mercoledì 21 novembre 2007

ANNISETTANTA Il decennio lungo del secolo breve

In mostra alla Triennale di Milano fino al 30 marzo 2008
di Giusi Binetti

La mostra, che è allestita con il contributo di personalità eccelse del mondo culturale italiano, si snoda in un percorso labirintico (che al piano superiore poteva essere reso più agevole), e accompagna il visitatore entro i diversi scenari – artistico, culturale, mediatico, politico - che hanno contraddistinto gli anni Settanta.
Ogni testimonianza, racchiusa in una stanza che concentra di volta in volta un insieme di emozioni, viene presentata al pubblico con impatti visivi, acustici ed anche olfattivi capaci di coinvolgere e permeare in una sorta di effetto tele-trasporto che proietta in un tempo – luogo caratteristico di quegli anni.

Un esempio per tutti il fenomeno Fiorucci. Grande amico di Andy Warhol rivoluzionò il luogo – negozio trasformandolo in un luogo – emozione, ricco di evocazioni, di suggestioni, di colori e di profumi capaci di proiettare il visitatore – anche non acquirente – in dimensioni lontane e sconosciute: era come fare il giro del mondo. E allora viaggiare era privilegio di pochi. Fu decisamente Fiorucci l’inventore del concept store e del marketing emozionale.

Per chi scrive, allora ventenne, il risultato della visita è un’esperienza emozionante che riporta in vita sensazioni, paure, vissuti che prepotentemente e inevitabilmente inducono a fare raffronti con l’epoca presente.
Dal confronto vincono gli anni Settanta perché - nonostante gli avvenimenti terribili legati agli estremismi politici, la nascita delle Brigate Rosse, l’omicidio Moro, le uccisioni dei giovanissimi attivisti politici - in quegli anni si respirava il vento del cambiamento, della ribellione alle convenzioni ed ai privilegi ipocriti, dell’innovazione e della sperimentazione in ogni forma e in ogni arte.

In quegli anni i giovani erano capaci di emozioni e capaci di sognare di costruire un futuro migliore. Resta l’amarezza di non essere riusciti a dare ai giovani di adesso la stessa speranza nel domani.

1 commento:

Anonimo ha detto...

io credo che più che la speranza nel domani non è stato dato un mondo molto migliore, soprattutto dalla politica.
La maggior parte dei ribelli degli anni '70 adesso sono comodamente seduti a conservare il loro potere.
Per fortuna non tutti.
Comunque, per fortuna, qualche giovane che lotta per cambiare le cose c'è.
La cosa difficile è continuare a sperare...