milano, Torino, Como, Novara e Lecco, insieme ad Amnesty International, gli esponenti di Socialismo Libertario. Tutti che ascoltano in silenzio il levarsi dell'inno nazionale tibetano alla chiusura del presidio, prima che venga scandito per l'ultima volta lo slogan più importante: per tre volte "Tibet Libero".
Tutti avvolti nelle bandiere del "tetto del mondo".
Si conclude così il sit in di sostegno ai monaci tibetani in protesta a Lhasa. In un clima surreale, perchè c'era in tutti la consapevolezza che un conto è gridare a Milano "Tibet Libero" oppure "Wake up Wake up Onu". Ma non si può non pensare con il cuore un po' più pesante a quello che succede a Lhasa, dove le manifestazioni vengono represse con la violenza. Si parla di cento morti, per non parlare del sequestro di telefonini e macchine fotografiche.
Il governo cinese ha dato un ultimatum per lunedì mattina per incentivare i tibetani a interrompere le proteste iniziate il 10 marzo, 49° anniversario dell'insurrezione del popolo tibetano contro l'occupazione cinese.
Il governo cinese non ha alcuna voglia di avere i fari puntati addosso. Ma è una delle poche conesguenze positive dei Giochi Olimpici di Pechino: non si può più fare finta di non vedere.
Ben chiare le richieste dei tibetani:
1) la condanna della brutale repressione che ha colpito i monaci che hanno manifestato per chiedere diritti di cui non godono. Gli arresti comportano lunghe torture e prigione a vita.
2) che l'Onu e l'Unione Europea condannino il Governo di Pechino e, come nel caso della Birmania, inviino un inviato speciale
3) che i giornali inviino giornalisti
4) che i prigionieri politici vengano liberati prima dell'inizio dei Giochi.
5) che le cittadinanze sostengano la lotta nonviolenta del popolo tibetano.
ALCUNI APPROFONDIMENTI:
- la rivolta in Tibet e la marcia del ritorno in Tibet qui
- boicottaggio sì- boicottaggio no: qui
- la storia del Tibet qui
- il sito della Comunità tibetana: qui
- le interviste di Radio Radicale durante la manifestazione qui
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venerdì 14 marzo 2008
3/14: BUON Π DAY!
Rassegna stampa
tratto da:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200703articoli/19194girata.asp
In Australia esiste un club degli “amici di pi greco" nel quale si può entrare solo se si recitano a memoria almeno 100 cifre dopo la virgola!
Tra i comuni mortali il Π è forse uno dei numeri più odiosi, legato a formule astruse e calcoli complicati, ma non per tutti. Oggi nel mondo c’è chi celebra la festa del pi greco.
Il 14 marzo (o appunto 3.14, come scrivono gli anglosassoni, che sono le prime cifre di questo "numero magico"), matematici e appassionati si riuniscono e compongono musica, scrivono poesie, dipingono quadri ispirati alla più famosa costante matematica.
Il numero 3.14 rappresenta il rapporto fra la circonferenza e il diametro di qualsiasi cerchio. Le sue prime tre cifre furono scoperte da Archimede, ma in realtà è un numero irrazionale, cioè che ha infinite cifre dopo la virgola.
A lanciare l’idea della festa è stato 19 anni fa l’osservatorio di San Francisco, ma nel corso degli anni l’iniziativa si è estesa a tutto il mondo. L’università di Harvard organizza ogni anno gare in cui si mangiano cibi che iniziano per pi, tra cui il preferito è la pizza, probabilmente perchè è rotonda!
Ed è anche il compleanno di Albert Einstein!
http://www.exploratorium.edu/pi/pi-2008-announce.html
giornata della matematica al politecnico di torino
http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/argoment/APPUNTI/TESTI/Apr_03/pi-day2008.htm
martedì 11 marzo 2008
Rassegna stampa/ sesso libero nei parchi in olanda
tratto da http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_10/olanda_sesso_libero_nei_parchi_6daa644e-eebd-11dc-bfb4-0003ba99c667.shtml
Olanda: sì al sesso libero nei parchi
Nuovo regolamento di polizia: si potrà fare sesso all'aperto, dal pomeriggio in poi
AMSTERDAM (OLANDA) - Si potrà fare sesso senza problemi, anche di giorno, ma guai a fumarsi una sigaretta dopo il rapporto e a gettare il mozzicone per terra: allora potrebbe arrivare una salatissima multa. Una bozza di regolamento messa a punto dagli esperti della polizia olandese - che dovrebbe entrare in vigore dopo l'estate - parla chiaro: appartarsi in un giardino pubblico e lasciarsi andare a libere effusioni, dal petting al rapporto sessuale completo, d'ora in poi non dovrà più essere considerato un comportamento perseguibile, almeno in Olanda.
LE REGOLE - Gli amanti del sesso nei giardini pubblici dovranno però rispettare alcune semplici regole: rispettare gli orari, appartandosi solo dal tardo pomeriggio in poi; piazzare la coperta lontano dall'area giochi riservata ai bambini; gettare i preservativi e l'eventuale sigaretta negli appositi cestini. La polizia invita dunque tutte le più grandi città d'Olanda - da Rotterdam a L'Aja a Utrecht - a seguire l'esempio di Amsterdam, dove già il libero sesso in alcuni parchi pubblici è permesso. Di fronte a coppie o più persone che si appartano - si legge nella bozza di regolamento inviata alle principali amministrazioni comunali - «i pubblici ufficiali non devono nella maniera più assoluta disturbare le attività, fintanto che non arrechino disturbo agli altri». Azioni «correttive» da parte degli agenti potranno essere prese «solo in presenza di comportamenti offensivi visibili da pubblico passaggio».
IL SOSTEGNO DEI GAY - A esultare sono soprattutto le principali associazioni gay: «Vietare non è mai servito a nulla, e ora stare nei parchi sarà più sicuro», affermano, sottolineando come numerosi sono stati ultimamente i casi di aggressione nei confronti di omosessuali colpevoli solo di essersi appartati in un parco. Un po' meno contenti sono invece i proprietari dei cani che, grazie al nuovo regolamento, vedono inasprite le sanzioni verso chi porta a spasso il proprio amico a quattro zampe senza guinzaglio.
Olanda: sì al sesso libero nei parchi
Nuovo regolamento di polizia: si potrà fare sesso all'aperto, dal pomeriggio in poi
AMSTERDAM (OLANDA) - Si potrà fare sesso senza problemi, anche di giorno, ma guai a fumarsi una sigaretta dopo il rapporto e a gettare il mozzicone per terra: allora potrebbe arrivare una salatissima multa. Una bozza di regolamento messa a punto dagli esperti della polizia olandese - che dovrebbe entrare in vigore dopo l'estate - parla chiaro: appartarsi in un giardino pubblico e lasciarsi andare a libere effusioni, dal petting al rapporto sessuale completo, d'ora in poi non dovrà più essere considerato un comportamento perseguibile, almeno in Olanda.
LE REGOLE - Gli amanti del sesso nei giardini pubblici dovranno però rispettare alcune semplici regole: rispettare gli orari, appartandosi solo dal tardo pomeriggio in poi; piazzare la coperta lontano dall'area giochi riservata ai bambini; gettare i preservativi e l'eventuale sigaretta negli appositi cestini. La polizia invita dunque tutte le più grandi città d'Olanda - da Rotterdam a L'Aja a Utrecht - a seguire l'esempio di Amsterdam, dove già il libero sesso in alcuni parchi pubblici è permesso. Di fronte a coppie o più persone che si appartano - si legge nella bozza di regolamento inviata alle principali amministrazioni comunali - «i pubblici ufficiali non devono nella maniera più assoluta disturbare le attività, fintanto che non arrechino disturbo agli altri». Azioni «correttive» da parte degli agenti potranno essere prese «solo in presenza di comportamenti offensivi visibili da pubblico passaggio».
IL SOSTEGNO DEI GAY - A esultare sono soprattutto le principali associazioni gay: «Vietare non è mai servito a nulla, e ora stare nei parchi sarà più sicuro», affermano, sottolineando come numerosi sono stati ultimamente i casi di aggressione nei confronti di omosessuali colpevoli solo di essersi appartati in un parco. Un po' meno contenti sono invece i proprietari dei cani che, grazie al nuovo regolamento, vedono inasprite le sanzioni verso chi porta a spasso il proprio amico a quattro zampe senza guinzaglio.
sabato 8 marzo 2008
EVENTI/ LA PERCEZIONE DELLA DONNA ARABA IN ITALIA
La copertura mediatica delle culture arabe si è sviluppata in un modo
spettacolare negli ultimi anni portando tutti i giorni dei messaggi
preoccupanti. La disseminazione di idee false e di dichiarazioni erronee
sulle donne arabe allargano il canale della INCOMPRENSIONE CULTURALE.
Si propone una tavola rotonda sul tema della "PERCEZIONE DELLA DONNA ARABA
IN ITALIA" analizzando quanto veicolano i mass-media. Vogliamo fare
chiarezza sui principali stereotipi. Vogliamo parlare delle realtà delle
donne arabe, nei paesi di origine e in Italia.
Intervengono
"La donna araba dall'immaginario occidentale all'immagine nei media",
Ouejdane Mejri, docente al Politecnico di Milano
"Da Didone a oggi: l'avanguardismo della donna tunisina", Meriem-Faten
Dhouib, ricercatrice in filologia italiana, traduttrice
Anisa Dedej , ricercatrice sull'immigrazione, "La rappresentazione sociale
della donna musulmana in alcuni quotidiani della stampa italiana"
La tavola rotonda ospiterà associazioni delle donne tunisine in
Italia,studiosi italiani e arabi di tematiche sull'immigrazione femminile in
Italia.
DATA:
Sabato 8 marzo 2008
ore 15.30
LUOGO:
Centro Culturale della Famiglia Tunisina
Viale Forlanini, 65 - Milano
Linea Bus 73 - fermata Forlanini tangenziale EST
Per informazioni:
mail: giornata.donna@hotmail.it
Cell: 3292587321
spettacolare negli ultimi anni portando tutti i giorni dei messaggi
preoccupanti. La disseminazione di idee false e di dichiarazioni erronee
sulle donne arabe allargano il canale della INCOMPRENSIONE CULTURALE.
Si propone una tavola rotonda sul tema della "PERCEZIONE DELLA DONNA ARABA
IN ITALIA" analizzando quanto veicolano i mass-media. Vogliamo fare
chiarezza sui principali stereotipi. Vogliamo parlare delle realtà delle
donne arabe, nei paesi di origine e in Italia.
Intervengono
"La donna araba dall'immaginario occidentale all'immagine nei media",
Ouejdane Mejri, docente al Politecnico di Milano
"Da Didone a oggi: l'avanguardismo della donna tunisina", Meriem-Faten
Dhouib, ricercatrice in filologia italiana, traduttrice
Anisa Dedej , ricercatrice sull'immigrazione, "La rappresentazione sociale
della donna musulmana in alcuni quotidiani della stampa italiana"
La tavola rotonda ospiterà associazioni delle donne tunisine in
Italia,studiosi italiani e arabi di tematiche sull'immigrazione femminile in
Italia.
DATA:
Sabato 8 marzo 2008
ore 15.30
LUOGO:
Centro Culturale della Famiglia Tunisina
Viale Forlanini, 65 - Milano
Linea Bus 73 - fermata Forlanini tangenziale EST
Per informazioni:
mail: giornata.donna@hotmail.it
Cell: 3292587321
Non vogliamo mimose, alziamo la voce
Dalla campagna di Oliviero Toscani per Donna Moderna
Sapevi che ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa dal marito o dal fidanzato o dall'ex partner? E che quasi sette milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito una violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita? Solo il 7 per cento delle vittime trova il coraggio di denunciare il violentatore e solo un colpevole su cento viene condannato. Ecco perché è arrivato il momento di alzare la voce e di farci sentire. Aderisci anche tu alla campagna sociale di Donna Moderna contro la violenza sulle donne. Basta un clic per uscire dal silenzio. Tutte insieme.
www.noallaviolenza.donnamoderna.com
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venerdì 7 marzo 2008
Rassegna stampa/ Cina: alla Corte degli imperatori. Capolavori mai visti, dalla tradizione Han all'eleganza Tang (25-907)
Tratto dal sito: www.palazzostrozzi.org
Si inaugura oggi e sarà visitabile fino all’8 giugno l’esposizione di oltre duecento capolavori che testimoniano il fasto e il cosmopolitismo delle corti imperiali dall’epoca Han Orientale (23-220) fino all’impero Tang (617-907).
Parte di uno scambio culturale negoziato ai massimi livelli tra il governo italiano e quello cinese, la mostra porterà per la prima volta in Europa i capolavori dell’Età d’oro cinese. Essa vuole celebrare il rinascimento culturale in Cina e la gloriosa dinastia Tang che, nel VII secolo d.C. consolidò e rinnovò il suo gigantesco impero, da poco riunificato, inaugurando uno dei momenti di massimo sviluppo artistico, sociale, economico e culturale nella storia del Paese di Mezzo.
L’èra Tang (618-907) è considerata un momento di grande rinnovamento e una nuova sintesi della civiltà cinese la cui arte rappresenta uno dei vertici della storia culturale del Paese e il suo splendore artistico è paragonabile a quello del Rinascimento fiorentino. Entrambi hanno le loro radici in una fortunata combinazione di unificazione linguistica, grandi viaggi e apertura alle nuove idee provenienti da fuori.
Il visitatore sarà accompagnato alle corti degli imperatori nelle tre capitali più importanti della storia cinese del primo millennio: Nanchino, la capitale del sud nel periodo di divisione, Luoyang, la prima città degli Han Orientali e la seconda nel periodo Tang, quando la capitale principale era la magnifica Chang’an, l’odierna Xi’an, nel settimo secolo la più grande metropoli del mondo con oltre 2 milioni di abitanti.
Il percorso espositivo esamina il periodo di grandi trasformazioni che si estende dalla dinastia Han Orientale (25-220) a quella Tang (618-907). Nel 220 d.C. il grande impero Han, sotto il quale si era concluso il lungo processo di formazione della civiltà cinese, crollò lacerato da violente lotte per il potere. Nei secoli seguenti (il medioevo cinese), la Cina rimase politicamente divisa, con il sud dominato da dinastie indigene e il nord occupato da popolazioni straniere, fino al 589, quando la dinastia Sui (581-618) riunificò i territori cinesi e pose le basi per un grande e rinnovato impero. Questo fu ereditato dalla successiva dinastia Tang (618-907) che inaugurò un’epoca gloriosa, definita “Età d’oro”, durante la quale la Cina divenne il centro culturale dell’Asia Orientale con echi che raggiunsero addirittura il Mediterraneo.
L’esposizione inizia con alcune importanti opere del periodo Han Orientale (23 – 220) tra cui la processione di bronzo di carri, cavalli e soldati, rinvenuta nella tomba di Leitai a Wuwei, nel Gansu, e il possente animale fantastico di pietra che proteggeva il sonno eterno di un nobile di Luoyang (Henan). Una sezione significativa è riservata all’arte buddista con l’esposizione di 27 magnifiche e imponenti sculture databili dalla fine del V al IX secolo, provenienti da siti importanti quali le grotte di Maijishan nella provincia del Gansu, i templi rupestri di Longmen e dal tempio di Dahai nello Henan, o da quello esoterico di Da Anguo nello Shaanxi, narrano mirabilmente l’evoluzione della scultura buddhista cinese.
Inoltre viene dedicato ampio spazio all’opulenza della corte Tang. Finissimi reperti d’oro e d’argento evidenziano i rinnovati contatti con l’occidente, in particolare con la Persia sasanide. È in questo periodo, infatti, che l’oreficeria Tang raggiunse ineguagliati livelli di raffinatezza, come mostrano i reperti provenienti dal meraviglioso corredo ritrovato nella cripta della pagoda del monastero di Famen, o dallo stupendo tesoro scoperto nei pressi di Zhenjiang, nel Jiangsu, che ha restituito oggetti di rara grandezza.
Stessa straordinaria maestria si ritrova nelle sculture di terracotta, invetriate o dipinte, create per accompagnare i defunti nell’ultimo viaggio e tornate alla luce dalle tombe della nobiltà di tutto il periodo preso in esame. Fra queste, in mostra, sculture raffiguranti uomini provenienti da diverse parti del mondo con abiti e cappelli caratteristici, grandi nasi e barbe lunghe, spesso accompagnati da magnifici cavalli e imponenti cammelli. Esse raccontano della vita fastosa dei nobili, caratterizzata dal gusto per l'esotico e dalla ricerca dello svago, a cui l'aristocrazia non voleva rinunciare nemmeno nell'aldilà. Le dame sono particolarmente attraenti nei loro abiti di foggia straniera e con le loro acconciature appariscenti; alcune sono addirittura ritratte a cavallo o vestite da uomo, a dimostrazione della libertà di cui godevano in quell’epoca.
Per finire la grande attrazione sarà rappresentata da quattro straordinari affreschi e quattro dipinti su pietra tutti di epoca Tang, alcuni di recentissima scoperta e mai visti in occidente, che insistono su diversi aspetti del costume nella società cinese di quel periodo: la presenza straniera, i cavalli, la moda femminile, la complessità estrema delle acconciature, mettendo sempre in evidenza il linguaggio delicato e pieno di sentimento della ritrattistica Tang.
giovedì 6 marzo 2008
A small world
di Simona Voglino
La sua popolarità è ormai affermata. Dal Corriere della Sera a Vanity Fair, dal New York Times a El Mundo, ecco spuntare articoli che raccontano e spiegano questa nuova comunità vip e tutti i vantaggi che dalla sua membership si possono trarre.
Puoi fare conoscenze vippissime. Da Paris Hilton a Emanuele Filiberto di Savoia, ecco tutti concentrati in questa curiosa realtà i famosi del nostro tempo.
Ti serve un appartamento in affitto a Chelsea? Eccoti servito.
Il ristorante più chic di Parigi, o la discoteca più trendy di New York? Tutte le informazioni che ti occorrono sono a portata di un click.
E ancora viaggi, alberghi, regate, gioielli e (davvero sorprendente) lavori reali in un mondo assolutamente virtuale.
Peccato che l’accesso alle esclusive informazioni sia riservato ai soli membri, i quali hanno ricevuto la grazia di entrare a far parte di questo pregiato circolo da chi, già vippissimo membro, ha deciso di fargliene generoso dono!
Proprio così, devi essere invitato se vuoi far parte della festa, altrimenti rimani fuori e per sapere dove portare la fidanzata a Parigi devi arrangiarti con le tue modeste conoscenze e il classico sistema del passaparola.
Così, mentre i comuni mortali si arrangiano secondo le loro terrene possibilità, i giovani “potenti” di questo tempo si organizzano via etere e si danno appuntamento nei posti più cool, proprio tramite questo singolare salotto virtuale.
L’idea nasce da Erik Wachtmeister nel 2004 quando lui, figlio di un ambasciatore e grande viaggiatore, decide di mettere insieme tutti i network di una vita dandosi così la possibilità di mantenere tutti i suoi contatti in modo semplice, veloce e, soprattutto, esclusivo.
Costruito su una logica di invito il network è andato pian piano allargandosi fino ai 150.000 membri di oggi, ognuno dei quali è entrato a far parte di questo mondo con l’obbligo di attenersi a regole di buon comportamento, quindi buona educazione. E’ vietato l’anonimato e gradita una foto. Pena per la violazione di tali regole: l’espulsione dal mondo dorato.
L’età media dei prescelti partecipanti va dai 20 ai 40, dei quali almeno un migliaio di presidenti o amministratori delegati. E proprio in questo “privè” si possono trovare le versioni junior delle nostre famiglie più importanti, da Luigi Berlusconi ai rampolli di casa Borromeo. I più rinomati campioni del momento come Tiger Wood, o in alternativa se non bastasse ecco tra i network alcune fra le donne più belle e famose del mondo come Naomi Campbell.
E’ davvero un “piccolo mondo”, senza dubbio una piccola lobby questa che porta con sé tutte le contraddizioni di una società sempre più innamorata del fascino della ricchezza, del potere e dei grandi nomi.
E’ aperta la caccia all’invito!
La sua popolarità è ormai affermata. Dal Corriere della Sera a Vanity Fair, dal New York Times a El Mundo, ecco spuntare articoli che raccontano e spiegano questa nuova comunità vip e tutti i vantaggi che dalla sua membership si possono trarre.
Puoi fare conoscenze vippissime. Da Paris Hilton a Emanuele Filiberto di Savoia, ecco tutti concentrati in questa curiosa realtà i famosi del nostro tempo.
Ti serve un appartamento in affitto a Chelsea? Eccoti servito.
Il ristorante più chic di Parigi, o la discoteca più trendy di New York? Tutte le informazioni che ti occorrono sono a portata di un click.
E ancora viaggi, alberghi, regate, gioielli e (davvero sorprendente) lavori reali in un mondo assolutamente virtuale.
Peccato che l’accesso alle esclusive informazioni sia riservato ai soli membri, i quali hanno ricevuto la grazia di entrare a far parte di questo pregiato circolo da chi, già vippissimo membro, ha deciso di fargliene generoso dono!
Proprio così, devi essere invitato se vuoi far parte della festa, altrimenti rimani fuori e per sapere dove portare la fidanzata a Parigi devi arrangiarti con le tue modeste conoscenze e il classico sistema del passaparola.
Così, mentre i comuni mortali si arrangiano secondo le loro terrene possibilità, i giovani “potenti” di questo tempo si organizzano via etere e si danno appuntamento nei posti più cool, proprio tramite questo singolare salotto virtuale.
L’idea nasce da Erik Wachtmeister nel 2004 quando lui, figlio di un ambasciatore e grande viaggiatore, decide di mettere insieme tutti i network di una vita dandosi così la possibilità di mantenere tutti i suoi contatti in modo semplice, veloce e, soprattutto, esclusivo.
Costruito su una logica di invito il network è andato pian piano allargandosi fino ai 150.000 membri di oggi, ognuno dei quali è entrato a far parte di questo mondo con l’obbligo di attenersi a regole di buon comportamento, quindi buona educazione. E’ vietato l’anonimato e gradita una foto. Pena per la violazione di tali regole: l’espulsione dal mondo dorato.
L’età media dei prescelti partecipanti va dai 20 ai 40, dei quali almeno un migliaio di presidenti o amministratori delegati. E proprio in questo “privè” si possono trovare le versioni junior delle nostre famiglie più importanti, da Luigi Berlusconi ai rampolli di casa Borromeo. I più rinomati campioni del momento come Tiger Wood, o in alternativa se non bastasse ecco tra i network alcune fra le donne più belle e famose del mondo come Naomi Campbell.
E’ davvero un “piccolo mondo”, senza dubbio una piccola lobby questa che porta con sé tutte le contraddizioni di una società sempre più innamorata del fascino della ricchezza, del potere e dei grandi nomi.
E’ aperta la caccia all’invito!
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Eventi/ La forza delle donne- Rassegna di Film
rassegna di Film "LA FORZA DELLE DONNE" - quarta edizione - "DONNE E LIBERTA' DI SCELTA", organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con il Circolo ARCI Martiri di Turro, che ci sarà, con ingresso gratuito, a partire da lunedì 10 marzo 2008, alle ore 21.00 al Circolo ARCI Martire di Turro - Via Rovetta 14 a Milano
* Lunedì 10 marzo 2008 alle 21,00 - "Il segreto di Vera Drake" di Mike Leigh - 2004 - Gran Bretagna - Presenta la serata Assunta Sarlo - Giornalista;
*
Lunedì 21 aprile 2008 alle 21,00 - "L'Agnese va a morire" di Giuliano Montaldo - 1976 - Italia - Presenta la serata Angela Persici - Istituto Pedagogico della Resistenza - Milano;
*
Lunedì 12 maggio 2008 alle 21,00 - "Water" di Deepa Mehta - 2006 - India - Presenta la serata Arifa Hashmi studiosa - Pakistan
* Lunedì 9 giugno 2008 alle 21,00 - "Il matrimonio di Tuya" di Wang Quanan - 2006 - Cina - Presenta la serata una studiosa del Gruppo Cinema dell'Associazione la Conta.
Quattro film splendidi di storie di donne, della loro scelte, delle loro lotte e della loro resistenza.
IL SEGRETO DI VERA DRAKE - Regia di Mike Leigh - Gran Bretagna - 2004
Nell'Inghilterra anni '50, Vera Drake (Imelda Staunton) si prodiga per la famiglia, l'anziana madre e persino un vicino di casa malato. Quello che nessuno sa è che Vera aiuta ragazze ad abortire: una pratica illegale, che la donna compie per altruismo, senza preoccuparsi delle conseguenze. La sua vita cadrà in disgrazia quando viene scoperta dalla polizia. Mike Leigh continua ad esplorare l'universo che a lui è più congeniale: quello dei vinti, degli sconfitti dalla vita. Vera Drake, anche lei 'vinta', si dà da fare per alleviare le sofferenze altrui. E' una donna profondamente buona che finirà in carcere. Leigh dice di voler affrontare la tematica dell'aborto avvalendosi della distanza nel tempo che dovrebbe evitare la polemica. In realtà questo è un film su un mondo che trascina tristemente la propria esistenza ed in cui, forse per la prima volta, non c'è differenza tra ricchi e poveri. Il disagio esistenziale è di tutti. La differenza la fa, come al solito, il denaro. Che però per Vera non conta. Perché lei è un'anima pura. Il film è stato premiato con Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia nel 2004 e con la Coppa Volpi per la migliore attrice a Imelda Staunton allo stesso Festival ( fonte internet).
L’AGNESE VA A MORIRE – Regia di Giuliano Montaldo - Italia - 1960
Agnese, lavandaia della bassa Emilia, vive silenziosamente accanto a Paolo Palita, pressoché immobilizzato nel fisico, ma tipo di marxista indomito. Quando i Tedeschi le portano via il marito, che morirà in un bombardamento nel corso del trasferimento verso la Germania, Agnese si sente nella veste di partigiana; uccide un tedesco con il calcio del fucile; raggiunge un gruppo partigiano e ne diviene nel contempo la vivandiera e la "mamma". Per quanto illetterata, Mamma Agnese dimostra equilibrio e molto buon senso. Cosi', poco alla volta, le affidano compiti organizzativi importanti e le danno donne-staffette: non di rado, inoltre, alcuni casi umani vengono risolti in base alle sue timide osservazioni. Quando, nell'ultimo duro inverno, un gruppo di partigiani viene tradito e sterminato da Tedeschi appostati lungo il percorso che dovrebbe portarli oltre le linee, Agnese disobbedisce al Capo nascondendo in casa i superstiti; rischia l'espulsione ma finisce reintegrata. Mentre si avvia verso il luogo di una missione, incappa in un posto di blocco. Un ufficiale, compagno di quello ucciso dalla partigiana, la riconosce e la uccide immediatamente ( fonte internet).
WATER – Regia di Deepa Mehta – India - 2006
India, 1938. Chuya, una ragazzina di appena otto anni, viene allontanata dalla sua famiglia e trasferita in una casa ritrovo per vedove indù, per espiare la colpa d’un marito perso e mai conosciuto, attraverso l’eterna penitenza imposta dai testi sacri. Tra veglie e preghiere, la ragazzina porterà una ventata di freschezza - e di scompiglio - che contagerà l’affascinante Kalyani, giovane vedova innamorata di Narayan, un fervente idealista sostenitore di Gandhi. Il film di Deepa Mehta va a concludere una personale trilogia sugli elementi acqua, fuoco e terra. Il tema trattato - la condizione della donna e in particolare delle vedove - apre nuovi spiragli su una condizione di disagio che ancora oggi, a distanza di cinquant’anni dalle conquiste del "profeta" Gandhi, contagia centinaia di migliaia di donne costrette alla ferrea osservanza delle pratiche religiose.
I valori del film non sono soltanto di contenuto. Dotata di talento naturale e di idee precise sul mondo, affinato il mestiere con George Lucas, D. Mehta eccelle nei momenti lirici (il gioco di mani tra Sarala e la bellissima L. Ray durante la pioggia battente; la festa dei colori nell'ashram). Breve apparizione di Gandhi nella sequenza finale. Nel 2001 le vedove indù erano 34 milioni. Molte di loro subiscono ancora la stessa sorte come nel 1938 ( fonte internet).
IL MATRIMONIO DI TUYA – Regia di Wang Quanan – Cina - 2006
Tuya è una giovane donna della Mongolia che vive con Barter (il marito paralizzato) e i due figli in una zona semidesertica. La loro fonte di sostentamento è la pastorizia. Tuya però non riesce più a reggere la fatica e le responsabilità. Accetta quindi di divorziare e risposarsi ma solo con un uomo che si prenda cura non solo dei suoi figli ma anche di Barter. C'è un vicino interessato a lei ma le sue iniziative velleitarie (compreso il timore che nutre nei confronti di una moglie vessatrice da cui vorrebbe separarsi) lo rendono inaffidabile. Tutto sembra sistemarsi quando fa la sua comparsa un ex compagno di scuola di Tuya, tornato a casa dopo essersi arricchito con il petrolio. L'uomo è pronto a prendersi carico di tutto. Ivi comprese le spese per il ricovero di Barter in un Istituto… Il film non si limita a proporre un disagio esistenziale ma offre anche occasioni di riflessione sul rapporto tra tradizione e modernità. Nell'odierna Mongolia l'industrializzazione avanza e tenta di travolgere le attività del passato come la pastorizia spingendo le persone all'inurbamento. Tuya, donna in un mondo dominato dagli uomini, deve difendere la propria dignità che è anche quella del marito. Lo fa con una difesa dei valori profondi che non può essere tacciata come antimoderna perché è invece, molto più semplicemente, attaccamento a ciò che rende tale un essere umano, al di là delle contingenze di razza o collocazione geografica.
* Lunedì 10 marzo 2008 alle 21,00 - "Il segreto di Vera Drake" di Mike Leigh - 2004 - Gran Bretagna - Presenta la serata Assunta Sarlo - Giornalista;
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Lunedì 21 aprile 2008 alle 21,00 - "L'Agnese va a morire" di Giuliano Montaldo - 1976 - Italia - Presenta la serata Angela Persici - Istituto Pedagogico della Resistenza - Milano;
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Lunedì 12 maggio 2008 alle 21,00 - "Water" di Deepa Mehta - 2006 - India - Presenta la serata Arifa Hashmi studiosa - Pakistan
* Lunedì 9 giugno 2008 alle 21,00 - "Il matrimonio di Tuya" di Wang Quanan - 2006 - Cina - Presenta la serata una studiosa del Gruppo Cinema dell'Associazione la Conta.
Quattro film splendidi di storie di donne, della loro scelte, delle loro lotte e della loro resistenza.
IL SEGRETO DI VERA DRAKE - Regia di Mike Leigh - Gran Bretagna - 2004
Nell'Inghilterra anni '50, Vera Drake (Imelda Staunton) si prodiga per la famiglia, l'anziana madre e persino un vicino di casa malato. Quello che nessuno sa è che Vera aiuta ragazze ad abortire: una pratica illegale, che la donna compie per altruismo, senza preoccuparsi delle conseguenze. La sua vita cadrà in disgrazia quando viene scoperta dalla polizia. Mike Leigh continua ad esplorare l'universo che a lui è più congeniale: quello dei vinti, degli sconfitti dalla vita. Vera Drake, anche lei 'vinta', si dà da fare per alleviare le sofferenze altrui. E' una donna profondamente buona che finirà in carcere. Leigh dice di voler affrontare la tematica dell'aborto avvalendosi della distanza nel tempo che dovrebbe evitare la polemica. In realtà questo è un film su un mondo che trascina tristemente la propria esistenza ed in cui, forse per la prima volta, non c'è differenza tra ricchi e poveri. Il disagio esistenziale è di tutti. La differenza la fa, come al solito, il denaro. Che però per Vera non conta. Perché lei è un'anima pura. Il film è stato premiato con Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia nel 2004 e con la Coppa Volpi per la migliore attrice a Imelda Staunton allo stesso Festival ( fonte internet).
L’AGNESE VA A MORIRE – Regia di Giuliano Montaldo - Italia - 1960
Agnese, lavandaia della bassa Emilia, vive silenziosamente accanto a Paolo Palita, pressoché immobilizzato nel fisico, ma tipo di marxista indomito. Quando i Tedeschi le portano via il marito, che morirà in un bombardamento nel corso del trasferimento verso la Germania, Agnese si sente nella veste di partigiana; uccide un tedesco con il calcio del fucile; raggiunge un gruppo partigiano e ne diviene nel contempo la vivandiera e la "mamma". Per quanto illetterata, Mamma Agnese dimostra equilibrio e molto buon senso. Cosi', poco alla volta, le affidano compiti organizzativi importanti e le danno donne-staffette: non di rado, inoltre, alcuni casi umani vengono risolti in base alle sue timide osservazioni. Quando, nell'ultimo duro inverno, un gruppo di partigiani viene tradito e sterminato da Tedeschi appostati lungo il percorso che dovrebbe portarli oltre le linee, Agnese disobbedisce al Capo nascondendo in casa i superstiti; rischia l'espulsione ma finisce reintegrata. Mentre si avvia verso il luogo di una missione, incappa in un posto di blocco. Un ufficiale, compagno di quello ucciso dalla partigiana, la riconosce e la uccide immediatamente ( fonte internet).
WATER – Regia di Deepa Mehta – India - 2006
India, 1938. Chuya, una ragazzina di appena otto anni, viene allontanata dalla sua famiglia e trasferita in una casa ritrovo per vedove indù, per espiare la colpa d’un marito perso e mai conosciuto, attraverso l’eterna penitenza imposta dai testi sacri. Tra veglie e preghiere, la ragazzina porterà una ventata di freschezza - e di scompiglio - che contagerà l’affascinante Kalyani, giovane vedova innamorata di Narayan, un fervente idealista sostenitore di Gandhi. Il film di Deepa Mehta va a concludere una personale trilogia sugli elementi acqua, fuoco e terra. Il tema trattato - la condizione della donna e in particolare delle vedove - apre nuovi spiragli su una condizione di disagio che ancora oggi, a distanza di cinquant’anni dalle conquiste del "profeta" Gandhi, contagia centinaia di migliaia di donne costrette alla ferrea osservanza delle pratiche religiose.
I valori del film non sono soltanto di contenuto. Dotata di talento naturale e di idee precise sul mondo, affinato il mestiere con George Lucas, D. Mehta eccelle nei momenti lirici (il gioco di mani tra Sarala e la bellissima L. Ray durante la pioggia battente; la festa dei colori nell'ashram). Breve apparizione di Gandhi nella sequenza finale. Nel 2001 le vedove indù erano 34 milioni. Molte di loro subiscono ancora la stessa sorte come nel 1938 ( fonte internet).
IL MATRIMONIO DI TUYA – Regia di Wang Quanan – Cina - 2006
Tuya è una giovane donna della Mongolia che vive con Barter (il marito paralizzato) e i due figli in una zona semidesertica. La loro fonte di sostentamento è la pastorizia. Tuya però non riesce più a reggere la fatica e le responsabilità. Accetta quindi di divorziare e risposarsi ma solo con un uomo che si prenda cura non solo dei suoi figli ma anche di Barter. C'è un vicino interessato a lei ma le sue iniziative velleitarie (compreso il timore che nutre nei confronti di una moglie vessatrice da cui vorrebbe separarsi) lo rendono inaffidabile. Tutto sembra sistemarsi quando fa la sua comparsa un ex compagno di scuola di Tuya, tornato a casa dopo essersi arricchito con il petrolio. L'uomo è pronto a prendersi carico di tutto. Ivi comprese le spese per il ricovero di Barter in un Istituto… Il film non si limita a proporre un disagio esistenziale ma offre anche occasioni di riflessione sul rapporto tra tradizione e modernità. Nell'odierna Mongolia l'industrializzazione avanza e tenta di travolgere le attività del passato come la pastorizia spingendo le persone all'inurbamento. Tuya, donna in un mondo dominato dagli uomini, deve difendere la propria dignità che è anche quella del marito. Lo fa con una difesa dei valori profondi che non può essere tacciata come antimoderna perché è invece, molto più semplicemente, attaccamento a ciò che rende tale un essere umano, al di là delle contingenze di razza o collocazione geografica.
Rassegna Stampa/ L'autodifesa delle donne indiane si chiama "Pink Gang"
tratto dal sito http://femminismo-a-sud.noblogs.org
Giustiziere in sari
Neeta Lal
Di fronte all’inazione delle autorità e alla violenza quotidiana che subiscono, donne prendono le armi e il loro destino in mano. Il sito di informazione Asia Sentinel, basato a Hong Kong ha incornato queste “Robin Hood” di un altro genere.
Il distretto di Banda, nello stato di Uttar Pradesh (a nord del paese), uno dei meno sviluppati dell’India, fa parlare di sé. È in questa regione che agiscono la Pink Gang (gang rosa), un gruppo di 200 donne che si presentano come le eredi di Robin Hood, Non esitano a rispondere alla violenza con la violenza. Puniscono gli omicidi di spose fatti a volte anche da suocere, le violenze dei mariti, e anche la corruzione o l’incapacità degli eletti.
Queste donne esuberanti e intrepidi, riconoscibili dai loro sari rosa, sono le nemiche numero uno dei mariti violenti e dei funzionari incompetenti. Avendo personalmente subito violenze sessuali, vanno a caccia di stupratori e mariti indegni, fanno la morale ai malfattori e invadono i posti di polizia per rimproverare gli agenti che non fanno il loro lavoro. Creato nel 2006 da Sampat Pal Devi, una donne di 45 anni costretta a sposarsi all’età di 9 anni e diventata madre quattro anni dopo, questo gruppo agisce come una banda di giustiziere nella zona senza diritto che è Banda.
“Qui, nessun* viene ad aiutarci. I funzionari e la polizia sono corrotti e ostili ai/alle pover*, Così, siamo a volte costrette a far rispettare noi la legge. Siamo una banda di giustiziere, no nuna gang” ha recentemente dichiarato la fondatrice del Pink Gang. Stanca della corruzione del sistema e le discriminazioni sociali di cui si rendono colpevoli le autorità (soprattutto nei confronti di donne, caste basse e intoccabili), Sampat Pal Devi ha deciso di passare all’azione dopo aver saputo che sua sorella era stata trascinata dai capelli nel cortile di casa sua dal marito alcolista.
Volendo “dare una lezione agli uomini colpevoli”, ha radunato donne del suo quartiere; il gruppo armato di bastoni, sbarre di ferro e una mazza da cricket, è andato a trovare il cognato, l’ha inseguito fino al campo di canna da zucchero e riempito di botte. Alcune azioni sono un successo. Ad esempio, il gruppo è riuscito a riportare a casa dei propri mariti undici ragazze che erano state buttate fuori di casa dalla suocera per dote non sufficiente.
In generale, gli indicatori di sviluppo umano del distretto sono bassissimi. Il tasso di alfabetizzazione delle donne giunge solo il 23,9% contro 50,4% per gli uomini; il ratio uomini/donne è di 846 donne per 1000 uomini, mentre la media dello stato è di 879 (a livello internazionale, il rapporto è inverso: 105 femmine per 100 maschi).
La violenza coniugale è una strage, l’arretratezza delle donne è rinforzata dal peso del sistema delle caste. Ma la Pink Gang se la prende non solo con mariti che maltrattano le mogli perché non riescono a dar loro figli, ma anche con i funzionari che si arricchiscono vendendo al mercato nero cereali sovvenzionati dallo stato e normalmente destinati ai/alle più pover*.
Mentre le risorse naturali del distretto potrebbero normalmente garantire mezzi di sussistenza a tutté gli/le abitanti, vengono saccheggiate da un piccolo numero di loro in totale impunità perché le autorità locali chiudono gli occhi su queste pratiche. In alcuni villaggi, i/le contadin* non vengono nemmeno pagat* e ricevono solo un chilo di cereali al giorno di lavoro. E il numero di lavoratori/trici ridotte alla schiavitù è altissimo.
Secondo alcuni sociologi, l’unica speranza per questa parte della popolazione spogliata e disprezzata sta nei movimenti collettivi come la Pink Gang. Anche se il gruppo non ha una sede, le sue membre si riuniscono regolarmente a casa della fondatrice per discutere dei casi da trattare e della strategia da adottare.
L’apparizione di una milizia di donne nel distretto di Banda è il sintomo di gravi problemi sociali che attraversano la società indiana. “Quando gli eletti rifiutano di rispondere alle richieste dei/delle cittadin* ordinari” osserva Prerna Purohit, sociologo di New Delhi, “quest* non hanno altra scelta che prendere le cose in mano per se stess*. È un colpo di intimazione per il governo della più grande democrazia del mondo.”
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mercoledì 5 marzo 2008
Questa è una campagna elettorale?
di Giusi Binetti
Mancano poche settimane alle elezioni politiche e gli elettori stanno assistendo alla prima di uno spettacolo inedito offerto dai rappresentanti di quel minestrone di buffi personaggi detta classe politica.
Frasi ad effetto riciclate, programmi scopiazzati, sogni, o, meglio, dreams, naufragati prima ancora di passare dalla fase REM, alleanze tradite, promesse disattese, patti di sangue sciolti come neve al sole.
La confusione regna sovrana. Ed allora, ecco che c’e’ chi decide di tornare alle origini, cercando rifugio alla tempesta in atto, come i democratici cristiani e i socialisti; chi si ricompatta, come i sinistri; e chi si lancia alla ricerca del “nuovo”-a-tutti-i-costi e costi-quel-che-costi come Berlusconi e Veltroni, ed ecco, infine, spuntare come un missile terra aria l’outsider Ferrara che, folgorato sulla via di Damasco, decide di arginare ogni possibile deriva, alla ricerca della panacea a tutti i mali dell’universo femminile che, tra parentesi, ringrazia e rifiuta l’offerta.
Pare evidente che peggio di cosi’ non poteva andarci e, mentre ci interroghiamo su cosa abbiamo mai fatto per meritarci tale accozzaglia di saltimbanchi, siamo costretti in tempi ahime’ rapidi a dover decidere tra le seguenti alternative:
a)andare finalmente a Timbuctu con un last minute il 13 e 14 aprile
b)scrivere sulla scheda elettorale: “ridateci la scala mobile”
c)turarci il naso e votare per il meno peggio e poi negarlo all’exit pool
Ma i politici non hanno afferrato che il 2007 e’ stato uno spartiacque tracciato dal Vaffa di Grillo e dalla Casta di Rizzo/Stella e persino Sanremo, ultimo strenuo baluardo, e’ capitolato?
Mancano poche settimane alle elezioni politiche e gli elettori stanno assistendo alla prima di uno spettacolo inedito offerto dai rappresentanti di quel minestrone di buffi personaggi detta classe politica.
Frasi ad effetto riciclate, programmi scopiazzati, sogni, o, meglio, dreams, naufragati prima ancora di passare dalla fase REM, alleanze tradite, promesse disattese, patti di sangue sciolti come neve al sole.
La confusione regna sovrana. Ed allora, ecco che c’e’ chi decide di tornare alle origini, cercando rifugio alla tempesta in atto, come i democratici cristiani e i socialisti; chi si ricompatta, come i sinistri; e chi si lancia alla ricerca del “nuovo”-a-tutti-i-costi e costi-quel-che-costi come Berlusconi e Veltroni, ed ecco, infine, spuntare come un missile terra aria l’outsider Ferrara che, folgorato sulla via di Damasco, decide di arginare ogni possibile deriva, alla ricerca della panacea a tutti i mali dell’universo femminile che, tra parentesi, ringrazia e rifiuta l’offerta.
Pare evidente che peggio di cosi’ non poteva andarci e, mentre ci interroghiamo su cosa abbiamo mai fatto per meritarci tale accozzaglia di saltimbanchi, siamo costretti in tempi ahime’ rapidi a dover decidere tra le seguenti alternative:
a)andare finalmente a Timbuctu con un last minute il 13 e 14 aprile
b)scrivere sulla scheda elettorale: “ridateci la scala mobile”
c)turarci il naso e votare per il meno peggio e poi negarlo all’exit pool
Ma i politici non hanno afferrato che il 2007 e’ stato uno spartiacque tracciato dal Vaffa di Grillo e dalla Casta di Rizzo/Stella e persino Sanremo, ultimo strenuo baluardo, e’ capitolato?
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martedì 4 marzo 2008
Un flash sul Caucaso
Il Caucaso è qui:
Alcuni, anzi molti date le percentuali, degli abitanti delle regioni caucasiche come la Cecenia o l'Inguscezia, domenica sono andati a votare. E probabilmente hanno votato per Dmitry Medvedev
Con il 70 % dei voti è diventato il nuovo Presidente della Federazione Russa.
Murad Gasaev è un cittadino russo, della provincia di Inguscezia.
Il Comitato per la Pace nel Caucaso, Peace Link, Memorial. Amnesty International stanno cercando di attirare l'attenzione internazionale sul suo caso, per evitargli che la Spagna che lo ospita conceda l'estradizione.
In Italia l'articolo della Costituzione che fa riferimento all'estradizione è il numero 25, in cui si dice che non può essere concessa per reati politici. Si tratta di un articolo convenzionale, derivante dall Convenzione europea per per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.
E' quindi molto probabile che anche la costituzione spagnola contenga un articolo del genere.
Ma le autorità spagnole sembrano intenzionate a concedere l'estradizione per Gasaev.
Data la situazione politica della Cecenia e dell'Inguscezia non ci sono gli elementi per capire se Gasaev è un "terrorista" o un innocente. Ma so che il suo paese è un paese dove il presidente viene eletto con il 70 % dei voti e pochissimi controlli da parte della comunità internazionale. E che il giorno successivo alle elezioni ci sono state manifestazioni di piazza con qualche migliaia di persone. per esprimere il dissenso.
E so anche che l'altra sera alla presentazione del libro della giornalista cecena Milena Torleva ho sentito per la prima volta nella mia vita l'espressione "fabbrica dei processi". E non era su un libro di storia o nel diario di Anna Frank.
"qualcuno, soprattutto giovane, sparisce per qualche settimana. Non si sa dov'è per sette, dieci giorni, poi torna. Avendo firmato documenti in cui confessa di aver commesso certi reati.
Inizia il processo."
Ho sentito la frase due volte. Una volta in francese e una volta dalla voce della traduttrice. Mi è rimasta bene in testa.
Il Comitato per la Pace nel Caucaso ha scritto una lettera a tutti i parlamentari europei sul Caso GAsaev:
Onorevole XY,
La contattiamo per richiamare la Sua attenzione sul caso di Murad Gasaev, un cittadino dell'Inguscezia (repubblica russa del Caucaso del Nord) che la Spagna sta ingiustamente estradando verso la Russia, dove rischia di essere sottoposto a tortura. Come ben sa, l'espulsione verso paesi che notoriamente praticano la tortura come mezzo per estorcere finte "confessioni" in tribunale è in contrasto con la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti che anche la Spagna ha sottoscritto e che è in vigore dal 1989. Amnesty International ha già lanciato un appello urgente e organizzato una raccolta firme. Sono scesi in campo in favore di Murad Gasaev nomi illustri nel campo della difesa dei diritti umani: oltre ad Amnesty International si sono mobilitati Gannushkina, Orlov, l'ufficio Memorial di Nazran, la International Helsinki Federation. Tutto quest'impegno non è stato sufficiente. Murad Gasaev è stato processato e dichiarato colpevole. Anche il ricorso a Strasburgo ha avuto esito negativo, perché sono state revocate le misure cautelative che impedivano l'estradizione. Questo è quanto riportatoci direttamente dall'avvocato difensore e dal noto difensore per i diritti umani Said Emin Ibragimov, che ha monitorato quanto avvenuto a Strasburgo.
Le chiediamo di volersi adoperare per attirare l'attenzione delle istituzioni europee e della stampa internazionale su un caso che, qualora si dovesse concludere con l'estrazione di Murad Gasaev verso la Federazione Russa, si risolverebbe in un'amara e vergognosa ingiustizia, che, al di là della tragedia individuale, potrebbe rivelarsi foriera di conseguenze nefaste per quanti, soprattutto nel Caucaso del Nord, ripongono le loro speranze di giustizia nelle istituzioni e negli organismi internazionali, attendendo che l'Europa civile e democratica dia un segnale chiaro che la loro fiducia non è riposta invano.
Confidiamo pertanto in una sua veloce e risoluta presa di posizione!
Cordiali saluti,
Comitato per la Pace nel Caucaso.
Mentre l'Unione Europea nel giorno successivo alle elezioni si congratula con il nuovo presidente a me continua a risuonare in mente l'ultima frase della lettera:
un'amara e vergognosa ingiustizia, che, al di là della tragedia individuale, potrebbe rivelarsi foriera di conseguenze nefaste per quanti, soprattutto nel Caucaso del Nord, ripongono le loro speranze di giustizia nelle istituzioni e negli organismi internazionali, attendendo che l'Europa civile e democratica dia un segnale chiaro che la loro fiducia non è riposta invano.
Non si può solo congratularsi e continuare a comprare il gas.
Unione Europea e politica energetica qui
Gli appelli del comitato per la pace nel caucaso
Per una breve sintesi in italiano veda il breve articolo di Vittorio Moccia: http://www.peacelink.it/pace/a/25291.html .
Per una descrizione più dettagliata da un appello urgente di Amnesty International in inglese o spagnolo rispettivamente:
http://www.amnestyusa.org/actioncenter/actions/uaa04708.pdf
http://www.es.amnesty.org/uploads/media/Accion_Urgente.pdf
Alcuni, anzi molti date le percentuali, degli abitanti delle regioni caucasiche come la Cecenia o l'Inguscezia, domenica sono andati a votare. E probabilmente hanno votato per Dmitry Medvedev
Con il 70 % dei voti è diventato il nuovo Presidente della Federazione Russa.
Murad Gasaev è un cittadino russo, della provincia di Inguscezia.
Il Comitato per la Pace nel Caucaso, Peace Link, Memorial. Amnesty International stanno cercando di attirare l'attenzione internazionale sul suo caso, per evitargli che la Spagna che lo ospita conceda l'estradizione.
In Italia l'articolo della Costituzione che fa riferimento all'estradizione è il numero 25, in cui si dice che non può essere concessa per reati politici. Si tratta di un articolo convenzionale, derivante dall Convenzione europea per per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.
E' quindi molto probabile che anche la costituzione spagnola contenga un articolo del genere.
Ma le autorità spagnole sembrano intenzionate a concedere l'estradizione per Gasaev.
Data la situazione politica della Cecenia e dell'Inguscezia non ci sono gli elementi per capire se Gasaev è un "terrorista" o un innocente. Ma so che il suo paese è un paese dove il presidente viene eletto con il 70 % dei voti e pochissimi controlli da parte della comunità internazionale. E che il giorno successivo alle elezioni ci sono state manifestazioni di piazza con qualche migliaia di persone. per esprimere il dissenso.
E so anche che l'altra sera alla presentazione del libro della giornalista cecena Milena Torleva ho sentito per la prima volta nella mia vita l'espressione "fabbrica dei processi". E non era su un libro di storia o nel diario di Anna Frank.
"qualcuno, soprattutto giovane, sparisce per qualche settimana. Non si sa dov'è per sette, dieci giorni, poi torna. Avendo firmato documenti in cui confessa di aver commesso certi reati.
Inizia il processo."
Ho sentito la frase due volte. Una volta in francese e una volta dalla voce della traduttrice. Mi è rimasta bene in testa.
Il Comitato per la Pace nel Caucaso ha scritto una lettera a tutti i parlamentari europei sul Caso GAsaev:
Onorevole XY,
La contattiamo per richiamare la Sua attenzione sul caso di Murad Gasaev, un cittadino dell'Inguscezia (repubblica russa del Caucaso del Nord) che la Spagna sta ingiustamente estradando verso la Russia, dove rischia di essere sottoposto a tortura. Come ben sa, l'espulsione verso paesi che notoriamente praticano la tortura come mezzo per estorcere finte "confessioni" in tribunale è in contrasto con la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti che anche la Spagna ha sottoscritto e che è in vigore dal 1989. Amnesty International ha già lanciato un appello urgente e organizzato una raccolta firme. Sono scesi in campo in favore di Murad Gasaev nomi illustri nel campo della difesa dei diritti umani: oltre ad Amnesty International si sono mobilitati Gannushkina, Orlov, l'ufficio Memorial di Nazran, la International Helsinki Federation. Tutto quest'impegno non è stato sufficiente. Murad Gasaev è stato processato e dichiarato colpevole. Anche il ricorso a Strasburgo ha avuto esito negativo, perché sono state revocate le misure cautelative che impedivano l'estradizione. Questo è quanto riportatoci direttamente dall'avvocato difensore e dal noto difensore per i diritti umani Said Emin Ibragimov, che ha monitorato quanto avvenuto a Strasburgo.
Le chiediamo di volersi adoperare per attirare l'attenzione delle istituzioni europee e della stampa internazionale su un caso che, qualora si dovesse concludere con l'estrazione di Murad Gasaev verso la Federazione Russa, si risolverebbe in un'amara e vergognosa ingiustizia, che, al di là della tragedia individuale, potrebbe rivelarsi foriera di conseguenze nefaste per quanti, soprattutto nel Caucaso del Nord, ripongono le loro speranze di giustizia nelle istituzioni e negli organismi internazionali, attendendo che l'Europa civile e democratica dia un segnale chiaro che la loro fiducia non è riposta invano.
Confidiamo pertanto in una sua veloce e risoluta presa di posizione!
Cordiali saluti,
Comitato per la Pace nel Caucaso.
Mentre l'Unione Europea nel giorno successivo alle elezioni si congratula con il nuovo presidente a me continua a risuonare in mente l'ultima frase della lettera:
un'amara e vergognosa ingiustizia, che, al di là della tragedia individuale, potrebbe rivelarsi foriera di conseguenze nefaste per quanti, soprattutto nel Caucaso del Nord, ripongono le loro speranze di giustizia nelle istituzioni e negli organismi internazionali, attendendo che l'Europa civile e democratica dia un segnale chiaro che la loro fiducia non è riposta invano.
Non si può solo congratularsi e continuare a comprare il gas.
Unione Europea e politica energetica qui
Gli appelli del comitato per la pace nel caucaso
Per una breve sintesi in italiano veda il breve articolo di Vittorio Moccia: http://www.peacelink.it/pace/a/25291.html .
Per una descrizione più dettagliata da un appello urgente di Amnesty International in inglese o spagnolo rispettivamente:
http://www.amnestyusa.org/actioncenter/actions/uaa04708.pdf
http://www.es.amnesty.org/uploads/media/Accion_Urgente.pdf
domenica 2 marzo 2008
ELEZIONI BULGARE IN RUSSIA
di Virginia Fiume
Oggi i cittadini russi andranno a votare per eleggere il Presidente.
Il Candidato del partito "Russia Unita" è Dimitrij Medvedev, designato da Putin stesso come suo successore.
Gli altri candidati saranno il leader comunista Zyvganov, l'ultranazionalista Zhirinovskij e il gran maestro della Massoneria Bogdanov.
Il più acceso avversario politico di Putin, l'ex campione di scacchi Kasparov, ha deciso di non presentarsi alle elezioni, considerandole una farsa.
E in effetti è probabile che non abbia tutti i torti: da settimane i governatori sono impegnati a garantire percentuali ben precise al partito Russia Unita, ci sono datori di lavoro che ricattano i dipendenti, giovani teste calde che vengono mandate a compiere "terapeutici" viaggi di formazione in Siberia, studenti "agitatori" pagati per andare a pescare gli elettori casa per casa e accompagnarli ai loro seggi elettorali.
E non bisogna dimenticare le percentuali che è proprio il caso di definire bulgare con cui il partito di Vladimir Putin si è aggiudicato le elezioni legislative di dicembre. In Cecenia l'affluenza è stata del 99% della popolazione, identica ai voti espressi per Putin.
Strano che questo sia avvenuto proprio nella terra della guerra tra il Cremlino e un popolo desideroso di indipendenza.
Martedì sera a Milano la giornalista cecena Milena Torleva presentando il suo libro "Ho danzato sulle rovine" parlava di un popolo ormai quasi ridotto al silenzio, stanco, fiaccato, impegnato nella ricostruzione di un paese completamente devastato da due guerre che hanno acquisito i contorni di un vero e proprio genocidio.
Genocidio che per altro viene dimenticato dalla comunità internazionale.
La libertà della Cecenia è strettamente collegata allo stato della democrazia in Russia. La Torleva, 28 anni, ma uno sguardo consumato dalla storia, l'ha detto chiaramente: "Affinchè la situazione cambi è necessario che cambi l'intera politica".
Queste elezioni non saranno controllate dagli osservatori dell'Ocse ma solo da alcuni parlamentari europei.
C'è una piccola possibilità che il nuovo presidente intraprenda un nuovo corso democratico per la Russia. Lui che non è cresciuto alla scuola del KGB, lui che ha promesso le liberalizzazioni, lui che con la promessa di non creare sovrapposizioni tra gli incarichi di Governo e i consigli di amministrazione spaventa parecchio l'oligarchia che costituisce l'entourage di Putin.
Il risultato delle elezioni è certo, perchè Putin controlla perfettamente l'informazione, usa le maniere forti contro ogni forma di dissenso e ha un partito così tanto egemone da sembrare l'unico.
Ma anche perchè la crescita economica russa è del +7%, prima di lui il 40% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà e ora la percentuale è dimezzata, e la classe media si è fortemente arricchita.
Tutti elementi che non possono che fomentare il nazionalismo e il putinismo.
Certo il risultato ma meno certo il futuro della democrazia.
Nel quadro che già si è delineato, ancor prima delle elezioni, si vede un potente presidente e un meno potente primo ministro. Sì, perchè Putin ha già predisposto il terreno per continuare a restare in sella come Primo Ministro.
Si accontenterà dei pochi poteri che questa carica gli consente?
Approfondisci il quadro delle elezioni ascoltando l'intervista al prof. Nodar Gabashvili sulle elezioni presidenziali in Russia
a cura di Ada Pagliarulo, giornalista di Radio Radicale qui
Una recensione del libro di Milena Torleva, Ho danzato sulle rovine, Ed. Corbaccio 2008
qui
Oggi i cittadini russi andranno a votare per eleggere il Presidente.
Il Candidato del partito "Russia Unita" è Dimitrij Medvedev, designato da Putin stesso come suo successore.
Gli altri candidati saranno il leader comunista Zyvganov, l'ultranazionalista Zhirinovskij e il gran maestro della Massoneria Bogdanov.
Il più acceso avversario politico di Putin, l'ex campione di scacchi Kasparov, ha deciso di non presentarsi alle elezioni, considerandole una farsa.
E in effetti è probabile che non abbia tutti i torti: da settimane i governatori sono impegnati a garantire percentuali ben precise al partito Russia Unita, ci sono datori di lavoro che ricattano i dipendenti, giovani teste calde che vengono mandate a compiere "terapeutici" viaggi di formazione in Siberia, studenti "agitatori" pagati per andare a pescare gli elettori casa per casa e accompagnarli ai loro seggi elettorali.
E non bisogna dimenticare le percentuali che è proprio il caso di definire bulgare con cui il partito di Vladimir Putin si è aggiudicato le elezioni legislative di dicembre. In Cecenia l'affluenza è stata del 99% della popolazione, identica ai voti espressi per Putin.
Strano che questo sia avvenuto proprio nella terra della guerra tra il Cremlino e un popolo desideroso di indipendenza.
Martedì sera a Milano la giornalista cecena Milena Torleva presentando il suo libro "Ho danzato sulle rovine" parlava di un popolo ormai quasi ridotto al silenzio, stanco, fiaccato, impegnato nella ricostruzione di un paese completamente devastato da due guerre che hanno acquisito i contorni di un vero e proprio genocidio.
Genocidio che per altro viene dimenticato dalla comunità internazionale.
La libertà della Cecenia è strettamente collegata allo stato della democrazia in Russia. La Torleva, 28 anni, ma uno sguardo consumato dalla storia, l'ha detto chiaramente: "Affinchè la situazione cambi è necessario che cambi l'intera politica".
Queste elezioni non saranno controllate dagli osservatori dell'Ocse ma solo da alcuni parlamentari europei.
C'è una piccola possibilità che il nuovo presidente intraprenda un nuovo corso democratico per la Russia. Lui che non è cresciuto alla scuola del KGB, lui che ha promesso le liberalizzazioni, lui che con la promessa di non creare sovrapposizioni tra gli incarichi di Governo e i consigli di amministrazione spaventa parecchio l'oligarchia che costituisce l'entourage di Putin.
Il risultato delle elezioni è certo, perchè Putin controlla perfettamente l'informazione, usa le maniere forti contro ogni forma di dissenso e ha un partito così tanto egemone da sembrare l'unico.
Ma anche perchè la crescita economica russa è del +7%, prima di lui il 40% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà e ora la percentuale è dimezzata, e la classe media si è fortemente arricchita.
Tutti elementi che non possono che fomentare il nazionalismo e il putinismo.
Certo il risultato ma meno certo il futuro della democrazia.
Nel quadro che già si è delineato, ancor prima delle elezioni, si vede un potente presidente e un meno potente primo ministro. Sì, perchè Putin ha già predisposto il terreno per continuare a restare in sella come Primo Ministro.
Si accontenterà dei pochi poteri che questa carica gli consente?
Approfondisci il quadro delle elezioni ascoltando l'intervista al prof. Nodar Gabashvili sulle elezioni presidenziali in Russia
a cura di Ada Pagliarulo, giornalista di Radio Radicale qui
Una recensione del libro di Milena Torleva, Ho danzato sulle rovine, Ed. Corbaccio 2008
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