sabato 10 novembre 2007

Femminine altro che femministe

Rivoluzionarie negli anni ’60, Premier nel nuovo secolo

di Bruno Bonsignore


Qualche giorno fa a New York mi hanno parlato di Jane Jacobs e della sua intrepida e vittoriosa battaglia contro l'assatanato spianatore di città Robert Moses , rampante urbanista newyorkese. Uno che pretendeva di cancellare mezza Manhattan per farci passare un'autostrada a 6 corsie. E' grazie alla Jacobs se oggi possiamo ancora goderci il Greenwich Village con tutti i suoi umori, odori e sapori.
Io conoscevo, di nome, solo Betty Friedan, alfiere delle femministe sessantottine e della loro travagliata transizione, secondo me mai compiuta, verso l’emancipazione.

La citavano le copy e le art director delle agenzie di pubblicità e il suo nome spuntava sui cartelli dell'università occupata.

E poi c’era Rachel Carson che propone (Silent Spring 1962) una visione di ecosistema da contrapporre alla frammentazione della scienza e della conoscenza, alla specializzazione ossessiva che impedisce la comprensione del tutto, alla fede assoluta nella scienza.

La grandezza di questo fantastico terzetto femminile che s'incontra ed esplode negli anni '60 mi fa vedere in modo critico l’attivismo odierno delle donne per i loro diritti che rischiano di essere ricondotti e ri-ghettizzati come mere rivendicazioni femministe facendo tornare tutto indietro di mezzo secolo.

Le donne dovrebbero adottare la strategia del "jumping" come fecero gli americani nel Pacifico durante la 2a Guerra Mondiale: anziché conquistare col sangue isola per isola ne attaccavano una saltando poi le due o tre successive, tagliando loro i rifornimenti e lasciando che cadessero per mancanza di viveri ed armi. Saltate il "frammento", ignorate la battaglia parziale come esortava la Carson e concentratevi, per vincerla, sulla guerra dei diritti dell’Essere Umano. Quella che non può avere avversari perché condivisa da tutti, uomini e donne.

Non fatevi distrarre dagli obiettivi parziali che ancora volete conquistare sul fronte della parità ma piuttosto attrarre da tutto quello che dovete difendere sul fronte della disparità, della differenza, perché qui l'uomo ha abdicato e ha perso la strada, intrappolato com'é nel "suo".

Il suo lavoro, la sua auto, la sua carriera, la sua squadra, la sua seconda casa...

E la sua donna? Ha non solo le tette ma tutti gli attributi necessari a governare il proprio Paese.

C’é anche il nuovo che avanza, quella che Jeremy Rifkin chiama Erasmus Generation che ha intercettato la strada da percorrere: 6 su 10 partecipanti al progetto sono ragazze di vent'anni o lì intorno che hanno deciso di andarsene in giro per l'Europa da sole per diventare donne senza i limiti della geografia, delle culture arretrate, dei pregiudizi e dei ruoli pre-assegnati.

E così facendo si portano appresso pure i maschietti. Appunto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

concordo appieno! Femminine non più Femministe!

Molto interessante!

La maggior parte delle donne citate non le conoscevo (beata ignoranza!)approfondirò!

in effetti perfetta anche la strategia "saltate il frammento"!! prenderò spunto!

ROSSSSSSSSS